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Autore: Rebbecoc    26/01/2015    2 recensioni
Nivis ha la mamma australiana, il papà francese e un nome di merda, che solo lo scorso anno ha capito cosa significa.
May, un paio di cuffiette sempre sbattute nelle orecchie, che se ci sente ancora è solo un miracolo.
Ian parla poco, però ride, ride sempre, che basta ridere e nessuno fa domande.
Dylan è la gemella di Ian, c'ha il nome da maschio e un paio di tette che i ragazzini della sue età ci si segano sopra.
Jackson ormai è solo Jay, che se non smette con le canne, arriva giusto al prossimo anno.
Sarà che a sedici anni ti fa schifo tutto.
Sarà che, anche se qualcosa che ancora non odi ci sta, te lo fai stare sulle palle per forza.
E sarà pure che effettivamente Denver è una città di merda.
Ma questi qua volevano andarsene via, col primo aereo, pure quello delle tre di notte, che tanto, là, per loro, non ci stava niente.
Genere: Malinconico, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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1. Consapevolezze
 
A Bea,
perché questa storia 
senza di lei,
non sarebbe mai stata scritta.
Ti voglio bene, davvero.
 
 
 
 
 
 
Alle quattro meno dieci, se sei di Denver, lo sai che è tutto chiuso, che tutti dormono e che se non fosse per un gruppo di ragazzini che urlano nel parco, si riuscirebbe a sentire pure il rumore che fanno le foglie autunnali quando si staccano e pian piano iniziano a posarsi sul suolo. Se sei di Denver lo sai che, pure se è martedì mattina e tra due ore e quaranta minuti iniziano a suonare le sveglie, se esci di casa dopo le dieci e trenta per un paio di birre con gli amici, nessuno fa una piega, nessuno se ne accorge, tranne la vecchietta a cui, ipoteticamente, vomiti sulla cassetta delle lettere perché, ipoteticamente le birre erano sei e, sempre ipoteticamente, ti sei vomitato pure l'anima, il giorno dopo inizia a rompere il cazzo, ma tanto mica lo sa chi è stato. Se sei di Denver e a sedici anni la sera non ti sfondi con l'erba e l'alcol, o sei un turista-in un posto di merda- o non sei di Denver.
Alle quattro meno dieci, infatti, stanno tutti là nel parco, quello poco dopo il negozio del fotografo, che fuori c'ha la cabina per fare gli autoscatti. Stanno tutti in cerchio, che sennò il tiro che ti spetta te lo stucca un altro. Nivis beve un sorso della birra che ha nella mano sinistra e guarda Ian che sta rollando la prossima canna, che ormai quella che c'ha Dylan tra le labbra è finita. Infatti quest'ultima butta fuori l'ultimo sbuffo bianco e spegne la cicca sul tronco dove sta seduta. Nivis si guarda intorno e ha un sonno che non riesce a tenere gli occhi aperti, ma di tornare a casa non ci pensa proprio. Si alza e va a prendere la chitarra di Jay posata sulla panchina, rigorosamente avvolta nella sua custodia che 'Mi è costata più di tutto il fumo che abbiamo comprato la scorsa estate, cristo' e se la porta dietro mentre si siede tra May e il proprietario dello strumento, interrompendo una interessantissima discussione sul culo della Williams del corso di calcolo.
'Tanto gli piacciono i ragazzi' e May le lancia un'occhiataccia 'Ma non te la da comunque J, sbava dietro al prof da due anni' e questa è la volta del ragazzo a guardare Nivis di traverso. 
'Sempre a rompe le palle te eh, ma non te l'han mai detto che certe volte non ti si regge?' chiede prendendo la chitarra dalle mani della ragazza, iniziando a sfilarla dalla custodia con una delicatezza che quasi fa venire i nervi, mentre 'E non ve la prendete a male!' un sorso di birra, 'Tanto lo sanno tutti che se lo scopa nell'aula di biologia al pomeriggio!' la gemella li prende un po' per il culo.
'Ma che ne sapete voi, a quella gli piace la figa, ve lo dico io' May aspira l'ennesimo tiro, prima di sbuffare una fila di fumo bianco sopra la sua testa, buttando la faccia indietro, per guardare il cielo.
'Ma stai zitta che tanto non ti si caga'
'E manco a te allora'
'Stronza'
'Coglione.'
Che a Denver è così che si fa quando ci si vuole bene.
Ian finalmente parla, solo per dire all'amico di cucirsi la bocca e iniziare a suonare quella cazzo di chitarra. Jay non risponde, si limita a toccare le corde, che con Ian non ci si incazza mai.
Alza gli occhi al cielo, che solo a quell'ora lì del mattino è così bello, tutte quelle stelle gli fanno venire i brividi, e allora inizia.
I primi accordi.
Poi Ian capisce la canzone e attacca, perché Jay con la chitarra è un mago, ma se si tratta di cantare è pure peggio di Dylan e May.
Look at the stars
Look how they shine for you
And everything you do
They were always yellow
E ora non cell'ha più solo il chitarrista i brividi, anche alle ragazze viene la pelle d'oca, che la voce di Ian è ogni sera più bella. May non se lo spiega perché il ragazzo canti solo con loro, secondo lei dovrebbe farlo per vivere, diventerebbe famoso, pensa.
I came along
I wrote a song for you
And all the things you do
And it was called 'yellow'
Si aggiunge anche Nivis alla seconda strofa e Ian si gira verso di lei sorridendole mentre cantano insieme. May continua a pensare che la voce di Ian sia la più bella che abbia mai sentito, ma deve ammettere che la sua amica ci sa davvero fare, anche se canta piano perché pure lei un po' si vergogna, che poi lei non si vergogna mai. Anche se si sente poco a May piace molto come la voce della più piccola si intoni perfettamente a quella del ragazzo con gli occhi celesti. Spegne la cicca e fa segno a Dylan di prendere la bottiglia di birra del ragazzo che è ancora troppo preso a suonare per finirla.
So then I took my turn
Oh what a thing to have done
And it was all yellow
Con gli occhi incastrati in quelli di Ian, due pozzi grigi ad inquinare l'armoniosità di quel celeste, Nivis canta a voce più alta, e quando raggiunge la nota più acuta alla perfezione non riesce a non sorridere, sentendosi un po' fiera di sè, perchè che il ragazzo che ha di fronte ci arrivasse non ne aveva dubbi ma quando ci è riuscita anche lei, il sorriso soddisfatto dell'amico davanti la fa arrossire leggermente, e ringrazia il buio mentalmente perché lei non arrossisce, mai, lo san tutti.
Dylan guarda la sua migliore amica e suo fratello mentre cantano con gli occhi di una persi in quelli dell'altro e, non sa da dove cavolo le esce quel pensiero, ma è convinta che siano proprio carini quei due insieme. Si sorridono e Dylan giurerebbe anche di aver visto Nivis arrossire, se non fosse che Nives non arrossisce, lo san tutti.
Your skin, oh yeah, your skin and bones
Turn into, to something beautiful
Do you know? You know I love you so
You know I love you so
Ed è alle ultime due frasi che la ragazza finalmente spezza il filo invisibile tra lei e il ragazzo con cui sta cantando, che si sente una stupida ad averlo fissato per chissà quanto tempo. Guarda verso gli altri e si accorge che la stavano già osservando, e si blocca, lasciando Ian che la guarda ancora a cantare di nuovo da solo, per poi smettere poco dopo, a metà canzone, che senza Nivis non gli piace più come suona la sua voce. Si gira anche lui e tutti li guardano quindi scoppia a ridere. Ride di gusto, tanto che gli escono quasi le lacrime. Tutti lo guardano di traverso, ma poi inizia a ridere anche Jay e così lo imitano tutti, e lo sanno che un vero motivo non c'è ma ridono pure loro, che quando Ian fa così bisogna far finta di nulla e basta.
 
 
 
 
Celeste. Erano proprio celesti. Non azzurri, non blu, proprio celesti. Il colore del cielo quando in estate non c'è nemmeno una nuvola a coprirlo, ecco a cosa somigliavano. Mettevano quasi paura. Se chiudeva gli occhi, poteva ancora vederli, nella sua mente, nitidi, con il luccichio della luna che ci si specchiava perfettamente al centro. Se si sforzava un po' riusciva anche a vedercisi dentro. È questo quello a cui pensa Nivis mentre percorre la strada che da casa sua l'avrebbe portata fino a scuola. Non ha preso la scorciatoia oggi, che di parlare con Jay non le va, non per lui, non le va di parlare e basta, quella mattina. Aveva dormito un'oretta scarsa, nemmeno. Dopo essere tornata dal parco non riusciva a chiudere occhio, che gli apparivano quei cieli estivi in mente e non la facevano respirare, figuriamoci dormire. Caccia fuori il pacchetto di sigarette e l'accendino e s'accende la prima del giorno, che è l'unico modo per acquietarsi un po'. Le vibra il telefono, segno che qualcuno già inizia a rompere le palle e nemmeno son le otto di mattina.
Da: May🎧
Oggi bigio con J, tu vai?
Al solito. C'è il compito di letteratura e lei non si presenta, l'avrebbero steccata se avesse continuato così.
A: May🎧
Di al coglione che lo stavo aspettando alla scorciatoia, bella merda.
Comunque si, vado.
Sorride, che prendere per il culo Jay e litigarci è uno dei suoi passatempi preferiti.
Il telefono vibra di nuovo. Un altro messaggio.
Da: Jaygay🍁
Ci stavo alla scorciatoia, puttana. May me lo ha detto dopo di bigiare con lei. Baldracca.
È quasi arrivata a scuola e dove trattenersi dal ridere, povero Jay, che alla fine gli vuole bene, e anche lui a lei, non c'è nulla da fare, non se lo dicono manco per sbaglio, ma gli va bene così, perché lo sanno entrambi.
A: Jaygay🍁
Ooops....
AHAHAHAHAHAHHAHAHAHAHAHHAHAHAHAH
P.s. Sei te che sei la mia puttana, zitta e porta i soldi a casa.
Il telefono non tarda a vibrare. Poi vibra un'altra volta. E una ancora. Sarà Jay incazzato, pensa, e così silenzia il telefono prima di rimetterlo in borsa, gli risponderà dopo.
Arriva al cortile di scuola che son le otto meno tre minuti, si guarda intorno, ma i gemelli non li trova, vabbè li vedrà a pranzo. Si siede sul muretto e s'accende la seconda sigaretta del giorno.
 
 
 
 
She's like cold coffee in the morning when I'm-
'Pronto?' neanche vede il nome, che Ed di prima mattina non si può. Come cazzo fa sua sorella, si chiede.
'D, io e J oggi bigiamo, vieni pure te?' la voce di May arriva metallica dall'altra parte. E chi poteva essere se non lei a rompere i coglioni alla mattina. Si, a lui rode sempre il culo la mattina, ma oggi è diverso, un motivo cell'ha. E neanche uno solo. Gli rode perché sono le otto meno un quarto e sua sorella sta ancora chiusa in bagno, perché tornando dal parco gli ha rotto le palle per tutta la strada dicendogli di quanto sia brava Nivis a cantare e di quanto fossero carini loro due ieri sera, e lo sa cazzo, lo sa che Nives è bravissima, lo sa da sè, non c'è bisogno che ci si metta pure Dylan a dirglielo, e soprattutto gli rode perché non riesce a levarsi dalla testa l'immagine di ieri sera, di lei che a quelle due ultime frasi di merda ha girato la testa, che porca puttana era la buona volta che gli diceva come stavano davvero le cose. Cell'ha tutte le ragioni per farsi rodere il culo e non vuole parlare con nessuno, tanto meno con May che alla mattina è sempre troppo allegra per i suoi gusti.
'Pensavamo di andare da zio Mitch, magari dopo al parco e a fare un giro basta che-'
'May placati. Sono Ian, Dylan è sotto la doccia. Siete solo te e J?' la blocca il ragazzo, che ce la sta mettendo tutta per comportarsi dall'Ian che è di solito.
'Ah.. Em, ciao Ian..' Inizia un po' spiazzata l'amica 'Si comunque, Nix oggi entra, è già a scuola tutta sola..' continua con una nota di ironia nella voce e Ian ci scommetterebbe che ora May sta facendo quella sua faccia strana muovendo su e giù le sopracciglia, un'immagine piuttosto inquietante. Rotea gli occhi al cielo e sente Jay ridere in sottofondo 'Ma sta zitta va, comunque io vado a scuola'
'Ci avrei scommesso' fa finta di nulla, ignora il commento, prende un respiro e continua 'Ma non so cosa intende fare Dylan, ti faccio richiamare.'
'Okay c-' non saluta nemmeno, chiude subito la chiamata. Va a prendere la giacca e lo zaino e bussa alla porta del bagno, che se non conoscesse la sorella potrebbe pure pensare che sia morta 'D ha chiamato May, oggi lei e J non vanno a scuola, passano da zio Mitch, devi richiamarla'
'Tu vai a scuola vero?' la voce è ovattata dal rumore del phon, e Ian si ritrova a pensare che le ragazze proprio non le capisce, sanno di dover stare ore e ore in bagno ma si riducono sempre all'ultimo minuto, andrà a scuola da solo o dovrà entrare ancora in seconda ora, e chi la sente la Thompson.
'Si, ho una cosa da fare oggi' dice comunque, sperando che sua sorella non faccia troppe domande. Nessuna risposta, sta per andarsene e si apre la porta, mostrando una Dylan ancora in accappatoio 'Senti Ian, non dirle nulla.' il ragazzo non risponde, non cerca neanche di fingere di non capire, che lo sa che la sua gemella lo conosce meglio di quanto si conosca lui.
'Porca puttana. Io non lo so che mi prende D. Era tornato tutto okay dopo Sarah, non ci pensavo più, ma adesso io.. Io..' Ian non trova le parole e serra le labbra strette fra di loro, guardando con occhi tristi la ragazza che ha difronte. Lei gli si fionda addosso, in un abbraccio, stringendolo forte e 'Lo sappiamo entrambi che non è mai passata, scoparsi una a uscita è sempre stato solo un diversivo' gli lascia una bacio sulla guancia e si stacca per guardarlo negli occhi, che quando vuole la sa fare la brava sorella.
'Devi dirglielo ma non oggi, voglio parlarci io, era diversa ieri sera' e a quella frase lui la guarda incerto, così 'Fidati di me, è pur sempre la mia migliore amica' aggiunge richiudendosi nel bagno. Si prospetta una giornata di merda, è questa l'unica cosa a cui Ian riesce a pensare.
 
 
 
 
'La stronza di Dylan ancora non ha richiamato?' chiede Jay, togliendo le cuffiette dell'amica a cui è seduto di fianco, che di non far nulla ne ha le palle piene.
'No, ma oggi è martedì ed il padre è già al lavoro, gli imbuchiamo a casa' risponde tutt'altro che irritata, e Jay ne è più che sorpreso, perchè a May McGuire si può far tutto meno che disturbarla mentre ascolta la musica.
'Andiamo, così s'impara la stronza' si alza dalla panchina e le porge la mano che la ragazza afferra senza esitazione, ed è così, mano nella mano che s'incamminano verso casa Hale. Sono a metà strada quando Jay nota Ian sfrecciargli accanto con la sua macchina, a tutta velocità 'Ma quella non era la macchina di Ian?' cerca conferma in May, e quasi si stupisce di sè, che chiedere a May se ha notato qualcosa alle otto del mattino è una domanda da coglione.
'Che? Hai visto se c'era Dylan con lui?' ecco che inizia a parlare a macchinetta, pensa Jay, e cerca di tranquillizzarla prima che sia troppo tardi 'No, ma se non è a casa almeno abbiamo una scusa per passare da Danny's per qualche pancakes' le fa l'occhiolino, perché è risaputo che se si tratta di cibo, l'amica in questione, non fa mai storie. Sono sotto casa Hale non appena gli vibra il telefono. Nuovo messaggio.
Da: Nix❄️ (quando glielo ha messo quel fiocco di neve?)
Si si, lo so che mi ami u.u
Sai se viene Ian piuttosto?
Stronzetta, dovrà darle una bella lezioncina. Non fa in tempo a rispondere perché arriva un altro messaggio.
Da: Nix❄️
*i gemelli. Volevo sapere se vengono i gemelli a scuola
Beccata, deve davvero parlarci il prima possibile e farsi spiegare una o due cosette.
A: Nix❄️
Farò finta di nulla, ma sappi che domani pomeriggio sei mia, bisogna che parliamo un pochino io e te.
Comunque so per certo che Ian viene, l'ho visto uscire, ma non so se con lui c'era anche D.
La porta si apre e una Dylan mezza nuda gli appare difronte. May si fionda dentro, neanche il tempo dei saluti. Lui rimane un attimo a guardarla. Ha solo dei jeans, molto molto skinny, e anche molto molto sexy, e Jay non può fare a meno di alzare lo sguardo e trovarsi una terza abbondante coperta solo da un reggiseno viola con le stelle bianche, e arrossisce pure se di tette ne ha viste a palate, arrossisce perché si rende conto di essere rimasto sulla porta senza dir nulla, a fissare Dylan, che lo sta guardando manco fosse un alieno. Il telefono vibra, si decide ad entrare. Nuovo messaggio.
Da: Mayquellabella💁 (deve davvero smetterla di lasciare il telefono in mano alle ragazze)
Attento che se continui a fissarle così le tette vieni
... Ops *svieni AHAHAHAHAHA
Jay non ha parole. Anzi una cell'ha: cogliona.
 
 
 
 
CIAO! Allora è la mia prima storia, aiuto. Nulla, spero vi piaccia, probabilmente sto scrivendo per nessuno ma okay ahahah :') Buona lettura(?) Se qualcuno mai leggerà questa storia lascia una recensioni a, anche per dirmi che fa schifo :') Comunque scusatemi se ci sono errori non ho ricontrollato, aggiorno dal telefono Baci, Rebe xx
   
 
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