Fanfic su artisti musicali > Avenged Sevenfold
Ricorda la storia  |      
Autore: MicroCosmos    26/01/2015    1 recensioni
Tra poco spegneranno le luci, e non voglio dormire al buio, mi fa sentire più solo di quanto io non lo sia già. Ti auguro tutto il meglio, lo meriti.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Synyster Gates, Zacky Vengeance
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ciao Zacky,

è da tanto che non ci sentiamo e vediamo. Sicuramente non ti ricordi di me, mi avrai totalmente eliminato dalla tua mente dopo quella sera. Ma io invece mi ricordo, e come se mi ricordo. Ogni volta che ti penso mi si forma sempre un nodo alla gola, non c'è giorno in cui non pensi di farmi rivedere, ma non mi permettono di uscire, sono sotto osservazione e sono un po' debole. Poi non vorrei rovinare la tua vita, chissà, magari ti sei trovato una bella ragazza, magari ti sei sposato ed hai qualche figlio. Continuo a conservare la collana che mi regalasti due giorni prima che finisse tutto. La guardo ed è inutile cercare di sopprimere ogni tuo ricordo, così ogni volta una lacrima solitaria solca il mio volto, ogni volta un sorriso amaro spunta sul mio volto ormai scarno e consumato dai troppi medicinali. Ricordo che mi abbracciasti, facendomi promettere che non ti avrei mai lasciato; ovviamente non l'ho mai fatto, e mai lo farò. Io sarei voluto rimanere, ma è stato tutto così improvviso. Quella sera tornai a casa correndo, le luci dei lampioni così fredde e tristi mi accompagnarono per tutto il tragitto. Mi fermai a guardare l'oceano, quell'immensa distesa di acqua, guardando il riflesso della Luna. Se avessi saputo che sarebbe stata l'ultima volta che li avrei visti in tutto il loro splendore mi sarei soffermato di più sui particolari, avrei fissato bene quell'immagine nella mia mente, che ormai è solo un ricordo sfocato. Quando arrivai a casa vidi la macchina parcheggiata fuori casa, con il bagagliaio aperto e mio padre al posto di guida intento a massaggiarsi le tempie. Mia madre stava chiudendo la porta, con quelle che dovevano essere le ultime valigie in una mano.
"Dove andiamo?" chiesi.
"Via, dove possono curarti." fu l'unica risposta che ottenni da mia madre, che si era inginocchiata davanti a me carezzandomi una guancia, neanche avessi avuto cinque anni. Così, in silenzio, senza obiettare, salii in macchina. Misi le cuffie nelle orecchie e chiusi gli occhi, lasciandomi trasportare dalle note di Across the Universe.
Spesso ho pensato al suicidio, una volta ho anche provato a tagliarmi le vene; un taglio e via, tutte le sofferenze, tutti i dolori via. Fortunatamente mi venisti in mente tu, il pensiero che forse un giorno ci saremmo potuti ritrovare, il pensiero che mi sarei potuto di nuovo immergere nel verde dei tuoi occhi mi diede la forza di posare quella lametta. I dottori continuavano a dirmi che presto sarei guarito, non del tutto, ma sarei migliorato.
"Vedrai, tornerai nella tua amata California e perché no farai anche un po' di surf" dicevano i medici. All'inizio ci credevo, poi i giorni e i mesi continuavano a passare e io rimanevo chiuso in questa lurida stanza di ospedale. I giorni si alternavano alle notti, i secondi, i minuti e le ore continuavano a scorrere perennemente, e io continuavo ad aspettare. Un giorno quella dottoressa che tanto mi stava antipatica varcò la soglia della mia stanza, lei mi odiava, e pure c'era qualcosa di diverso quel pomeriggio in lei.
"…Signor Haner…Brian…tra noi non c'è mai stato un buon rapporto, ma in fondo credo che ci siamo voluti bene, e credimi se ti dico che ho pianto quando ho saputo che tu-"
"Per favore, facciamola breve"
"Hai circa sei mesi di vita…"
"Ok, bene, grazie" Annuì, e andò via. Ho sempre creduto che sapere il giorno della propria morte sarebbe stata una bella cosa. Poter salutare i tuoi cari, parlare con amici perduti, chiarire malintesi, in modo da potersi stendere su un letto con l'anima in pace e chiudere gli occhi per sempre. Ma ora mi rendo conto che non è così bello. Dover stare ad aspettare la morte non è una cosa bella, e neanche divertente. Però forse ora riuscirò a convincere i medici a farmi uscire da qui, diamine ho solo 20 anni e altri sei mesi di vita, ho tutto il diritto di uscire da questo posto. Devo recuperare gli anni persi. Voglio venire da te, fare quattro chiacchiere davanti ad una birra come vecchi amici del liceo. Ma c'è qualcosa che mi blocca. Se non mi riconosci? Se non vuoi parlarmi? Se mi odi? Il solo pensiero mi fa perdere un battito. Cristo io ti amavo, ti amo ancora. E non sono mai riuscito a dirtelo. Ho rovinato tutto, ecco quello che ho fatto. Io…non so neanche perché ti sto scrivendo una lettera che probabilmente non spedirò mai. Potrebbe rimanere sotto questo cuscino, finché qualcuno non la trova, e in quel caso verrà buttata via. Ora devo andare. Tra poco spegneranno le luci, e non voglio dormire al buio, mi fa sentire più solo di quanto io non lo sia già. Ti auguro tutto il meglio, lo meriti.

Tuo Brian,

Per sempre.
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Avenged Sevenfold / Vai alla pagina dell'autore: MicroCosmos