Scritta per la IV Minidisfida di Criticoni: tema "cenone di Natale", fandom libero, 625 parole nette (25 al quadrato). Dopo l'amabile segnalazione di Crimsontriforce, mi sono serviti circa... trenta secondi (e perché sono tarda) per ricordarmi che c'era un caso perfettamente canonico che poteva essere usato come base per la flashfic, e che quindi sarebbe stato da veri folli lasciarsi sfuggire l'occasione XD
Solo una nota: pur essendo il gioco d'origine giapponese, viene qui ovviamente dato per scontato che ci si riferisca alla versione americana, ambientata a quanto si dice dalle parti di LA. Le usanze natalizie sono quindi vagamente riferite a quelle statunitensi.

Nella ressa ai grandi magazzini, che dura fino a un attimo prima che la massa umana sparisca per festeggiare la vigilia di Natale con una lauta cena, un ragazzo e una ragazza discutevano animatamente. Non sarebbero stati diversi dalle molte coppie che in quel momento battibeccavano, lui ricoperto di pacchi e pacchetti e lei con le mani sui fianchi e un cipiglio battagliero che avrebbe intimidito un orgoglioso samurai (possibilmente d’acciaio), non fosse stato che i due non erano una coppia e che i loro abiti erano peculiari a dir poco. Lui, in completo blu elettrico sovrastato da una capigliatura degna d’un istrice, esibiva suprema rassegnazione; lei, vestita di un corto kimono in uso nelle comunità di medium e asceti, stava parlando ad alta voce mentre si sbracciava, tentando di arginare la rovinosa caduta di un’enorme scatola da sotto il braccio destro dell’uomo.
“Niiiiick! Fermo, fermo, fermo!! Non muoverti un millimetro di più o finirai per farlo cadere!”
“Maya, *come* diavolo pensi che riesca a star su una roba del genere in questo modo? Siamo alla pura e semplice sfida delle leggi fisiche!”
“Lì dentro c’è la Real Action Figure da trenta centimetri dello Steel Samurai, edizione limitatissima! Non è proprio il caso che le leggi fisiche comincino a fare tanto le puntigliose!”
“Non sei più una bambina... e se ti interessa tanto, scusa, potresti portarla anche te!”
“Coooosa?! Ma io sono una fragile fanciulla, e le fragili fanciulle devono avere le mani libere per... per... per agguantare un extra burger doppio bacon e salsa barbecue! Di là, Nick!”
“Siamo qui dentro da quattro ore, Maya... ti rovinerai l’appetito mangiando prima del cenone!”
“A proposito di cenone! Cucini tu, veeero, Nick?”
Phoenix Wright, anche detto Nick, ebbe un moto di sgomento.
“Cos... cosa ti fa pensare che io sia capace di apparecchiare una cena da dieci portate se fino a ieri non sapevo neanche cucinare una bistecca?!”
“Uhm... però, così Edgeworth ci rimarrà male!”
“Edgeworth...?”
“Sì! Scommetto che muore dalla voglia di assaggiare dei manicaretti preparati con le tue mani!”
“N-non siamo mica fidanzati! E poi, non mi ha nemmeno risposto quando l’ho invitato. Si è limitato a fissare il vuoto... chissà che mi è preso. Come ho potuto pensare che avrebbe accettato?”
Se Maya rispose a quello che s’era trasformato in un suo soliloquio, Phoenix non la sentì. Continuarono a camminare per la hall del centro commerciale, addobbata di luci intermittenti e sovrastata da un enorme abete decorato, mentre le vetrine promanavano inviti all’acquisto da cui anche un sasso si sarebbe lasciato tentare. Phoenix ne ignorò il richiamo e restò sordo al frastuono che lo circondava, continuando a pensare all’impercettibile cambio d’atteggiamento che gli pareva di aver intravisto nell’amico, coperto frettolosamente da un nuovo, affettato sussiego. Aveva voluto mettere alla prova questa sua ipotesi e ne aveva ricevuto soltanto uno strano, assente silenzio che contro ogni logica aveva interpretato come un “forse, vedremo”. E così, Phoenix aveva nutrito in cuor suo quella speranza fino a sentirsi in dovere di negarla con la sua risposta a Maya. Maya... si riscosse come sorpreso da una pacca sulla spalla a tradimento.
“... Tacchino ripieno, patate arrosto, pudding e biscotti allo zenzero! E poi... si aprono i regali!”
“Ma non sai neanche aspettare fino a domani? No, non dire altro...”
Uscirono dal centro commerciale senza che Maya smettesse di parlare un solo istante, mentre Phoenix non riuscì a decidere se preferiva che Edgeworth gli piombasse nell’appartamento o non si facesse vivo.

***

“Buon Natale.”
Uno sparo. Manca. Di proposito. L’uomo si getta nel lago, Edgeworth lo perde di vista nella notte. Crede sia annegato e già afferra i remi per tornare a riva e dare l’allarme, quando l’occhio gli cade sulla pistola rimasta nel fondo della barca. Nell’istante in cui, preso da fatale stupore, la afferra ancora calda e fumante, pensa che avrebbe dovuto accettare l’invito di Wright.

C'è una persona che devo assolutamente ringraziare, oltre a Crimsontriforce, per avermi permesso di rientrare nel limite di parole e di inviare la fic in una forma decisamente migliore di quella originaria: Sl88, che mi ha fatto da beta suggerendomi le modifiche alla parte finale in modo da renderla esattamente come avrei voluto in primo luogo, finendo invece col coprirla di infiorettature ben poco adatte allo stile scelto. Oh, è un mio vizio >_< Grazie, Sl! E grazie a chiunque si soffermi a leggermi! ^_^

Credo che ringraziare i recensori in ritardo di mesi (quasi un anno, in questo caso!) diventerà una specie di abitudine, viste le mie continue dimenticanze e gli impegni che mi assorbono. Volevo tuttavia spargere ammore e biscotti allo zenzero all'indirizzo di Merryluna, che ringrazio anche per aver commentato una storia ispirata a un gioco di cui non è pratica, e di Wiwo. L'IC è il mio Credo! *___* Grazie ancora a entrambe!