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Autore: Felix394    27/01/2015    0 recensioni
Le vicende del giovane Albus Silente viste non solo dal grande preside, ma anche da color che gli stono stati vicini.
Perché nessun uomo, anche il più saggio, è scevro da errori...
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aberforth Silente, Albus Silente, Ariana Silente, Gellert Grindelwald
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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                                            Godric's Hollow, 1899

 

“Buongiorno”

“ ‘Giorno” rispose Aberforth.

La signorina Dawson, vecchia e zitella, conduceva una vita molto noiosa e cercava sempre qualche succoso pettegolezzo che gli occupasse la giornata.

Ma glielo avrebbe fornito lui, no signore!

Arrivò fino all’ultima casa in stile vittoriano della via.

Era messa male: il giardino era incolto, la staccionata aveva perso il colore bianco originale, ne rimaneva solo qualche segno.

A qualche finestra mancavano le persiane, ed il comignolo minacciava di cadere da un momento all’altro.

 << Se potessi utilizzare la magia…>> pensava sempre Aberforth.

Avrebbe reso quella catapecchia un gioiello.

Ma non gli era consentito utilizzare la magia: se lo avesse fatto, sarebbe stato immediatamente espulso da Hogwarts.

E non poteva permetterselo.

Attraversò il dialetto in terra battuta che conduceva alla porta; nel frattempo, estrasse una chiave nera di rozza fattura e la mise nella toppa della serratura.

Un gatto color rosso fece capolino.

“Ciao, Hercules”.

Gli diede una carezza ed entrò.

nella casa regnava il silenzio.

“Ariana…Albus…dove siete?”

Nessuna risposta.

“Ariana! Dove ti sei nascosta?”

Stava cominciando a preoccuparsi, quando sentì prima un tonfo sorso, poi una corsa perdifiato fino alle scale.

Una bambina, poco più che dodicenne, gli corse incontro, rischiando più di una volta di inciampare. 

Aveva i suoi stessi occhi azzurri: i lineamenti, gentili e delicati, erano incorniciati da soffici e lunghi capelli biondo cenere.

“AB! Mi sei mancatoooo!!!”

Gli saltò addosso, facendolo ondeggiare.

“Ma se sono uscito solo dieci minuti fa!”

Si scambiarono un grande abbraccio.

Dopo essersi sciolta da quel gesto così delicato e carico d’amore fraterno, Ariana fissò il volo del fratello con un ampio sorriso.

“Hai incontrato sull’impicciona della signorina Dawson? gli chiese, mentre lo aiutava a togliersi il cappotto.

“ Ovviamente! E stava, come al suo solito, impicciandosi degli affari di tutto il villaggio”.

Entrambi risero. Ariana non era mai uscita di casa: gli era permesso solamente uscire nel cortile dietro casa, che era protetto da alte e impenetrabili siepi stile italiano (o perlomeno, quello era lo stile originario. Ora erano solo dei massi vegetali incolti, che rendevano ancora più sicuro da sguardi indiscreti il luogo).

“Dov’è Albus, Ari?”

“è in cortile con quel suo amico. Stanno studiando libri e segni molto vecchi e strani!” rispose Ariana.

La mascella di Aberfoth si serrò. 

Gellert Grindewald…quanto l’odiava.

Ariana, che aveva notato il cambiamento del fratello, si allarmò.

“Tutto bene, Ab?”, gli chiese.

“Si, tutto bene. Vai sopra, prendi il libro di Pozioni ed inizia a ripetere quello che abbiamo fatto ieri”.

Ariana se ne andò, canticchiando una canzone.

Dentro Aberfoth la rabbia montava.

Aveva chiesto ad Albus di troncare l’amicizia con quel meschino, subdolo e spregevole essere.

Esercitava una strana influenza su suo fratello, al quale ora spettava il compito di prendersi cura di loro, da quando era morta la madre, due mesi prima.

Ma Albus non l’ascoltava.

Passava tutto il tempo che non spendeva con quel suo amico a studiare vecchi e polverosi libri, facendo ricadere tutte le responsabilità su di lui.

Pur avendo compiuto da poco 16 anni, Aberforth Silente sembrava più maturo.

La vita era stata inclemente, e gli aveva prima sottratto i suoi genitori, poi costretto a litigare ripetutamente con suo fratello.

L’unico motivo per il quale non fuggiva di casa era sua sorella, che amava sopra ogni altra cosa. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per lei, anche resistere a quell’ambiente infernale.

Uscì nel cortile dietro la casa.

Suo fratello e Grindewald parlottavano disegnando strani triangoli con all’interno un cerchio e una linea perpendicolare… non aveva senso.

Erano mesi che lavorano ad un misterioso progetto.

Ogni volta che chiedeva al fratello cosa stessero facendo, questo gli rispondeva, sibillino:” Un grande piano, Ab, Un grande piano per la giustizia!”.

Una sera, finalmente, aveva capito.

Mentre stavano cenando, Albus se ne uscì dicendo:” Gellert è un genio!”

“Mmh…i geni non si riconoscono più come una volta” aveva riposto Aberforth al fratello, che lo aveva fulminato.

“Si…stiamo progettando un grande piano per ribaltare questa spregevole situazione di isolamento autoimposto dei maghi! Prenderemo il potere e assoggetteremo quegli sporchi babbuina, impuri e senza una dignità”.

Aberforth era rimasto a bocca aperta. Guardava con disprezzo il fratello:” Questo non è quello che ci hanno insegnato i nostri genitori! Queste sono parole degne di quelle luride famiglie purosangue, razziste fino al midollo e con il cervello di gallina!”

Era esploso un violento litigio, che aveva scosso talmente Ariana da provocarle un violento attacco.

Avevano impiegato tutta la notte per calmarla, rassicurandola sul fatto che ci fosse amore tra di loro.

in realtà, si parlavano solo quando c’era la sorella.

Per il resto, neanche si guardavano.

 

 

Aberforth raggiunse i due.

“Albus, vorrei parlarti di una faccina delicata e strettamente personale”.

Suo fratello diede segno di non averlo sentito, continuando a discutere con Grindewald.

“Albus, dobbiamo parlare”.

Il suo tono era secco, e non ammetteva repliche.

“Cosa c’è?”. Si girò. I suoi occhi azzurri fissarono quelli del fratello.

“é una cosa personale. Saluta il tuo amico e parliamo.”

Albus guardò pensieroso il fratello, poi si decide.

“ E va bene, ma fa che sia una cosa seria! Galert, ci vediamo dopo”.

Il ragazzo annuì e se andò, senza salutare.

“Parla” iniziò Albus.

“Ti avevo chiesto di badare a nostra sorella. Ma, noto, che non lo hai fatto.”

“Invece ho badato a nostra sorella, papà!” disse Albus, sarcastico.

“Ariana stava bene, era tranquilla e non dava problemi.”

Aberforth fulminò il fratello.

“Pro..problemi? Nostra sorella ti arreca disturbo?”

“Sai che non volevo dire questo..” disse il fratello, in imbarazzo.

“No, invece è proprio questo il problema. Siamo un peso per te e i tuoi grandi piani!”.

Il suo respiro era accelerato, le mani gli tremavano per la rabbia.

“Sai cosa ti dico? Pazienta un altro anno e poi vattene via, ma non fare più ritorno, STRONZO!”

Se ne andò, lasciando il fratello immobile, incapace di dire o fare qualsiasi cosa.

Dalla finestra al secondo piano, nascosta da una tenda, spuntavano dei capelli biondo cenere…

  
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