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Autore: iosonolamiagabbia    27/01/2015    3 recensioni
Ciao a tutti. Questa è la quarta storia che scrivo. Parla di una ragazza che si iscrive in una nuova scuola ed ha un unico obiettivo: trovare il suo primo fidanzato e provare l'emozione del primo bacio. Spero di strapparvi qualche sorriso, mi sono impegnata davvero tanto, ahahahah! Le recensioni, come sempre, sono sempre ben accette! Buona lettura!
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dolcetta, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CONFESSIONI

La mattina seguente, per fortuna, era venerdì. Mi svegliai tardi, perciò feci tutto di fretta e corsi a scuola. Una volta arrivata nel cortile, mi guardai attorno in cerca di Castiel. Era là, seduto su di una panchina col suo amico Lysandre. Mi avvicinai sorridente e li salutai. Ricambiarono il saluto e dissi: "Siete stati fantastici, ieri sera!" Castiel mi guardò sorpreso: "C'eri anche tu?" domandò con un mezzo sorriso. "Certo!" risposi "Ho visto il manifesto mentre venivo a scuola. Siete stati molto generosi a fare il concerto per beneficenza, siete delle belle persone." dissi sedendomi per terra sopra il mio zaino, proprio davanti a loro. Castiel mi guardò con un sopracciglio alzato: "Ti sorprendi?" sorrisi. "Certo, con me non sei stato così gentile, il primo giorno di scuola.." - "Lui non è mai gentile con nessuno" intervenne scherzando il suo amico Lysandre. "Ehi! Da che parte stai?!" rispose Castiel spintonandolo. Lys si limitò a sorridere. Lysandre era molto affascinante, non c'era dubbio. E non ero l'unica a pensarlo, viste le risatine delle ragazzine di prima e seconda quando lo incrociavano. Nonostante questo, lui sembrava non sentirle, lui era nel suo mondo. Non era certo come Castiel, che chissà quanto si pavoneggiava quando qualcuna gli faceva un apprezzamento. Mi sembrava di vederlo e sentirlo. Lys era diverso, come aveva detto Armin. Era il suo opposto. Aveva un non so ché di particolare, di bello. Vestiva molto elegante, con quegli abiti vittoriani che sopra a chiunque altro sarebbero stati ridicoli. La sera prima non lo avevo notato, ma anche il suo viso era molto bello: la sua pelle era chiara, i lineamenti molto raffinati. E poi gli occhi. Gli occhi rendevano l'opera perfetta.
Ora che li avevo davanti entrambi, mi saltavano ancora di più all'occhio le loro differenze, a partire dalla postura: Castiel era stravaccato sulla panchina e fumava. Lysandre era seduto composto, la schiena dritta e leggeva. Smisi di fantasticare e mi rivolsi a Lys: "La tua voce è spettacolare, non ho mai sentito nessuno cantare così.." Lys sollevò gli occhi dal libro e mi guardò. Il suo sorriso non era malizioso e il suo sguardo era pieno di gratitudine. Rispose con una voce molto calda e sensuale: "Grazie. Significa molto per me." Sorrisi. A volte non sembrava neanche un essere umano. Sembrava... un vampiro, ecco. Abbassai lo sguardo e mi misi a giocherellare coi lacci delle mie scarpe, in attesa che suonasse la campanella. Tossii un paio di volte: quella canna fumaria di Castiel mi stava intossicando.

Ad un certo punto, riconobbi la voce di Alexy che da lontano mi chiamava. Mi alzai, raccolsi lo zaino e aspettai che mi raggiungesse. Dietro di lui, Armin camminava piano, le mani nelle tasche, lo sguardo basso e il viso affondato nella sciarpa. Li salutai. Prima che mi allontanassi, Lys mi domandò: "Come ti chiami?" Mi voltai e risposi: "Ivy!" 'Ivy..' ripeté lui tra se e se. "Ivy?! Che razza di nome è?! Cosa mi sta a significare?!" disse Castiel a voce alta, con un sorriso strafottente. Allora risposi: "Ha esattamente lo stesso significato di Castiel, cioè nessuno.." Castiel disse: "Non penso proprio, Castiel è... be', è un nome da angelo.." Sentii Lys ridacchiare. "Sì, della morte!" risposi allontanandomi con Armin e Alexy.

Ci accomodammo tutti e tre ai nostri posti, in classe. Armin non ci rivolse la parola, per tutto il tempo. Ero preoccupata. Sicuramente era dovuto a quello che era successo al concerto. Mi sentivo in colpa, ma il mio primo bacio era il MIO primo bacio, non potevo darlo a chiunque. Sapevo bene cosa volesse dire sentirsi rifiutati, lo avevo provato sulla mia stessa pelle. Ricordo che in prima liceo mi ero innamorata follemente di un mio compagno. Mi vergognavo, non volevo dichiararmi ma dopo ripetute pressioni di una mia amica, lo feci. Un giorno, all'uscita da scuola, mi avvicinai a lui e glielo dissi. Lui mi guardò e con totale mancanza di tatto mi rispose: "Ma tu non mi piaci! Lasciami stare!" scatenando l'ilarità di tutti i suoi amici che avevano assistito. Io corsi via profondamente umiliata e piansi a lungo in camera mia. Mi sentivo terribilmente stupida per aver anche solo pensato che lui potesse ricambiarmi. Da quel momento, per i quattro anni successivi, non guardai più nessun maschio. Forse Armin, in quel momento, si sentiva così: umiliato e stupido. E la causa di tutto questo ero io.

Suonò l'intervallo e sia lui che Alexy uscirono in corridoio. Io rimasi in classe. Scambiai due parole con la ragazza dai capelli viola, che neanche a farlo apposta si chiamava Violet.  Non era molto loquace (nemmeno io lo ero), però mi raccontò della sua passione per il disegno e me ne mostrò alcuni: erano tutti molto belli. Quando gli chiesi se uno di quei ritratti fosse davvero Alexy, Violet arrossì. Non approfondii, anche perché dal suo sguardo triste capii che forse era a conoscenza della sua omosessualità. Non mi sembrò carino chiedere altro, perciò proseguii con i disegni. La campanella di fine ricreazione suonò e tornai al mio banco. Armin prese a giocare con la sua console, mentre io ripresi con Alexy la conversazione della sera prima: "Allora, da quanto sei gay?" - "Da un po'.." rispose sorridendo. "E lui come l'ha presa?" chiesi indicando Armin. "Be', lui è mio fratello, non ne fu particolarmente scioccato. E poi è molto intelligente, anche se non sembra." Risi. "Dai, povero! Ammetti che non è facile stare con uno come te!" - "Cosa vorresti dire?!" disse fingendo di essere arrabbiato. "Be', sei un po'.. esuberante.." dissi. Lui rispose: "Certo, non sarei gay, sennò!" Risi e poi continuai: "Chi era quella persona speciale di ieri sera?" - "Oh nulla... Una persona..." disse fingendo disinteresse. "Dai, voglio sapere come si chiama!" insistetti stuzzicandolo. "Be', io... non lo so..." rispose. Lo guardai perplessa: "Come non lo sai? Non gliel'hai chiesto?" dissi. Lui rispose facendo spallucce. "E perché?" chiesi ancora. "Be', non mi interessava. In quel momento ero occupato a fare altro..." e mi fece l'occhiolino sorridendomi. 'Oh' fu l'unica cosa che riuscii a dire. Era strano immaginare Alexy che... no, basta! Non dovevo immaginarlo, infatti! "E dove siete andati?" chiesi titubante.  Lui sorrise: "Oh, be', c'era uno stanzino buio e quasi nascosto. Allora siamo entrati, ci siamo chiusi a chiave lì dentro, lui ha incominciato a baciarmi, io a levargli i vestiti e poi ho cominciato a..." - "Basta, basta!" dissi rossa in viso "Ho capito perfettamente!" Alexy scoppiò a ridere. E poi continuò: "Oggi pomeriggio ci vediamo, comunque.." - "Ricordati di chiedergli almeno il suo nome..." scherzai. Lui annuì ridendo. Mi voltai verso il professore e dopo mi girai di nuovo verso Alexy: "Pensi che potrei venire a casa vostra e stare un po' con lui?" chiesi indicando Armin. Alexy mi guardò e disse serio: "No. Tu devi." Risi e dissi 'okay, papà'.

Dopo scuola corsi a casa. Avevo molti compiti da fare e a casa di Armin ed Alexy volevo prendermela con calma. Andai a casa loro verso le quattro. Suonai il campanello ed Armin venne ad aprire: Alexy era già andato via. Mi accompagnò in camera sua e senza voltarsi andò a sedersi direttamente sul letto. Teneva sempre lo sguardo basso. Mi avvicinai e mi accucciai davanti a lui per poterlo guardare negli occhi: "Armin, sono venuta qui per parlare. Questo è il momento giusto per dire quello che non va." Mi guardò triste. Esitò per qualche minuto e poi, piano parlò: "Io... be', mi piaci!" 'Però, diretto il ragazzo!' pensai. Abbassai lo sguardo, non sapevo cosa rispondere a questo. Allora lui continuò: "Visto che non hai voluto il mio bacio, deduco che per te non è la stessa cosa..." - "Vedi, Armin, è più difficile di quanto pensi..." - "Cosa c'è di difficile? Una persona ti piace o non ti piace..." disse sempre con lo sguardo basso. Mi avvicinai a lui e dissi: "Lo so e non è come pensi. Anche tu mi piaci ma... non ti ho baciato perché non mi sembrava il momento giusto, voglio dire, in fin dei conti non ci conosciamo..." Mi guardò quasi offeso e poi abbassò lo sguardo ancora una volta: "Non c'è chissà che cosa da sapere di me... Non ho una vita super impegnata e super eccitante... Non sono Alexy, quello sempre allegro e attivo... Tutto quello che c'era da dire te l'ho detto..." - "Ma che centra! Tu sei Armin, non Alexy!" - "Se al mio posto ci fosse stato Alexy, ieri sera, lo avresti baciato, vero?" - "Ma che dici! No, certo che no! Io non mi sento ancora pronta. Voglio che quel bacio sia spettacolare e non voglio buttarlo via. Semplicemente ieri sera era troppo presto. Devi darmi un po' di tempo, non sei tu il problema..." Armin mi guardò apparentemente più sollevato e dopo una pausa di qualche minuto disse: "Va bene..." Sorrisi e lo accarezzai. "Io però ho ancora voglia di baciarti..." disse guardandomi dritta negli occhi. Ecco lo stesso sguardo della sera prima. Mi avvicinai, allora, al suo viso e gli diedi un bacio sulla guancia, vicino alle labbra. "Va bene  così?" chiesi sorridendo. Armin sorrise a sua volta e rispose: "Per ora sì..." - "Per ora?" - "Certo, non ho intenzione di arrendermi.." Abbassai lo sguardo. Quella frase mi fece stranamente piacere. "Sei tutta rossa... Significa che non ti sono indifferente..." Lo guardai. Certo che non lo era. Sorrisi e proposi: "Che ne dici se facciamo una partita?" indicando lo schermo appeso al muro ai piedi del suo letto. Lui sorrise e disse: "Certo!" Mi prese per mano e mi fece accomodare ai piedi del suo letto, accanto a lui. Passammo il resto del pomeriggio a giocare e fui immensamente felice di vederlo di nuovo ridere. La nostra piccola e temporanea tempesta sembrò essere finita. 
   
 
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