Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: draconisfirebolt    27/01/2015    3 recensioni
Raccolta di flashfic con gravi crisi di identità: tendono ora alla drabble e ora alla one-shot, rifiutano categoricamente un'unica classificazione.
Genere e rating specificati per ogni storia.
Scritte per i drabblevent del gruppo facebook "We are out for prompt".
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sandor Clegane, Sansa Stark
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Chiodo scaccia chiodo

Per DonnieTZ, la mia pazientissima beta, la mia incredibile compagna di ship e di amore incondizionato per Rory McCann, che non perde occasione per promptarmi Sansan - e io la adoro per questo. Un cuore piccoletto (e tanto vinoh) per te, Donnie! 

Prompt: cosa sarebbe accaduto se Sandor non fosse stato il Mastino dei Lannister ma quello degli Stark?
Genere: introspettivo, sentimentale, what if?
Rating: giallo.

903 parole.


Quando si svegliò, il Mastino esitò prima di aprire gli occhi.
Bocca impastata di bile, amara e pungente, accompagnata dall’inconfondibile nota ferrosa del sangue.
Stomaco in rivolta, pronto a contrarsi in un conato da un momento all’altro.
Testa che martellava furiosamente, così forte da sfondargli le tempie, da non fargli sentire altro che quei colpi ritmici e micidiali. Il che, da un certo punto di vista, non era necessariamente un male: il trambusto mattutino di Grande Inverno al confronto suonava quasi come un dolce sussurro.
La giornata non era ancora cominciata che lui era già di pessimo umore.
Non per i postumi - Sandor Clegane era anche troppo abituato a ritrovarseli come compagni di letto  -, quanto perché si trattava di quella merda colossale del suo compleanno.
Doveva alzarsi a pisciare, prima di tutto. E poi trovare altro vino. “Niente di meglio per riprendersi dal solito schifo mattutino da ubriacone. Chiodo scaccia chiodo.”
Grugnì, scostando le coperte con un gesto stizzito e issandosi a sedere.
La stanza vorticava meno del previsto, ma il Mastino si prese comunque qualche secondo prima di alzarsi in piedi. Si passò una mano sulla bocca, come per aiutarsi a ricacciare in gola il rigurgito acido con cui il suo corpo aveva deciso di premiarlo.
Il labbro inferiore era gonfio e spaccato e sanguinolento.
Sandor ricordò.
 
«Domani è il tuo compleanno Clegane, stasera dobbiamo festeggiare!» aveva starnazzato Hallis Mollen, felice di aver trovato un pretesto per ubriacarsi in compagnia.
«Fottiti, Mollen.» aveva ringhiato lui, in risposta.
Ma Jory Cassel, comandante della Guardia di Lord Eddard Stark si era detto subito d’accordo, e gli altri – Desmond, Harwin, Jacks, Porther, Quent, Alyn, Tomard, Varly, Heward, Cayn e Wyl, nessuno escluso –, da bravi pecoroni, avevano accolto la proposta entusiasticamente.
Il risultato era stata una spedizione alla taverna di Città d’Inverno, seguita da un fiume di vino rosso, denso e forte, che ruscellava giù per la gola e si dissolveva in un tepore quieto nel ventre, in una gradevole sensazione di leggerezza.
Quanto ne aveva bevuto? Troppo poco prima di finirlo e dover ricorrere a un piccolo esercito di boccali ricolmi di birra scura, che avevano contribuito a rendere per lo meno tollerabile la presenza dei suoi compagni d’armi, intenti a intonare Un barile di birra.
Tutto sommato, non era stato nemmeno troppo male.
Ma poi Cassel, troppo sbronzo perfino per ricordare il nome di sua madre, aveva preso la parola: «Come tuoi commilitoni, Clegane, abbiamo pensato a un regalo per te. Qualcosa che la tua spada gradirà sicuramente…» sghignazzò, compiaciuto per la sua pessima battuta. Gli altri avevano rumoreggiato in segno di approvazione, e si erano fatti da parte per fare posto a Ros, la più bella puttana di cui il bordello di Grande Inverno disponesse. «Credo di aver scelto bene.» aveva sorriso il comandante della Guardia, sornione. «So quanto ti piacciano le rosse.»
Lui gli aveva risposto con uno sguardo truce, senza staccarsi dal bicchiere. Il sorriso era scomparso dal volto di Jory Cassel.
A quel punto Alyn, da bravo idiota, si era sentito in dovere di sdrammatizzare. «La cara Ros non sarà una certa Lady di nostra conoscenza, ma, dico io, chiodo scaccia chiodo! Va’ e divertiti!» aveva allargato le braccia in un gesto di amichevole incoraggiamento. «Offriamo noi!»
Il Mastino era scattato in piedi e un gancio ben assestato era andato a schiantarsi contro la mascella del giovane. Alyn era rovinato all’indietro, trascinandosi dietro Clegane, in un turbinio di pugni, calci, ginocchiate e imprecazioni.
Quando li avevano separati, Sandor aveva giusto un labbro spaccato e le nocche, ancora tremanti per l’adrenalina e l’alcool che aveva in corpo, tinte del rosso di un sangue non suo.
Cazzo se era stato liberatorio.
 
Sandor stava finalmente svuotando la vescica quando qualcuno bussò alla porta.
Toc toc.
“Non si può nemmeno pisciare in pace…” ringhiò tra i denti, riallacciandosi la patta delle brache con cui dormiva.
Toc toc.
«Arrivo, cazzo, arrivo.» berciò.
Toc…
Il Mastino spalancò la porta, trovandosi davanti Sansa Stark, accuratamente incappucciata, il pugno chiuso ancora sollevato, pronto a colpire nuovamente il legno.
«Oh…» fece, sgranando gli occhioni azzurri alla vista dell’uomo seminudo, le guance percorse da un fremito bollente. Lo sforzo che faceva per guardarlo diritto in faccia era palpabile.
«Beh, hai perso la lingua, Uccellino?» la incalzò, tagliente.
«Io… vi prego di scusarmi, non era mia intenzione disturbare, ma…» estrasse un pacchettino ancora caldo da sotto la cappa che l’avvolgeva e glielo tese. «Non conoscendo i vostri gusti…»
Per una frazione di secondo le loro mani si sfiorarono. In una frazione di secondo le sue terminazioni nervose erano esplose, la sua mente si era completamente svuotata di tutto quello che non fosse stato Sansa Stark. In una frazione di secondo era finito e ricominciato il mondo.
«Tortine al limone.» constatò lui, la voce arrochita, cercando di mascherare un sorriso ebete dietro alla solita espressione dura e sprezzante.
«Le mie preferite.» s’illuminò la ragazza. «Buon compleanno, Sandor.»
Prima che il Mastino potesse dire o fare qualsiasi cosa, Sansa aveva già girato i tacchi.
«La prossima volta una caraffa di vino sarà sufficiente, Uccellino!» le abbaiò dietro, rude.
Sperò con tutto se stesso che si voltasse.
«La prossima volta un ‘grazie’ sarà sufficiente!» gridò lei di rimando, lanciandogli un’occhiata divertita prima di sparire dietro l’angolo.
 
La testa aveva smesso di pulsargli. In compenso, adesso non sentiva altro che tonfi sordi e rapidi nel petto. Chiodo scaccia chiodo.
“Fanculo”, si maledisse, prima di affondare i denti in una di quelle tortine che sapevano d'estate e di lei.
 


 
  
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