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Autore: Just Fanta    27/01/2015    1 recensioni
Pensate se gli Hunger Games si svolgessero nell'universo di Call Of Duty. Cioe': Personaggi inventati nell'universo di CoD che svolgono la stessa cerimonia degli Hunger Games, ma con armi.
Questa storia parla, quindi, di Brian e della sua compagna, Lindy,di un distretto alternativo, il distretto 13, che vengono entrambi chiamati per partecipare ai Gun Games, ed e' la storia di come sopravvivettero a questi giochi. Oppure no. Leggere per scoprire ;)
Genere: Avventura, Drammatico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Alex Mason, Altri, Frank Woods, Nuovo personaggio
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: Violenza
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Ci lasciarono 2 ore per salutare i nostri parenti, così lei tornò a casa sua, incredibilmente solo un isolato circa dopo casa mia: “Come ho fatto a non accorgermi mai di lei?” mi chiesi subito dopo averla visto sul portico di casa sua. Appena entrai in casa vidi mia mamma che uscì da camera sua e venne subito ad abbracciarmi. Lei era abbastanza bassa, mi arrivava al naso circa allora, e dopo di lei vidi anche mia sorella, Rosie, che venne da me e mi diede un bacino sulla guancia. Casa nostra non era molto grande, aveva solo quattro stanze, che era già tanto allora. Aprendo la porta, entravi in cucina: era un piccolo open-space, con il lavandino e i fornelli in mezzo alla stanza sulla destra, contro la parete c’era il frigorifero e lì accanto il forno e una lunga dispensa. Dall’altra parte c’era il tavolo con quattro sedie, poi un mobile che era contro la parete che andava ad angolo con il lavandino, e sotto la lavastoviglie, sopra uno sportello coi piatti e bicchieri. Sul mobile era appoggiata una piccola TV, l’unica in casa. Poi, esattamente a metà della cucina cominciava il corridoio, e in fondo c’era il bagno. Sulla sinistra c’era la mia camera e quella di mia sorella, con due letti separati e una lampadina per leggere, oltre a una scrivania attaccata alla parete, con una sola sedia e sopra uno scaffale con i miei libri di scuola. Sulla scrivania erano presenti un portapenne con una penna rossa, una blu e una nera, e una lampada da tavola. Dall’altra parte del corridoio c’era la stanza di mia madre, non l’ho vista molte volte, quindi non mi dilungherò molto. Ci sedemmo tutti e tre in cucina, e io e mia madre incominciammo a parlare, mentre io diedi due biscotti a mia sorella. “Allora, come ti senti all’idea di partecipare?” mi chiese mia madre. Sapevo già che se ne sarebbe uscita con un numero del genere “No non andare” o simili. “Sinceramente sono un po’ spaventato, ma anche ottimista per ora.” le risposi. “Perché? Se fossi in te non ti immagini nemmeno come reagirei. Come mai sei così sicuro di te?” mi chiese, alla fine. “Semplice: quando ero piccolo, papà mi parlava sempre delle armi, di quanto male facevano, della portata e degli accessori, quindi sono un esperto in pratica.” Mio padre. Dopo che vinse i Gun Games e tornò a casa, e un giorno si stava muovendo per lavoro, e venne assaltato da più persone, gelose della sua vincita. “Poi a scuola ho fatto un corso per imparare a sparare, e per questo sono abbastanza sicuro. Comunque non è importante fare tutto subito bene, perché all’inizio non muore nessuno, l’importante sono gli ultimi tre round su dodici. Spero solo che lei sia abbastanza preparata.” I Gun Games funzionavano in un modo un po’ strano: e commemoravano la terza guerra d’indipendenza da Capitol City, ovviamente fallita, perciò ogni anno si scelgono due tributi casuali per ogni distretto, vengono portati fino a Capitol City su lussuosi treni e poi, una volta lì, si fa una specie di prova, nella quale ogni tributo prova a tirare usando queste armi messe a loro disposizione ed hanno 3 giorni per esercitarsi, e gli Strateghi osservano le loro prestazioni, e finiti questi tre giorni si compiono esami individuali, dove viene assegnato un voto da 1 a 13, e gli sponsor scelgono di sponsorizzare dei tributi, che conferiscono certe armi e certi accessori, che possono essere migliori o peggiori. I Gun Games si svolgono in un dodici giorni, si combatte su un territorio per un giorno, in totale 12 giorni per 12 territori, e la competizione nei primi nove giorni era accesa, ovviamente, ma non moriva nessuno, perché la gente altrimenti non si divertiva, la competizione doveva durare più tempo possibile. Semplicemente al posto di morire, si veniva teletrasportati nella propria camera, dove si poteva assistere al resto della competizione. Questi giorni servivano anche ad accumulare ulteriori punti per altre armi e cose tecnologiche che avrebbero aiutato. La vera competizione iniziava il decimo giorno, dove se venivi ucciso, semplicemente morivi. E dopo almeno otto morti, la guerra cessava quel giorno, e si continuava sulle ultime mappe. Fino a quando non restavano un solo tributo o due tributi dello stesso distretto. Questi erano ricoperti di fama e ricchezza, e portavano viveri per il loro distretto che bastava fino ai prossimi Gun Games. “Si, lo spero anch’io, povera ragazza” continuò mia madre. “Cerca di non morire, eh Brian” mi disse. “Lo devo prendere come un incoraggiamento?” pensai. “Farò del mio meglio, mamma.” Le risposi, alla fine. Dopodiché arrivo mia sorella, che mi salutò augurandomi buona fortuna, e dandomi il suo pupazzo preferito come portafortuna, era un piccolo coniglietto bianco. La abbracciai, con le lacrime agli occhi. Poi guardai il mio orologio, e mi accorsi che era ora di andare. Salutai l’ultima volta mia madre e mia sorella, e uscii. C’era il sergente Woods che mi aspettava fuori di casa. Lo raggiunsi, e andammo a prendere il secondo tributo, assieme al capitano Mason, il suo “protettore”. Lei era già pronta, era seduta sugli scalini del portico, ci eravamo entrambi cambiati, e messi una tuta, per stare più comodi. “Lindy, questo è Brian, e sarà il tuo compagno, per questi Gun Games.” Disse Mason. “Bene.” Rispose tranquillamente lei. “Ciao Brian, sono Lindy.” Le strinsi la mano, e ci avviammo verso la stazione. “Una volta sopra il treno,” cominciò Woods, “vi darete una lavata e vi scambierete qualche parola, poi verrete a cena con noi, per parlare di cosa dobbiamo fare per questi giochi.” “Si, certamente” rispose prontamente lei. Mi sembrava proprio un tipo temerario, sicura di sé, e perfettamente in grado di superare illesa questi giochi. Io ero molto più taciturno, come Mason. Arrivammo al treno, entrammo e andammo nelle nostre stanza, una accanto all’altra.
   
 
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