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Autore: Thiare    27/01/2015    3 recensioni
Sono le dieci e mezza e Skye ha la bruttissima sensazione di non aver percorso neanche un quinto di quell'enorme magazzino. Si passa una mano sulla fronte bagnata e si getta a sedere sul terriccio sporcandosi tutti gli shorts; il Sole è alto come le tette di Pamela Anderson e luglio è agli sgoccioli. Alza esausta gli occhi e quello che vede le sembra momentaneamente un'allucinazione. E' sostanzialmente piccolo, arrugginito, di un colore simile alla melma e con i fianchi ammaccati e il paraurti rigato, un faro rotto come fosse un occhio nero e quella carcassa di pulmino fosse un ragazzo appena pestato a sangue. E' da lasciar perdere, direbbero le altre persone, ma tutti gli altri non sono Skye, non sono quella ragazzina di diciannove anni con gli occhi a cuore.
«CRAIG!» grida e il ragazzo grassottello accorre subito nella sua mini tenuta blu.
«Sì, dolcezza?»
«A quanto lo vendi quel camioncino?»
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Skye
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Skye's Van



Craig è incredibilmente gentile. Nonostante siano le sei e mezza del mattino e il concessionario non sia ancora aperto, lui tira via il lucchetto e apre il cancello di ferro con un sorriso che affonda nelle sue guance gonfie. Skye lo saluta con una mano e gli sorride di rimando - tanto l'ha sempre saputo che lui ha un debole per lei, chiunque avrebbe un debole per lei con quel top striminzito alle sei del mattino.
L'inferriata ricade con un tonfo metallico assordante sui cardini di metallo e qualche uccello gracchia volando via mentre il ragazzo grassoccio segue quelle due gambe sculettanti verso l'interno. «Hai preso una decisione finalmente?»
Skye storce il naso in una smorfia divertita. «Il signor Burckley ha firmato l'avviso di sfratto, quel deficiente pensa di non essere più pezzente di me.. mi serve almeno un'auto se non posso avere una casa.»
Craig ride e scuote il capo, negli occhi un desiderio che mai si colmerà mentre la ragazza si volta verso di lui. «Oggi che mi mostri?»



Il retro del concessionario si apre ampio in quelli che sembrano centinaia e centinaia di ettari di terreno e l'occhio si perde lussurioso. Craig spalanca le braccia teatralmente. «Divertiti.»



Sono le dieci e mezza e Skye ha la bruttissima sensazione di non aver percorso neanche un quinto di quell'enorme magazzino. Si passa una mano sulla fronte bagnata e si getta a sedere sul terriccio sporcandosi tutti gli shorts; il Sole è alto come le tette di Pamela Anderson e luglio è agli sgoccioli. Alza esausta gli occhi e quello che vede le sembra momentaneamente un'allucinazione. E' sostanzialmente piccolo, arrugginito, di un colore simile alla melma e con i fianchi ammaccati e il paraurti rigato, un faro rotto come fosse un occhio nero e quella carcassa di pulmino fosse un ragazzo appena pestato a sangue. E' da lasciar perdere, direbbero le altre persone, ma tutti gli altri non sono Skye, non sono quella ragazzina di diciannove anni con gli occhi a cuore.

«CRAIG!» grida e il ragazzo grassottello accorre subito nella sua mini tenuta blu.
«Sì, dolcezza?»
«A quanto lo vendi quel camioncino?»
Craig la guarda stranito. «Quel rottame?»
Skye poggia le mani sui fianchi e alza il mento. «Sì, quel rottame.»
«Ne sei sicura, dolcezza? Insomma..» il ragazzo guarda meglio quel che rimane del camioncino. «E' tutto scassato, nessuno lo vuole più da anni, non mi ricordo neanche più da quanto tempo è qua. E poi guardalo... sta cadendo in pezzi e sicuramente nel profondo ha danni irreparabili. E fuori è uno schifo, dubito si possa aggiustare in qualche modo. Dimmi che cosa vedi di bello in quella catapecchia!»

Skye sorride e guarda meglio il rottame strofinandosi il mento con le mani. «Il fatto che mi assomiglia.»


 

*



Se l'era chiesto da tempo dove fosse finito, il suo compagno di pazzie, la sua unica casa prima dello SHIELD, ma mai si era saputa dare una risposta.
Coulson oggi l'ha portata nella stiva di Playground e l'ha lasciata a vagare in ettari di terreno metallico, fatto di armi ormai fuori uso o scariche e jet che non voleranno più. Ancora una volta l'occhio è lussurioso. Scorge solo in lontananza una scatolona rettangolare ricoperta da un grande telone e si avvicina, scoprendola.

Il piccolo van non è cambiato, Skye gli sorride ancora e in quei finestrini può a tratti vedere lo sguardo sbigottito di Craig. Gli gira attorno accarezzandolo, ricordando quel pazzo pomeriggio passato a rimetterlo a nuovo, quel camioncino tutto rotto alla fine offerto dalla casa, mentre colorava di un blu speranzoso quel corpo pestato, mentre curava quell'occhio nero del faro, mentre puliva quei bei sedili che sbuffavano polvere, mentre riconosceva le ferite di quel rottame nelle sue.

Lo guarda ora, e di nuovo ci accarezza tutte le cicatrici che dalla fiancata del camper non è riuscita a levar via, e una dopo l'altra le paragona alle proprie, e gli sussurra che le manca vivere con lui, ma non le manca vivere da sola.

E alla fine lo ammette, che forse lei è nata come un rottame, come un ragazzo pestato, piena di ferite, ma guarda quella che è stata la sua casa e può dire che anche lei, alla fine, è rinata.
















 
   
 
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