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Autore: Eris Greengrass in Wilkes    28/01/2015    3 recensioni
Se Quattro avesse una sorella della cui esistenza non ha mai saputo nulla? Se questa ragazza fosse l’esito di una scappatella di Marcus con una donna Intrepida? Se durante il giorno della loro scelta fossero destinati a incontrarsi, incrociando finalmente le loro vite?
*
Dal testo:
- Credo che andrò a farmi una doccia. –
- Sicura di non volere compagnia? – chiede Zeke, ammiccando malizioso.
- Sicuro di non volere che ti faccia un occhio nero? – ribatte lei.
Sbuffo, trattenendo un attacco di risate.
Katherine è così selvaggia e istintiva, il tipo di ragazza che potrebbe spaccarti la faccia e poi andarsene via come se nulla fosse.
*
Non sono bravo a parlare con le ragazze, specie con quelle Intrepide, ho sempre paura di dire qualcosa di stupido. D’altronde mi piace passare il tempo con lei. Provo qualcosa per Katherine? Non lo so, non ho mai avuto una cotta prima, non so come catalogare le sensazioni che provo quando lei è con me.
*
- Tu non lo sai, vero? – chiede Amar, guardandomi corrucciato.
- Cosa? –
- Katherine è nata dalla relazione che sua madre aveva con un Rigido, un tipo già sposato, ecco perché nessuno ne parla mai. –
Genere: Azione, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Amar, Eric, Four/Quattro (Tobias), George, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Incest, Triangolo, Violenza
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Capitolo 1

 

 

 

Devo andarmene.

È questo il pensiero che mi tormenta dal secondo in cui mi sono svegliato e ora, mentre prendo posto nelle file degli Abneganti in attesa che giunga il momento della mia Scelta, ne sono sempre più convinto.

Questa è  l’unica occasione che mi si presenta per fuggire dalla Fazione, da mio padre.

Eccolo; è lì, accanto agli altri Capi, in attesa che Max cominci con il discorso.

- Benvenuti alla cerimonia della Scelta -, esordisce, - Oggi sceglierete la vostra Fazione. Fino a questo momento avete seguito il percorso indicato dai vostri genitori, avete seguito le loro regole. Oggi troverete la vostra strada, creerete le vostre regole. –

Sono certo che mio padre stia stringendo le labbra con disprezzo sentendo questo discorso così tipicamente Intrepido. Dal canto mio, non ho nulla contro di loro né contro i loro ideali.

Mentre Max comincia a elencare le varie Fazioni e i loro principi base, ripenso a tutte le volte in cui ho mentito sulle violenze di mio padre, a tutte quelle bugie che ho detto per proteggere i segreti di Marcus.

I Candidi non sarebbero il posto giusto per me. Dire la verità sempre e comunque implicherebbe parlare di cose per cui non sono ancora pronto, per cui forse non lo sarò mai.

I Pacifici potrebbero essere un’alternativa valida, penso. Sono gentili e vivono con serenità, ma dentro di me so di essere un’anima spezzata. Ho bisogno di tempo per guarire le mie ferite e non credo che quello sia il posto che mi renderà capace di riuscire a portare a termine questo difficile percorso.

Gli Eruditi li escludo a priori. Lì mi sentirei soffocato dalla loro ossessiva ricerca di conferme, dalla logica, e io non voglio lasciare una prigione per trovarmi in un’altra.

Rimangono solo loro, gli Intrepidi, e so che tra loro sarei libero di essere davvero ciò che voglio. Potrei essere me stesso, ricominciare una nuova vita lontano da tutti coloro che mi conoscono semplicemente come il figlio di Marcus Eaton.

- Eaton, Tobias. –

Non mi sento nervoso mentre cammino verso le coppe, anche se non sono ancora sicuro della mia scelta.

Max mi passa il pugnale e lo soppeso leggermente mentre stringo la mano intorno al manico.

Osservo le ciotole, una per Fazione.

La verità è che con la mia Scelta voglio fare il più possibile male a mio padre. Voglio farlo soffrire, vergognare. E c’è solo una Fazione che può aiutarmi in questo.

Affondo il coltello con un po’ troppo vigore e quando la fitta di dolore mi assale mi sforzo di non permettere alle lacrime di lasciare i miei occhi.

Sento il rumore delle gocce che sfrigolano sui carboni ardenti e poi, quasi ovattato, giunge il boato d’approvazione degli Intrepidi.

Incrociò lo sguardo di mio padre, sotto shock, e sorrido compiaciuto.

Adesso sono libero.

Prendo posto accanto all’unico Erudito che ha scelto gli Intrepidi, mi sembra si chiami Eric, che mi lancia un’occhiata penetrante e non sembra particolarmente impressionato da me. Effettivamente sono alto e gracile, nulla di eccezionale paragonato al suo fisico decisamente più possente e piazzato.

Cerco di fermare l’emorragia al palmo strappando un lembo di tessuto dalla mia giacca da Abnegante. Poi riporto gli occhi sulla Scelta proprio mentre un’Intrepida prende il coltello dalle mani di Max.

Ha lunghi capelli corvini che le ricadono in morbide onde fino a metà schiena. S’intravede un tatuaggio a forma di triscele sulla spalla lasciata nuda dalla canotta nera.

Non esita neanche per un secondo e il suo sangue si unisce al mio sui carboni.

Torna al suo posto, accolta dalle pacche amichevoli di un ragazzo dalla carnagione scura e una ragazza dai corti capelli biondi.

Li guardo ridere e scherzare e mi domando se anche io, un giorno, sarò spontaneo e allegro come loro, se avrò mai degli amici.

La cerimonia si conclude poco dopo e vengo letteralmente trasportato via dalla marea d’Intrepidi che si riversa verso l’uscita. Corro insieme a loro, arrampicandomi e raggiungendo i binari del treno.

- Niente male, per essere un Rigido – dice una voce femminile.

Mi volto a guardarla, trovandomi davanti la ragazza che ho notato poco prima. Scopro che i suoi occhi sono blu, di una tonalità leggermente più accesa e vivace della mia. Non so bene come risponderle, indeciso se prenderla o meno come una provocazione, ma quando la vedo sorridere capisco che il suo voleva essere solo un complimento.

Le rivolgo un piccolo cenno del capo, in segno di ringraziamento, proprio mentre il treno avanza sulle rotaie.

Salto nel primo vagone che trovo, sorprendendomi nel non vedere gli altri iniziati. Intorno a me ci sono solo Intrepidi fatti e finiti.

Uno di loro, non credo possa avere più di un anno in più di me, mi osserva con divertita curiosità.

Mi sembra di averlo già visto da qualche parte, ma non riesco a ricordare dove, però i suoi tratti marcati e tremendamente familiari mi dicono che dovrei proprio ricordarmi di lui. Non è un Abnegante, sono il primo trasfazione degli ultimi dieci anni, eppure la consapevolezza di trovarmi davanti a qualcuno di famoso mi assale.

- Un Rigido, eh? Bella prova, ma il vagone degli iniziati è quello dopo – dice, poi mi porge una mano, - Sono Richard. –

Ed è allora che ricollego tutto.

Richard Kang, il figlio di Jack Kang.

Anche suo padre è un Capofazione e anche lui ha deciso di andarsene … proprio come me.

Accanto a lui ci sono Tori e un ragazzo un po’ più giovane di lei, dalla pelle scura, che sorride amichevolmente.

- Amar … e tu sei? –

Non voglio che tutti sappiano di chi sono figlio. Sono lì per costruirmi una nuova vita, per cominciare da capo, non per essere additato nuovamente solo come il figlio di Marcus Eaton.

- Non sono affari tuoi – ribatto, sperando di essere riuscito a emulare il tono degli Intrepidi.

Deve essere così perché vedo Richard ridacchiare silenziosamente.

- Bel caratterino, Rigido. –

Poi, d’un tratto, sento il treno che fischia.

- Bisogna prepararsi – annuncia Tori e capisco che è arrivato il momento di saltare di nuovo.

Richard e Amar si fanno da parte, permettendomi di affacciarmi dalla porta dello scompartimento.

Vedo il tetto e cerco di calcolare lo slancio da prendere. Una lieve rincorsa e salto, ritrovandomi a rotolarmi sul cemento.

Una fitta mi assale all’altezza del gomito e del ginocchio, annunciandomi che li ho battuti più forte di quanto pensassi.

Accanto a me l’iniziata interna atterra con leggiadria, come se avesse imparato a saltare su e giù da treni in corsa ancora prima di cominciare a camminare.

Allunga una mano verso di me, aiutandomi ad alzarmi.

Poi, senza aggiungere altro, raggiunge i suoi amici nella prima fila.

Richard è in piedi sul cornicione, gli occhi scuri che osservano uno per uno i ragazzi davanti a lui.

- Sono Richard, uno dei vostri Capofazione –, si presenta, - L’ingresso per il quartier generale degli Intrepidi è qui sotto. Qualcuno deve andare per primo … chi comincia? –

È l’interno dalla carnagione scura a farsi avanti, incitato dalle grida della bionda e della ragazza dagli occhi blu.

- Forza, Zeke! –

Inciampa leggermente, cadendo in avanti, seguito dalle risate dei suoi amici. Sicuramente non era l’ingresso trionfale che aveva pianificato.

Lo segue Eric, l’Erudito trasfazione, e poi si fa avanti l’interna.

Salta giù con disinvoltura e una certa eleganza. È evidentemente nata per essere un’Intrepida, lo si capisce dalla naturalezza con cui fa cose che persino per i suoi compagni risultano complicate.

Alla fine arriva il mio turno e, mentre salgo sul cornicione, Richard si china a sussurrarmi, ironico, - Se pensi di non farcela posso sempre spingerti giù. –

Lo ignoro, chiudo gli occhi, e mi lancio.

Stringo le labbra per impedirmi di lasciarmi sfuggire il più piccolo gemito o forse perché so che se cominciassi a urlare non la smetterei più.

Rimbalzo su una rete, sentendo il fiato mozzarsi nei polmoni.

Una mano dalle nocche scorticate si allunga verso di me. L’afferro senza pensarci e mi trovo davanti gli occhi scuri di Max che mi fissano con un barlume di rispetto.

- Quindi sei arrivato fin qui, Rigido, bel lavoro. –

Annuisco appena. Preferisco non parlare finchè non sarò assolutamente sicuro che la mia voce suoni tranquilla e pacata.

Raggiungo gli altri iniziati, che vengono fatti disporre su due file, e aspetto in silenzio che Amar prenda la parola.

- Quest’anno l’addestramento avrà una fase iniziale diversa da quelli precedenti. Prima della cena ognuno di voi verrà sottoposto a una simulazione nella quale verrete chiamati ad affrontare le vostre paure. Al termine di questa, interni e trasfazione verranno divisi in due gruppi; gli interni vanno con Lauren, i trasfazione con me – conclude.

Richard, appoggiato alla parete con le braccia incrociate al petto, si schiarisce leggermente la gola come se volesse ricordare ad Amar qualcosa.

- Ah, già. Richard, in qualità di nostro Capofazione più giovane, supervisionerà i vostri allenamenti. –

- Quello che Amar sta cercando di dirvi è che farete meglio ad impegnarvi seriamente; sono uno di quelli che cambia idea molto raramente sul conto delle persone – chiarisce, accompagnando il tutto con un piccolo sorriso sghembo che più che rassicurante sembra inquietante.

Mi ritrovo ad annuire quasi senza accorgermene e con la coda dell’occhio noto che Eric e il gruppetto d’interni sta facendo altrettanto.

- Bene, chi comincia? – domanda allegramente Amar, sfregandosi le mani.

È Eric a farsi avanti, dando voce alla sua curiosità da Erudito, - Come funziona esattamente la simulazione? –

- Il principio di base è lo stesso di quella del test, ma il siero è calibrato in modo da accedere alle paure di ognuno di voi. –

- Basta con le spiegazioni, Amar -, interviene Richard, - Se è davvero così curioso lascia che vada per primo. –

- Ma … - comincia Eric, attirando su di sé gli occhi scuri come tizzoni ardenti del Capofazione.

- Ma? –

- Niente. Comincio io. –

L’espressione sul volto di Richard ha un guizzo che la porta da strafottente a compiaciuta. Credo che Eric gli piaccia, probabilmente rivede parte di sé in lui.

Amar inietta il liquido nel collo di Eric e lo conduce a una poltroncina, per poi cominciare a sistemare pazientemente gli elettrodi. Quando ha finito, Eric ha chiuso gli  occhi ed è scivolato nella simulazione.

Lo osservo con curiosità.

Non muove un muscolo e ciò mi porta a chiedermi se la simulazione stia funzionando o meno, perché non ha affatto l’aria di chi sta affrontando le sue paure. Sembra rilassato, come se stesse semplicemente schiacciando un pisolino.

Il bip del monitor davanti a Richard, tuttavia, attira la mia attenzione. I battiti del suo cuore accelerano e diminuiscono per dodici volte, ognuna delle quali è accompagnata da un bip, poi Eric riapre gli occhi.

Questa volta anche Amar e il resto degli iniziati lo guardano con rispetto.

Sarà un avversario difficile da battere, realizzo.

- Dodici paure. È nella media, ma mi piace il tuo sangue freddo – approva Richard, per poi fare un cenno verso l’iniziata interna che ha attirato la mia attenzione fin dall’inizio.

- Katherine, vieni tu. –

Sembrano conoscersi a giudicare dal sorriso amichevole che scambia con Amar e Richard, poi si siede con grazia sulla poltrona e arriccia appena il labbro quando l’ago le buca la pelle.

Conficca le dita nei braccioli della poltrona intorno al quarto bip, ma oltre a questo non da altri segnali d’agitazione. Il suo cuore reagisce grosso modo come quello di Eric. Altri due bip ed è fuori dalla simulazione.

Un mormorio di sorpresa si leva tra di noi.

- Sei paure. Però, sbaglio o ha eguagliato il tuo record? – chiede Amar.

Non capisco a chi si riferisce finchè Richard non annuisce e batte una pacca sulla spalla di Katherine. Sorride orgoglioso, neanche fosse sua figlia.

- Rigido, tocca a te – dice poi.

Cerco di rilassarmi mentre l’ago entra sotto la mia pelle. Il siero brucia un po’; non è esattamente doloroso, direi piuttosto fastidioso, ma è decisamente sopportabile.

È un attimo e sono dentro la simulazione.

Altezza.

Claustrofobia.

Perdere il controllo.

E poi la peggiore … Marcus.

Riemergo subito dopo quella, incrociando lo sguardo di Amar e Richard.

Ho paura di leggere la compassione nei loro occhi, quel genere d’espressione che si riserva ai cuccioli troppo a lungo maltrattati, ma non è così. O meglio, in quelli di Amar ce ne è appena un pizzico, ma negli occhi di Richard c’è lo sguardo di chi ha improvvisamente cambiato idea su di una persona. Mi guarda come un generale farebbe  con un cadetto che ha appena dimostrato la sua forza interiore. C’è rispetto nei suoi occhi.

Probabilmente non è solo Eric a piacergli.

- Credo che dovremo trovarti un nuovo nome. Qualcosa di più duro di Rigido – rompe il silenzio poco dopo.

- Quattro – dice d’un tratto Amar.

Quattro … come le mie paure.

Annuisco. – Mi piace. –

Ci incamminiamo verso la zona centrale del quartier generale, dove veniamo separati dagli interni e condotti verso la mensa. È una specie di stanza scavata nella roccia, sembra quasi una caverna, e ci sono già alcuni membri effettivi seduti al tavolo.

Indeciso su dove prendere posto, individuo Katherine seduta insieme a Richard e a un paio di Intrepidi effettivi, tutti al di sotto dei vent’anni. Anche Eric è lì, seduto accanto al Capofazione, e chiacchierano di non so cosa.

La mia prima impressione è giusta: quei due vanno d’accordo.

Poi Richard mi vede e alza un braccio per attirare la mia attenzione.

- Ehy, Quattro, siediti con noi. –

Afferro il mio vassoio e li raggiungo.

Katherine alza gli occhi blu, puntandoli su di me, e sorride amichevolmente. Scivola lungo la panca per farmi un po’ di spazio vicino a lei.

- Complimenti per la tua simulazione. È un record tra di noi – dice.

Eric non sembra altrettanto impressionato, né a dirla tutta contento che l’attenzione si catalizzi su di me.

- Grazie. Anche tu te la sei cavata molto bene – ribatto, osservando il cibo nel piatto. Sono strani dischi di carne.

- Mai visto un hamburger, Rigido? – chiede all’ora Eric, beffardo.

Scuoto la testa.

- È carne di manzo; se ci metti sopra questa sono ancora più buoni – mi spiega allora Katherine, porgendomi una bottiglia di salsa.

Me ne servo un paio, seguendo il suo consiglio, e li assaporo lentamente. Sono buoni ed è vero: la salsa li rende ancora più gustosi.

Noto che Eric sembra ancora più cupo di prima. Non riesco a capire il motivo, ma per Richard e Amar deve essere chiaro perché sembrano alquanto divertiti.

Mentre mangiamo vedo che Tori si avvicina al nostro tavolo. Mi rivolge un tiepido sorriso, ma è decisamente amichevole. – Quindi ce l’hai fatta – dice.

- Già, è il nostro nuovo record man – conferma Amar. Sembra proprio soddisfatto di essere l’istruttore dell’iniziato che detiene il nuovo record.

Tori si acciglia, sorpresa. – Quante paure? –

- Quattro. –

Si lascia scappare un fischio sommesso. – Beh, complimenti. –

Se ne va, lasciando il posto a una ragazza dalla carnagione caffèlatte, i capelli corvini e gli occhi verdi. La nuova arrivata sfoggia un anellino all’angolo sinistro del labbro inferiore e un tatuaggio sulla clavicola; non  riesco a capire bene di cosa si tratti perché la mia educazione Abnegante mi impone di non osservare per troppo tempo certe zone del corpo femminile. Mi concentro allora sul suo viso e noto che ha gli stessi tratti di Amar. Nel complesso è decisamente carina.

Rivolge un piccolo sorriso ad Amar e poi scivola in braccio a Richard, cingendogli il collo con le braccia e lasciandosi coinvolgere in un lungo bacio mozzafiato.

Distolgo lo sguardo, imbarazzato.

Nella mia vecchia Fazione nessuno si lasciava andare a gesti affettuosi o di natura sessuale come quello. Però sembra che sia solo un mio problema, perché nessun altro fa caso alla cosa … tranne Amar.

Capisco il motivo del suo fastidio poco dopo, quando si schiarisce la gola e dice: - Solo perché vi ho dato il permesso non significa che mi stia bene vedervi appiccicati come due cozze. –

La ragazza si stacca leggermente, facendogli il verso: - Il permesso, Amar, sul serio? Sei mio fratello, non mio padre. –

Tuttavia scende giù dalle gambe del Capofazione e gli ruba un paio di patate fritte dal piatto.

Richard allora le punzecchia un fianco, facendola ridacchiare.

Non sono più sotto i riflettori e la cosa mi fa decisamente piacere.

Continuo a mangiare in silenzio e ascolto la conversazione in corso tra Eric e Katherine. Le sta chiedendo qualche informazione sul quartier generale e la sua replica mi raggiunge le orecchie senza che possa fare nulla per evitarlo.

- Se vuoi, posso farti fare un giro, così ti fai un’idea del posto – gli dice.

Eric accetta e si accordano per vedersi dopo cena.

Una strana e del tutto nuova sensazione di disagio e fastidio mi assale. Sembra che le budella mi si stiano attorcigliando nello stomaco. Eric non mi piace, questo è ovvio, ma perché mi da così fastidio il fatto che parli con Katherine?

In fin dei conti lei non la conosco neppure, non ho motivo di essere geloso.

La sensazione peggiora quando vedo l’ex Erudito allontanarsi e sento l’iniziata interna bionda, l’amica di Katherine, darle di gomito e sussurrarle qualcosa all’orecchio.

La replica di Katherine è chiara ed è accompagnata da una scrollata di spalle. – Beh, è carino. –

Carino. Trova che Eric sia carino.

Cerco mentalmente di compararlo a me. Siamo gli opposti.

Finisco le patate controvoglia, per poi depositare il vassoio nel punto raccolta, ed esco dalla sala prima che chiunque abbia modo di trattenermi.

Mi lascio cadere sulla mia brandina, neanche a farlo apposta è accanto a quella di Eric, e chiudo gli occhi.

Domani comincia la vera e propria iniziazione e non voglio farmi trovare impreparato.

Mentre scivolo nel sonno, un’immagine si para nella mia mente: grandi occhi blu da cerbiatta.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Sì, ho appena finito di leggere Four. Non si capisce, eh? Comincio dicendo che questa è la mia prima storia nel fandom e che spero che non faccia troppo schifo; se così fosse non fatevi problemi a farmelo sapere. Non so quanti di voi conoscano le long di Fiamma Erin Gaunt, ma in questa troverete alcuni personaggi che sono presenti lì (fondamentalmente Richard e Alys) perché la mia “sorellina di fandom” mi ha gentilmente concesso di prenderli in prestito. Spero che la storia vi piaccia e che decidiate di lasciarmi una recensioncina per farmi sapere che ne pensate (critiche e/o suggerimenti costruttivi sono sempre ben accetti). Alla prossima.

Baci,

Eris

  
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