Capitolo
1
Devo
andarmene.
È
questo il pensiero che mi tormenta dal secondo
in cui mi sono svegliato e ora, mentre prendo posto nelle file degli
Abneganti
in attesa che giunga il momento della mia Scelta, ne sono sempre
più convinto.
Questa
è
l’unica occasione che mi si presenta per fuggire
dalla Fazione, da mio
padre.
Eccolo;
è lì, accanto agli altri Capi, in attesa
che Max cominci con il discorso.
-
Benvenuti alla cerimonia della Scelta -,
esordisce, - Oggi sceglierete la vostra Fazione. Fino a questo momento
avete
seguito il percorso indicato dai vostri genitori, avete seguito le loro
regole.
Oggi troverete la vostra strada, creerete le vostre regole. –
Sono
certo che mio padre stia stringendo le
labbra con disprezzo sentendo questo discorso così
tipicamente Intrepido. Dal
canto mio, non ho nulla contro di loro né contro i loro
ideali.
Mentre
Max comincia a elencare le varie Fazioni e
i loro principi base, ripenso a tutte le volte in cui ho mentito sulle
violenze
di mio padre, a tutte quelle bugie che ho detto per proteggere i
segreti di
Marcus.
I
Candidi non sarebbero il posto giusto per me.
Dire la verità sempre e comunque implicherebbe parlare di
cose per cui non sono
ancora pronto, per cui forse non lo sarò mai.
I
Pacifici potrebbero essere un’alternativa
valida, penso. Sono gentili e vivono con serenità, ma dentro
di me so di essere
un’anima spezzata. Ho bisogno di tempo per guarire le mie
ferite e non credo
che quello sia il posto che mi renderà capace di riuscire a
portare a termine
questo difficile percorso.
Gli
Eruditi li escludo a priori. Lì mi sentirei
soffocato dalla loro ossessiva ricerca di conferme, dalla logica, e io
non
voglio lasciare una prigione per trovarmi in un’altra.
Rimangono
solo loro, gli Intrepidi, e so che tra
loro sarei libero di essere davvero ciò che voglio. Potrei
essere me stesso,
ricominciare una nuova vita lontano da tutti coloro che mi conoscono
semplicemente come il figlio di Marcus Eaton.
-
Eaton, Tobias. –
Non
mi sento nervoso mentre cammino verso le
coppe, anche se non sono ancora sicuro della mia scelta.
Max
mi passa il pugnale e lo soppeso leggermente
mentre stringo la mano intorno al manico.
Osservo
le ciotole, una per Fazione.
La
verità è che con la mia Scelta voglio fare il
più possibile male a mio padre. Voglio farlo soffrire,
vergognare. E c’è solo
una Fazione che può aiutarmi in questo.
Affondo
il coltello con un po’ troppo vigore e
quando la fitta di dolore mi assale mi sforzo di non permettere alle
lacrime di
lasciare i miei occhi.
Sento
il rumore delle gocce che sfrigolano sui
carboni ardenti e poi, quasi ovattato, giunge il boato
d’approvazione degli
Intrepidi.
Incrociò
lo sguardo di mio padre, sotto shock, e
sorrido compiaciuto.
Adesso
sono libero.
Prendo
posto accanto all’unico Erudito che ha
scelto gli Intrepidi, mi sembra si chiami Eric, che mi lancia
un’occhiata
penetrante e non sembra particolarmente impressionato da me.
Effettivamente
sono alto e gracile, nulla di eccezionale paragonato al suo fisico
decisamente
più possente e piazzato.
Cerco
di fermare l’emorragia al palmo strappando
un lembo di tessuto dalla mia giacca da Abnegante. Poi riporto gli
occhi sulla
Scelta proprio mentre un’Intrepida prende il coltello dalle
mani di Max.
Ha
lunghi capelli corvini che le ricadono in
morbide onde fino a metà schiena. S’intravede un
tatuaggio a forma di triscele
sulla spalla lasciata nuda dalla canotta nera.
Non
esita neanche per un secondo e il suo sangue
si unisce al mio sui carboni.
Torna
al suo posto, accolta dalle pacche
amichevoli di un ragazzo dalla carnagione scura e una ragazza dai corti
capelli
biondi.
Li
guardo ridere e scherzare e mi domando se
anche io, un giorno, sarò spontaneo e allegro come loro, se
avrò mai degli
amici.
La
cerimonia si conclude poco dopo e vengo
letteralmente trasportato via dalla marea d’Intrepidi che si
riversa verso
l’uscita. Corro insieme a loro, arrampicandomi e raggiungendo
i binari del
treno.
-
Niente male, per essere un Rigido – dice una
voce femminile.
Mi
volto a guardarla, trovandomi davanti la
ragazza che ho notato poco prima. Scopro che i suoi occhi sono blu, di
una
tonalità leggermente più accesa e vivace della
mia. Non so bene come
risponderle, indeciso se prenderla o meno come una provocazione, ma
quando la
vedo sorridere capisco che il suo voleva essere solo un complimento.
Le
rivolgo un piccolo cenno del capo, in segno di
ringraziamento, proprio mentre il treno avanza sulle rotaie.
Salto
nel primo vagone che trovo, sorprendendomi
nel non vedere gli altri iniziati. Intorno a me ci sono solo Intrepidi
fatti e
finiti.
Uno
di loro, non credo possa avere più di un anno
in più di me, mi osserva con divertita curiosità.
Mi
sembra di averlo già visto da qualche parte,
ma non riesco a ricordare dove, però i suoi tratti marcati e
tremendamente
familiari mi dicono che dovrei proprio ricordarmi di lui. Non
è un Abnegante,
sono il primo trasfazione degli ultimi dieci anni, eppure la
consapevolezza di
trovarmi davanti a qualcuno di famoso mi assale.
-
Un Rigido, eh? Bella prova, ma il vagone degli
iniziati è quello dopo – dice, poi mi porge una
mano, - Sono Richard. –
Ed
è allora che ricollego tutto.
Richard
Kang, il figlio di Jack Kang.
Anche
suo padre è un Capofazione e anche lui ha
deciso di andarsene … proprio come me.
Accanto
a lui ci sono Tori e un ragazzo un po’
più giovane di lei, dalla pelle scura, che sorride
amichevolmente.
-
Amar … e tu sei? –
Non
voglio che tutti sappiano di chi sono figlio.
Sono lì per costruirmi una nuova vita, per cominciare da
capo, non per essere
additato nuovamente solo come il figlio di Marcus Eaton.
-
Non sono affari tuoi – ribatto, sperando di
essere riuscito a emulare il tono degli Intrepidi.
Deve
essere così perché vedo Richard ridacchiare
silenziosamente.
-
Bel caratterino, Rigido. –
Poi,
d’un tratto, sento il treno che fischia.
-
Bisogna prepararsi – annuncia Tori e capisco
che è arrivato il momento di saltare di nuovo.
Richard
e Amar si fanno da parte, permettendomi
di affacciarmi dalla porta dello scompartimento.
Vedo
il tetto e cerco di calcolare lo slancio da
prendere. Una lieve rincorsa e salto, ritrovandomi a rotolarmi sul
cemento.
Una
fitta mi assale all’altezza del gomito e del
ginocchio, annunciandomi che li ho battuti più forte di
quanto pensassi.
Accanto
a me l’iniziata interna atterra con
leggiadria, come se avesse imparato a saltare su e giù da
treni in corsa ancora
prima di cominciare a camminare.
Allunga
una mano verso di me, aiutandomi ad
alzarmi.
Poi,
senza aggiungere altro, raggiunge i suoi
amici nella prima fila.
Richard
è in piedi sul cornicione, gli occhi
scuri che osservano uno per uno i ragazzi davanti a lui.
-
Sono Richard, uno dei vostri Capofazione –, si
presenta, - L’ingresso per il quartier generale degli
Intrepidi è qui sotto.
Qualcuno deve andare per primo … chi comincia? –
È
l’interno dalla carnagione scura a farsi
avanti, incitato dalle grida della bionda e della ragazza dagli occhi
blu.
-
Forza, Zeke! –
Inciampa
leggermente, cadendo in avanti, seguito
dalle risate dei suoi amici. Sicuramente non era l’ingresso
trionfale che aveva
pianificato.
Lo
segue Eric, l’Erudito trasfazione, e poi si fa
avanti l’interna.
Salta
giù con disinvoltura e una certa eleganza.
È evidentemente nata per essere un’Intrepida, lo
si capisce dalla naturalezza
con cui fa cose che persino per i suoi compagni risultano complicate.
Alla
fine arriva il mio turno e, mentre salgo sul
cornicione, Richard si china a sussurrarmi, ironico, - Se pensi di non
farcela
posso sempre spingerti giù. –
Lo
ignoro, chiudo gli occhi, e mi lancio.
Stringo
le labbra per impedirmi di lasciarmi
sfuggire il più piccolo gemito o forse perché so
che se cominciassi a urlare
non la smetterei più.
Rimbalzo
su una rete, sentendo il fiato mozzarsi
nei polmoni.
Una
mano dalle nocche scorticate si allunga verso
di me. L’afferro senza pensarci e mi trovo davanti gli occhi
scuri di Max che
mi fissano con un barlume di rispetto.
-
Quindi sei arrivato fin qui, Rigido, bel
lavoro. –
Annuisco
appena. Preferisco non parlare finchè
non sarò assolutamente sicuro che la mia voce suoni
tranquilla e pacata.
Raggiungo
gli altri iniziati, che vengono fatti
disporre su due file, e aspetto in silenzio che Amar prenda la parola.
-
Quest’anno l’addestramento avrà una fase
iniziale diversa da quelli precedenti. Prima della cena ognuno di voi
verrà
sottoposto a una simulazione nella quale verrete chiamati ad affrontare
le
vostre paure. Al termine di questa, interni e trasfazione verranno
divisi in
due gruppi; gli interni vanno con Lauren, i trasfazione con me
– conclude.
Richard,
appoggiato alla parete con le braccia
incrociate al petto, si schiarisce leggermente la gola come se volesse
ricordare ad Amar qualcosa.
-
Ah, già. Richard, in qualità di nostro
Capofazione più giovane, supervisionerà i vostri
allenamenti. –
-
Quello che Amar sta cercando di dirvi è che
farete meglio ad impegnarvi seriamente; sono uno di quelli che cambia
idea
molto raramente sul conto delle persone – chiarisce,
accompagnando il tutto con
un piccolo sorriso sghembo che più che rassicurante sembra
inquietante.
Mi
ritrovo ad annuire quasi senza accorgermene e
con la coda dell’occhio noto che Eric e il gruppetto
d’interni sta facendo
altrettanto.
-
Bene, chi comincia? – domanda allegramente
Amar, sfregandosi le mani.
È
Eric a farsi avanti, dando voce alla sua
curiosità da Erudito, - Come funziona esattamente la
simulazione? –
-
Il principio di base è lo stesso di quella del
test, ma il siero è calibrato in modo da accedere alle paure
di ognuno di voi. –
-
Basta con le spiegazioni, Amar -, interviene
Richard, - Se è davvero così curioso lascia che
vada per primo. –
-
Ma … - comincia Eric, attirando su di sé gli
occhi scuri come tizzoni ardenti del Capofazione.
-
Ma? –
-
Niente. Comincio io. –
L’espressione
sul volto di Richard ha un guizzo
che la porta da strafottente a compiaciuta. Credo che Eric gli piaccia,
probabilmente rivede parte di sé in lui.
Amar
inietta il liquido nel collo di Eric e lo
conduce a una poltroncina, per poi cominciare a sistemare pazientemente
gli
elettrodi. Quando ha finito, Eric ha chiuso gli
occhi ed è scivolato nella simulazione.
Lo
osservo con curiosità.
Non
muove un muscolo e ciò mi porta a chiedermi
se la simulazione stia funzionando o meno, perché non ha
affatto l’aria di chi
sta affrontando le sue paure. Sembra rilassato, come se stesse
semplicemente
schiacciando un pisolino.
Il
bip del monitor davanti a Richard, tuttavia,
attira la mia attenzione. I battiti del suo cuore accelerano e
diminuiscono per
dodici volte, ognuna delle quali è accompagnata da un bip,
poi Eric riapre gli
occhi.
Questa
volta anche Amar e il resto degli iniziati
lo guardano con rispetto.
Sarà
un avversario difficile da battere,
realizzo.
-
Dodici paure. È nella media, ma mi piace il tuo
sangue freddo – approva Richard, per poi fare un cenno verso
l’iniziata interna
che ha attirato la mia attenzione fin dall’inizio.
-
Katherine, vieni tu. –
Sembrano
conoscersi a giudicare dal sorriso
amichevole che scambia con Amar e Richard, poi si siede con grazia
sulla
poltrona e arriccia appena il labbro quando l’ago le buca la
pelle.
Conficca
le dita nei braccioli della poltrona
intorno al quarto bip, ma oltre a questo non da altri segnali
d’agitazione. Il
suo cuore reagisce grosso modo come quello di Eric. Altri due bip ed
è fuori
dalla simulazione.
Un
mormorio di sorpresa si leva tra di noi.
-
Sei paure. Però, sbaglio o ha eguagliato il tuo
record? – chiede Amar.
Non
capisco a chi si riferisce finchè Richard non
annuisce e batte una pacca sulla spalla di Katherine. Sorride
orgoglioso,
neanche fosse sua figlia.
-
Rigido, tocca a te – dice poi.
Cerco
di rilassarmi mentre l’ago entra sotto la
mia pelle. Il siero brucia un po’; non è
esattamente doloroso, direi piuttosto
fastidioso, ma è decisamente sopportabile.
È
un attimo e sono dentro la simulazione.
Altezza.
Claustrofobia.
Perdere
il controllo.
E
poi la peggiore … Marcus.
Riemergo
subito dopo quella, incrociando lo
sguardo di Amar e Richard.
Ho
paura di leggere la compassione nei loro
occhi, quel genere d’espressione che si riserva ai cuccioli
troppo a lungo
maltrattati, ma non è così. O meglio, in quelli
di Amar ce ne è appena un
pizzico, ma negli occhi di Richard c’è lo sguardo
di chi ha improvvisamente
cambiato idea su di una persona. Mi guarda come un generale farebbe con un cadetto che ha appena
dimostrato la sua
forza interiore. C’è rispetto nei suoi occhi.
Probabilmente
non è solo Eric a piacergli.
-
Credo che dovremo trovarti un nuovo nome. Qualcosa
di più duro di Rigido – rompe il silenzio poco
dopo.
-
Quattro – dice d’un tratto Amar.
Quattro
… come le mie paure.
Annuisco.
– Mi piace. –
Ci
incamminiamo verso la zona centrale del
quartier generale, dove veniamo separati dagli interni e condotti verso
la
mensa. È una specie di stanza scavata nella roccia, sembra
quasi una caverna, e
ci sono già alcuni membri effettivi seduti al tavolo.
Indeciso
su dove prendere posto, individuo Katherine
seduta insieme a Richard e a un paio di Intrepidi effettivi, tutti al
di sotto
dei vent’anni. Anche Eric è lì, seduto
accanto al Capofazione, e chiacchierano
di non so cosa.
La
mia prima impressione è giusta: quei due vanno
d’accordo.
Poi
Richard mi vede e alza un braccio per
attirare la mia attenzione.
-
Ehy, Quattro, siediti con noi. –
Afferro
il mio vassoio e li raggiungo.
Katherine
alza gli occhi blu, puntandoli su di
me, e sorride amichevolmente. Scivola lungo la panca per farmi un
po’ di spazio
vicino a lei.
-
Complimenti per la tua simulazione. È un record
tra di noi – dice.
Eric
non sembra altrettanto impressionato, né a
dirla tutta contento che l’attenzione si catalizzi su di me.
-
Grazie. Anche tu te la sei cavata molto bene –
ribatto, osservando il cibo nel piatto. Sono strani dischi di carne.
-
Mai visto un hamburger, Rigido? – chiede all’ora
Eric, beffardo.
Scuoto
la testa.
-
È carne di manzo; se ci metti sopra questa sono
ancora più buoni – mi spiega allora Katherine,
porgendomi una bottiglia di
salsa.
Me
ne servo un paio, seguendo il suo consiglio, e
li assaporo lentamente. Sono buoni ed è vero: la salsa li
rende ancora più
gustosi.
Noto
che Eric sembra ancora più cupo di prima.
Non riesco a capire il motivo, ma per Richard e Amar deve essere chiaro
perché sembrano
alquanto divertiti.
Mentre
mangiamo vedo che Tori si avvicina al
nostro tavolo. Mi rivolge un tiepido sorriso, ma è
decisamente amichevole. –
Quindi ce l’hai fatta – dice.
-
Già, è il nostro nuovo record man –
conferma Amar.
Sembra proprio soddisfatto di essere l’istruttore
dell’iniziato che detiene il
nuovo record.
Tori
si acciglia, sorpresa. – Quante paure? –
-
Quattro. –
Si
lascia scappare un fischio sommesso. – Beh,
complimenti. –
Se
ne va, lasciando il posto a una ragazza dalla
carnagione caffèlatte, i capelli corvini e gli occhi verdi.
La nuova arrivata
sfoggia un anellino all’angolo sinistro del labbro inferiore
e un tatuaggio
sulla clavicola; non riesco
a capire
bene di cosa si tratti perché la mia educazione Abnegante mi
impone di non
osservare per troppo tempo certe zone del corpo femminile. Mi concentro
allora
sul suo viso e noto che ha gli stessi tratti di Amar. Nel complesso
è
decisamente carina.
Rivolge
un piccolo sorriso ad Amar e poi scivola
in braccio a Richard, cingendogli il collo con le braccia e lasciandosi
coinvolgere in un lungo bacio mozzafiato.
Distolgo
lo sguardo, imbarazzato.
Nella
mia vecchia Fazione nessuno si lasciava
andare a gesti affettuosi o di natura sessuale come quello.
Però sembra che sia
solo un mio problema, perché nessun altro fa caso alla cosa
… tranne Amar.
Capisco
il motivo del suo fastidio poco dopo,
quando si schiarisce la gola e dice: - Solo perché vi ho
dato il permesso non significa che
mi stia bene
vedervi appiccicati come due cozze. –
La
ragazza si stacca leggermente, facendogli il
verso: - Il permesso, Amar, sul
serio? Sei mio fratello, non mio padre. –
Tuttavia
scende giù dalle gambe del Capofazione e
gli ruba un paio di patate fritte dal piatto.
Richard
allora le punzecchia un fianco, facendola
ridacchiare.
Non
sono più sotto i riflettori e la cosa mi fa
decisamente piacere.
Continuo
a mangiare in silenzio e ascolto la
conversazione in corso tra Eric e Katherine. Le sta chiedendo qualche
informazione sul quartier generale e la sua replica mi raggiunge le
orecchie
senza che possa fare nulla per evitarlo.
-
Se vuoi, posso farti fare un giro, così ti fai
un’idea del posto – gli dice.
Eric
accetta e si accordano per vedersi dopo
cena.
Una
strana e del tutto nuova sensazione di
disagio e fastidio mi assale. Sembra che le budella mi si stiano
attorcigliando
nello stomaco. Eric non mi piace, questo è ovvio, ma
perché mi da così fastidio
il fatto che parli con Katherine?
In
fin dei conti lei non la conosco neppure, non
ho motivo di essere geloso.
La
sensazione peggiora quando vedo l’ex Erudito
allontanarsi e sento l’iniziata interna bionda,
l’amica di Katherine, darle di
gomito e sussurrarle qualcosa all’orecchio.
La
replica di Katherine è chiara ed è
accompagnata da una scrollata di spalle. – Beh, è
carino. –
Carino.
Trova che Eric sia carino.
Cerco
mentalmente di compararlo a me. Siamo gli
opposti.
Finisco
le patate controvoglia, per poi
depositare il vassoio nel punto raccolta, ed esco dalla sala prima che
chiunque
abbia modo di trattenermi.
Mi
lascio cadere sulla mia brandina, neanche a
farlo apposta è accanto a quella di Eric, e chiudo gli occhi.
Domani
comincia la vera e propria iniziazione e
non voglio farmi trovare impreparato.
Mentre
scivolo nel sonno, un’immagine si para
nella mia mente: grandi occhi blu da cerbiatta.
Spazio
autrice:
Sì,
ho appena
finito di leggere Four. Non si capisce, eh? Comincio dicendo che questa
è la
mia prima storia nel fandom e che spero che non faccia troppo schifo;
se così
fosse non fatevi problemi a farmelo sapere. Non so quanti di voi
conoscano le
long di Fiamma Erin Gaunt, ma in questa troverete alcuni personaggi che
sono
presenti lì (fondamentalmente Richard e Alys)
perché la mia “sorellina di
fandom” mi ha gentilmente concesso di prenderli in prestito.
Spero che la
storia vi piaccia e che decidiate di lasciarmi una recensioncina per
farmi
sapere che ne pensate (critiche e/o suggerimenti costruttivi sono
sempre ben
accetti). Alla prossima.
Baci,
Eris