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Autore: Charlotte Doyle    12/08/2003    1 recensioni
Non hai mai sentito dire che la bellezza delle cose ama nascondersi? Cinque Grifondoro (Harry, Ron, Hermione, Neville e Ginny), e un mistero sulle macchinazioni di certi Serpeverde... (Ora Completa)
Genere: Romantico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Neville Paciock, Ron Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Attenzione! Questa fanfiction è stata scritta prima dell'uscita di Harry Potter e l'Ordine della Fenice, dunque non troverete Luna, la Umbridge o Tonks. Sirius è ancora vivo ecc. ecc.
Ho deciso di non lasciarla incompiuta qui su EFP, e quindi eccomi qui a pubblicarla. Cosa è cambiato? Ho eliminato gli stacchetti con protagonisti i Serpeverde, che comunque potete ancora leggere nella versione originale. Grazie, ChaDo.

Prologo


[Dove Charlotte Doyle comincia una storia…]



È una serata fresca di quasi-estate, qui, nella Sala Comune di Serpeverde.

Nonostante non sia un giorno come un altro, tutti sembrano presi come sempre dalle loro occupazioni quotidiane: c’è chi finisce i compiti, sì, ma anche chi gioca a carte e a scacchi, chi fa riunioni di Alta Portineria e chi non fa assolutamente niente.

Io, per quanto mi riguarda, sono tutta presa a scrivere nel mio bellissimo quaderno nuovo, e appena avrò finito mi butterò nella lettura della mia ultima gemma, un altro di quegli allegri mattoncini per cui vengo tanto criticata. Non vedo l’ora.

Finisco di scrivere nel quaderno, poi leggo, e poi-

Mai parlare troppo presto.

Chissà perché, mi sento osservata. Mi guardò intorno. Sembra tutto normale, dunque torno a scrivere nel mio quaderno. Ho tante cose da fare, sapete.

Poi mi giunge una voce scocciata, una voce inconfondibile qui giù a Serpeverde, che non può essere altro quella di Franz Zabini, una mia allegra compagna di classe a cui ogni tanto prendono crisi isteriche. Ogni tanto è dir poco, ma i motivi principali sono tre: la noia, la fame, e Nathan Doyle.

Nathan Doyle è mio cugino, ed è pazzamente innamorato di Franz, ma purtroppo per lui lei lo odia. Neanche Fuu Marie riuscirà a modificare ciò. Franz è assolutamente irremovibile.

E adesso, tra l’altro, sta avendo un’altra delle sue crisi isteriche.

- Ah, che brutto! Che noia! Facciamo qualcosa!

- Potresti disegnare — dice calma Dorothy Jane, alzando gli occhi dai suoi esercizi di matematica. Dorothy Jane è una ragazza fissata con le materie scientifiche babbane.

- Potresti buttarti a fiume — fa, assumendo lo stesso tono di Dorothy Jane, Sorensen McBarris, un tipo alquanto scemo. La risposta a questa uscita arriva presto e arriva da Ray Grossman, che è un altro mio compagno che in stazza potrebbe far concorrenza agli scagnozzi di Malfoy.

- Macchè! Qua di fiumi non ce n’è!

Sorrido. I miei compagni stasera stanno proprio fuori. Quasi più delle altre sere. In fondo, stasera non è una giornata normale.

Sento da un’altra parte le lamentele di Queenie verso Blaise Zabini, il fratello di Franz.

- Insomma, Blaise, non capisci? Io ci sto male, se lo vedo con un’altra…

Blaise è un tipo che fa le cose molto semplici, e soprattutto, molto divertenti. Dà ai nervi, certe volte.

- Queenie, ricorda che non ti ha mica sposato… non state neanche insieme!

Ma i problemi sentimentali di Queenie non mi interessano. Meglio leggere.

Mentre penso questo, però, giunge Fuu Marie Black, in preda all’esasperazione, e mi toglie il libro di mano. Sto per esclamare qualcosa, in un misto tra sorpresa e disappunto, ma lei è più veloce di me.

- Charley, toglimi dalle scatole tuo cugino… digli che ha speranze con Francine Zabini!

Sospiro.

- Ma che speranze, se lei non fa altro che chiamarlo “piattola”…

- Ti prego, non ce la faccio più!

- E che ti faccio?

Nathan si fionda addosso a noi.

- Cuginetta…

- Niente da fare! — esclamo — Fuu, ridammi il mio libro, non voglio essere interrotta stasera!

Ma Fuu Marie non accenna a volermi restituire il mio amato mattoncino.

- Fuu!

- Dai, Charley, fai qualcosa…

- Non posso fare niente! Voglio leggere in santa pace!

Cerco di afferrare il volume dalle mani della mia amica, ma come al solito sono troppo bassa. Sigh. Ma non dispero, devo riuscire… voglio sapere come va a finire il quindicesimo capitolo!

Quando però finalmente riesco a riprendere il mio libro, noto che un gruppetto di persone si è radunato intorno a me.

- Be’, che avete da guardare? — faccio, riaprendo la pagina dove avevo lasciato il segno con fare teatrale.

Tutti mi stanno fissando, a partire da Fuu Marie e Nathan, facendo tutto il giro, con Francine, Sorensen, Ray e Dorothy Jane, Queenie e Blaise.

- Charley… - inizia Francine — sai che non abbiamo niente da fare stasera?

- E allora?

- Sai — dice Fuu — mi era parso di capire che avevi finito di scrivere una certa storia…

Intuendo le loro intenzioni, mi alzo indignata.

- Non se ne parla nemmeno! Ma che vi è saltato in testa?

- Ti prego, Charl… questa non è una serata come le altre… sai che-

- Ma la storia è mia e non ho intenzione di-

- Che scrivi a fare una storia se poi non ce la leggi? — dice Francine.

Giustamente.

- Ehm… e perché proprio a voi? — mi sto arrampicando sugli specchi.

- Perché noi siamo noi!

- Perché stasera?

- Perché non è una serata come le altre!

Non ho più argomentazioni a mio favore. Mi tocca leggere.

Gli altri lo capiscono e prendono posto in cerchio intorno a me.

- Allora? — fa Queenie.

- Di che parla questa storia? — chiede Blaise.

- Eh, sarà un’altra delle sue… - dice Ray, facendo il saputo.

- Be’ — inizio — questa è una storia vera…

- Non dirmi, la storia della tua vita!

- Per carità… - rispondo.

- Allora?

- è la storia di cinque Grifondoro a noi contemporanei…

- E ti pareva che non andava a impicciarsi… - fa Ray.

- Nah, non dirmi che c’è Potter! — esclama Soren.

- Ehm, effettivamente sì… ma la centralità della storia è basato su un altro fatto… anzi, due fatti, a dir la verità… Omero introdurrebbe questa storia più o meno così:

Cantami oh Hogwarts degli amici di Potter

La lite funesta, che tanti equivoci portò

Nella nobile Casa di Grifondoro…

- Quel “nobile” non mi piace molto, Charlotte… per chi parteggi? — mi chiede Blaise.

- Be’, è preso dal loro punto di vista, quindi…

- Non importa! — sentenzia Fuu Marie — basta che ci leggi tutto!

- Così sia… - rispondo, sconsolata.

Che razza di serata, dico. Che razza di serata.



[/Dove Charlotte Doyle comincia una storia…]



Fine Prologo





Capitolo 1


[Dove Neville fa una scoperta per i corridoi di Hogwarts]



Non avevo proprio speranze.

Lei se n’era andata, infastidita dal comportamento di Ron più che da altro. La solita lite.

Una sfuriata iniziale, due o tre giorni di silenzio, poi lui si tradisce con qualche sciocchezza — sapete, quella roba per cui le ragazze impazziscono: un sorriso, un saluto, una parola qualsiasi — e lei giù a profondersi in scuse, tra l’altro quando lei non ha nessuna colpa.

Era così da almeno tre anni, e sarebbe continuata ancora. Ma era colpa di lui, dico, davvero, e soprattutto questa volta ne aveva dette di tutti colori. Lo sapevano tutti. “Non crederti mia amica solo perché lo sei di Harry”. Più o meno.

Cavolo.

Era un bastardo.

Non capiva che Hermione ci soffriva veramente? Oh be’. In quel momento, a dir la verità, già non ricordavo più a che ora mi avrebbe aiutato in Pozioni. Non era un gran problema, alla fine, bastava chiederglielo di nuovo.

Ma per me era umiliante.

Non più del solito, questo no, ma umiliante era umiliante, e questo bastava.

A che mi sarebbe servito, quel ripasso di Pozioni, poi, non lo so. Ero una catastrofe sempre e comunque, e se anche fossi riuscito a fare qualcosina di più per una volta, Piton avrebbe fatto di tutto per abbassarmi il voto per qualche altro motivo.

“A continuare così verrai bocciato” mi diceva la nonna durante l’estate, e non poco irata.

Io non sapevo che rispondere. In effetti, non c’era niente da dire.

Insomma, mi si poteva compatire, commiserare, volendo. Si poteva aver compassione di me. Gli insegnanti, per esempio, lo facevano. Anche Piton, forse sotto costrizione della McGranitt, arrivava a darmi quasi la sufficienza. D, addirittura D+… alla fin fine, non mi potevo lamentare.

Se ero scarso nella magia, sia teorica che pratica, non potevo farci niente.

Se non riuscivo ad avere alcuna relazione sociale o antisociale, pazienza. Non ho mai creduto di essere fortunato, nella vita.

Un colpetto alla spalla.

Ron Weasley. Nuovo portiere della squadra di Quidditch, miglior amico di Harry Potter, l’unica persona per cui Hermione si sarebbe gettata dalla torre di Grifondoro. Okay, forse sono melodrammatico, ma dire che lei avrebbe smesso di studiare per lui era veramente surrealismo. Per questo, lasciamo la definizione del gettarsi dalla torre.

- Uh? - borbottai; - che c’è?

- Sei più pallido di Malfoy- disse; - stai male?

Si stava preoccupando per me?

- No, no, sto bene - dissi, alzandomi. Nel farlo, sbattei contro il tavolo e feci cadere un bicchiere in bilico a terra, il quale si ruppe in non so quanti pezzi. Ron sospirò. I suoi pensieri dovevano essere più o meno come “il caro vecchio Neville”.

- Dico - riprese - non sarai mica preoccupato per quello che la Cooman ha detto ieri - sembrava nervoso - dice sempre un sacco di frottole…

Non è che sembrava nervoso. Era nervoso.

Come se parlare con me gli provocasse qualche problema, oppure parlare di quel dato argomento, ma ciò era piuttosto improbabile — lui ci rideva di quello che diceva l’insegnante di Divinazione.

Attendeva una risposta, a quanto pareva. Scossi la testa deciso.

Quella mattina erano tutti strani. Harry se ne andava vicino a Dean, Hermione momenti si addormentava sulla colazione, Ron che parlava seriamente con me della Cooman.

Doveva esser successo qualcosa.

Ma non ci tenevo a saperlo. Avrebbe certamente portato altri guai.

Qualsiasi cosa nel cui fossi immischiato, andava sempre e comunque a scatafascio, quindi tanto valeva tenersi fuori da qualsiasi tipo di fatto o problema, in modo almeno di non creare ulteriore confusione.

Decisi dunque di avviarmi verso l’aula di Trasfigurazione. Era presto, e lo sapevo, in quel modo avevo anche il tempo per perdermi, in caso.

Sì, attualmente so che avrei fatto meglio ad aspettare Ron e andare a Trasfigurazione con lui, ma in quel momento mi ero innervosito e non ero proprio in vena di farmi una passeggiata con Ron Weasley.

Tra l’altro, mi era anche ritornato un lieve mal di testa che mi perseguitava da qualche giorno, più o meno da quando Malfoy mi aveva schiantato in fondo all’aula durante l’ora di Pozioni.

Il professor Piton, ovviamente, non aveva fatto niente, anzi poco mancava che togliesse una ventina di punti a Grifondoro, come sempre senza una ragione precisa. Per una volta, però, si era trattenuto.

Una volta mi ero chiesto chi stilava l’orario delle lezioni di Hogwarts. La McGranitt, forse? Me lo chiedevo per due motivi, soprattutto: primo, perché era così complicato che non lo avrei mai imparato nel giro di un anno; secondo, perché Piton continuava ad avere le doppie lezioni con Serpeverde e Grifondoro insieme, quando lo facevano risultare così disgustoso.

Se lo faceva apposta, era proprio stupido.

Il mio mal di testa, comunque, non era così grave. Era una situazione normale per me non stare mai completamente bene. Non so come gli esperimenti dei miei zii per controllare se avessi capacità magiche da piccolo siano riusciti a non uccidermi, visto che bastava una botta per rompermi un braccio, o una gamba.

Questo significava correre dritti al San Mungo, cosa che odiavo fare con tutto il cuore, perché mi imponeva di trovarmi in un preciso stato d’animo, ritto, composto, non incline al pianto né a qualsiasi tipo di lamentela.

Soprattutto, non dovevo essere né triste né allegro. Ma allora, senza ridere né piangere, come volevano che mi comportassi?

Mia nonna, comunque, in qualche modo, mise fine a quella tragedia.

Sarebbe difficile, altrimenti, capire cosa ne rimarrebbe di me dopo quattro anni e mezzo in questa scuola, con Malfoy che mi maltratta ritenendosi superiore e con Harry che eroe o non eroe ne combina sempre una più del diavolo, per non parlare dei fratelli di Ron, poi.

A quel punto della mia riflessione, mi fermai, guardandomi per la prima volta intorno.

Ci eravamo di nuovo, mi ero perso.

Non ricordavo di aver mai attraversato un corridoio simile. Era strano, veramente strano.

Per prima cosa, la pareti erano ricoperte di dipinti, ma non uno di questi era un ritratto, così non potevo chiedere aiuto. Vi erano disegnati paesaggi dall’aspetto decisamente oscuro, luci e colori alla rinfusa, e soprattutto degli schemi molto simili a quelli di Quidditch della squadra di Grifondoro, ma sicuramente non lì per lo stesso motivo.

Sembravano indicare dei movimenti, delle posizioni da assumere. Che fosse uno di quei corridoi con trappole e trabocchetti? Feci qualche altro passo con cautela. Non sapevo neanche a che piano mi trovassi. Di finestre, tra l’altro, neanche l’ombra, solo qualche feritoia in alto, e ciò non significava assolutamente niente per me, poiché Hogwarts non era un castello come tutti gli altri.

Inoltre, le pareti sembravano fatte di carta. Forse lo erano davvero, poiché ad un certo punto sentii una voce da oltre il muro. Una voce molto, molto famigliare, inconfondibile per le mie orecchie. Una voce melliflua e strascicata, se vogliamo dirlo alla Rowling.

- Cazzo, Willoughby! - sibilò Malfoy - così non va affatto bene, non va bene proprio!

Non credo di averlo mai sentito così arrabbiato, ma era certo lui, non c’era neanche da chiederselo.

L’altra voce ribatté altrettanto inviperita subito poco dopo.

- E chi ti dice che non va bene, eh?

Era una voce maschile, profonda, che in qualche modo mi rimase impressa nella mente.

- Lo dico io - rispose Malfoy, con la solita presunzione, completamente serio; - se andiamo avanti di questo passo, non combineremo mai niente!

Per la prima volta, da quando avevo capito che non ero solo in quel corridoio, mi chiesi cosa mai stessero facendo Malfoy e compagno in quel posto dimenticato da chiunque. A quanto pareva, non c’era alcuna aula nel raggio di metri.

Malfoy continuò a blaterare. - Ci vuole qualcosa di meno banale, meno prevedibile - disse, e detto questo doveva aver sbattuto qualcosa a terra, perché si sentì un tonfo. Poi, cambiando lievemente la voce, aggiunse: - e soprattutto, dev’essere più cattivo… o meglio, più crudele.

L’altra voce sembrava interdetta. - Più cattivo? Crudele? Ma non lo è già abbastanza, per essere quello che è?

Un terribile sospetto cominciava a salirmi alla mente. Poteva essere che Malfoy stesse effettivamente preparando qualcosa per noi, o più precisamente per Harry, per fargliela pagare dell’ultima sconfitta di Serpeverde contro Grifondoro?

In fondo, tra qualche settimana si sarebbe tenuta la finale di Quidditch. Grifondoro vs. Corvonero. E la vittoria, secondo alcuni dei miei compagni, non era poi così certa, una volta notato l’atteggiamento che Harry manteneva con la cercatrice sua avversaria, la ex di Cedric Diggory, pace all’anima sua (per Cedric Diggory, non per la cercatrice).

Le parole che ero riuscito a cogliere poi, mentre già tremavo per il timore di un possibile diabolico piano contro di noi, non facevano che confermare la mia versione dei fatti. Udii più volte vocaboli come “vendetta” e “complotto”.

Lentamente, cercai di allontanarmi il più possibile da quella stanza, fino a svoltare l’angolo e trovarmi in un altro corridoio. Quindi, mi misi a correre. Avrei dovuto dirlo a qualcuno, ed in fretta, prima che il fatto mi passasse di mente. E chi non mi ritrovai davanti, tornato in un corridoio principale, se non Ron Weasley, l’ultima persona a cui avrei confidato i miei timori di quei tempi? Ma non vedevo altra soluzione, era troppo impaziente di parlare.

- Neville - fece Ron - che ti è successo? Hai corso?

Non tentai neanche di rispondere. Solo mi accucciai a terra cercando di riprendere fiato.

Poi mi rialzai e raccontai ciò che avevo sentito, mentre raggiungevamo l’aula di Trasfigurazione.





[/Dove Neville fa una scoperta per i corridoi di Hogwarts]

Fine Capitolo 1
  
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