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Autore: nextoboo    28/01/2015    0 recensioni
«Ti odio, Dio se ti odio. Ti odio perché non sono riuscito a fare a meno di te, Kurt»
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Blaine Anderson, ad un anno dalla fine del suo liceo, non si sarebbe mai aspettato di lavorare in un bar. Certo, suonava e questo era grandioso ma, andiamo, un bar?
Il ragazzo si aspettava di andare a New York, Londra, Parigi. Magari sì, incontrare presto qualche produttore discografico e lavorare già al suo album di debutto perché lui sapeva che se ci fosse stata una cosa al quale si sentiva un po’ più degli altri era cantare.
Ed invece eccolo lì, ancora nella sua città e ancora fin troppo vicino a casa sua.
Ma doveva accontentarsi. Blaine Anderson non si scoraggiava facilmente ed ogni sera, quando si sedeva vicino al suo adorato piano in quello schifo di bar, pensava che sarebbe entrato un qualcuno di importante e che l’avrebbe portato via.
 
Tutti i suoi amici del Glee Club erano andati via di lì. E quando diceva tutti, intendeva proprio tutti.
Infatti, otto mesi fa si era trovato all’aereoporto a salutare Rachel, Santana, Finn e Kurt.
Blaine non se lo aspettava per nulla. Pensava che Kurt l’avrebbe aspettato, avrebbe aspettato quando Blaine sarebbe stato pronto ma Blaine non lo era. Lì aveva un lavoro e non poteva semplicemente licenziarsi e andare a New York senza un soldo e vivere come un peso sulle spalle dei suoi amici, proprio no. Non era quel tipo di persona.
Era rimasto deluso dal fatto che fosse andato via anche lui. Blaine glielo fatto capire, però. Ricordava bene la discussione avuta il giorno prima della partenza.
 
Kurt era lì che preparava le sue valige, triste ma allo stesso tempo voglioso di esplorare New York e quella che sarebbe stata la sua nuova vita. E Blaine era lì, triste ma che cercava di sorridere, per Kurt. Tutto quello che faceva era per Kurt.
«Che fai lì impalato? Aiutami» Kurt stava cominciando ad andare fuori di testa, non poteva permettersi di dimenticare qualcosa e Blaine c’era rimasto un po’ male da quel suo modo di fare perché insomma, doveva cercare di mettersi anche nei suoi panni, era qualcosa di simile al depresso in quel momento. Ormai le sue giornate giravano intorno ai suoi pochi amici e a Kurt, specialmente a lui.
E Blaine si era messo ad aiutarlo, cercava di tutto e lo metteva nelle valige ma nel frattempo pensava che l’indomani si sarebbe trovato da solo.
«Mi dispiace, è che non posso pensare che domani tu sarai a chilometri da me» glielo disse, con la testa abbassata e poteva sentire il sospiro di Kurt perché glielo aveva detto mille volte.
Si sedette sul bordo del letto e battè la mano sul piumone, vicino a lui. Blaine si sedette e lo guardò, pensando a quando l’avrebbe fatto di nuovo.
«Lo sai che puoi venire quando vuoi e che c’è Skype e-» e davvero, il moro non voleva arrabbiarsi ma Kurt faceva finta di non capire o non voleva capire perché avevano affrontato questa conversazione tante volte ed ogni volta diceva ‘’c’è Skype, non cambierà nulla’’.
«Non mi importa un cazzo di Skype, Kurt. Non capisci?» Blaine non voleva davvero alzarsi e urlare contro di lui, come se fosse colpa di Kurt se lui non poteva andare ma ci era rimasto davvero, davvero male che il suo ragazzo non l’avesse aspettato e sì, si sentiva un egoista ma non poteva semplicemente far finta che andasse tutto bene perché Blaine sentiva che ci sarebbero stati dei problemi.
 
«Mi stai chiedendo di rimanere ancorato qui?» e Blaine si scusò mentalmente mille volte con Kurt.
«Lo sai che non lo farei mai, ma non so come tu faccia ad essere così tranquillo, cazzo!»tutti e due urlavano e il moro aveva le lacrime agli occhi, non voleva perderlo.
«E’ più importante quello che farò del mio futuro, Blaine» lo disse con così tanta calma che Blaine, per qualche motivo, andò su tutte le furie ma non urlò. A passo veloce prese la sua giacca e uscì dalla camera di Kurt, sbattendo la porta alle sue spalle e corse letteralmente via.
Blaine tornò a casa con gli occhi gonfi e pieni di lacrime.
Kurt glielo aveva detto. Lui non era così importante quanto l’altro lo era per lui e lo sapeva, lo aveva sempre saputo e non poteva farci nulla. Doveva solo provare ad essere felice per l’altro e non sa per quale ragione sorrise tra le lacrime, era impotente.
 
Il giorno dopo del litigio Blaine ci era andato all’aereoporto, Kurt era ancora il suo ragazzo e lo amava più di ogni altra cosa e voleva baciarlo davvero tanto.
Arrivato lì, vide un piccolo gruppo e corse verso di loro, facendosi spazio e buttandosi tra le braccia dell’altro.
«Blaine» sentì le braccia di Kurt avvolgerlo e il moro nascose la testa nella spalla di Kurt e, anche se a casa si era promesso di non piangere, pianse sulla spalla dell’altro.
Kurt gli accarezzò la schiena e lo abbraccio, sospirando. Prese le sue mani e lo portò dietro ad una colonna lì vicino, così da avere più intimità.
«Blaine» ripeté ancora ma era impegnato a singhiozzare. Alzò la testa ed incontrò gli occhi di Kurt, che vide pieni di lacrime. Kurt intrecciò le loro mani e si spalmò sulla colonna e Blaine, dopo essersi asciugato le lacrime, prese il suo viso con entrambe le mani e lo baciò. Non era un bacio sporco ma fatto d’amore, poteva sentire le lacrime di Kurt bagnare il viso di entrambi. Si staccò da lui e cercò con tutte le sue forze di sorridere.
«Te lo giuro, continuerà tutto questo» disse Kurt, appoggiando la sua fronte su quella di Blaine e quest’ultimo in quel momento ci credette per davvero, voleva.
Si sentì la voce meccanica dall’interfono che diceva ai passeggeri con destinazione New York che dovevano imbarcarsi.
«Ti amo, Kurt. Ti amo, ti amo così tanto» e Kurt sorrise, con gli occhi lucidi e gli diede un bacio. Blaine lo guardò qualche secondo e gli diede tanti piccoli baci a stampo che sapeva facessero ridere l’altro.
«Ti amo anche io. Non dimenticarmi, okay?» il moro quasi rise perché non poteva succedere.
Blaine salutò i suoi amici con degli abbracci e vide Kurt salutare il padre velocemente per poi correre verso le scale mobili. Si girò verso di lui e lo salutò con la mano, fino a scomparire tra le decine e decine di persone.
Il moro si sentiva soffocare in quel posto, così corse via, senza piangere. Voleva sperare. Sentì il cellulare squillare e lo aprì.
 
15:32
Blaine Anderson, già mi manchi.
 
Blaine non poteva non piangere a quel punto.
 
 
Kurt e Blaine si sentirono regolarmente ogni giorno: mattina, pomeriggio e sera, anche su Skype. Il moro aveva il cellulare sempre in mano, anche quando sapeva che Kurt aveva lezione.
Ma quattro settimane dopo cominciarono a sentirsi solo il pomeriggio. Due mesi dopo si sentivano solo un paio d’ore al giorno e tre mesi dopo Blaine si ritrovava la sera in quel dannatissimo bar a bere a chiedersi cosa stesse facendo Kurt di così importante da non poter rispondere a tutti i ‘’mi manchi’’. Ed è così che Blaine ha avuto quel lavoro.
Ogni sera andava in quel bar, afflitto dal fatto che non sapeva più se fosse ancora il ragazzo di Kurt. Dal fatto che il lavoro al Lima Bean lo pagavano uno schifo e doveva pagasi il suo piccolo appartamento e tutto il resto quindi non poteva andare da lui.
 
Ed eccolo lì, otto mesi dopo, alle 20:00 a suonare una stupidissima canzone imparata come l’Ave Maria. Almeno lì lo pagavano decentemente e, a dirla tutta, aveva messo dei soldi da parte per andare a New York ma dopo cinque mesi di completo silenzio, come poteva presentarsi a casa di Kurt senza dire una parola?
Però l’intenzione c’era, quindi pensò che avrebbe chiesto a Rachel quando sarebbe tornato a casa da lavoro.
 
22:16
Rachel!.
 
22:19
Blaine Anderson, quale onore.
 
22:20
Dovrei essere io quello onorato. Devo chiederti una cosa.
 
22:21
Oh, dimmi.
 
22:22
Come sta Kurt, Rachel..?
 
22:25
Rachel?
 
22:31
RACHEL BERRY.
 
 
Blaine cominciò a preoccuparsi. Perché Rachel non voleva rispondere? Magari non poteva o qualcos’altro. Pensò che a Kurt fosse successo qualcosa di brutto e Rachel, per non farlo stare male, non voleva dirglielo. Pensò tanto tutta la notte, senza chiudere occhio e la mattina seguente andò a prendere un biglietto per New York perché davvero, non poteva stare con le mani in mano.
Trovò un biglietto per quella che sarebbe stata la mattina dopo e cercò di non pensarci dividendosi tra spartiti, lavoro e lavoro, ma chiamò Rachel 12 volte in quella giornata e si azzardò a chiamare anche Santana. Immaginava le cose più orribili del mondo e appena finito di lavorare, quella sera, si fiondò subito a letto, non solo perché era stanco da morire ma perché voleva arrivare il prima possibile alla mattina seguente.
 
Blaine si alzò alle cinque quel sabato mattina, aveva il volo alle 7:30 e fece di fretta una piccola valigia con l’essenziale, voleva trattenersi per solo un paio di giorni.
Aveva un sacco di pensieri e di emozioni dentro di sé, un sacco di domande.
Perché Kurt non rispondeva ai suoi messaggi? Perché Rachel non voleva parlare con lui? Kurt stava bene?
Era esaltato per il viaggio e perché diamine, New York. Ma era anche preoccupato, soprattutto.
Si imbarcò con un po’ di anticipo per suo immenso piacere, e all’aereoporto comprò una rosa perché voleva portarla al suo...a Kurt. Magari la fortuna voleva girare a suo piacere quel giorno. Sì, perché Blaine era quel tipo di persona dal buongiorno si vede dal mattino, quindi era abbastanza speranzoso.
 
Arrivò a New York dopo non seppe quanto perché si mise a dormire per quasi tutto il tempo e scese dall’aereo. Si guardò in torno e respirò a fondo, era un posto da vivere.
Ma non perse tempo e chiamò un taxi, dicendo al tipo l’indirizzo di casa di Kurt, Rachel e Santana e dopo 45 minuti abbondanti arrivò davanti ad una grossa porta nera che portava al palazzo. Il cuore gli stava scoppiando di paura e di emozione. Avrebbe visto Kurt, forse.
Si avvicinò al portone e vide ‘’Berry, Hummel, Lopez’’ su una targhetta bianca a quello che doveva essere il quarto piano e aprì il portone. Prese l’ascensore con un groppo in gola, cominciava a pentirsi di quella scelta.
Aveva le mani sudate e tremava dalla testa fino ai piedi quando si trovò di fronte alla porta di quella casa. Era grandissima e beige, a terra un tappeto con ‘’Welcome’’ tutto rosso e sorrise, pensando che sicuramente era stata una idea di Kurt. Blaine respirò a fondo.
«Blaine, ora o mai più. Lo sai» si disse a bassa voce e schiacciò quel campanello.
Si sentirono dei rumori fortissimi, qualche grugnito e aprì la porta un Kurt Hummel con i capelli sparati in tutte le direzioni, il pantalone grigio di un pigiama e senza maglietta.
Blaine non sapeva più come respirare, cercava di mandare giù il groppo che aveva in gola ma non ci riusciva.
«Kurt, chi è?» sentì una voce maschile e Blaine sperò con tutto sé stesso che Finn avesse cambiato voce.
Kurt era a bocca aperta, impalato sulla porta e Blaine chiuse gli occhi per un paio di secondi perché cominciava a collegare il tutto. Aveva il respiro tremolante ma si decise che non potevano stare così per sempre.
E Kurt era più in forma che mai, a quanto pareva. Quest’ultimo chiuse la bocca e portò una mano su di essa.
«Kurt» era l’unica cosa che a Blaine venne in mente di dire, con voce spezzata. Kurt aveva gli occhi umidi.
«Kurt, si può sapere chi è?» lo raggiunse alla porta un ragazzo poco più alto di lui, biondo e con gli occhi castani, fisico scolpito.
A Blaine venne seriamente da piangere e chiese l’aiuto di tutti i santi per non farlo. Doveva togliere il disturbo. Spostava lo sguardo da lui al ragazzo e annuiva come se avesse capito e non c’era bisogno che Kurt dicesse qualcosa, davvero. Abbassò la testa e sentì le lacrime scendere.
Cazzo, pensò in quel momento, non poteva pensare ad altro in quel momento. Buttò la rosa a terra e andò via a passo veloce.
Proprio come quella volta eh, Kurt?
 
Uscì dal portone piangendo rumorosamente e camminò senza meta, non sapeva dove andare o cosa fare. Non riusciva a pensare a niente se non alla faccia sconvolta di Kurt, al ragazzo di fianco a lui e a come fosse stato stupido per tutto quel tempo a pensare che a Kurt fosse successo qualcosa.
Ecco cos’era, uno stupido, imbecille, illuso e ancor peggio, innamorato come il primo giorno. Anche se questo andava contro ogni fibra del suo corpo.
Sentì una voce femminile alle sue spalle urlare.
«Blaine! Blaine, ti prego. Blaine!» sentiva dei passi e lui si fermò, non voleva ma doveva. Voleva solo una cosa: svegliarsi e sapere che lui e Kurt erano ancora al liceo e stavano bene.
Si girò e trovo Santana davanti a lui a braccia incrociate. Si tese verso di lui e lo abbracciò.
«Mi dispiace per quello che hai visto» gli disse all’orecchio. Blaine voleva sentirsi un non è vero ciò che hai visto oppure Kurt ti ama ancora.
«E’ vero, allora?» ricacciò dentro le lacrime.
«Devi parlare con lui.» Blaine rise amaramente, era tutto ciò che poteva dirgli?
«Con quale delle due persone che sono in quella casa?» Santana sospirò e lo fermò dalle spalle, guardandolo negli occhi.
«Dovete parlare Blaine, è passato del tempo ed io non so darti tutte le spiegazioni che potrebbe darti lui.»
Blaine si mise a pensare davvero. Voleva parlare con Kurt, voleva chiedergli un sacco di cose ma voleva anche prenderlo a pugni.
«Non credo sia una buona idea» si girò e fece per andarsene ma Santana camminò vicino a lui.
«Blainie, ascolta. Dovete chiarire questa cosa, anche solo per metterci un punto. E poi, non sai dove andare.» Lo disse, quasi addolcita dal fatto che Blaine si fosse precipitato lì, sicuro di ritrovare il suo Kurt o qualcosa di simile ma non di certo tutto questo.
 
Arriva la sera del giorno più brutto della vita di Blaine, a suo detto.
Santana, dopo averlo lasciato solo per via degli impegni, in una tavola calda, aveva promesso che la sera si sarebbero trovati a Central Park. E così, Blaine si trovava a Central Park grazie al tassista, si sedette sulla panchina e pensava al fatto che Santana poteva davvero dargli buca perché, andiamo, lei è Santana. E a quel punto sarebbe stato un casino.
Alle 20:00 Blaine vide avvicinarsi qualcuno alla sua panchina. Aveva delle belle gambe quindi pensò subito che lei grazie al cielo era lì.
Ma poi questa figura si fece più nitida e Blaine pensò che doveva assolutamente andare via, ma dove? Cominciò a camminare verso destra.
«Blaine!» sentì quella voce e capì che non poteva andarsene, non da lui. Si fermò e si girò dalla sua parte.
«Kurt» disse, proprio come aveva fatto prima.
«Mi sei mancato» disse Kurt ed era come se a Blaine si fosse spezzato e ricomposto il cuore cento volte in un secondo. Ma rise.
«L’ho visto» incrociò le braccia e guardò il cielo perché cazzo se voleva baciarlo e abbracciarlo e non lasciarlo andare mai più.
«Possiamo parlare di..quello?»
«Quanto vuoi» Blaine cercava di essere il più freddo e distaccato possibile ma lo guardò negli occhi ed erano così lucidi e così belli, con la luna che ci faceva riflesso. Camminarono vicini per il parco.
«Volevo dimenticarti» disse Kurt, abbassando lo sguardo e Blaine sorrise amaramente. Lui voleva fare tutto tranne che cancellare Kurt dalla sua mente, invece.
«L’avevo capito. Avevo capito quello che tu cercavi di dirmi prima della partenza. Una relazione così non poteva essere sana» e Blaine sorrideva ma cominciavano a tremargli le labbra e voleva piangere, solo a sentire la voce dell’altro.
«Volevo dimenticarti sì, ma volevo trovarti in qualsiasi altro ragazzo di questa dannata città, Blaine. Quel ragazzo..non so nemmeno come si chiama. Va avanti così da mesi e-» la voce di Kurt si spezzò, interrotta da un singhiozzo. Blaine iniziò a piangere il più in silenzio possibile perché non voleva interromperlo.
«Ho capito che non è possibile, Blaine Anderson. Oggi ti ho visto fuori dalla mia porta e non ero sconvolto dal fatto che mi avessi visto con un altro ma dal fatto che tu eri lì ed io volevo fare tutto e niente» piangeva mentre parlava, Kurt.
E Blaine lo guardava e pensava fosse bellissimo e che non doveva andare così dopo tutto questo tempo.
«Ti ho visto sulla mia porta di casa e mi sono venuti mille pensieri. E quando te ne sei andato, pensavo fossi tornato in città ed io volevo seguirti, Blaine. Ho pensato che non potevo lasciarti andare, non di nuovo. E sai perché?» asciugava le lacrime e sorrideva, guardando Blaine.
Il moro fece di no con la testa, voleva parlare ma la voce non usciva.
«Perché io ti amo, Blaine. E mi pento. Mi pento per tutte le volte che guardavo i tuoi messaggi piangendo e non ti rispondevo. Mi pento per averti anche solo provato a dimenticare e per aver cercato i tuoi grandissimi occhi nei volti di altri ragazzi. E mi pento per averti spezzato questo» poggiò la mano fredda sul cuore di Blaine. Lo amava così tanto.
«Se non vorrai perdonarmi, ti capirò, lo sai.» Disse ancora e Blaine prese la mano di Kurt e poggiò la sua fronte su quella dell’altro.
«Perché mi hai fatto questo?» disse solo questo il moro per far scoppiare Kurt a piangere.
«Perdonami» rispose l’altro a tratti, interrotto dal pianto.
Blaine aveva perdonato Kurt già dal ‘’volevo dimenticarti’’ ma questo non lo disse. Stette in silenzio, poggiando la sua fronte su quella dell’unico amore della sua vita.
E poi lo fece perché non poteva aspettare oltre, baciò quelle labbra. Ed era come tornare a casa.
Lo baciava con urgenza e Kurt, dapprima sorpreso, approfondì il bacio, trattenendolo con la mano sul collo e Blaine sentì il suo sorriso sulla sua bocca. Si dimenticò del resto.
«Ti odio, Dio se ti odio. Ti odio perché non sono riuscito a fare a meno di te, Kurt» disse Blaine, sospirando sulle labbra dell’altro e l’altro sorrise di più. Anche Blaine sorrise ampliamente, con le lacrime ancora agli occhi.
E si erano amati così tanto in così poco tempo che avevano.
 
 
E a pochi mesi di distanza, si chiamavano quando potevano e parlavano su Skype. Si erano anche visti un’altra volta per qualche giorno, a Natale. E a loro bastava, in quel momento.
Blaine sorrise mentre si sedeva vicino al suo piano e cominciava a suonare Teenage Dream con tanta intensità, come se la stesse dedicando al suo unico amore.
A canzone finita partirono gli applausi e lui aprì gli occchi,
E tra tutti vide dei bellissimi e luminosi occhi azzurri che lo guardavano fiero, un gigantesco sorriso ed un mazzo di rose in mano. Lui sorrise sorpreso e con il cuore che scoppiava di gioia.
Quel qualcuno era entrato da quella porta, alla fine. E non l’aveva portato via soltanto fisicamente ma aveva portato via tutto di lui, dalla sua anima al suo cuore.
 
 
 
 
HII GUYS,
è la prima volta che scrivo una OS Klaine e in generale nel mondo di Glee, anche se lo seguo da tempo e shippo più di ogni altra cosa Kurt e Blaine (diamine, chi non lo fa?)
Soo, che dire? Se siete arrivati fin qui è una cosa magnifica, davvero. Grazie.
Se vi va potete lasciare una recensione, mi piacerebbe sapere cosa ne pensate,
cose belle o meno che siano!
A presto,
Ale xx
 
  
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