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Autore: Mikirise    28/01/2015    7 recensioni
Ci si può innamorare con un solo sguardo?
{One-shot | Spamano | AU}
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Nei miei sogni da adolescente



“Nei miei sogni di adolescente, lei e io saremmo sempre stati due amanti che fuggivano in sella a un libro, pronti a dileguarsi in un mondo immaginario fatto di illusioni di seconda mano.”
~Carlos Ruiz Zafon




La prima volta che lo aveva notato posare il suo sguardo su di lui, aveva le cuffie sulle orecchie, un cappello a nascondergli i capelli, una giacca a coprire il suo corpo e due sconosciuti a coprirgli i fianchi.

Lui era nella fila dei sedili davanti, leggermente a destra. E i suoi occhi verdi si chiudevano velocemente, come se fosse sorpreso. Come se fosse preso da un momento di epifania.

Aveva le guance leggermente arrossate, ma faceva così freddo, in quella metro, che non poteva essere per il calore inesistente.

Romano sospirò, quella volta, e si chiese come ci si possa innamorare anche solo guardandosi negli occhi.

Eppure, per tutto il tragitto che lo portò a scuola, non fece altro che controllare che gli occhi verdi non si muovessero da lui e dalla sua posizione.




🔹🔷🔹




Qual è il tuo colore preferito?

Ce ne sono tanti. Rosso. Giallo. Blu. Azzurro. Viola. Verde. Arancione. C'è l'imbarazzo della scelta.

Qual è il tuo colore preferito?

“Marrone.” Antonio bevve il suo latte caldo, posando il suo sguardo divertito sull'espressione contrariata di Francis, che, più elegantemente beveva una tazza di caffè nerissimo. “Decisamente il marrone” ripeté con un sorriso.

“Con tutti i colori poetici in questo mondo, il marrone ti piace?” Francis aveva sempre trovato Antonio strano, per questo lo aveva scelto come uno dei suoi migliori amici, annoiato dalla banalità del voler o non voler essere, dall'avere senza ottenere. Sorrise per questa ragione.

“Marrone come le foglie che cadono d'inverno. Marrone come il tronco degli alberi, che di cose ne hanno viste più di te e più di me.” Antonio giocherellò col cucchiaino, senza prestare troppa attenzione alla tazza e poggiando il mento sul palmo della sua mano. “Marrone come i capelli del ragazzo della metro, che non sono marroni come le foglie e i tronchi, ma marroni con delle sfumature strane che mi ricordano i paesaggi di campagna. Marrone come gli occhi del ragazzo sulla metro, che non sono marroni scuro come il caffè, sembrano più vicini alla nocciola, a volte, quando cambi prospettiva sembrano verdi, a volte dorati. E tutto il resto del mondo sembra bianco e nero, quando il ragazzo sulla metro entra con i suoi occhi e i suoi capelli e il suo marrone.”

Francis rise leggermente, con quella tenerezza che lo accompagnava sempre, quando beveva caffè ed ascoltava i suoi migliori amici parlargli dei loro sentimenti.

Gil, in silenzio come poteva starci solo la mattina presto, beveva la sua tisana, per calmare il suo mal di testa e guardava verso la castana cameriera, che, nel suo abito verde serviva i tavoli, con una grazia ammirevole.

“Ma cosa devo fare con voi due?” Francis rise e bevve un altro sorso di caffè.




🔹🔷🔹




Romano aveva diciassette anni e una cotta per il suo migliore amico. O meglio, una super-mega-iper-cotta indelebile per uno dei suoi migliori amici super-biondi, che era uno dei pochi esseri umani a sopportarlo ancora.

Durante le ore di Letteratura, guardava la sua schiena, mentre la sua esaltata professoressa di Lettere leggeva le fantasticissime poesie di gente che parlava di Amore e Sesso e Corpi e Sorrisi e roba strana che nessuno dovrebbe mai far sentire ad un adolescente in piena crisi ormonale.

E sognava.

No, mente malata e contorta. Non sognava Amore e Sesso e roba Indicibile. O meglio, sognava Amore.

Sognava che Alfred lo prendesse per mano e lo portasse in luoghi che lui aveva visto solo con la propria immaginazione, che lo facesse ridere, parlando di roba idiota senza senso, che lo abbracciasse, come solo una persona innamorata può fare.

I suoi pensieri volarono al ragazzo dagli occhi verdi della metro.

Fu solo un momento, però.

Alfred si girò e il cuore di Romano mancò un battito. Gli occhi di Alfred erano celesti, non verdi. E si erano posati su di lui, studiandolo nella penombra della classe.

Si guardarono negli occhi per qualche secondo. Romano lasciava che le sue palpebre salissero e scendessero senza alcuna ragione. Alfred sorrideva, ma niente in lui denotava alcuna insicurezza.

“Ce l'hai una matita?” chiese.

Romano alzò gli occhi al cielo, tirandogli addosso l'astuccio intero e guadagnandosi un'occhiataccia da parte di Arthur, che seguiva la spiegazione della poesia.

Niente epifania per Alfred. Niente cavaliere dalla lucente armatura per Romano.

Solo la certezza che nessuno avrebbe potuto mai guardarlo nel modo in cui gli occhi verdi del ragazzo della metro lo guardavano. Dimentico del fatto che il ragazzo della metro lo guardava nello stesso modo in cui voleva essere guardato.

Niente epifania per Romano.





🔹🔷🔹




Il sogno di Antonio quando era piccolo era avere una grande famiglia felice. E per avere una grande famiglia felice, necessitava: 1. Un lavoro; 2. Una casa; 3. Una ragazza che lo amasse.

Scoprire che il punto tre poteva essere realizzabile, come poteva non esserlo -vuoi per la sua sessualità, vuoi perché non è facile essere amati in generale-, non lo sconvolse, però. Gli bastava avere una famiglia felice.

A ventun'anni aveva una laurea triennale, un lavoro sicuro, che però avrebbe presto abbandonato -serviva solo a mantenerlo durante gli studi-, una laurea in arrivo e fascino.

Il fascino è importante.

Fino a pochi anni prima, sognava di prendere una casa in campagna, da condividere con la persona che avrebbe amato. Là, avrebbero potuto iniziare una vita. Una di quelle liriche, svegliandosi con i cinguettii degli uccellini, guardandosi negli occhi e ridendo la mattina presto, pronti ad una nuova giornata, pronti a tornare a casa tra le calde braccia l'uno dell'altro. Sognava di mettere da parte i soldi per fare dei viaggi casuali, in modo molto avventuroso, immaginandosi con lui tra le foreste tropicali, o il freddo ghiacciale. Sognava di portarlo su una nave e, fingendo di essere pirati, sarebbero arrivati a delle isole sconosciute e avrebbero vissuto, insieme, felicemente, con noci di cocco, gonnellini di foglie e le labbra dell'altro.

Crescendo, però, si scoprono che tante cose non si possono fare.

Antonio era stato operato di appendicite e al minimo segnale di umidità si piegava in due per il dolore. Tanto per fare un esempio.

Aveva abbandonato i suoi sogni da ragazzino, cercando di essere più concreto. Ma non sempre quello che gli altri dicono che è concreto -o vero, o conveniente- è quello di cui una persona necessita.

“Che fai?” Gilbert gli arrivò da dietro, spingendolo leggermente avanti. “Cerchi delle oche?”

“Cerco una casa in campagna.” Antonio sorrise, come se la sua risposta dicesse più di quanto una persona volesse sapere.

Francis, riponendo i suoi libri nella sua borsa, sorrise appena. “Non starai correndo un po' troppo?”

Antonio nemmeno rispose. Lui era un tipo che ragionava col cuore, non con la testa.



🔹🔷🔹



“Sulla metro quel ragazzo ti fissava.” Arthur non era stupido. Per niente. E si accorgeva sempre di tutto. Prima o poi. “Lo conosci?”

Romano alzò le spalle, cercando di non dare peso alle parole dell'inglese, che, con lo zaino posto sulle spalle, camminava al suo fianco. Lanciò uno sguardo ad Alfred, preoccupato che ascoltasse la loro conversazione.

Anche Alfred era sveglio, solo che non tutti riuscivano a notarlo.

“Lo dico perché anche a un certo punto hai iniziato a guardarlo. Magari non esplicitamente come lui, ma qualche occhiatina gliela lanciavi.” la frase di Arthur tagliò l'aria sotto forma d'accusa e Alfred girò velocemente lo sguardo verso i suoi amici.

“Ti è solo sembrato.” deglutì. Troppe settimane a cercare di evitare lo sguardo del ragazzo della metro. Troppi sguardi fugaci. Troppi sorrisi rubati. È possibile innamorarsi con un solo sguardo?

“Stai dando a Roma del poco di buono?” chiese Alfred, passando le sue braccia sulle spalle di Romano, in un abbraccio protettivo. “Quel tipo ti ha mai parlato? Vuoi che lo metta al suo posto?”

Romano sbatté le palpebre, quasi confuso dai gesti dello statunitense. Alzò i suoi occhi sul suo sguardo e si chiese cosa gli stesse dicendo senza parlare in quel momento.

Lui aveva sempre sognato che Alfred si alzasse nei suoi centottanta centimetri e scrochiasse le nocche della mano per proteggerlo contro qualsiasi pericolo. Eppure non fu felice che le violente attenzioni fossero rivolte al ragazzo della metro. Non se lo aspettava. Non pensava quella potesse essere una sua reazione.

Ci si può innamorare con un solo sguardo?

“Ma che cazzo vi fumate voi due?” Romano si liberò dalla stretta del ragazzo, con un fare stizzito segno dei loro primi tempi d'amicizia. “Perché mai qualcuno mi dovrebbe fissare sulla metro?”

Ma né Alfred né Arthur erano stupidi.



🔹🔷🔹



La migliore posizione per osservare il ragazzo della metro era di fronte.

Avendolo davanti, Antonio poteva leggere tutte le sue espressioni, i suoi malumori e il suo imbarazzo. Pur potendocisi sedere accanto, non aveva mai avuto il coraggio di farlo. Un po' perché standogli a fianco non poteva osservarlo indisturbato, un po' perché si era riscoperto un codardo, senza prima un piano d'azione per potergli parlare.

Nelle ultime settimane, aveva notato che due biondi, sempre più spesso, accompagnavano il ragazzo della metro e lo custodivano, attraverso degli sguardi poco amichevoli, neanche fosse stato un loro figlio.

Antonio ragionava con il cuore, non con la testa, ma non per questo non studiava i rapporti interpersonali.

Capì immediatamente che il rapporto tra il ragazzo della metro e il biondo basso era di un'amicizia quasi fraterna. Simili nel modo di fare e di parlare, sembravano due gemelli separati alla nascita e, ogni tanto, tacevano entrambi lasciando che il rumore della metro, del chiacchiericcio della gente, prendesse il sopravvento tra loro. E non si sentivano a disagio, così.

Il rapporto con il biondo alto, però, lo aveva preoccupato non poco.

Era ovvio, più che ovvio, che il ragazzo della metro lo guardasse con occhi sognanti, che avrebbe detto sì a ogni stupidaggine che quell'idiota occhialuto gli avesse chiesto.

Antonio intuiva che il ragazzo sognava un eroe. Un eroe capace di salvarlo, o almeno guidarlo in quella che pensava essere una sua vita incasinata, frammentata e decentrata. Il problema era però che Alfred, per quanto volesse essere un eroe, voleva essere l'eroe di tutti, non di uno solo.

L'ammirazione di una sola persona non gli bastava. Neanche se quella unica persona era un ragazzo dagli occhi color nocciola, verde foglia, o giallo sole.

“Tempo due settimane e lo avrai dimenticato.” Antonio sorrise, quando gli occhi multi-colore del ragazzo della metro si posarono su di lui. Non aveva sentito una parola di quello che aveva detto -come avrebbe potuto?-, ma aveva come la sensazione che avesse capito il senso del suo sorriso.

Girò la testa verso il suo amico biondo, il ragazzo della metro, e fece una smorfia, davanti alla risata rumorosa del ragazzo alto e biondo.

Beh, forse nemmeno una settimana e lo avrebbe dimenticato.




🔹🔷🔹


Romano aveva la sicurezza che, non appena avesse parlato col ragazzo della metro, quello avrebbe capito di non voler avere niente a che fare con lui. Questo perché succedeva sempre così.

Stava iniziando, in un modo o nell'altro, ad affezionarsi a quegli sguardi mattutini e un po' sentiva necessario per la sua tranquillità che quel ragazzo dagli occhi verdi continuasse a guardarlo. Perché Alfred, ad esempio, che lo conosceva bene, anche troppo bene, non avrebbe mai potuto guardarlo in quel modo.

Ed ebbe paura, quando se lo ritrovò accanto.

Gli lanciò uno sguardo veloce. Boccheggiò. Prese il suo zaino e si buttò fuori dalla metro. Tre fermate prima della sua. Tre fermate prima della sua! Porco…

Gli occhi verdi del ragazzo lo seguirono divertiti, preoccupati e confusi. E Romano ad ogni suo passo cercavano il suo sguardo, senza sapere perché, senza volerlo neanche sapere il perché.

Ci si può innamorare con un solo sguardo?


🔹🔷🔹



Era finita scuola e del ragazzo della metro non c'era più neanche traccia.

L'umore di Antonio da gioioso e giocherellone, stava diventando nero nero nero.

“Amico” sbottò Gil, tirandogli addosso una penna. “Datti una calmata. Non sono il tuo sacco da boxe. Merda. Mi fai girare i coglioni.”

Antonio non si degnò nemmeno ad alzare la testa, per chiedere scusa all'amico.

Francis passò una mano sulla spalla dei due, sospirando appena. “Il mal d'amore fa anche questo.”

Che le frasi di Francia irritassero ulteriormente i due erano solo dettagli.



🔹🔷🔹


Sarebbe stato il suo primo giorno all'università, nella Facoltà di Giurisprudenza, e stava tremando come una ragazzina davanti alla sua boy-band preferita -ridicolo-.

Non ci sarebbero stati Alfred -che studiava Ingegneria Aerospaziale-, o Arthur -con le sue Lettere Moderne-. Si sarebbe ritrovato nella stessa posizione in cui si era ritrovato il primo giorno di scuola elementare. Solo.

Entrando nella metro, alzò leggermente lo sguardo e vide il ragazzo dagli occhi verdi con un broncio, che mai gli aveva visto.

Quando quegli occhi avevano incontrati i suoi, però, mentre Romano si sedeva esattamente davanti a lui, con uno sguardo quasi preoccupato, vide un sorriso felice fiorire nelle labbra del ragazzo e nei suoi occhi.

Il suo cuore mancò un battito.

Ci si può innamorare con un solo sguardo?




🔹🔷🔹



“Prova quella dell'acqua. Quella dell'acqua fa sempre colpo” suggerì Gilbert, scrivendo con una penna rossa sul foglio scarabocchiato. “L'hanno usata anche in Rapunzel, quindi, sicuro che non si sconvolge.”

“Dovrebbero portarti del gelo, perché sei molto caldo.”

“Era pessima!” rise Antonio, scrivendo sullo stesso foglio di prima. “Potrei usare quelle classiche. L'angelo, il numero di telefono perso...”

“Dio. No.” Francis aggrottò le sopracciglia. “Potresti semplicemente presentarti. Con quella faccetta che ti ritrovi ti pare che non ti cadrà ai piedi?”

“Una volta mi sono seduto accanto a lui ed è scappato fuori dalla metro.”

“È successo quasi nove mesi fa. E poi, pensi che arrivando, dicendo Ti sei fatto male cadendo dal cielo?, lo farai sentire più a suo agio?”

“Ho la strana sensazione che la stupidità lo attragga.”

“Idiozie.”

Antonio roteò gli occhi, riportando la sua attenzione a Gilbert. “Mi sono perso nei tuoi occhi, amico.”

Scoppiarono a ridere.

Il giorno dopo sarebbe stato il Giorno.


🔹🔷🔹


Il primo istinto era stato di alzarsi e correre di nuovo fuori dalla metro. Dovette stringere le mani e respirare profondamente, per rimanere lucido. Doveva trattenersi dallo scappare.

“Ciao.”

Eh, no, però! Questo inizia anche a parlare! Quante fermate mancavano? Cinque? Cinque?

Romano dovette convincere le sue gambe a non iniziare a muoversi verso le porte. Grugnì. E il ragazzo dagli occhi verdi sorrise divertito.

Forse anche lui era nervoso, perché prese un grosso respiro prima di tirare fuori un quasi incomprensibile: “Seipercasounamarea? Perchémihaitoltolasabbiadasottoipiedi”

Romano si girò verso di lui, studiandolo. Lo sguardo del ragazzo dagli occhi verdi era buffissimo, con quegli occhi verdi da cucciolo, il sorriso quasi tirato, le mani strette una contro l'altra.

Scoppiò a ridere, cosa che non era molto comune.

“Un anno a fissarmi e questa è la frase migliore che ti viene in mente?”

“Ho la sensazione che ti attragga la stupidità. Così ti puoi lamentare della stupidità degli altri.”

Romano sbatté le palpebre, guardando il ragazzo sorridere imbarazzato.

Epifania, ragazzi. Ci si può innamorare con un solo sguardo. 
  
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