Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
Ricorda la storia  |      
Autore: Zomi    28/01/2015    3 recensioni
Si voltò nuovamente, strozzandosi con la saliva nel vedersi di fronte Nami, avvolta nel vestito che le aveva regalato, e con un diavolo per capello.
-Tu!!!- lo indicò incarognita, percorrendo con i ticchettanti tacchi la distanza che li sperava.
Zoro allargò il suo ghigno, imbambolato davanti alla visione della sua mocciosa tanto bella nella stoffa bianca che la vestiva, i capelli raccolti ma con l’immancabile ciocca libera e dondolate a lato del viso, le labbra carnose e umide, gli occhi scintillanti e caramellosi.
Bella, la sua mocciosa era bella e…
-Dove diamine eri, stupido buzzurro?!?!?-
… arrabbiata?
Ma non doveva esserlo lui, dato che era stata proprio la rossa a non farsi trovare come d’accordo?
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nami, Roronoa Zoro | Coppie: Nami/Zoro
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
OUR DATE
 
 

Striò le pieghe della lunga gonna bianca, sfiorandone lo spacco sulla coscia destra, mentre con la mano opposta sistemava una ciocca di capelli dietro un orecchio.
Controllò che fosse tutto a suo posto, dalla crocchia ben stretta sulla nuca, da cui pendevano alcuni ricci, ai tacchi, alti ma non troppo, coordinati al bell’abito elegante che indossava, assicurandosi che l’erba del ponte, bagnata dalla rugiada notturna, non lo inumidisse, macchiandolo.
Prese un lungo respiro, puntando gli occhi alla cima dell’albero maestro, dove la vedetta si stagliava nella sua immensità.
Non vi era alcuna luce che rischiarava la notte, eppure Nami era certa che Zoro fosse all’interno della palestra, ad allenarsi come ogni notte, e che lì lo avrebbe trovato secondo il loro accordo.
Abbozzò un mezzo sbuffo, stringendosi nelle spalle e abbracciandosi, infreddolita da un soffio di vento freddo.
Bhe, accordo… poteva davvero chiamarlo così?
Provocazione, piuttosto, strafottenza da buzzurro in formato sfida, istigamento al contrattacco, definizioni più precise di ciò che si stava per fare, per lui.
Arrossì, abbozzando un mezzo sorriso imbarazzato, ritornando a poche ore prima, quando lo spadaccino le aveva dato quel pacchetto mal accartocciato, con il ghigno e lo sguardo che brillavano di malizia e complicità, facendole perdere una decina di battiti al cuore.
-Non vedo l’ora di vedertelo addosso…- le aveva sussurrato in un soffio all’orecchio, posandole tra le mani quel pacchetto, avvolto in una fine carta da pacchi scura, che presto, in un turbinio di strappi ed entusiasmo della rossa, si era rivelato l’elegante e bellissimo abito bianco che ora la navigatrice indossava.
Il respiro le si era spezzato in gola, e le era continuato a mancare anche nel suo studio, quando aveva indossato quell’abito elegante e semplice, sensuale per l’assenza di spalline e per il profondo spacco alla coscia, ma non eccessivo.
Nami si posò una mano al petto, respirando piano.
Sentiva il cuore batterle all’impazzata tra i seni, facendole tremare lo sterno, teso come una corda di violino.
Non aveva idea del perchè lo spadaccino le avesse fatto un regalo, spendendo quei miseri Berry, che lei stessa concedeva a ogni membro della ciurma, invece che in alcol e utensileria per le sue spade, in un abito per lei.
Chissà poi, se era colpa di quel vestito se il buzzurro ci aveva emesso tanto a tornare alla nave,  perdendosi nelle mille viuzze della cittadina a cui erano approdati da poco.
Scosse il capo, ridacchiando.
Poco importava il perchè, come, quando: Zoro le aveva fatto un regalo, e l’aveva provocata, voglioso di vederla indossare il suo dono.
Che fosse una sfida, o un pretesto per gareggiare in coraggio, nell’esporsi così apertamente con l’altro, facendo oscillare il precario equilibrio del loro rapporto, Nami non lo sapeva.
Sapeva solo che non aveva resistito e, subito dopo la cena, si era rifugiata nel suo studio, indossando quel meraviglioso abito, decisa a non voler attendere la mattina dopo per mostrarsi allo spadaccino, ritrovandosi nel silenzio della notte fonda, ai piedi dell’albero maestro, pronta a raggiungere il suo buzzurro nella palestra.
Prese un ultimo profondono respiro, per poi tendere le braccia alle paratie in corda, tese ai lati dell’albero, issandosi su di esse, ben attenta a non rovinare la lunga gonna dell’abito, arrampicandosi agile sull’intreccio di sartia, raggiungendo la piccola botola in legno della vedetta.
Ansimante, la aprì, entrando nella circolare palestra con un lieve balzo, atterrando ginocchioni sul pavimento in legno.
La stanza era avvolta nell’oscurità, e a fatica, studiando a palmo aperto le pareti, la cartografa trovò l’interruttore della luce.
Di certo, quello scimmione dello spadaccino, se ne stava bello che addormentato sul pavimento, incurante del suo arrivo.
Fece scattare l’interruttore con un sonoro crepitio, voltandosi poi, raggiante ed emozionata, verso il centro della palestra, curiosa di scorgere nel ghigno scontroso del compagno, una lieve nota di piacere nel vederle indosso il suo dono.
Ma, quando la luce irradiò tutta la vedetta, Nami notò un importante e deludente particolare: lì, sul pavimento in legno c’era…
 
 
… nessuno.
Sbuffò dal naso, aggrottando la fronte.
Storcendo le labbra in una smorfia incarognita, perlustrò con lo sguardo il piccolo studio, controllando che non si fosse nascosta dietro la porta, o che si fosse appisolata sul piccolo divanetto riposto lungo la parete laterale.
Ma niente, non c’era nessuno lì.
Ringhiò, richiudendo con un pesante tonfo la porta dietro le sue spalle, incamminandosi rabbioso lungo il corridoio interno della nave.
Dove diamine si era caccia ora quell’irritante mocciosa?
Non era stato forse chiaro?
“Non vedo l’ora di vedertelo addosso…”
Così le aveva soffiato nell’orecchio e a lui sembrava un invito ben più che chiaro, quasi lampante, a mostrarsi a lui con indosso quel stupido abito che le aveva regalato.
Ma era evidente che la frecciatina non era stata altrettanto chiara per la cartografa, dato che non riusciva a trovarla.
L’aveva cercata nella sua stanza, certo che fosse al suo interno, impegnata nell’indossare il suo dono, ma nel dormitorio femminile aveva trovato solo una sornione e divertita Robin, che con un sorriso sghembo e gli occhi brillanti di ironia aveva riso della sua espressione scocciata e impacciata.
-Devi cercarla altrove Bushido san…- lo aveva fatto ringhiare con quel suo tono ironico e sornione.
Si era quindi diretto, ancor più certo verso il suo studio, non trovandola purtroppo nemmeno lì.
La rabbia iniziava a montargli dentro.
Dove si era cacciata Nami, e perché non si faceva trovare?
Con il suo passo pesante e profondo, Zoro si diresse con cucina, deciso a voler annegare nell’alcol la frustrazione.
Dannazione.
Aveva fatto le cose per bene per una volta: le aveva comprato un regalo, qualcosa di carino che di sicuro avrebbe gradito, non tanto perché Nami fosse materiale, ma per farle comprendere che voleva che lei, si lei, avesse anche qualcosa che provenisse da lui.
Glielo aveva poi dato con il suo ghigno strafottente, colorato di una sfumatura appena accentuata di malizia, soffiandole in un orecchio, sensuale e misterioso, il suo messaggio, provocandole una lunga scia fredda sulla pelle, che aveva visto scendere incontrollata lungo la sua spina dorsale, nuda per lo striminzito bikini che indossava.
E cosa ne aveva ricavato? Nulla.
Niente di niente, perchè quella mocciosa non aveva rispettato gli accordi, e non si era mostrato a lui con indosso l’abito che le aveva regalato.
Forse non aveva capito, forse non era stato chiaro, forse si era sbagliato e non vi era stata alcuna scia di brivido sulla diafana pelle della rossa, forse il suo regalo non le era piaciuto…
Sospirò a quell’ultimo pensiero, entrando in cucina.
Si diresse al frigo, dando le spalle al resto della stanza, muovendo un braccio tra i vari alimenti contenuti nel frigorifero, in cerca di una bottiglia di birra.
Cercava di ignorare i suoi stessi pensieri, la delusione e la vena di rabbia nei confronti della cartografa.
Erano in stallo da fin troppo tempo nel loro rapporto.
Le litigate, le sfide di bevute, le sfrecciatine e il continuo punzecchiarsi per ravvivare quel fuoco  che ormai li aveva scottati, erano insufficienti e ora quel fuoco, pretendeva qualcosa di più.
Non erano più sufficienti quelle ore perse a toccarsi per caso, fingendo una zuffa, o le parole biascicate dall’alcol: avevano bisogno di altro, di qualcosa di più, qualsiasi cosa fosse.
E lui ci aveva provato!!!
Aveva rispettato le regole Mondiali del corteggiamento e ora si ritrovava con una birra fredda in mano, invece che la rossa.
Ringhiò, stappando la bottiglia contro uno spigolo del tavolo, sbattendo lo sportello del frigo, che risuonò fragoroso nella notte che aleggiava sulla Sunny, costringendo il verde a voltarsi di nuovo verso l’elettro domestico, per accertarsi di non aver provocato qualche danno alla sacra cucina del cuocastro.
Ghignò strafottente, nel notare la totale assenza di danni al frigorifero, sobbalzando quando un ringhio, sommesso e imbestialito, risuonò alle sue spalle.
Si voltò nuovamente, strozzandosi con la saliva nel vedersi di fronte Nami, avvolta nel vestito che le aveva regalato, e con un diavolo per capello.
-Tu!!!- lo indicò incarognita, percorrendo con i ticchettanti tacchi la distanza che li sperava.
Zoro allargò il suo ghigno, imbambolato davanti alla visione della sua mocciosa tanto bella nella stoffa bianca che la vestiva, i capelli raccolti ma con l’immancabile ciocca libera e dondolate a lato del viso, le labbra carnose e umide, gli occhi scintillanti e caramellosi.
Bella, la sua mocciosa era bella e…
-Dove diamine eri, stupido buzzurro?!?!?-
… arrabbiata?
Ma non doveva esserlo lui, dato che era stata proprio la rossa a non farsi trovare come d’accordo?
-Come?- la squadrò, portandosi la birra alle labbra.
Nami ringhiò, strappandogli al bottiglia dalla mano e sbattendola contro l’isola della cucina.
-“Non vedo l’ora di vedertelo addosso”- gli fece il verso, alzando le mani in aria e borbottando in una sua pessima imitazione –Bel modo di pendermi in giro: complimenti davvero!!!-
Zoro sgranò l’occhio buono.
-Io non ho preso in giro nessuno- sbottò, avvicinandosi di un passo –Sei tu che ti sei nascosta come una mocciosa che gioca a nascondino!!!-
-Io?!?- strillò schioccata, infiammandosi –Razza di demente: io ti sono venuta a cercare per mostrami a te!!! Sei tu quello che non si fa trovare!!!-
Il verde la fissò, metabolizzando le sue parole.
In effetti, se si fosse nascosta per evitarlo, per qualsiasi ragione a lui sconosciuta, di certo non avrebbe indossato il suo vestito.
-Dove sei andata a cercarmi?- domandò secco, serio in volto.
-Dove secondo te?- sbottò acida la rossa –Nella tua palestra, ovvio: ci passi tutte le notti della tua vita… tranne questa!!!!-
Strillò una vocale muta, cerando di trattenersi per non svegliare il resto della ciurma, alzando le mani al cielo e ruotando su se stessa, inveendo contro il compagno.
Zoro la fissava muto, un sopracciglio inarcato e irriverente, per il nervosismo costretto al mutismo della cartografa.
-Io ti ho cercato nel tuo studio- parlò di punto in bianco, mentre Nami continuava a ringhiare a denti stretti.
Si voltò a incenerirlo con lo sguardo, tornando a fronteggiarlo a un sol respiro di distanza.
-E perché mai avrei dovuto essere nel mio studio, se tu…- gli piantò un dito sul petto, premendolo con la sua mite forza -… mi avevi chiesto di vedermi con indosso il tuo vestito?!?-
-Perché…-
-Oh sta zitto!!!- sollevò la mano con cui lo aveva additato, aprendola a palmo aperto contro la bocca del verde.
-Io… io…- ruotò gli occhi al soffitto, pestando un piede a terra per l’amarezza che provava -… io non posso credere che il nostro primo appuntamento sia andato così male!!!-
Girò su se stessa, dando le spalle al verde, stringendo le braccia sotto i seni e abbozzando un musetto infelice.
Come era stato possibile?
Sapeva che Zoro si era sforzato tanto, per lei: si era dimostrato gentile e premuroso nei suoi confronti, con il suo regalo perfetto, malizioso quanto basta e non annullando la vena competitiva che li legava.
Eppure era stato un fiasco!!!
Il loro primo appuntamento rovinato, semplicemente perchè non avevano seguito la regola base: avvertire tutte e tue le parti di data e ora dell’evento.
Sospirò abbattuta Nami, fissando il suo bel vestito, bianco e liscio, ora macchiato della loro ennesima litigata.
Dov’è che sbagliavano?
Non era l’orgoglio, non quella volta almeno, e nemmeno la mancanza di impegno.
Sapeva Nami, sapeva che c’era di più tra loro, e che per far fiorire quel sentimento si dovevano impegnare e sforzare, andando contro i loro caratteri e le paure di restare feriti reciprocamente, ed era felice che fosse stato Zoro per una volta a fare il primo passo, dandole un segno d’interesse affettuoso e delicato.
E allora perché, nonostante l’impegno del buzzurro e, da parte sua, l’esporsi con lui, dimostrando che era pronta a renderlo felice anche con il più piccolo gesto che lui le avrebbe chiesto, avevano appena litigato e ora se ne stavano zitti e immusoniti?
Un nuovo sospiro le solcò le labbra, facendole inumidire di tristezza le iridi.
Stava per aprir bocca, dando la buonanotte a Zoro e rifugiandosi nella sua camera, quando le braccia del verde le circondarono le spalle, strattonandola sul petto dello spadaccino.
-Come l’hai chiamato?- le sussurrò sotto un orecchio, ghignate e abbassando volutamente la voce, costringendo la cartografa ad ascoltarlo con la massima attenzione.
Nami deglutì a vuoto, persa in un turbinio di emozioni: il calore delle mani di Zoro sulle sue spalle nude, la sua voce baritonale e sensuale, il soffio del suo respiro che le solleticava l’orecchio, la presa forte e dolce che le bruciava la pelle e il torace, ampio e compatto, a cui era addossata, che la scaldava e sorreggeva nel suo fremere.
-…i-io… io… cosa?- balbettò, respirando a pieni polmoni il profumo dello spadaccino.
Zoro ghignò, divertito dalla confusione che aveva creato in lei, così caparbia e autoritaria, ma indifesa e docile tra le sue braccia.
Si abbassò nuovamente sulla sua gola, risalendone il lato fino a giungere, seguendo la scia di brividi che segnava la pelle della navigatrice, il lobo dell’orecchio, che sfiorò con la bocca, prima di ripetere la sua domanda.
-Come hai chiamato il nostro… accordo di incontrarci?- cercò parole adatte a spiegare quel loro cercarsi nella notte.
Nami deglutì nuovamente, emettendo un lieve ansimo, nell’abbassare gli occhi e perdersi tra le braccia di Zoro.
Erano così calde e accoglienti.
-Non ricordo- sospirò, sentendo la presa stringersi su di lei, abbassandosi a non circondarle più solo le spalle, ma anche i fianchi, fino a posare le mani bronzee e callose dello spadaccino sul suo addome.
-Mocciosa- la richiamò, posando il capo contro il suo viso –Io mi sono spinto fina a qui, ora…-
-Appuntamento!!!- ansimò d’un fiato, portando lesta le braccia ad incrociarsi sui suoi seni, posando le mani sulle spalle protese su di lei di Zoro.
Lo sentì fremere leggermente, un tremolio impercettibile, che celò premendosi maggiormente su di lei con il busto, ghignandole a un soffio da una guancia.
-Hai detto che è il primo…- sfregò la mascella ispida di barba, sulla pelle candida della cartografa.
-Si…- sussurrò piano, arrossendo sulle gote nel sentire il respiro dello spadaccino così vicino -… è il nostro primo appuntamento… vero?-
Assottigliò minacciosa lo sguardo sul verde, fulminando, quel poco del suo viso, che riusciva a intravedere nel buio della cucina.
Lo spadaccino borbottò preso in contro piede, sollevando appena il viso, squadrando la testolina rossa che stringeva tra le braccia.
-Bhe… credo che in un certo senso… si… insomma: perché non dovrebbe… oh al diavolo!!!- prese Nami per le spalle, facendola voltare, formando una leggera ruota con la coda dell’abito, costringendola a sostenere il suo sguardo di pece.
-Questo- affermò serio e irremovibile, stringendo i palmi sulle spalle della rossa -È il nostro primo appuntamento!!!-
Nami abbozzò un sorriso dolce e amaro allo stesso tempo, stringendosi nelle spalle nude, e abbassando lo sguardo al pavimento.
-… e come al solito abbiamo litigato- sospirò, ricacciando indietro le lacrime –Che originalità-
La presa di Zoro si fece più forte su di lei, avvicinandosela al petto e accostando le loro fronti.
-Abbiamo solo sbagliato qualche piccolo passo- le passò un polpastrello sulle labbra –Possiamo ancora rimediare…-
-Come?- sollevò gli occhi su di lui la rossa, scrutandone il profilo quasi annientato dal buio della notte.
Sentì solo un soffio, leggero e caldo accarezzarle una guancia, prima che le labbra del verde si posassero sulle sue, baciandolo castamente, senza fretta né frenesia, ma con la sola voglia di rendere memorabile il loro primo appuntamento.
Nami trattenne il respiro per un lungo attimo, incapace di distinguere sogno da realtà, chiudendo poi gli occhi e abbandonandosi sul petto dello spadaccino, rispondendo al bacio.
Assaporò il sapore della bocca di Zoro, lasciandosi inebriare e permettendo al suo gusto di mischiarsi con lui, circondandogli le spalle mentre le sue calde e rozze mani le sfioravano i fianchi, stringendosela la petto.
Ridivisero riluttanti ma bisognosi d’aria, appiattendosi tra loro e premendo le fronti contrapposte, unendo i profili del naso in una dolce carezza.
-Il nostro appuntamento sta migliorando ora, vero?- sghignazzò Zoro, intravedendo  il sorriso della cartografa.
Nami non ripose, riunì semplicemente le loro labbra in un nuovo bacio, facendo schioccare le lebbra e le loro lingue.
-Promettimi…- sospirò piano, stringendosi a lui -… che ogni nostro appuntamento finirà così, dammi la certezza che saranno tutti momenti da ricorda-
Zoro ghignò, prendendola in braccio e stringendosela al petto, baciandola a fior di labbra, incamminandosi nella sala comune.
-Prometto- sussurrò, riunendo le loro bocche.
   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio! / Vai alla pagina dell'autore: Zomi