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Autore: madewithasmile    28/01/2015    1 recensioni
Lei, Medea. Nome da sempre odiato, stanca della monotonia della sua vita, decide di fare un viaggio per tutta l'Italia da sola in treno.
Lui, Massimiliano. Chitarrista solitario, che vive alla giornata.
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Il mio nome mi ha dato sempre da riflettere. Per anni sono stata paragonata, senza un reale motivo, alla mia omonima Medea. Venerata dai professori. Stupida mia madre, che amante della letteratura greca e di questo stravagante personaggio, forse presa dallo spirito dionisiaco, aveva deciso di porre all'anagrafe questo nome.

Il vetro del finestrino del treno riflette il mio sguardo perso, mi specchio e cerco qualche somiglianza con l'eroina. Sembro tutto l'opposto. Nemmeno per amore ucciderei i miei figli. Il mio sguardo poi non spaventerebbe nessuno, più che la rappresentazione della reazione crudele e vendicativa insita in ogni donna, rappresento un cucciolo spaurito. Capelli biondi, tirati su in uno chignon di dubbia bellezza, fossette e guance rosse, come una bambola. Sembro una bambina.

Sorrido a me stessa, fino a scoppiare a ridere fragorosamente, da sola.

Noto con la coda dell'occhio che ho fatto girare le poche persone che ci sono nel vagone, mi ricompongo per quanto posso.

E affondo la testa nella mia sciarpa, quando noto un ragazzo, dal viso molto stanco, che mi fissa divertito. Io per tutta risposta gli mando una linguaccia, poco professionale da parte mia, lo ammetto.

Il ragazzo di bell'aspetto continua imperterrito a ridermi in faccia, allora presa da coraggio gli dico con il labiale << Che guardi? >>. Il movimento della faccia doveva essere intimidatorio, ma non fa altro che farlo ridere ancora di più. 

Senza rispondermi, si gira a guardare fuori dal finestrino, come me pochi minuti prima.

Spazientita, sospiro pesantemente.

Devo sembrare una pazza alla gente.

Vedere una ragazza di appena ventenni che viaggia da sola con una sacca gigantesca, che ride sola, non deve dare una bella impressione.

Decido di non dar molto peso alle persone e di scrivere le prime pagine del mio diario di viaggio.

Ebbene si, diario di viaggio. La mia storia inizia così.

 

23 giugno

La prima pagina è sempre quella che amo di più. È ancora tutto bianco immacolato, tutto in ordine. E le prime parole ad essere scritte saranno le prime ad essere lette, quelle a colpire di più, a trasmettere i sentimenti più forti. 

E come per le prime pagine, anche per la mia storia c'è un inizio.

Vivere in una città sperduta dell'Italia meridionale non è improntante nella mia avventura. Il motivo del mio viaggio è fondamentale invece. Le delusioni portano a fuggire, scappare. La vita stancante e monotona che facevo non contribuiva a rendermi soddisfatta dell'andamento della mia esistenza. E più passavano i giorni, più mi rendevo conto di quanto il mondo fosse grande, di quanta vita, persone, culture da scoprire ci fossero. E invece io mi ritrovavo chiusa in una cittadina dove la gente mi riteneva una timida sognatrice della vita. Ed è vero, è fottutamente vero. Io sogno di vivere come nei film, l'avventura, la magia. Non di restare chiusa in uno stupido bar a lavare tutto il giorno. Ma purtroppo la mia famiglia, il mio, ormai ex, fidanzato, i miei amici non mi hanno mai appoggiata. Partire, viaggiare, studiare fuori. Ero ritenuta una pazza sognatrice. Sognatrice. Sempre e comunque. Così dopo aver racimolato la somma che mi doveva servire per vivere almeno per qualche mesetto, avevo organizzato la mia partenza. D'altronde la mia maggiore età l'avevo e nessuno poteva fermarmi. 

Si, sono scappata. Di notte, lasciando una stupida lettera, come una codarda e una ladra. Ho corso per chilometri infiniti prima di arrivare alla stazione. Ma sorridevo, ridevo e niente poteva essere più bello. Così eccomi qui in questo treno che mi porterà a Napoli, la prima città che ho scelto come meta. 

E su questo treno ripenso alla mia vita, con una lacrima amara. Non rimpiango la mia scelta. 

Ho deciso che non avrei portato con me niente cellulare, computer. Niente tecnologia inutile, solo due libri, carta e penna, ipod ormai troppo vecchio e l'immancabile macchina fotografica. Niente mi avrebbe fermato. Il coraggio l'avevo finalmente trovato e me lo sarei tenuto stretto, almeno fino alla fine del mio viaggio. 

Il viaggio che spero mi cambierà la vita. 

 

Con le cuffie nelle orecchie e la musica che riempie il silenzio, mi soffermo a guardare il ragazzo che poco prima mi aveva deriso. Voglio ricordare ogni dettaglio e persona. E lui sembra essere un soggetto perfetto. Ha gli occhi chiusi e il sorriso che gli incresca le labbra, i capelli rossicci gli ricadono sulla fronte, le mani, mi azzardo nel pensare da pianista, battono ritmicamente sul sedile accanto vuoto, accompagnate dal piede che si muove alla stessa musica. Apparentemente tranquillo, invece nasconde una malinconia che noto dai gesti, lenti e disperati. Ho sempre avuto questa dote, il saper leggere lo stato di una persona dalle movenze e dagli atteggiamenti.

Di colpo, lo sconosciuto apre gli occhi e mi scopre a guardarlo, mi sorride furbescamente. Ma sa solo ridere degli altri?

Non abbasso lo sguardo, sfrontatamente, ma arrossisco.

<< Tu suoni ? >> gli mimo di nuovo con le labbra.

Mi fa un cenno con la testa e poi mi invita a raggiungerlo accanto a lui.

Timorosa mi avvicino, alla fine è pur sempre uno sconosciuto incontrato su un treno. 

Prendo velocemente le mie poche cose e con poca grazia mi dirigo nella sua direzione. Prima di arrivare a destinazione cerco i darmi una sistemata con nonchalance. Lascio immaginare il risultato.

Prendo posto e mi presento. 

Scopro che il suo nome è Massimiliano. La sua voce è totalmente ipnotica ed ha detto una sola frase.

<< Così eri curiosa di sapere se suonassi? Immagino tu abbia delle supposizioni, illuminami >>. Si umetta le labbra leggermente, lasciando poi il posto al sorriso che ormai lo contraddistingue.

<< Pianoforte, ma ritiro il mio pensiero, ho visto la custodia di una chitarra >>. Mi incanto sui suoi gesti, si alza e velocemente prende la chitarra, posta nello spazio in alto per i bagagli. Non ha un profumo in particolare, ma solo di sconosciuto e pioggia.. Si pioggia.

Senza dirmi niente, inizia a suonare e la melodia riempie il vagone incolore.

Una melodia sconosciuta, ma rilassante. Poco dopo si accompagna con la voce, riuscendo a catturarmi in tutti i suoi gesti. 

La maggior parte del viaggio lo passiamo così, con il solo suono della chitarra e molti silenzi. 

Sembra poco, ma è la miglior cosa che potessi desiderare.

  
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