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Autore: barb_s91    28/01/2015    0 recensioni
A volte ritornano.. Ma sarà davvero sempre così? Gli amori, quelli veri, sono destinati a ritornare o è solo un'illusione?
Beatrice ritorna a New York dopo tre anni, in vista del matrimonio di sua cugina. Sapeva in cuor suo che avrebbe dovuto rivivere il suo passato, o quantomeno doveva farne i conti.
Cosa succederà quando si troverà di fronte al suo passato? riuscirà a lottare per il vero amore, o scapperà come è abituata a fare?
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Puoi incatenarmi
Puoi buttare via la chiave
Ma non ci sono botole non me ne andrò
Tu sei la verità che posso spiegare
Tu sei l’unica che vedo
Non è un’illusione per me

One direction - Illusion

 

 

 

 

«Non so cosa dirti, cosa consigliarti. Questa è una cosa che devi vedere con te stessa, prima di vederla con Harry; riguardo a lui, sai che non mi fido, sempre nell’ambito delle relazioni intendo. Ma posso anche sbagliarmi, in fondo tutti possono cambiare per amore». 

Adoravo la saggezza che aveva Elis, sapeva sempre come risollevarmi e farmi riflettere. 

Anche da bambine era così.

«Ma lui non è innamorato di me, questo è sicuro. Però hai ragione; devo fare chiarezza dentro di me – sorrisi – ma ora veniamo a te. Cosa mi devi raccontare? Tralascia i dettagli sconci, per favore» dissi, e scattammo a ridere all’unisono, mentre lei aveva già iniziato a raccontare.

«Qui è Niall che vi parla, al momento sono occupato e non in grado di rispondervi, mi spiace e spero non siate sul punto di morire, per cui lasciate un messaggio dopo il beep e forse vi richiamerò».

Per l’ennesima volta quel giorno rispose quella dannata segreteria.

Beep…

«Horan, giuro sulle mie tanto adorate scarpe che ti prendo a calci nel sedere quando deciderai di farti vivo, semmai lo farai, perché credimi se fossi al posto tuo io starei alla larga dalla sottoscritta!» sbottai rabbiosamente al cellulare e lo gettai dentro il cassetto del bancone, che richiusi con tanta forza che i vetri dello stesso tremarono, facendomi temere che si rompessero in mille pezzi.

Avevo da poco cominciato il turno pomeridiano in gelateria e danni su danni, che sembravano non avere fine, avevano reso una normale giornata soleggiata, una giornata a dir poco disastrosa.  

A partire dal pranzo “accidentalmente” finito sulla mia uniforme mentre avevo cercato di evitare uno scontro con un tipo in tenuta da jogging, che aveva ben pensato di far mostra dei suoi “non pettorali” per le strade di New York sfrecciando incurante fra le persone. Per poi continuare con l’aggeggio infernale della panna che quel giorno non aveva la minima intenzione di collaborare. 

Risultato?! 

Indescrivibili quantità di panna sul pavimento e sul bancone d’esposizione dei gelati da dover ripulire. Ma quello che più aveva reso la mia giornata insopportabilmente fastidiosa era stato il non avere notizie di Niall dalla sera precedente, ed il solo fatto che non rispondesse a nessuna chiamata e nessun messaggio, mi aveva preoccupato e non poco.

Milioni di domande si facevano strada nella mia mente. Domande su cui gravavano dubbi ed incertezze, paure ed insicurezze che appartenevano ad una me fin troppo paranoica.

«Oh andiamo Elisabeth, sei davvero ridicola!» mi rimproverai, e scacciai quelle assurde paranoie che vorticavano senza limite alcuno nella mia testa.

Decisi così di alzarmi dallo sgabello dove ero seduta da almeno quindici minuti con lo sguardo fisso su quello che la grande vetrata della gelateria, che dava sulla strada, offriva, e con un panno cominciai a sistemare i tavoli stracolmi di fazzoletti e macchie di gelato pasticciato sulla superficie, in modo da tenere a bada quella mia mente malata. 

Un tintinnio alle mie spalle mi avvisò che qualcuno era appena entrato nel locale, così misi da parte lo strofinaccio, mi asciugai le mani sul grembiule che indossavo e mi voltai per accogliere il nuovo cliente armandomi del mio miglior sorriso.

«Buonasera sono Elis e sono qui per serv…» iniziai, ma mi fermai all’istante quando mi resi conto che era Liam.

«Oh Liam… sei solo tu» proseguii senza alcun entusiasmo nella voce, riprendendo ciò che avevo prima interrotto.

«Siamo addirittura arrivati al “sei solo tu”, bionda?» chiese fingendosi offeso, incrociando le braccia al petto e mettendo su un broncio da vero attore. 

«Scusami Liam, è solo che oggi è tutto un disastro» provai a giustificarmi e andandogli incontro, scoccandogli un rumoroso bacio sulla guancia, che portò sul viso del ragazzo un meraviglioso sorriso.

«Racconta!» mi incitò, mentre portava il suo braccio attorno alle mie spalle.

«Ho addosso un’uniforme che è peggio di un quadro di Picasso, ed ho panna fin dentro le mutande perché quella maledetta macchina laggiù oggi è impazzita» mi lamentai sotto lo sguardo divertito di Liam, indicando l’aggeggio dietro il bancone.

«E poi…» cercai di dire, ma lasciai la frase sospesa guardando il pavimento.

«Niall?» domandò, capendo cosa in realtà mi turbava. 

Annuii.

«E’ come fosse sparito, al cellulare non risponde ed io…io…» tentennai torturandomi le mani.

«Non cominciare Elis, ti prego - mi zittì portando il suo indice sulle mie labbra impedendomi di  continuare a parlare - non cominciare a montare castelli su castelli senza alcun motivo, ok? Vedo già le rotelle qui dentro fare un casino enorme» mi rimproverò picchiettando i suoi indici sul mio capo. 

Sorrisi a quel gesto.

«Ci sarà certamente un motivo per cui non risponde alle tue chiamate - continuò - Sarà semplicemente impegnato, o magari avrà dimenticato il cellulare a casa stamattina. Può succedere, no? Vedrai che appena vedrà le chiamate, sarai sicuramente la prima a cui il biondo telefonerà».

«Elisabeth Morgan?» chiese un fattorino che aveva appena varcato l’ingresso.

«Sono io» dissi prontamente avvicinandomi alla porta, non potendo non notare che reggeva in mano un mazzo di rose rosse e ad un pacco bianco chiuso con un enorme fiocco verde.

«Questi sono per lei, signorina» mi disse porgendomeli.

Ringraziai il ragazzo e mi avvicinai al bancone per poggiare le tredici rose rosse ed il pacco appena consegnatomi. Un bigliettino incastrato nel grande fiocco catturò la mia attenzione. Lo presi e lo aprì.

 

La prima volta che ti ho visto ho pensato che c’era qualcosa di te di cui avevo davvero bisogno.

Poi ho capito che non era qualcosa di te.

Era di te che avevo bisogno.

 

Time Square 8.00 p.m.

N.”

 

Rilessi il bigliettino più e più volte, ed ancora non riuscivo a credere che quei regali erano da parte di Niall.

«Oh, ma guardatela… sguardo perso, occhi sognanti, sorriso da idiota… sei completamente andata. Horan ti ha proprio colpito il cuore, eh?» disse Liam ridendo.

«Ma smettila Payne» lo rimproverai, guardandolo torva, per poi riportare l’attenzione sul pacco.

«A noi due» mormorai, cominciando ad armeggiare con l’enorme fiocco verde. 

Non avevo la minima idea di cosa potesse contenere, ma, se era Niall il mittente, sapevo sarebbe stato di sicuro qualcosa di estremamente meraviglioso. Quel semplice gesto aveva demolito qualsiasi dubbio avessi messo in piedi in un’intera giornata. Il pensiero che Niall mi stesse evitando, adesso mi sembrava assolutamente assurdo. 

Tolsi il coperchio dalla scatola ancora con le mani tremanti e scostai la carta bianca, che rivelava un tessuto chiffon rosa che le mie dita tremanti sfiorarono. 

Un altro bigliettino bianco.

 

“Un regalo speciale, per una serata speciale, per una ragazza speciale”

 Estrassi l’abito più bello che io avessi mai visto. 

«Oh mio Dio, Liam guarda qui che meraviglia» lo mostrai al mio amico incredula.

Le sottili spalline dell’abito davano vita ad un lungo e morbido vestito rosa, con un grande spacco laterale e una profonda scollatura sulla schiena, che rendevano l’abito un vero gioiello. Stretto in vita, ricadeva elegantemente sui fianchi.

«Time Square, quindi?» chiese Liam, divertito sicuramente dalla mia stralunata espressione. 

Annuii ancora persa nei miei pensieri.

«Ah l’amore!» scherzò roteando gli occhi e facendomi scoppiare in una fragorosa risata.

«Liam non fa bene tutto questo scetticismo, su su, un po’ di gelato al cioccolato per addolcirti, e siccome oggi è una splendida giornata, offre la casa».

«Ma non era un disastro di giornata fino a poco fa?» mi fece l’occhiolino.

Non c’era bisogno di rispondere a quella domanda, il mio sorriso era abbastanza eloquente..

Liam aveva proprio ragione: ero cotta, ero proprio innamorata di quel biondo che era entrato nella mia vita, ed era la ragione di ogni mio sorriso. 

Ero proprio innamorata di Niall James Horan.

 

>>>>>

 

Arrivata a casa, velocemente corsi a farmi una doccia. 

Mentre rivoli d’acqua fresca lambivano il mio corpo non potei fare a meno di ripensare al grande mazzo di rose rosse, il cui profumo potevo ancora sentire, a quel vestito, che in quel momento era stato con cura adagiato sul mio letto, pronto ad essere indossato. Poi il mio pensiero andò a quel biglietto.

Il biglietto bianco, tatuato di quell’inchiostro che sapeva di tutto, di lui, di me. 

Di noi.

Quel biglietto in cui Niall aveva confessato quanto per lui fossi importante. Quel biglietto in cui aveva detto di aver bisogno di me, ma lui non lo sapeva, non sapeva che ero io quella ad aver un grande bisogno di lui.

Indossai il “mio” vestito speciale, lasciai ricadere i miei capelli ondulati sulle spalle, fermando le ciocche laterali con due fermagli ed infine tracciai una sottile linea nera ad incorniciare i miei occhi azzurri e valorizzai le mie sottili labbra con del lucidalabbra.

Mi trovai a Time Square in largo anticipo cogliendo di sorpresa anche me stessa, considerando che non era mai stata mia consuetudine quella della puntualità. Ma quella sera la voglia di vederlo e stringerlo fra le mie braccia fu così tanta da non essermi nemmeno accorta di star correndo.

Le strade ancora affollate, brulicavano di gente che entrava ed usciva da ogni dove, gente che uscita da lavoro si affrettava a rientrare in casa, ed io con il cuore che batteva all’impazzata e le mani tremanti, mi trovai al centro di tutto quel caos proprio come il perno di una grande giostra che era la mia vita.

Inspirai ed espirai per tentare di rallentare i battiti del mio cuore che sembrava aver voglia di uscire fuori dal mio petto, quando una voce alle mie spalle, che avrei riconosciuto fra migliaia, milioni, migliaia di milioni di perosne, mi distolse dai miei pensieri.

«Elis!»

Mi voltai e lo vidi proprio davanti a me, sorridente, e tutto intorno improvvisamente svanì.

Mi si avvicinò e, quando la distanza fra noi lo permise, portando due dita sotto il mio mento, mi baciò dolcemente le labbra e, in risposta, un leggero rossore si fece largo sulle mie guance, come fosse stata la prima volta che le mie labbra toccavano le sue. Perché quando lui mi era accanto, ogni volta era la prima per me.

«Ciao» disse ancora sulle mie labbra, mentre il suo respiro continuava a mischiarsi con il mio.

«Ciao» dissi in risposta.

«Pronta?» mi chiese allontanandosi solo un po’ per potermi ammirare.

«Assolutamente sì» affermai eccitata.

Niall prese la mia mano fra le sue, intrecciando le sue dita alle mie. 

«Sei una meraviglia, stellina» mi sussurrò all’orecchio con un tono di voce talmente basso da risultare roco, provocandomi brividi per tutta la schiena.

Percorremmo solo pochi metri prima di fermarci davanti ad un grande edificio, sotto un’insegna che gettava la sua intensa luce rossa sulla 7th Ave. Alzai lo sguardo e sgranai gli occhi non appena vidi la scritta “Desire”. Giorni prima avevo parlato a Niall di quel ristorante, dove la mia coppia preferita del cinema si era giurata amore eterno sulla terrazza di quel locale a cinque stelle. Non avrei mai potuto immaginare che lui avesse fatto proprio attenzione a quel particolare e che mi avrebbe portato proprio lì. 

E, invece mi trovavo lì. 

Con il mio ragazzo, mano nella mano, di fronte a quella che poteva essere la scena di un film. 

Il mio film preferito. Niall. 

Sentii il suo sguardo addosso. Mi voltai verso di lui e lo baciai , senza mai sciogliere l’intreccio delle nostre mani.

«Sei un pazzo» dissi scuotendo la testa.

«Può darsi» fece spallucce lui. 

«Entriamo?» fece un cenno verso l’ingresso senza perdere il suo sorriso, e io non potei fare a meno di annuire.

Entrammo poi nel locale, dove note provenienti da un piano ed un violino rendevano l’atmosfera perfetta.

 

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Aveva appena cominciato a piovere ed il cielo stellato era ormai coperto da un manto grigiastro.  Qualche lampo sfrecciava tra i tetti delle case, altri invece più in alto e ad intervalli folate di vento, scuotevano gli alberi, provocandone un movimento simile ad una danza dal ritmo incostante.

Risate e sguardi rubati carichi d’amore furono spettatori di quella cena che mai avrei dimenticato. Non era né il lusso intorno né il vestito a rendere quei momenti indimenticabili, ma il semplice fatto che ognuno dei due era stato il motivo del sorriso dell’altro. 

E fu in quel momento che, avvolta tra le sue braccia, ricordai le parole di mia madre: 

‘Elis tesoro, lo so che non sono nella giusta condizione per poterti raccontare dell’amore, perché io stessa non sono stata in grado di trovare “quella” persona con cui misurare ogni mio battito e con cui condividere ogni respiro, e sai anche quanto mi faccia stare male non averti dato esempio nella vita di cosa questo significhi. Ma l'amore è passione, ossessione, qualcuno senza cui non vivi. Io ti dico: buttati a capofitto, trova qualcuno da amare alla follia e che, offrendo se stesso, ti ami allo stesso modo. Come trovarlo? Beh, dimentica il cervello e ascolta il cuore. Senti di cosa ha bisogno e soddisfa i suoi bisogni. Come un bambino ha bisogno di attenzioni per crescere affinché possa proseguire per la sua strada. Perché la verità, tesoro, è che non ha alcun senso vivere se manca questo. Intraprendere un viaggio e non innamorarsi profondamente, equivale a non vivere. Ma devi tentare perché se non hai tentato, è come se non mai hai vissuto’.

Eravamo appena arrivati a casa di Niall ed il suo profumo riempiva ogni angolo di quell’abitazione, ogni cosa attorno gridava il suo nome. E, circondata in quell’abbraccio, sapevo bene che avevo deciso di lasciare il mio cuore fra le sue mani; gli stavo donando tutta me stessa, perché avevo appena intrapreso quel viaggio, il “mio”, lasciandomi dietro razionalità e logica, proseguendo senza paura e nutrendo pian piano quell’uragano di sentimenti che vorticosamente mi travolgeva sempre più, senza alcun controllo.

«Non era nei piani la pioggia» disse stringendomi ancora di più, mentre entrambi rivolti verso la finestra guardavamo l’improvviso cambiamento atmosferico. 

«Aggiungerei anche questo alla lista delle cose inaspettate della serata» dissi alzando la testa in modo da poterlo guardare in viso. 

Mi impegnai a fare mia ogni parte di quel suo viso, ogni suo singolo particolare: i suoi occhi, le sue labbra, che avevo sempre voglia di baciare, l’accenno di barba che adoravo sentire sotto il tocco delle mie dita quando lo sfioravo, quei nei sul collo che mi facevano impazzire.

Chinò il capo verso di me e, colta in flagrante, voltai velocemente il capo.

«Elis - mi chiamò dolcemente, portando il mio viso a pochi centimetri dal suo, per poi poggiare le sue labbra sulle mie - vieni con me, voglio farti vedere una cosa». 

Mi guidò su per le scale tenendomi per mano e, scalino dopo scalino, trovai sulla parete alla mia destra foto che ritraevano ricordi che raccontavano di Niall: foto da bambino, con la sua famiglia, alla cerimonia di consegna del diploma, insieme ai suoi amici, insieme ad Harry, foto su foto che fecero crescere in me la voglia di far parte anch’io della sua vita. 

Arrivammo di fronte ad una porta bianca e, quando l’aprì, capii subito che era la sua camera. Numerosi trofei troneggiavano su mensole che riempivano un’intera parete della stanza, pile di libri di diritto accuratamente riposti in una libreria nella parete opposta ed una chitarra appesa al muro, la stessa che i suoi genitori gli avevano regalato per il suo sedicesimo compleanno, la stessa di cui Niall mi aveva parlato quando avevo scoperto la sua passione per la musica e lo avevo supplicato di suonarmi qualcosa. Mi guardai ancora intorno e quando posai lo sguardo sulla parete alle mie spalle, sopra il suo letto, vidi un’enorme foto. 

Uno scatto che ritraeva entrambi alla festa in maschera, sorridenti, mentre avevamo lo sguardo perso l’uno nell’altro. 

«Dio mio, Niall è bellissima! Non ricordavo nemmeno che avessimo una foto di quella sera» dissi sorpresa con voce tremante per l’emozione. 

Avevo sempre creduto che, di quella festa, avrei solo tenuto stretto con me il ricordo, nulla di più. Ma mi sbagliavo, Niall teneva qualcosa di più, quello scatto rubato che dimostrava quanto tutto fosse stato reale, vissuto. L’immagine si estendeva per tutta la parete priva di cornice, ma non aveva importanza, perché bastava il nostro solo sguardo ritratto ad incorniciare quel ricordo. 

«Nemmeno io sapevo di averla, fino a qualche giorno fa - disse avvicinandosi - L’ha scattata Harry» mi spiegò.  

Sorrise e, abbassando lo sguardo sulle sue mani, vidi che teneva stretta la mia maschera.

«L’hai tenuta con te» dissi ancora sorpresa, strabuzzando gli occhi incredula. 

«Posso?» mi chiese riportando il suo sguardo sul mio, sollevando la maschera. 

Annuii e così, tendendo l’elastico dietro il mio capo, la fece scivolare sul mio viso, mentre le sue dita mi sfioravano.

«Avevi ancora indosso questa quando per la prima volta mi regalasti un tuo sorriso, quando un solo tuo “Ciao Niall” impacciato mi ha fatto perdere un battito, quando il mio cuore ti ha dato libero accesso e quando ti ha permesso di entrare nella mia vita. E tu l’hai fatto, e velocemente me l’hai stravolta. Dio solo sa quanto ringrazio il momento in cui ho trovato il coraggio di invitarti a ballare. Non immagini neanche quanto inerme mi sentissi davanti ad un tuo sorriso ed incapace di ogni cosa, sotto il tuo sguardo. Ti avevo lì di fronte e fremevo dalla voglia di baciarti, desideravo portarti via dalla quella festa, da tutto quel caos intorno, che però nulla aveva a che fare con quello che stava succedendo qui dentro - portò la mia mano sul suo cuore, senza mai distogliere la sua attenzione dai miei occhi, dove lacrime minacciavano di sgorgare - quando finalmente potei far mie le tue labbra, ebbi improvvisamente paura che tutto potesse finire una volta tornati a casa, che tu potessi sparire dalla mia vita. Non potevo permettermi di lasciarti andare una volta trovata, e avuta fra le mi braccia. Sai quando ho capito quanto tu fossi davvero importante per me?».

Scossi la testa in risposta e sentii i suoi battiti accelerare sotto il palmo della mia mano, ed in risposta anche i miei cominciarono a seguire lo stesso ritmo, come se si stessero rincorrendo per raggiungersi. Alzò entrambe le mani all’altezza del mio viso e tolse la maschera, mentre altre lacrime scendevano senza controllo sul mio viso, prontamente asciugate dalle sue dita.

«Quando ogni volta che succedeva qualcosa, avevo bisogno di correre da te e parlartene - continuò -  quando vedevo dei capelli biondi e pensavo a quanto avrei voluto averle i tuoi fra le mie dita. Adoro il tuo broncio, il tuo sorriso, la ruga che ti viene quando mi guardi come se fossi un pazzo. Mi piace che, dopo una giornata passata con te, sento ancora il tuo profumo sui miei vestiti, mi piace che tu sia l’ultima persona con cui chiacchiero prima di addormentami la sera e la prima di cui ho bisogno di sentire la voce, appena sveglio la mattina. La verità è che… la verità è che tu sei la verità che io non sono in grado di spiegare - fece una pausa, prese un respiro profondo e - mi sono innamorato sul serio di te, Elis» concluse poggiando la sua fronte sulla mia.

«Dì qualcosa, amore» mi supplicò, riaprendo i suoi occhi, che si erano fatti lucidi.

«Scrissi di te sul mio diario un giorno, prima che entrassi qui dentro - e, come poco prima aveva fatto lui, portai la sua mano sul mio cuore – forse già allora, in realtà, un suo pezzo ti apparteneva. Scrissi: beato chi può abbracciarlo quando vuole, vederlo quando vuole, beato chi può prenderlo per mano e vedere il suo sorriso, beato chi può averlo lì con sé tutti i giorni. E adesso mi sembra ancora impossibile che sia io a bearmi di tutto ciò. Poi un solo suo pezzo non ti è bastato, e lo hai preso tutto con te, risponde solo a soltanto a te».

Mi gettai sulle sue labbra lasciando cadere per terra la maschera e avvolgendo le braccia attorno al suo collo, attirandolo con più forza a me. 

«Ti amo, Elis» sussurrò con voce tremante sulle mie labbra.

«Ti amo da morire, Niall» confessai giocando con i suoi capelli. 

Tornò sulla mia bocca, intensificando il bacio. Sentì la sua lingua sulle mie labbra, e subito le diedi accesso alla mia. Passione e amore dettavano il loro movimento, volendo sempre di più. Si staccò dalle mie labbra, per poter riprendere fiato, il suo respiro era spezzato come il mio, come se avessimo appena fatto una corsa, ed il suo sguardo mi bruciava addosso. 

«Non mi stanco mai di sentire le tue labbra sulle mie» Sciolsi il nodo della sua cravatta e la tolsi.

«Ho bisogno di sentire le tue mani su di me» lasciai cadere dalle sue spalle la giacca.

«Amo sentire il tuo respiro che si fonde con il mio» sbottonai pian piano la sua camicia per poi lasciar cadere anche quella sul pavimento. 

Tutto sotto il suo continuo sguardo che incendiava ogni lembo della mia pelle, che scandiva ogni battito del mio cuore, che dettava il ritmo del nostro amore.

«Io ho bisogno di sentirmi tua». 

Confessai più a me stessa. 

«Ed io ho bisogno di averti» disse, e mi bastò questo per non tornare più indietro.

Scostò i capelli dalla mia spalla per poi lasciarvi sopra umidi baci con una lentezza disarmante, che mi dovetti poggiare con entrambe le mani sul suo petto per non cadere sulle mie gambe, perché la paura di non essere all’altezza, ed il desiderio che avevo di lui, facevano a gara dentro di me, facendomi rabbrividire ad ogni suo tocco e tremare ad ogni gemito che senza controllo sentivo uscire dalla mia bocca. Chiusi gli occhi, godendomi quella dolce tortura, totalmente impreparata a quel genere di sensazioni. Con la sua bocca risalì sul mio collo mordendolo leggermente, mentre una sua mano faceva scivolare giù una spallina del vestito, poi l’altra, mentre il tocco della sua lingua sulla mia pelle  provocava una scarica di brividi lungo tutta la mia schiena. Sentii il suo respiro farsi più pesante, quando il vestito scivolò ai nostri piedi e le mie mani percorsero il suo petto nudo.

Prima che le mie mani inesperte potessero raggiungere la cintura dei pantaloni, mi sentii sollevare di peso e abbracciai con le gambe la sua vita. Ci guardammo negli occhi in silenzio, con solo i nostri respiri a riempire quella camera. Si avvicinò al letto, mantenendo i suoi occhi inchiodati ai miei, e, lentamente, mi adagiò su di esso stendendosi su di me.

Sorrisi leggermente mentre le mie dita iniziarono a percorrere il suo petto.

«Che c’è?» chiese divertito. 

«Nulla» scossi in capo.

Poi mi lasciò un bacio in fronte e coprì la mia mano con la sua e la guidò fino alla cintura dei suoi pantaloni, che slacciai velocemente mentre il suo respiro accelerava sempre più.

«Ho così tanta paura di ferirti, Elis» confessò più a sé stesso che a me. 

«Non lo farai Niall» lo rassicurai, e di nuovo poggiò le sue labbra sulle mie. 

Quando le sue mani presero a giocare con l’elastico degli slip, sentii un calore a me sconosciuto diffondersi in tutto il corpo fino al basso ventre. Inarcai la schiena in risposta, mentre lui cominciava a far scivolare via anche quelli, raggiunti poco dopo dai suoi. Per la prima volta fui completamente esposta a lui, e non sentivo il minimo imbarazzo. 

Bastò un solo cenno del mio capo, come tacito assenso a farmi sua, e sentii piano piano il suo corpo entrare nel mio, nella maniera più intima possibile, mentre affondavo le mie unghia nella pelle delle sue spalle. 

Nuove sensazioni, nuove emozioni, nuove consapevolezze, scossero il mio corpo sotto il suo. 

«Mia» sussurrò con fiato spezzato nel mio orecchio, mentre con movimenti lenti, si muoveva su di me.

Nonostante il ritmo delle spinte fosse dolce, il culmine per Niall arrivò prima del previsto, la fronte premuta contro la mia, il suo respiro pesante sul mio viso, il cuore che batteva contro il mio. Gli occhi a pochissimi centimetri l’uno dall’altro, era come se si stessero leggendo dentro.

 

«Tua» e lo ero davvero. 

 

 

ANGOLO DELL'AUTRICE:

Salve a tutti <3

Ecco a voi un nuovo capitolo. In realtà questo capitolo non faceva parte della storia inizialmente, ma ho voluto lasciare un pò di spazio anche alla mia OTP! Questo capitolo l'ha scritto la mia Elis, a cui è dedicato il capitolo.

Spero vi sia piaciuto!

un bacio, 

BARB <3

   
 
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