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Autore: Sarugaki145    29/01/2015    2 recensioni
[Spoiler!Mockingjay]
Dal testo:
A quanto pareva Peeta era riuscito a portare un po’ di gioia con il suo arrivo.
Katniss ispirò a fondo l’aria fresca e proseguì verso il prato, con una nuova consapevolezza.
La primavera del Distretto 12 era veramente arrivata.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gale Hawthorne, Johanna Mason, Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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And if I open my heart to you
And show you my weak side,
What would you do?

 

CAPITOLO 17



 Per un uomo che vive senza il perdono nel cuore,
Vivere è una punizione peggiore di morire.

- Karate Kid II 

 
 
Peeta si presentò, come di consueto, all’ora di cena con Sae La Zozza, che aveva in mente una ricetta innovativa a quanto affermava, ma quella sera Katniss non scese per mangiare. 
 
L’anziana era preoccupata per l’assenza della ragazza, ma vedendo Peeta così tranquillo si calmò, ben sapendo che lui avrebbe trovato una soluzione e che se il ragazzo del pane non si crucciava, allora andava tutto bene.
 
I due cenarono soli, poi Peeta si offrì di lavare i piatti e congedò quindi la donna prima del solito.
 
Lavò con calma le stoviglie, per poi asciugarle e riporle in ordine. Dopodiché preparò la tavola per la colazione del giorno seguente, quindi prese il vassoio che aveva precedentemente preparato con la cena di Katniss e salì verso la sua camera.
 
Bussò alla porta chiusa e con tono neutro disse:
 
-Katniss, sono io. Ho qua la cena, mi apri per favore?-
 
Dalla camera non arrivò alcun suono, ma lui era certo di trovarla all’interno, quindi annunciò:
 
-Katniss, sto per entrare.-
 
Detto ciò aspettò qualche secondo, ma non ricevendo nuovamente risposta aprì la porta con un gomito ed entrò. Subito diede un’occhiata al letto, dove vide le coperte scompigliate senza però Katniss tra di esse.
 
Si diresse quindi senza esitazione verso il tavolino da un lato della stanza, ma si bloccò quando una fredda punta metallica venne appoggiata al suo collo.
 
Non si scompose però, avendo già messo in conto quell’eventualità.
 
-Non ti conviene uccidermi adesso, sporcherei tutta la tua camera da letto.-
 
Osservò il ragazzo con la sua solita ironia, ma gli occhi di Katniss rimasero immobili e irremovibili, ancora rossi per il pianto di quella giornata.
 
-Perché sei qui?-
 
Domandò gelida, lui alzò leggermente il vassoio e rispose ovvio:
 
-Ti ho portato la cena, te l’ho anche detto prima.-
 
-Vattene.-
 
Sibilò quindi la Ghiandaia premendo la punta della freccia sul collo di Peeta.
 
-Fammi almeno appoggiare la tua cena.-
 
Osservò lui tranquillo, facendo qualche passo fino al tavolino in mogano e appoggiando su il vassoio, mentre la ragazza continuava a fissarlo ostile.
 
-Me l’hai avvelenata?-
 
Domandò brusca, mentre però abbassava leggermente l’arco alla ricerca degli occhi celesti del ragazzo.
 
-Perché avrei dovuto? Sei tu quella che vuole uccidermi.-
 
Rispose lui di rimando, inchiodandola con lo sguardo e facendola arrossire leggermente.
 
-Perché sei un traditore.-
 
Sibilò lei, mentre l’odio per le parole che aveva pronunciato lui quel pomeriggio tornavano nella sua testa.
 
-Lo credi veramente?-
 
Chiese Peeta, avvicinandosi a lei con le braccia aperte, ben sapendo quello che sarebbe successo.
 
Era allo stesso tempo un gesto di resa e di pace, perché sapeva benissimo quello che desideravano entrambi.
 
L’arco sfuggì infatti dalle mani della ragazza, che si precipitò tra le sue braccia, iniziando a piangere come una bambina.
 
E fu mentre la stringeva che Peeta si rese conto di sentirsi finalmente bene.
 
Lui voleva stringerla forte tra le sue braccia, ma non per farle del male com’era successo in passato, ma perché era suo dovere starle vicino, perché lui voleva starle vicino. Era certo che il suo posto fosse vicino a quella ragazza, perché lui aveva intenzione di aiutarla a rimettere insieme tutti i pezzi che la cattiveria di Capital City aveva distrutto.
 
La portò con gentilezza fino al letto, dove la fece sdraiare per calmarla.
 
Dopo qualche tempo i singhiozzi diminuirono, lasciando il posto al respiro irregolare della ragazza.
 
Interruppe lei il silenzio che si era venuto a creare, quando con un sussurro chiese, tirando su col naso e avvicinandosi ancora di più al petto di Peeta:
 
-Come hai fatto a perdonare tutti?-
 
Voleva riuscirci pure lei a perdonare Snow, la Coin, Gale e tutti quelli che le avevano fatto del male, perché sapeva che senza il perdono avrebbe continuato a torturarsi in eterno.
 
-È stato grazie a Prim.-
 
Rispose lui calmo, mentre osservava le sue dita scivolare tra i capelli lisci della ragazza.
 
-Come? Ma vi conoscevate appena.-
 
Rispose lei alzando la testa e cercando gli occhi di Peeta, interrogativamente.
 
-Quando tu eri già partita per la missione a Capital City Prim mi ha molto aiutato.-
 
Rispose lui con un sorriso timido, mentre le guance si tingevano di un rosa pallido per l’imbarazzo.
 
-Come?-
 
Domandò Katniss trattenendo il fiato e pendendo dalle sue labbra, curiosa di come la sua sorellina avesse potuto aiutarlo.
 
E qui Peeta, con la sua parlantina perfetta, cominciò a raccontare.

 
***
 

La squadra speciale era partita quel mattino e Peeta era rimasto tutto il giorno a gironzolare per l’ospedale.
 
Non essendoci più Katniss nei paraggi si fidavano a lasciargli più spazi, fu per questo che il giorno seguente gli diedero il permesso per fare un giro nei corridoi del tredicesimo distretto con solo le pesanti manette addosso.
 
Peeta vagava da qualche tempo, quando un miagolio attirò la sua attenzione.
 
Abbassando lo sguardo riuscì ad individuare Ranuncolo, che lo accolse soffiandoli contro astioso, com’era solito fare con chiunque che non fosse Prim.
 
Il ragazzo si abbassò e tese una mano nella direzione del micio, che pian piano si avvicinò per annusarla, permettendo poi al ragazzo di accarezzarlo.
 
E fu così che Prim li trovò dopo qualche ora.
 
Ranuncolo era accoccolato sulle gambe di Peeta, mentre quello lo accarezzava con lo sguardo perso nel vuoto, seduto in un angolo di un corridoio poco frequentato.
 
-Peeta.-
 
Mormorò Prim avvicinandosi senza esitazione, sicura che il ragazzo del pane non avrebbe mai potuto farle del male.
 
-Hey Prim.-
 
Rispose lui sorridendole, mentre Ranuncolo saltava giù dalle sue ginocchia per correre dalla sua adorata padrona.
 
-Ho approfittato un po’ della dolcezza del tuo gattino. Ora tolgo il disturbo.-
 
Annunciò sorridendo il ragazzo, leggermente a disagio, alzandosi. Prim però lo trattenne per una manica, proponendo con sguardo rassicurante:
 
-Restiamo un po’ qui a chiacchierare se ti va.-
 
Poi, cogliendo lo stupore negli occhi del ragazzo, si affrettò ad aggiungere:
 
-Sai, ora che mamma lavora sempre e mia sorella è partita mi sento un po’ sola.-
 
Un tremito passò negli occhi di Peeta, ma si dominò subito, tornando a sedersi.
 
-A chi lo dici. Tutti mi guardano come se fossi un mostro.-
 
Sussurrò lui abbassando gli occhi dispiaciuto, come se si sentisse veramente in colpa per quella cosa.
 
-Non ti preoccupare, ti serve solo un po’ di tempo per tornare a ricordare tutto! Io ho molta fiducia nel trattamento che ti stanno facendo. E poi non sarai mai un mostro. Io mi ricordo sempre quando sgattaiolavi fuori dalla panetteria per darmi qualche biscotto, in modo che nessuno ci vedesse.-
 
Osservò la ragazzina con un sorriso, facendo arrossire leggermente Peeta.
 
-Davvero? Tornerò quel Peeta a cui tutti volevano bene un tempo? Non sarò più un ibrido?-
 
Domandò con voce strozzata, sentendo di stare per perdere il controllo.
 
La voce calma di Prim però lo tranquillizzò:
 
-Assolutamente no. E so che se anche in questo momento tra te e Katniss c’è un sacco di tensione tornerete quelli di un tempo.-
 
Peeta la guardò scettico e rispose:
 
-Cos’eravamo un tempo? Io non riesco a capirlo. Mi dicono tante cose contrastanti.-
 
-Nemmeno voi due sapevate definire cosa foste.-
 
Iniziò a spiegare lei, con una dolcezza sconcertante nella voce, che agì da calmante per il ragazzo.
 
-Ma vi volevate un gran bene, ognuno a modo suo. Mia sorella si è accorta di come tu fossi indispensabile con lei troppo tardi e quindi non te l’ha mai veramente dimostrato. Mentre te eri il perfetto principe azzurro. Io vorrei da grande essere amata da qualcuno tanto quanto tu amavi lei.-
 
Gli occhi della ragazzina brillavano sognanti, ma Peeta scoppiò a ridere e rispose sprezzante:
 
-Spero per te che il tuo principe azzurro non proverà ad ucciderti.-
 
-Tu non lo farai.-
 
Affermò lei convinta appoggiando la sua manina su quella più grande di Peeta, sorridendogli.
 
-Spero che ammazzeranno quel maledetto di Snow. Solo allora io forse potrò mettere a posto le cose con Katniss.-
 
Ringhiò lui, sussultando a quel contatto fisico.
 
-No, tu non riuscirai a farlo se continui ad odiare Snow. Lui è cattivo, ha fatto un sacco di male a tutti. Ma se noi continueremo ad odiarlo lui avrà vinto. Devi perdonarlo per poter tornare te stesso.-
 
Spiegò Prim mentre osservava con apprensione il ragazzo del pane, sperando che lui riuscisse a capire quanto fosse importante quello che voleva dire.
 
-Perdonarlo? E come faccio? Mi ha fatto diventare un mostro!-
Urlò Peeta, facendo spaventare Ranuncolo, che scattò in piedi e gli soffiò contro.
 
Prim però rimase impassibile e rispose:
 
-E tu lo resterai se continuerai ad odiarlo. Katniss mi ha raccontato come te, prima dell’inizio della 74° edizione le hai detto che tu non volevi farti cambiare da Capital City. In quel momento il tuo cuore aveva già perdonato Snow e Capital City per averti estratto e portato li. Tu sei un ragazzo del genere Peeta, te l’assicuro. Perdonalo.-
 
***
 
Peeta interruppe il racconto, mentre Katniss riprese a piangere nel sentire le parole della sorellina, così saggie nonostante fosse così piccola. Le mancava da morire Prim, ma in quel momento capì che quanto affermato da Peeta fosse giusto.
 
Lei si ostinava ad odiare Snow, la Coin, Gale per quello che le avevano portato via e se non gli avesse perdonati non sarebbe più riuscita ad andare avanti.
 
-Devo andare da Gale.-
 
Sussurrò lei, prendendo finalmente la consapevolezza di quello che doveva fare per riuscire ad andare avanti veramente.
 
Sarebbe andata da lui e l’avrebbe finalmente perdonato, perdonando quindi anche se stessa per non essere riuscita a proteggere Prim.
 
E fu con il ricordo di Prim, tra le braccia di Peeta che continuava ad accarezzarle la testa, che si addormentò per la prima volta dopo mesi in un sonno tranquillo, ma senza sogni.
 
Peeta rimase a lungo ad osservare il volto di Katniss, che sembrava finalmente rilassato, dopo tante lacrime versate, mentre continuava ad accarezzarle il capo.
 
E mentre scostava una ciocca di capelli posizionandogliela dietro l’orecchio si avvicinò a lei e le lasciò un bacio leggero sulle labbra, come un addio.
 
Si alzò dopo qualche ora coprendola con attenzione, in modo che non prendesse freddo, mentre una nuova convinzione si faceva largo dentro di lui.
 
Quella sera aveva probabilmente salvato Katniss e condannato lui.
 
Lei sarebbe tornata da Gale, per poter far pace e dichiarargli il suo amore.
 
E lui sarebbe rimasto li, di nuovo solo, come lo era sempre stato.
 
Chiuse la porta della casa alle sue spalle, avviandosi verso casa di Haymitch.
 
Non sarebbe riuscito a dormire e già lo sapeva, per i troppi pensieri che gli affollavano la mente.
 
Quindi l’unica soluzione era adottare il “metodo Haymitch”, ossia affogare tutti i suoi pensieri nell’alcool.
 
 
- To be continued. 
 





*Angolino dell’autrice*
Ebbene si, siamo arrivati ad una svolta.
Capitolo senza molta azione, lo so, ma non mi sembrava il caso di aggiungere altro..!
Si scopre che Peeta e Prim hanno stretto amicizia e che è stata proprio lei a permettergli di andare avanti.
Mi piace tanto Prim come personaggio, nasconde tante sfaccettature e secondo me era così buona e dolce da dire una cosa del genere e soprattutto Peeta è tanto dolce quanto lei e quindi apprezza e capisce a pieno il suo pensiero..
Le altre considerazioni le lascio a voi! ;)
A presto!

 

 
  
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