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Autore: Jordan Hemingway    29/01/2015    1 recensioni
Il più grande sogno di Lovino Vargas era diventare un moschettiere.
Il suo più grande incubo era diventare un moschettiere a fianco del bastardo che rispondeva al nome di Antonio Carriedo.
(S)Fortunatamente, Lovino era riuscito a realizzare sia il sogno che l’incubo.
...
“C’è il cardinale dietro a tutto questo, non è così?” Gilbert cercò di mettersi a sedere, senza risultato.
“Non cambierai mai.” Eliza scosse la testa, abbassando le palpebre. “Non ti arrenderai mai, vero?”
Il moschettiere le sorrise con tutta l’insolenza che un sopravvissuto ad un’esplosione poteva dimostrare. “Tu che dici?”
La smorfia di Eliza fu eloquente. “Non scherzare con il fuoco, Gil.”
“Perché potrei scottarmi?”
“Potresti bruciare. Tu e tutti quelli che ti circondano.”
...
“Che cosa sta succedendo?” Tuonò il capitano Kirkland, spalancando la porta del suo ufficio.
“Mon capitaine!” Francis si illuminò e fece per gettarsi verso Arthur. “Ai suoi ordini, mon capitaine!” Il quale assunse la tonalità delle lapidi funerarie e si affrettò a scansarsi. “Se non avete nulla di meglio da fare che dare aria alla lingua, andate di pattuglia a Palazzo fino a stasera!” Ordinò, sbattendo la porta.

[Spamano] [FrUk] [PruHun] [Accenni PolLiet]
Genere: Avventura, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Bad Friends Trio, Polonia/Feliks Łukasiewicz, Sud Italia/Lovino Vargas, Ungheria/Elizabeta Héderváry
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Tutti per uno, uno per tutti

 
Salve! Questa cosa era stata pensata come un breve capitolo per la mia raccolta Because AU is the way (fateci un giro, se vi va – fine della spam), ma… sarà perché sono stata traviata dalla visione di The Musketeers, sarà perché le fanart su zerochan e deviantart sono la mia rovina spirituale, la storia si è sviluppata fino a raggiungere una lunghezza non adatta ad una raccolta. Quindi vi beccate questo delirio in toni da romanzo d’appendice, in cui si fanno esplodere monumenti inesistenti e si assiste alle imprese dello scalcinato corpo dei moschettieri del re, il tutto condito da avverbi ridondanti e sovrabbondanza di aggettivi.
Non rimpiango nulla.
Enjoy!

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1.Di moschettieri e di bastardi

Il capitano Arthur Kirkland ricordava con nostalgia i tempi in cui la vita alla corte di Francia scorreva monotona e sonnacchiosa: qualche duello nel fine settimana, una pestilenza o due ogni dieci anni, di tanto in tanto una guerra…  

“Mi aspetto una spiegazione, prima dell’udienza.” Le sue sopracciglia saettarono sui quattro moschettieri davanti a lui.

Uno di essi, il cui viso compariva di frequente negli incubi peggiori di Arthur, si avvicinò e tentò un sorriso. “Mon capitaine, è stato tutto un malinteso… “ Cominciò, allungando un braccio.

“TU TACI!” Abbaiò Kirkland, letteralmente saltando all’altra estremità della stanza per mettersi al sicuro dalle mani dell’altro.

“Ma capitaine, cercavamo solo di…”
“Davvero, capitano, pensare che Lovino possa…”
“Stammi lontano e non provare a difendermi, bastardo!”

“Beildschmidt!” Esasperato, il capitano si rivolse all’unico moschettiere che, stranamente, non aveva ancora parlato, perso in sue personali considerazioni che vertevano su un oggetto o persona al di là della finestra.
“Potresti spiegarmi come mai, in un giorno solo, il nuovo monumento davanti al Palazzo è crollato su se stesso, che cosa è successo al re di Francia, e perché Sua Eminenza il cardinale Ivan abbia sguinzagliato le sue Guardie Rosse nella mia capitaneria per trovarvi e portarvi da lui?” Tuonò Arthur, aggiungendo biecamente all’indirizzo di Francis: “Possibilmente privi di attributi. ”
 


Due giorni prima


Il più grande sogno di Lovino Vargas era diventare un moschettiere.
Il suo più grande incubo era diventare un moschettiere a fianco del bastardo che rispondeva al nome di Antonio Carriedo.

“Lovinito!” Antonio, spuntato dalle scale della capitaneria, lo soffocò in un fraterno abbraccio che di fraterno aveva ben poco. “Finalmente sei dei nostri!”
(S)Fortunatamente, Lovino era riuscito a realizzare sia il sogno che l’incubo.

Con un calcio ben piazzato si separò da Antonio. “Che cazzo cerchi di fare, bastardo?” Ululò, cercando di nascondere il rossore che lo rendeva simile a una verginella appena giunta dalle campagne, secondo l’esperta opinione di Gilbert Beildschmidt, capo della sua squadra.

Antonio non poté rispondere, occupato com’era a controllare che le sue regioni vitali fossero ancora integre dopo il trattamento ricevuto.

Mais non, Lovino, non puoi trattare così i tuoi compagni d’arme.” Un braccio sinuoso si posò sulle sue spalle a tradimento. “Dov’è la riconoscenza per averti aiutato a diventare moschettiere, mon petit?” Sussurrò Francis contro il suo orecchio, contribuendo a far raggiungere al viso di Lovino le tonalità di una fornace ardente.

“Aiuto?” Sbraitò il neo-moschettiere, sciogliendosi dalla presa di Francis e mettendo mano alla spada. “Sono stato io a salvarvi il culo dalle guardie del Cardinale! Se non era per me, i gioielli del re sarebbero già nelle mani di…”

Una lama d’acciaio comparve sotto il suo naso.
“Nelle mani di chi?” Gilbert Beildschmidt fissò Lovino con un sorriso che avrebbe gelato l’inferno. “ Le mie orecchie sono stanche di questo baccano. E comunque…” La spada si spostò, consentendo a Lovino di tirare il fiato. “Stai forse mettendo in dubbio il ruolo avuto dal magnifico me, pivello?” Domandò Gilbert, sogghignando.
“Pivello a chi, coglione?”

“Che cosa sta succedendo?” Tuonò il capitano Kirkland, spalancando la porta del suo ufficio.
Mon capitaine!” Francis si illuminò e fece per gettarsi verso Arthur. “Ai suoi ordini, mon capitaine!” Il quale assunse la tonalità delle lapidi funerarie e si affrettò a scansarsi. “Se non avete nulla di meglio da fare che dare aria alla lingua, andate di pattuglia a Palazzo fino a stasera!” Ordinò, sbattendo la porta.
 


“Quindi, signore, la colpa di tutto è di Francis.” Osservò Gilbert, interrompendo il racconto. “Se non fosse stato per lui, noi non saremmo andati a Palazzo, e non avrei dovuto rischiare il mio magnifico… er, non avrei dovuto rischiare la vita per salvare questi tre pivelli….”
“A chi hai dato del pivello, coglione?”
Kirkland si portò le mani alle tempie. “Continua.”
 


“Perché devo venire anch’io?” Ripeté per la centesima volta Lovino, piantonato sotto il sole cocente dei giardini del Palazzo reale. “Ho salvato la Francia, perché allora devo finire di pattuglia con voi bastardi?”
“Lovinito, Lovinito, tutti iniziano dal basso.” Antonio scosse la testa con aria saggia mentre si stiracchiava all’ombra degli alberi, facendosi versare altro vino da Gilbert.

Oui, Lovino: vedrai, iniziare dal basso non è per nulla spiacevole, anzi…” Sussurrò Francis alle sue spalle.
“Pervertito!” Abbaiò Lovino, saltando di lato per schivare le mani svelte del biondo. Una manovra che ebbe però l’effetto di farlo inciampare: il ragazzo si ritrovò all’improvviso tra le braccia di Antonio.

“Dovresti stare più attento, Lovinito.” I raggi del sole illuminavano il viso sorridente del moschettiere.
Lovino impiegò qualche attimo prima di riprendersi e staccarsi dalla stretta.
“Stammi lontano, Carriedo!”
“Non preoccuparti, querido: per quanto tu possa cadere, sarò sempre al tuo fianco per afferrarti.”

“Come cazzo puoi dire cose simili con quella faccia tranquilla?” A quel punto Lovino decise di aver sopportato abbastanza e si allontanò a grandi passi verso il Palazzo. “Pattugliatevelo voi questo giardino di merda!”
“Lasciatelo andare.” Gilbert sputò un acino d’uva in mezzo al prato. “Alla peggio, ce lo riporteranno le guardie private di Sua Maestà.”
 


“Pattugliare i giardini.” Lovino sbuffava mentre percorreva a casaccio i viottoli del parco. “Ho salvato il culo al re di Francia, e dovrei stare qui a guardar crescere l’erba?”

Si fermò all’udire delle voci che bisbigliavano concitatamente da qualche parte nelle vicinanze. Una delle voci gli risultava familiare: strisciando a terra Lovino si fece strada tra i cespugli, fino a che non raggiunse le due persone intente a discutere.

“ E che ‘azz…” Si lasciò sfuggire: com’era possibile che Milady Eliza, la ladra che pochi giorni prima era quasi riuscita a far entrare in guerra la Francia contro l’Inghilterra, stesse parlando nientemeno che con Sua Eminenza il cardinale Ivan?



“Il Duca di Buckingham non ha ricevuto i diamanti… La Francia non è in guerra: come devo spiegarmi questa serie di eventi?” Il cardinale sorrise ad Eliza, la quale iniziò immediatamente a sudar freddo.

“Sono stata intralciata, Vostra Eminenza.” Temporeggiò la giovane, cercando di individuare il maggior numero di vie di fuga. Il viso del cardinale le oscurò la visuale.

“Tutto qui?” Le domandò con un tono affettuoso che prometteva lacrime e sangue.
“Il Palazzo… Le mura… Il Re…. I moschettieri!” Esalò infine Eliza. “Quei maledetti moschettieri si sono intromessi e hanno recuperato i diamanti del Re.”

Per un momento dimenticò il cardinale, ricordando il sorriso strafottente di un particolare moschettiere mentre le mostrava i veri gioielli al collo del Re.
Oh, quanto avrebbe voluto scardinare quell’espressione dalla sua faccia a suon di randellate…

“Vi siete fatta giocare dai moschettieri, Elizaveta?” Il tono del cardinale riportò la ragazza alla minaccia incombente.
“Assolutamente no, Vostra Eminenza, fa tutto parte… fa tutto parte del nuovo piano, sì!”
“Un nuovo piano?” Ivan la fissò da sotto le palpebre. “Di cui non sono stato informato?”

L’aura malsana che lo ammantava sembrò crescere, per cui Eliza si affrettò a replicare: “Vi avrei detto tutto oggi, Eminenza, è un piano che non può fallire…” Iniziò a spiegare.

Dalla sua postazione Lovino, che stava cercando di non perdersi nemmeno una sillaba, si trovò a concordare con Eliza: quel piano era destinato al successo. O meglio, lo sarebbe stato, se non fosse che ormai lui sapeva ogni particolare e avrebbe salvato di nuovo il culo alla Francia e al suo re, alla faccia dei tre bastardi che lo sfottevano da mattina a sera.

“Devo informare il re.” Decise Lovino, vedendo il cardinale ed Eliza allontanarsi in direzioni separate. “E quando sarò un eroe nazionale non dovrò più pattugliare i giardini!”
“Non ti piace stare di pattuglia?”
“Nah, è noioso, non capita mai niente di interessante.” Rispose Lovino, distratto. “E quando mi beccano a dormire in servizio son cazzi amari…” Fu allora che realizzò a chi stava rispondendo, ma era già troppo tardi.
Il bastone lo colpì proprio sulla fronte.

“Non preoccuparti.” La voce di Eliza sembrava venire da molto distante. “Per questa volta potrai dormire.”

 
Angolo dell’autrice (di cui nessuno sentiva il bisogno)
Orbene, che ne pensate? Riuscirà Eliza a salvarsi dall’ira di Ivan? Lovino imparerà a tenere la bocca chiusa? Come mai il BTT si comporta come una manica di eroi mancati? Tutto questo ( e altro ancora) NON verrà svelato nel prossimo capitolo.
E’ un ottimo incentivo per leggerlo, vero? ^^



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