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Autore: Lys    27/11/2008    3 recensioni
"...La preside tentava di mantenere il clima presente ad Hogwarts prima della morte di Silente, ma era impossibile. Era difficile da spiegare, ma Silente era Silente. Con lui ci si poteva sentire tranquilli in ogni momento, sicuri che avrebbe vegliato su tutti. Ora, nonostante gli Auror incaricati di controllare la scuola e la presenza dei professori che non erano certo dei novellini nella lotta contro il Signore Oscuro, la vita scorreva in una sorta di precarietà, come se tutti si aspettassero succedesse qualcosa da un momento all'altro..." Gli Eroi sono partiti per combattere il Signore Oscuro e ad Hogwarts sono rimasti pochi studenti. Gli altri. Quelli che attendono, quelli che sperano.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dean Thomas, Pansy Parkinson
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1

 

Perché non riusciva a togliersi dalla mente le loro parole?

Cosa c'era di diverso dagli altri giorni?

Draco non c'è

Seduta sui gradini più alti della Guferia pensava.

Pensava al dolore.

Pensava alla solitudine.

Pensava alla morte.

Pensava.

 

Aveva preso una sola decisione nella sua vita, un solo atto coraggioso, solo uno: fuggire dalla propria famiglia. L'aveva pagato, perdendo l'uso della gamba sinistra, ma in fondo, si può vivere appoggiandosi ad un bastone per camminare.

Ma si può vivere soli?

Non le interessava, anche se il forte dolore al cuore le suggeriva la risposta. In quel momento voleva solo esser lasciata in pace, non dover più sentire le voci della gente.

Si sentiva sola.

La sua Casa ormai si era svuotata e i pochi rimasti vivevano nel terrore a causa della loro condizione di traditori, ma nonostante ciò gli altri non smettevano di guardarli e studiarli come fossero animali strani. Spie, li ritenevano, opportunisti.

 

Quel giorno però stato era diverso.

Quel giorno era crollata davanti a tutti.

Quel giorno non aveva retto gli sguardi della Brown. Quell'oca. Come si era permessa di rivolgersi a lei così? Stupidi commenti di una stupida Grifondoro.

 

Le lacrime non smettevano di scendere. Aveva freddo, ma non desiderava tornare. Voleva restare lì e non muoversi più. Lasciarsi andare e diventare parte del paesaggio, confondersi con ciò che la circondava. Non aveva più voglia di continuare a vivere, perché tutto si era perso quella mattina.

 

Quella mattina la McGranitt gliel'aveva detto.

Draco era stato ucciso dagli Auror in uno scontro con dei Mangiamorte.

Draco.

Lui non l'amava.

Lei sì.

Sperava che tutto sarebbe cambiato; non voleva più essere sola e aveva scelto lui per avere qualcuno vicino.

Che stupida. A lui interessava solo portarsela a letto. Non era di lei che era innamorato. Lei non era Daphne.

Daphne, l'ormai vedova Malfoy, colei che non si era ribellata ai genitori e aveva accettato il Marchio con orgoglio.

Ora ripensandoci si domandava se non avrebbe dovuto imitarla. Accettare di servire l'Oscuro Signore, fare figli Purosangue per la causa, uccidere babbani e mezzosangue…

Ma lei non voleva combattere, morire. Voleva solo continuare la propria vita: studiare, innamorarsi, lavorare, avere dei figli…

Ma quella che stava vivendo  in quel periodo non era vita. Chiusa nei propri pensieri era come se si fosse estraniata dal mondo.

 

Perché lo stava facendo?

Era stanca. Quei mesi passati nell'apatia da quando era iniziata la scuola le avevano messo addosso un senso di impotenza, di pesantezza che non aveva mai provato prima.

 

Sospirando provò ad alzarsi, ma la gamba non la resse facendola crollare sui gradini e scoppiare a piangere più forte. Al colmo dell'esasperazione diede un pugno al muro accanto a sé.

Odiava il proprio corpo, odiava la propria gamba, odiava non essere in grado di alzarsi da uno stupido gradino, odiava i suoi genitori che l'avevano ridotta così.

Provò a puntellare il bastone sul gradino più basso, ma il ghiaccio formatosi dopo l'ultima nevicata lo fece scivolare.

Ora odiava anche gennaio.

Avrebbe potuto fare un piccolo incantesimo per sciogliere un po' di ghiaccio, ma era come se non avesse neanche la forza di prendere la bacchetta.

Per un attimo pensò di aspettare semplicemente che qualcuno si accorgesse della sua assenza e la venisse a cercare lì, ma scoppiò a ridere subito dopo averlo pensato.

Chi avrebbe potuto ?

I pochi Serpeverde rimasti dovevano già occuparsi di loro stessi e gli altri, probabilmente, avrebbero pensato che si era unita al Signore Oscuro, avvalorando, con la sua scomparsa, la tesi di molti Corvonero: i Serpeverde rimasti sono in realtà spie.

 

Si girò leggermente per appoggiare la testa al muro e distese la gamba. Le faceva male e il freddo non aiutava di certo.

Stava per chiudere gli occhi quando dei passi sulla scala attirarono la sua attenzione.

 

Magari era Theodore.

 

"Parkinson, è da un pezzo che ti cerco! Guarda che se rimani qua fuori ancora un po' ti prenderai un accidente!"

Dean Thomas era in piedi davanti a lei.

Dean Thomas la stava cercando.

Era troppo assurdo per essere vero. La ragazza scoppiò a ridere mentre lui incrociava le braccia sul petto con un'espressione perplessa negli occhi scuri.

"Posso sapere che c'è di tanto divertente?"

Dean Thomas.

Dean Thomas, l'ex compagno di stanza di Harry Potter ormai da mesi alla ricerca di un modo per sconfiggere l'Oscuro Signore con i suoi amici, si era preoccupato per lei.

Pansy smise di ridere e levando il volto verso di lui gli rispose: "Tu."

"Io ti faccio ridere? E posso sapere il perché?"

Lei sembrò valutare le parole da usare, era stupita e amareggiata allo stesso tempo.

"Perché sei venuto a cercarmi?"

"Perché ti ho vista andare via dal castello piangendo e sinceramente penso sia assurdo isolare ancora voi Serpeverde, e non sono l’unico a pensarlo."

Se Dean si aspettava qualcosa in risposta non fu certo la risata di scherno che gli riservò Pansy.

"Cos'è, ora che Potter se ne è andato vorresti fare tu l'Eroe magnanimo "ti salvo la vita anche se sei un lurido Serpeverde"?"

Lui sospirò e si sedette accanto a lei, passandosi le mani nei corti ricci neri e sul volto come a schiarirsi le idee.

"Senti, Parkinson, non sono venuto qui a giustificare i miei comportamenti e quelli dei miei compagni, ma cerca di capire tutti! Abbiamo paura. La guerra è ormai scoppiata da mesi e le notizie di morti sono continue. I nostri compagni vengono ritirati da scuola in continuazione e Harry, Ron, Hermione e gli altri sono là fuori a combattere mentre noi siamo qui, troppo impauriti per unirci a loro e troppo deboli per farci accettare tra le schiere di chi combatte. Voi siete le stesse persone che fino a poco tempo fa giudicavano tutti. Vi comportavate da arroganti Purosangue, pieni di voi. Ci rendiamo conto anche noi che siete cambiati, siete le ombre di voi stessi e per qualcuno siete diventati il capro espiatorio su cui sfogarsi."

Pansy rimase in silenzio. Non sapeva cosa rispondere perché non c'era niente con cui rispondere. Aveva ragione.

"Ora penso sia meglio andare prima che ti ammali davvero."

Dean si alzò e scese qualche gradino prima di voltarsi verso di lei che, ancora seduta sui gradini, non accennava a seguirlo.

"Allora? Vuoi restare lì ancora per molto?"

 

Stupido. Come faceva a non rendersene conto?

Pansy prese in mano il bastone, fissò i gradini e poi alzò lo sguardo verso il Grifondoro, immobile, quasi sfidandolo. Non voleva chiedere aiuto. Una Serpeverde non ha bisogno di aiuto.

Puntò il bastone tentando di alzarsi ancora, ma ricadde sul gradino. Riprovò ancora e ancora e ancora senza riuscire. Tornò a guardare Dean ancora immobile davanti a lei, aspettandosi una risata da parte sua, un commento acido e invece no: sembrava triste. Come la faceva infuriare quello sguardo!

"Non voglio la tua compassione."

Le parole le uscirono con rabbia, stupendo lei stessa ancor prima di lui, che esclamò sorpreso: "Non ti compatendo! Sto solo riflettendo su quanto l'orgoglio sia una brutta bestia."

Zittita lo guardò. Non accennava a muoversi, a spostarsi.

 

Cosa doveva fare?

 

I minuti passavano. Lei era sempre nella stessa situazione e iniziava a chiedersi perché. Perché era seduta su dei gradini scomodi e freddi, perché non era in Sala Grande a mangiare qualcosa di buono, perché non era con altri ragazzi a parlare, ridere e sperare? Perché doveva sempre comportarsi da quella superiore che non ha bisogno di nessuno quando non era vero?

Perché?

 

Prendendo un respiro profondo Pansy col tono il più naturale possibile, fece una cosa che non si sarebbe mai aspettata di fare. Chiuse gli occhi e chiese "Mi puoi aiutare?"

Li spalancò solo quando Dean la prese in braccio senza particolare sforzo sorridendo, un sorriso sincero.

"Ehi! Non sono un'invalida! So ancora camminare!"

Lui scoppiò a ridere scendendo velocemente i gradini con la ragazza in braccio.

"Lo so, ma così facciamo prima e ti porto subito in infermeria, magari hai la febbre. Ti rendi conto che sei stata fuori delle ore? È già tanto che non ti abbia trovato congelata. Non hai neanche preso il mantello per uscire!"

Pansy non gli rispose. Si sentiva strana. Appoggiò la testa sulla sua spalla godendo del calore che lui le trasmetteva.

Avrebbe voluto che fosse Draco.

Arrivati davanti all'infermeria dopo essere passati davanti a un gruppetto di Grifondoro curioso, Dean la lasciò a terra. Il corridoio era deserto.

"Grazie."

Se quell'unica parola era costata molto a Pansy, il ragazzo non se ne accorse. Scrollò le spalle e sorrise come se nulla fosse.

"Figurati. Stasera perché non vi unite a noi per cena? Ormai siamo rimasti così pochi che è un inutile spreco sporcare quattro tavoli."

La ragazza lo guardò sbalordita: Serpeverde e Grifondoro allo stesso tavolo?

“Ehi, non guardarmi così! Ne parlavo oggi con la Abbott e Goldstein e sembravano d'accordo sul dividerci su due tavoli invece che quattro…"

Pansy era convinta di non aver capito. Era uno scherzo, sicuramente. Non era possibile una proposta del genere. Lo interruppe senza ascoltare la conclusione del suo discorso.

"Scusa, ma sei sicuro di stare bene? Io sono Pansy Parkinson, quella che era la ragazza di Malfoy, l'arrogante Purosangue, e potrei continuare la lista ancora per molto."

Lui si mise a ridere come se lei avesse detto qualcosa di assurdo.

Ma che succedeva a quel ragazzo?

"Lo so, lo so, ma come hai detto tu, 'eri'. Ora Parkinson, anzi, Pansy…"

La stava chiamando per nome?!

"…chiamami buon samaritano, ma ho promesso a me stesso che ti avrei fatto uscire dall'apatia in cui sei dall'inizio dell'anno e ho intenzione di riuscirci davvero. Da quando Pansy Parkinson non risponde a tono e non critica nessuno?"

"Su questo posso darti ragione, ma sul resto…"

"Dai, non fare la preziosa. Adesso chiediamo a Madama Chips di visitarti e poi se non hai niente andiamo a cenare che mi è venuto un leggero languorino. D'accordo?"

La guardava sorridendo e lei si trovò a sorridergli di rimando.

 

Da quando qualcuno non le sorrideva così? Da quando lei stessa non sorrideva a qualcuno?

"D'accordo…" s'interruppe un secondo quasi stupita di quello che stava dicendo, ma tornò a sorridere subito "…Dean."

In fondo il coraggio ha molte forme ed era ora di diventare una ragazza coraggiosa.

 

 

 

  
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