Fanfic su artisti musicali > Austin Mahone
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Autore: niall_ate_me    29/01/2015    0 recensioni
'COSA?!' Gridò lei.
'Karen...'
'MA KAREN COSA? TI RENDI CONTO? COSA...' La sua voce cominciò a spezzarsi. '...cosa dovrei fare ora? Perchè? Io...'
'Ti prego,non piangere..'
La abbracciò. In quell'abbraccio si sciolse tutto ciò che dentro di lei si era raffreddato ormai da anni.
E,per la prima volta dopo tanto tempo,pianse.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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La mia corsa terminò nel momento in cui vidi un taxi. Lo fermai e gli diedi le esatte indicazioni del posto in cui si sarebbe dovuto fermare. Volevo tornare a casa, farmi una doccia calda e andare a letto, ma era davvero troppo presto e sarebbero stati tutti svegli.

Così decisi di farmi portare davanti un bar fuori centro.

Cominciò a piovere e la cosa mi sollevò, ho sempre amato la pioggia, il suo odore, il rumore che produceva.
Per tutto il tragitto cercai di non pensare a Nathan, ma con scarsi risultati. Un’ ondata di dolore mi azzannò.

Appena arrivata a destinazione, scesi dal taxi. L’uomo mi guardava in modo strano, forse per il trucco decisamente troppo sbavato. Non gli diedi conto, lo pagai e mi fiondai nel bar pieno di persone ubriache.

Pensai che mi sarei unita facilmente a loro qualche minuto dopo. E fu così.

‘Un altro bicchiere..’ ‘Un altro ancora..’ e così via, fino a quando non mi ubriacai.

Non ricordo assolutamente nulla di ciò che accadde successivamente, ricordo solo quando ho smaltito la sbornia e mi sono accasciata sul bagno.
Mi ritrovai in una stanza di un motel a me sconosciuto. Perché mi trovavo lì?

Accesi il telefono per vedere che ora fosse e trovai un sacco di chiamate perse e messaggi.
Un sacco di messaggi erano da parte di mia madre, ma altrettanti, forse anche di più, erano da parte di Nathan.


Poggiai la faccia sul cuscino come a voler soffocare tutti i pensieri.

Scelsi di cancellare tutti i messaggi da parte di Nathan senza leggerli e, allo stesso tempo, decisi di cercare il bagno per darmi almeno una sistemata.

Mi alzai dal letto e sentii una voce femminile che mi chiamava da dietro: “Buongiorno, signorina”


Mi girai e rimasi un po’, come dire, sorpresa. Era Sharon.

“Che ci fai qu..che ci faccio qui? Io..”

“Karen, io frequento quel bar. Quando sono entrata, mi sono recata subito in bagno, dal momento che ne avevo bisogno. Lì c’erano delle..persone che cercavano di..” Si interruppe.

“Di...” la incitai a continuare.

“Fotterti”

Ah.
“Così ho chiamato il proprietario del bar che mi ha aiutato, insieme ad altre persone, a cacciarti fuori dai guai e così ti abbiamo portata qui. Stai bene? Che ti è successo?”

Sorrisi leggermente per la sua preoccupazione. Come ho già detto, non avevamo un rapporto molto stretto e mi fece solamente piacere quello che aveva fatto per me.
“Sono andata ad una festa ieri sera e..” Il groppo in gola e il mal di stomaco ritornarono. “E ho scoperto che Nathan mi tradiva.” Azzardai, non sapendo se ne valeva davvero la pena raccontarle tutto.

Notai che stava accendendo una sigaretta. Me la porse, ma la rifiutai. La puzza di fumo mi fece arricciare il naso. Fu probabilmente una smorfia abbastanza divertente da provocare una fragorosa risata alla ragazza dai capelli neri.

Rimasi totalmente neutra aspettando una risposta alla mia affermazione che non arrivò presto.

“Ti fai le canne e ora per un po’ di fumo vorresti apparire disturbata?” Finì di ridere.

La mia espressione molto, decisamente, irritata.

“Beh, comunque” Aspirò dalla sigaretta. “Penso che tutti sapessero che è stato a letto con mezza scuola e non solo” Rilasciò il fumo e io mi sentii ribollire. Trattenne una risatina.
Serrai la mascella.


“E tu? Ci sei mai stata? No, perché ho sempre notato che eravate molto affiatati.” Ringhiai.

Sorrise, ma gli occhi non trasmettevano la stessa emozione amichevole che la bocca voleva trasmettere.

“No, mai.” E aspirò dalla sigaretta. Dopo aver rilasciato il fumo la buttò fuori dalla finestra e continuò. “Non capisco perché non plachi un po’ i tuoi spiriti bollenti, il ragazzo ti trattava male, credi che non l’abbia notato? Ti urlava contro praticamente tutto il tempo”

“Spero che tu sia l’unica a saperlo.” Domandai, più che affermare.
“Sì, credo.”

Rilassai i miei muscoli tesi dalla conversazione e chiesi dov’ era il bagno. Ovviamente si limitò a esordire con un “cercalo”.

Fortunatamente non era difficile da raggiungere e lo trovai molto facilmente.

Mi guardai allo specchio. Cosa? Ero davvero io? Com’era possibile che mi fossi ridotta in quello stato?

I capelli spettinati, il trucco nero ancora ben visibile sotto gli occhi e su tutta la faccia. I vestiti stropicciati.

Mi lavai la faccia e rimossi quasi definitivamente il trucco. Pettinai i capelli con le mani come potevo e li legai in un codino che permetteva ai miei ricci spettinati di cadermi sulle spalle. Sistemai alla meno peggio il mio vestito e uscii.

Dovevo assolutamente trovare un modo per tornare a casa.

Mi servivano soldi per..il mio portafoglio!


Lo cercai disperatamente in camera e mi chiesi dov’ era finita Sharon. Quando tornò le chiesi se aveva visto la mia borsa e scosse la testa.

“Se hai bisogno di un passaggio, posso dartelo io.” Mi offrì.

“Sì..saresti molto gentile” Le rivolsi uno sguardo grato.

Ci avviammo verso la sua macchina.

Accese un’altra sigaretta.

“Non puoi fare a meno di fumare quando sei in mia presenza?” Chiesi innervosita.

“No, e io so perfettamente che non puoi fare a meno del mio passaggio, quindi chiudi quella cazzo di bocca prima che ti faccia scendere e ti lasci qui” Rispose altrettanto innervosita.

Alzai gli occhi al cielo, sapendo che se avessi replicato, lei mi avrebbe davvero fatta scendere.

“Il cellulare l’avevi lasciato nella borsa?” Chiese dopo pochi secondi.

“No, è qui, per fortuna. Perché?” Lo alzai per farglielo vedere.

Notai un leggero cipiglio sulla sua faccia prima di rispondere. “Così magari potevamo rintracciare la borsetta” Replicò in modo veloce, quasi a voler scansare quella domanda.

Arrivammo a destinazione, la ringraziai per tutto e mi fece scendere a 50 metri da casa mia perché “aveva da fare”.

So bene qual è il suo “da fare”. Doveva andare da qualche parte ad ascoltare qualche gruppo metal per niente famoso e ignorato dal resto del mondo. Ma era una cosa che stranamente le piaceva e, del resto, ognuno ha i suoi strani passatempi.

Camminai con il freddo pungente verso casa mia, ma venni bloccata da un tocco freddo e possente.

Non mi girai, ma sapevo riconoscere benissimo quel tocco. Non potei fare a meno di rabbrividire. Cosa voleva ora da me?
 
 
 
 
 SPAZIO AUTRICE

OKAY, SI', MI ODIATE. E MI ODIERETE ANCORA DI PIU' QUANDO SAPRETE CHE NON POSSO DARE IL BENVENUTO PERCHE' SONO ASSOLUTAMENTE DI FRETTA. 
Voglio comunque ringraziare tutti i recensori e chi ha messo la mia storia tra preferiti/seguiti/ricordati e chi mi ha messo tra i suoi autori preferiti. Significano molto per me tutti i segni di apprezzamento che mostrate nei miei confronti.
Ringrazio anche i lettori silenziosi, grazie mille :3 <3

PROMETTO CHE LA PROSSIMA VOLTA IL CAPITOLO SARA' PIU' LUNGO E LO SPAZIO AUTRICE SARA' DECENTE COME GLI ALTRI, SCUSATEMI, SCUSATEMI E SCUSATEMI ANCORA. 

-Vi amo, grazie a tutti <3




 
  
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