Libri > Il Signore degli Anelli e altri
Ricorda la storia  |      
Autore: MissWilde25    29/01/2015    1 recensioni
"-Devo andare ora- sussurrò.
-No, Thorin, che stai dicendo! Tu guarirai, ti prometto che guarirai e diventerai Re. Guarda Thorin, guarda, abbiamo vinto è tutto finito! La tua missione è compiuta e tu non morirai…- Bilbo sentì che le parole gli si strozzavano sempre più nella gola, mentre lottava disperatamente con il velo di lacrime che gli aveva offuscato la vista e che ora premevano per traboccare. Perché sapeva che stava mentendo spudoratamente.."
"-Si, Thorin, ci rincontreremo. Verrò a cercarti e ti troverò subito, non dubitare.
-Io non dubito di te Mastro Baggins…..ma non avere fretta."
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bilbo
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Buongiorno! Allora non è la prima volta che scrivo, ma è la prima che pubblico. Ergo per tutte le anime buone che hanno avuto l’immenso coraggio di aprire questa storia, limitate gli insulti e andateci piano, per favore. Ringrazio da subito WhiteLady14, che ha letto in anteprima questa storia e mi ha gentilmente convinto (in altre parole obbligato a calci nel sedere) a pubblicarla e le sopracitate anime coraggiose che avranno la bontà di leggerla.
Un bacio!!
MissWilde25
P.S è una slash su Thorin e Bilbo, quindi leggete a vostro rischio e pericolo!
Buona Lettura!   
 
“Cercando te…”
 
La neve aveva smesso da poco di cadere e il sole aveva finalmente illuminato il cielo, inondando con i suoi raggi la Terra e facendo brillare il leggero strato bianco che la ricopriva, come il merletto di un leggerissimo velo da sposa.
Bilbo si alzò in piedi, tentando di controllare il giramento di testa e il dolore che pulsava sulla nuca, nel punto in cui aveva sbattuto poche ore prima mentre correva. Strizzò gli occhi e in lontananza lo vide. Il suo cuore accelerò i battiti e il sollievo lo avvolse come una coperta quando scorse l’imponente figura del Re sotto la Montagna stagliarsi all’orizzonte sullo strapiombo di ghiaccio e pietra che dava sulla valle dove le armate di orchi, umani, nani ed elfi combattevano ormai da ore.
-Thorin!!- lo Hobbit chiamò il suo nome mentre un sorriso sollevato gli sbocciava sulle labbra sottili. Ma questo si infranse in miliardi di minuscole schegge un secondo dopo, quando Thorin si accasciò al suolo, come se le ginocchia si fossero improvvisamente spezzate.
Il terrore strinse in una morsa il cuore di Bilbo, quasi soffocandolo, mentre correva a perdifiato arrampicandosi sulla roccia, scivolando sul ghiaccio, fino ad arrivare lì dove stava il re, il suo re, per buttarsi in ginocchio accanto a lui e sollevargli dolcemente la testa con una mano, immergendo le dita nei morbidi ricci corvini.
-Thorin..- sussurrò Bilbo tentando di non guardare inorridito lo squarcio che apriva la carne del petto del nano, sporcando la pelle ambrata di liquido color rubino. Il Re sotto la Montagna aprì gli occhi azzurri, finalmente limpidi e liberi dalle nuvole che tante volte avevano offuscato i due pezzi di cielo in cui Bilbo era solito specchiarsi.
-Meno male sei qui. Non avrei sopportato di andarmene senza averti visto un’ultima volta dopo quello che è successo. Non avrei sopportato di morire senza averti chiesto perdono, Mastro Scassinatore, per tutto ciò che ti ho fatto. Perdonami Bilbo.
Lo Hobbit tremò al sentire il suo nome pronunciato da quella voce calda e profonda, ora tremula a causa del respiro affannoso.
-Non c’è niente da perdonare Thorin. Il tuo cuore era offuscato dalla malattia dell’oro, ma tu l’hai sconfitta, così come hai sconfitto Azog. Ce l’hai fatta Thorin! Ora è tutto finito.
Il Mezzuomo si sforzò di sorridere, tentò disperatamente di non vedere quel viso stupendo, che adorava diventare sempre più pallido, il respiro farsi sempre più debole, gli occhi brillare sempre meno.
-Torna a casa, piccolo Hobbit, torna ai tuoi libri e al tuo focolare. Pianta i tuoi alberi e guardali crescere. Se la maggior parte di noi preferisse la propria casa all’oro, sarebbe senz’altro un mondo migliore….- sussurrò Thorin sorridendo, guardando la persona che si era a poco a poco insinuata nel suo cuore sciogliendo le catene di ghiaccio che lo avvolgevano, donandogli l’affetto e l’amore che nessuno gli aveva mai concesso, senza chiedere nulla in cambio; la persona che per lui, uno sconosciuto che all’inizio lo aveva criticato e aggredito, per l’unica colpa di possedere una casa, ciò che a lui era stato strappato con violenza e morte, aveva sfidato un drago, un orco e la sua follia. E ora avrebbe dovuto lasciarlo, non voleva, ma doveva, si rese conto, mentre sentiva le forze venirgli sempre meno e il cuore battere sempre più faticosamente -Devo andare ora- sussurrò.
-No, Thorin, che stai dicendo! Tu guarirai, ti prometto che guarirai e diventerai Re. Guarda Thorin, guarda, abbiamo vinto è tutto finito! La tua missione è compiuta e tu non morirai…- Bilbo sentì che le parole gli si strozzavano sempre più nella gola, mentre lottava disperatamente con il velo di lacrime che gli aveva offuscato la vista e che ora premevano per traboccare. Perché sapeva che stava mentendo spudoratamente, ma vedere la persona che amava afflosciarsi sempre di più tra le sue braccia, come una bambola di pezza, insieme alla consapevolezza di non poter fare nulla, gli stava riducendo il cuore a brandelli.
-Non lasciarmi…- esalò infine, mentre gocce di dolore gli rigavano le guance e i primi singhiozzi cominciavano a squassargli con violenza il petto. Il nano sollevò una mano e lo accarezzò dolcemente, partendo dai ricci color rame per fermarsi sulla guancia e asciugargli le lacrime. Bilbo chiuse gli occhi per un secondo e si godette per l’ultima volta quel tocco caldo capace di farlo tremare.
-Mi ami davvero così tanto, Signor Baggins? – chiese il Re con dolcezza.
Bilbo sospirò e tentò di sorridere, nonostante il dolore gli stesse artigliando senza sosta il petto.
-Più della mia vita, Thorin- balbettò- ti prego non lasciarmi…non morire…..non credo di farcela ad andare avanti…
Il nano guardò quegli occhi verdi dolci e spauriti e facendo forza con la mano sospinse il viso dello Hobbit contro il suo facendo poggiare la fronte di Bilbo contro la sua.
-Si, che ce la farai- sussurrò contro le sue labbra- Su questo non ho dubbi, come Gandalf non ne aveva sul fatto che tu fossi straordinario e ci avresti aiutato a riprenderci Erebor. Aveva ragione e io non dubiterò mai più di te, Bilbo Baggins. Sono sicuro che riuscirai ad andare avanti, che affronterai ogni sfida che la vita ti metterà davanti con coraggio, onore e furbizia come hai sempre fatto. Vivi, Bilbo, vivi per tutti e due. E un giorno ci rincontreremo, te lo prometto.
-Si, Thorin, ci rincontreremo. Verrò a cercarti e ti troverò subito, non dubitare.
-Io non dubito di te Mastro Baggins…..ma non avere fretta.
Con le ultime forze il Re sotto la Montagna sollevò leggermente la testa e premette le labbra  su quelle del Mezzuomo. Bilbo le schiuse leggermente, imprimendosi a fuoco nella memoria la sensazione provata nel sentire la bocca del nano muoversi sulla sua in una danza d’amore che si interruppe fin troppo presto. Quando si separarono gli occhi verdi incontrarono i blu; un secondo dopo qualcosa nel profondo di questi ultimi scivolò via lasciandoli vuoti e fissi sul volto addolorato dello Hobbit. Sentì per l’ultima volta un sospiro lasciare le labbra del nano e infrangersi sulle sue, prima che il petto di Thorin si fermasse per sempre insieme al suo cuore. La mano che lo accarezzava divenne all’improvviso pesante nella sua, che l’aveva raggiunta sul suo viso e stretta forte.
Bilbo chiuse gli occhi e urlò, lasciando che la disperazione e il dolore uscissero liberi nella fredda aria invernale. Pianse, singhiozzando, stingendo forte il cadavere del re e pregando irrazionalmente i Valar affinché gli restituissero quella vita che per lui era diventata la più importante.
Quando Gandalf giunse in quel luogo di morte e dolore alcuni minuti dopo, sentì le ginocchia cedergli per la scena a cui si ritrovò ad assistere. Bilbo era accasciato sul cadavere di Thorin Scudodiquercia, piangente e senza forze. I singhiozzi gli squassavano il petto come se una bestia stesse lentamente sbranando il cuore del Mezzouomo, facendolo a pezzi con le zanne e gli artigli. Gli occhi grigi dello stregone si riempirono di lacrime che tentò disperatamente di trattenere, mentre si avvicinava al piccolo amico e senza dire nulla gli cingeva le spalle con le braccia e lo scostava con dolcezza dal corpo senza vita dell’amato. Osservò quegli occhi azzurri vitrei dove il cielo non poteva più riflettersi, mentre Bilbo si lanciò tra le sue braccia, nascondendo il viso contro il suo petto e inzuppandogli la tunica di lacrime.
In lontananza si udì un grido di vittoria.
 
 
Frodo osservava lo zio camminare per il giardino. Suo zio Bilbo era un tipo davvero strano. Tutti i pomeriggi passava lunghe ore seduto a fumare la pipa e a passeggiare nel giardino in mezzo alle tredici querce che aveva piantato, gli avevano raccontato i genitori, quasi trent’anni prima al ritorno da un lungo viaggio. Spesso spiando il parente, Frodo si era accorto dello sguardo di profonda malinconia e tristezza negli occhi verdi, quando l’altro guardava le querce. Lo stesso che a volte scorgeva parlando con lo zio a proposito di quel viaggio, a detta di tutta la Contea, molto avventuroso che Bilbo aveva fatto in gioventù.
 
 
-Zio, non mi hai mai detto come finì il tuo viaggio….mi racconti solo l’inizio o degli aneddoti ma mai la fine!!
Gli aveva detto un giorno, speranzoso. Lo sguardo di Bilbo si era incupito e, portandosi la pipa alle labbra, aveva sussurrato –Finì…come finiscono tutte le grandi storie Frodo. Tornai nella Contea e ripresi la mia solita vita.
-Oh, qualcosa come “e visse per sempre felice e contento nella Contea”, zio?
Bilbo aveva voltato la testa, fissando le tredici querce che crescevano ogni giorno rigogliose e forti.
-Sì, Frodo. Qualcosa del genere.
Frodo non sapeva perché, ma la voce del parente si era affievolita improvvisamente e al giovane Hobbit era sembrato di vedere un luccichio negli occhi malinconici dello zio.
 
 
Quasi cento anni erano passati dalla Battaglia delle Cinque Armate. Ad essa era seguita un’altra grande battaglia che aveva posto fine alla Guerra per l’Anello. Sauron era stato sconfitto. Il nemico che aveva tranciato tante vite, indirettamente anche quella di Thorin, anche se per raggiungere il suo scopo, quella volta, aveva usato l’Orco Pallido, era morto. Bilbo era nel suo letto a rimuginare quando la porta della camera si aprì facendo entrare Frodo e Gandalf. Erano giorni ormai che era costretto a letto e nonostante tutti si affaccendassero per distrarlo e farlo stare al meglio egli era ben consapevole che era giunto il momento di lasciare questo mondo. Negli ultimi mesi aveva sentito la vita che lentamente ma inesorabilmente se ne stava andando, senza possibilità di fermarla. Aveva resistito per anni. L’aveva promesso e in fin dei conti dovette ammettere che il Re dei Nani ci aveva visto giusto anche quella volta. Sorrise a quel pensiero. Ma ora il suo cuore era stanco, troppo stanco per sopportare ancora il dolore, l’assenza, la malinconia, che per anni lo avevano assillato come parassiti impedendogli di lasciarsi alle spalle ciò che era stato. Osservò i due al suo capezzale, suo nipote e il suo più caro amico, colui grazie al quale tanti anni prima aveva intrapreso quella incredibile avventura. Colui che gli aveva permesso di cambiare la sua fin troppo noiosa e ammuffita vita. Colui che gli aveva permesso di conoscere la persona che quella vita l’aveva cambiata irrimediabilmente. Fissò Frodo, puntando gli occhi verdi in quelli azzurri del nipote. Quante volte guardandoli aveva avuto l’impressione di fissare un altro paio di occhi, altrettanto belli anche se molto più antichi e fieri. Il ragazzo gli prese la mano e la strinse forte.
-Zio…- sussurrò mentre una lacrima traditrice gli rigava una guancia chiara.
-La mia avventura è finita, Frodo. Ho terminato il libro, così ora potrai sapere come va a finire- sorrise all’espressione sorpresa del nipote- Ora sta a te scrivere la tua- terminò strizzandogli l’occhio, riuscendo a strappare una risata al giovane Hobbit.
Spostò lo sguardo su Gandalf. Anche lo stregone aveva gli occhi lucidi. Per un attimo Bilbo si ritrovò su una montagna coperta a tratti dal ghiaccio, a singhiozzare tra le braccia dell’amico, mentre le lacrime rigavano anche il volto dell’anziano, andandosi a perdere nella lunga barba. Era stata l’unica altra volta in cui aveva visto Gandalf piangere.
-Addio, amico mio. Grazie di tutto.
-Addio, Bilbo Baggins. Grazie a te. Erebor ti aspetta- sussurrò lo stregone tentando di tenere ferma la voce per quanto fosse possibile. Lo Hobbit aveva scelto di essere seppellito in quel luogo che aveva amato, tanto quanto la persona che ne era diventata il simbolo. I nani della compagnia di Thorin Scudodiquercia erano rimasti addolorati, ma anche onorati nel sapere che il loro piccolo amico ormai in fin di vita, aveva espresso il desiderio di essere seppellito lì. Balin si era preoccupato di fare in modo che il suo corpo fosse posto accanto a quello del Re. Il suo Re. Bilbo sorrise un’ultima volta poi abbassò gli occhi su un disegno che da giorni stringeva in mano. Glielo aveva donato Bofur molti anni prima, durante una delle sue numerose visite al regno sotto la Montagna. Rappresentava un principe dei nani e uno hobbit addormentati uno accanto all’altro, i visi rilassati e sereni persi nel dolce oblio dei sogni. Bilbo guardò il volto del nano, il suo nano.
-Ci vediamo tra poco- sussurrò prima che anche il suo cuore stanco si fermasse.
 
 
Riaprì gli occhi in uno strano luogo. Sembrava un prato in apparenza. Ma a guardare meglio si poteva vedere una strana nebbiolina argentata e eterea che ricopriva ogni cosa. Bilbo si guardò intorno spaesato, prima che i suoi occhi si posassero sui suoi vestiti: erano abiti vecchi, abiti che non indossava più da anni, perché oltre a essere molto giovanili, troppo per la sua veneranda età, portavano con loro un orrendo ricordo. Erano gli abiti che indossava quel giorno. Il giorno in cui aveva dovuto dire addio al suo amore. Un attimo dopo si accorse che a pochi metri da lui stava un laghetto. Prima non l’aveva notato o per meglio dire, prima non c’era. Si avvicinò circospetto e si inginocchiò, specchiandosi nelle acque del lago. Trattenne un sospiro sorpreso, quando l’acqua gli rimandò l’immagine di un Hobbit giovane e in forze, non il vecchietto malato che aveva lasciato la Contea. I riccioli ramati gli incorniciavano il viso paffuto e i grandi occhi verdi erano in quel momento sgranati mentre si toccava la pelle del volto, priva di rughe, con le mani per assicurarsi di essere vero reale e di non trovarsi in un sogno. Si era appena rialzato quando udì dei passi dietro di lui e poi..
-Ben arrivato, Mastro Scassinatore- quella voce…Oh, giorni celesti! Quella voce meravigliosa calda, come una carezza, e profonda come l’oceano.
Si voltò lentamente e la gioia, che non provava più da anni, da quel maledetto giorno alle porte di Erebor, esplose nel petto del Mezzuomo, spazzando via ogni cosa, che non fosse quel volto che lo fissava sorridente.
-Thorin……ti ho trovato.
-Non ho mai dubitato, Bilbo. Neanche per un secondo- sorrise il Re sotto la Montagna, mentre Bilbo si lanciava tra le sue braccia.
 
 
The end                              
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Il Signore degli Anelli e altri / Vai alla pagina dell'autore: MissWilde25