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Autore: Jules_Black    30/01/2015    1 recensioni
"Non ti servono le tavole anatomiche del Netter per analizzare la fisionomia delle ossa, per saggiarne i bordi, immaginarne la consistenza."
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Anatomia di me. 

A me, Giu'.
Per aver aperto gli occhi.


Non ti servono le tavole anatomiche del Netter per analizzare la fisionomia delle ossa, per saggiarne i bordi, immaginarne la consistenza.

Non ti serve il Netter: ti basta la tua immagine davanti allo specchio, con le costole in evidenza e il bacino troppo sporgente. E la spina dorsale come tanti sassolini che si inseguono sulla tua schiena. La circonferenza del polso troppo simile a quella del braccio. Le ginocchia in evidenza e la pelle delle gambe chiazzata di ematomi dove, magari, hai sfiorato con appena un po’ più forza la tua gamba.

Ti riesci ancora a riconoscere allo specchio. Sei un po’ più pallida, un po’ più scavata, ma ci sei.
E sei sempre maledettamente meno te.
 
Sparisci pezzo a pezzo dagli occhi di tua madre, in silenzio, senza disturbare. Non smetti di sorridere perché adori mostrare di star bene.

Ti sei logorata per una crocetta messa nel posto sbagliato, per una vita di “sei solo tutta memoria”, per storie e persone e ricordi che sono finite – solo adesso lo realizzi – nella merda che spettava loro. Hai smesso di crucciarti per errori ripetuti, per stronzate ingigantite, per la forza di volontà che ogni tanto scemava e andava via.

Hai continuato a tremare, cercando il controllo nelle cose che usavi per sopravvivere. E anche quando la tempesta era passata, hai continuato a naufragare.
Giù, fino in fondo, fino a toccare la sabbia e a farti male.
Hai implorato di poter cancellare la tua vita con un colpo di spugna, ma lo scambio non era equo e nessuno te l’ha accordato. Ma hai iniziato a risalire.
 
Ti sei svegliata con il sole di Gennaio e hai deciso di rinascere.
Da sola.

Hai aperto gli occhi e ti sei resa conto che la vita, alla fine, ti ha premiata.

La merda passata è stata sepolta là dove non può più fare male – sul fondale non ci sono più i tuoi resti.
Ti sei vestita con il sorriso – i pantaloni striminziti sempre un po’ troppo cascanti – e hai iniziato a lottare un po’ di più.

Sarai il medico che hai sempre voluto essere, la donna che hai sempre desiderato diventare.
Smetterai di non voler esistere.
Inizierai ad apprezzare un po’ più il mondo e un po’ di più te.
   
 
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