About jealousy, Stiffs and misunderstanding
Quando
entrò nell’appartamento, trovò Fiamma
seduta sul
divano con l’espressione persa in chissà quale
considerazione. Le sedette
accanto, cingendole le spalle con un braccio e attirandola a
sé. Le depositò
dei lievi baci che dall’attaccatura dell’orecchio
scendevano fino alla
clavicola.
- A cosa stai pensando? –
-
A Quattro. –
Eric
si allontanò di scatto. La mascella serrata e gli occhi
d’acciaio ridotti a fessure lasciavano intendere piuttosto
chiaramente quanto
fosse furioso.
-
Pensavi a Eaton?
– ripetè, sprezzante.
Tipico
di lui pensare subito al peggio. Certe volte doveva
sforzarsi di ricordare che il suo ragazzo non era solo patologicamente
geloso,
ma viveva anche un perenne conflitto d’inferiorità
nei confronti di Quattro.
Però
l’immagine di lei e Quattro insieme era talmente
ridicola e assurda che le fu impossibile nascondere un sorrisetto
divertito.
-
Ah, e la cosa ti diverte anche. Magari dovresti andare da
lui invece che perdere tempo con me. –
-
In realtà ho già passato parecchio tempo con lui
oggi –
replicò, volutamente insinuante.
Sapeva
che era una cosa cattiva continuare a provocarlo in
quel modo, ma di tanto in tanto le piaceva prendersi gioco di quel suo
comportamento morboso. Più che altro perché la
seccava incredibilmente il fatto
che la ritenesse capace di tradirlo con chicchessia.
Lo
sguardo di Eric si incupì ancora di più.
-
Che gioia … immagino vi siate divertiti parecchio.
–
-
Abbastanza. Sai, ha rimodernato un po’
l’arredamento del
suo appartamento. –
-
Siete stati nel suo appartamento?! –
La
vena lungo il collo pulsava pericolosamente.
-
Sì, come un sacco di altre volte. In questi anni ci
abbiamo passato delle ore lì dentro, credevo lo sapessi.
–
-
No, che non lo sapevo – sbottò, alzandosi in piedi
di
scatto e marciando verso l’uscita del grande appartamento da
Capofazione che
condividevano da ormai un anno e mezzo.
-
Ehm, Eric … dove stai andando? –
-
A uccidere il Rigido – replicò, tra i denti.
Fiamma
scoppiò a ridere, attirando la sua attenzione. Era
arrivato decisamente il momento di mettere un freno a tutta quella
storia, per
quanto divertente fosse. Lo raggiunse, abbracciandolo da dietro come
faceva
sempre quando cercava di calmarlo.
Eric
rimase rigido nella sua presa, teso come una corda di
violino.
-
Non c’è bisogno di uccidere nessuno, Capofazione
ridicolmente geloso. Ti stavo solo prendendo un po’ in giro.
Io e Quattro, sul
serio? – rise ancora.
Eric
si rilassò poco a poco, fissandola incerto.
-
Era uno scherzo? Tra te e il Rigido non è mai successo
nulla? –
Annuì.
-
Tra me e nessun altro Intrepido è mai successo nulla da
quando sto con te. – Si alzò in punta di piedi,
raggiungendo le sue labbra e
coinvolgendolo in un lungo bacio. Si strinse maggiormente a lui,
aderendo
quanto più possibile al suo corpo. Sorrise contro le sue
labbra quando lo sentì
cingerle la vita e ricambiare il gesto. – Pensi che possa
volere qualcun altro
oltre te? – gli chiese, quando si furono separati.
-
Quando si tratta di te non sono mai sicuro di nulla –
ammise.
Si
accigliò, perplessa. – Credi che possa tradirti?
Hai
davvero così poca fiducia in me? –
-
Non è questo. Mi fido di te, ma qualche volta penso che mi
lascerai per qualcuno migliore di me. –
Quei
momenti di debolezza la coglievano sempre impreparata.
La gelosia sapeva fronteggiarla, gli sbalzi d’umore anche, ma
vedere Eric
insicuro e pronto all’autocritica la spiazzava. In quei
momenti tornava a
essere il bambino a cui per troppo tempo era stato detto di
“non essere
abbastanza”.
Gli
prese il volto tra le mani, accarezzandolo e fissandolo
risolutamente negli occhi.
- Eric, io voglio te.
Conosco tutti i tuoi pregi e i tuoi difetti, e ho scelto te. Voglio te
e non ci
sarà nessuno che possa farmi cambiare idea in proposito.
–
Annuì,
improvvisamente convinto. L’incertezza era sparita dalle
iridi d’acciaio così come le rughe
d’apprensione che gli solcavano la fronte
fino a quel momento. Era di nuovo l’Eric forte e sicuro di sé.
Si
schiarì la gola, cambiando discorso, come faceva sempre
dopo quei momenti in cui si lasciava andare. – Quindi, era
uno scherzo anche il
fatto che stessi pensando al Rigido? –
Scosse
la testa. – Quello no. Ci stavo pensando perché
credo
che finalmente abbia trovato una ragazza che gli piaccia –
ammise.
Eric
inarcò un sopracciglio, moderatamente
sorpreso.
-
E sarebbe? –
-
Tris. –
-
Oh oh, la Rigida – rise. Per poi aggiungere: - Certo,
da’ loro
una mano a coronare il fantastico sogno d’amore dei Rigidi:
allacciarsi le
scarpe e tagliarsi i capelli a vicenda –, tacque un attimo
come se fosse stato
folgorato dall’ispirazione, - Forse riusciranno addirittura a
tenersi per mano. –
Fiamma
lo colpì con un buffetto dietro al collo. Tuttavia la
sua espressione severa fu rovinata dal sorrisetto divertito che si
stava
chiaramente sforzando di trattenere, senza troppo successo tra
l’altro.
Fu
allora che Eric la prese tra le braccia e la sollevò come
se non pesasse nulla. Fiamma provò a liberarsi, scalciando
con poca
convinzione, e venne ricompensata da una generosa dose di solletico sui
fianchi.
-
Che cosa vuoi fare? – chiese, ridendo, mentre Eric se la
sistemava meglio in spalla e s’incamminava verso
l’altra stanza. Quando si fu
chiuso la porta della camera da letto alle spalle, le rivolse
un’occhiata
lussuriosa che ebbe il potere di farla rabbrividire dal desiderio.
-
Qualcosa che è decisamente poco da Rigidi. –
[882
parole]
Spazio
autrice:
Sì,
sono in pieno fermento creativo da Divergent, lo ammetto. È
che quando l’ispirazione
chiama io rispondo u.u E poi c’è da considerare il
fatto nient’affatto
secondario che mi diverto troppo a far venire gli infarti a Eric e a
coinvolgerlo
in scenette ambigue in cui la sua gelosia assurda può
sfociare al meglio. Spero
che la OS vi sia piaciuta e che vogliate farmi sapere che ne pensate.
Alla
prossima.
Baci
baci,
Fiamma Erin Gaunt