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Autore: bulmasanzo    30/01/2015    2 recensioni
Questo è ciò che succede se in una notte d'estate una fanwriter decide di non seguire più la trama.
Extra de: La 'meravigliosa' avventura.
Raccolta di one shot, tutte rigorosamente prive di un finale.
Possibilità di nonsense e di cross over.
Genere: Commedia, Fluff, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Daisy, Luigi, Mario, Peach, Rosalinda
Note: Cross-over, Nonsense, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Peach riemerge dall'acqua, riprendendo il fiato che avrebbe potuto tranquillamente evitare di trattenere, e raggiunge il bordo della piscina con due bracciate decise e aggraziate. Non vuole ancora uscire, si va a posizionare di fronte alla bocchetta da cui il liquido erutta riversandosi nella vasca e lascia che la potenza del getto le faccia un bel massaggio alle cosce. Sorride beata, è come stare nell'idromassaggio, come la rilassa!
"Principessa, principessa, non ha ancora finito di farsi il bagno?" urla con voce incredibilmente alta e stridula una piccola figura che le corre incontro, le trecce rosa che sballonzolano in aria a ogni passo.
Peach finge deliberatamente di non aver sentito e abbandona infastidita la sua comoda posizione immergendo di nuovo la testa.
"Principessa!" insiste l'altra assumendo un tono semi-autoritario, inginocchiandosi sul bordo e sporgendosi "Venga fuori, avanti, non vorrà mica arrivare in ritardo?“
Anche se è una cosa che la ripugna -perché i funghi se si bagnano tendono a inzupparsi come un biscotto e a diventare mollicci- infila le braccia dentro cercando di arrivare a toccarla.
"Che noia, Toadette" sbuffa lei, le bollicine che le sfuggono dalle bocca incurvata in una espressione imbronciata "Altri cinque minuti!“ la prega.
"Ma lo ha promesso a suo padre!“ le viene ricordato.
Il pensiero dell'obbedienza la induce a smettere di protestare. A malincuore, la ragazza tira fuori la testa dall'acqua con un movimento secco che le scosta le chiome dorate dal viso, raggiunge la scaletta e si issa fuori.
Sente immediatamente freddo, l'acqua infatti era stata riscaldata per il suo piacere. Toadette le si avvicina porgendole pazientemente un accappatoio rosa nel quale la ragazza si avvolge in fretta, mormorando un grazie.
"Su, vada alla doccia a darsi una sciacquata per togliersi di dosso questo puzzo di cloro, ché poi le sistemo io i capelli!“ dice in tono amorevole la micete sorridente.
Mentre il phon le soffia dolcemente nelle orecchie e le asciuga la pelle, Peach riflette su quello che ha accettato di fare. Non se ne scopre molto entusiasta, ma riflette sull'insistenza di suo padre, il re, che glielo ha presentato, oltre che come una garanzia per la sicurezza personale, come un vero e proprio dovere regale.
Più che come Biancaneve, adesso si sente come Jasmine.
"Bambina mia, sei uno splendore!" si complimenta molto prevedibilmente l'anziano sovrano quando la vede finalmente pronta nel suo abito di pura seta rosa con colletto bianco e maniche a palloncino, gonna ampia e svasata e corpetto pieno di ricami brillanti e con un semplice ma elegante filo di perle che le adorna il sottile collo dandole l'aspetto di una regina "Dio, assomigli tantissimo a tua madre!" si commuove.
"Davvero?" sorride Peach sistemandosi timidamente la coroncina tra i capelli splendidamente acconciati, in parte raccolti sulla nuca da un fermaglio anch'esso tempestato di perle e in parte lasciati spiovere sulle spalle, boccolosi e soffici come quelli di una dama in un quadro di Botticelli.
Si stupisce un po' che lui abbia nominato la madre, cosa che non succede molto spesso, ma si premura di non far trasparire il suo stupore e anche di assumere un portamento il più dignitoso possibile.
Dice: "Ti sbagli, padre, non le assomiglio nemmeno un po'. Non sono bella la metà di quanto lo era lei."
Ma in realtà si sta sminuendo e lo sa benissimo perché, al contrario, lei è sempre stata pienamente consapevole della propria indicibile bellezza e intende preservarla.
Non si scompone, e l'affetto per il proprio padre che rivede in lei quella che è stata l'unico grande amore della sua vita le intenerisce il cuore.
Peach ha solo qualche ricordo vago di sua madre, che purtroppo è morta per una brutta malattia quando lei aveva cinque anni o poco più, ma sa di non averne ereditato l'indole generosa e magnanima, bensì quella autocelebrativa.
Una cosa le hanno sempre detto di lei: che sapeva benissimo quali fossero i suoi doveri e che li portava avanti senza mai lamentarsene.
"Tu li hai visti, papà, questi famosi pretendenti?" chiede in tono quasi ozioso, con tutta l'intenzione di rimandare ancora.
"Non di presenza, tesoro, ma ti assicuro che, come hai voluto tu, non saranno tutti quanti dei principi" dice George, calcando l'ultima parola "Gente umile, per lo più, proprio come hai richiesto."
"Bene" fa la principessa, sempre incerta.
"Ma ti prego, ti scongiuro, stai attenta, fa' del tuo meglio, cerca di non scegliere un bifolco!" la redarguisce il re ansiosamente.
Il che, tradotto, significa: scegli per forza uno dei principi, pensa lei, ma poi se ne sente quasi in colpa quando George la stringe in un abbraccio, dandole in tal modo la sua benedizione di padre, oltre che una libertà totale sulla sua decisione. Totale, vabbé...
Sa che per lui è stato un grande sacrificio dover rinunciare a esercitare il diritto, che pure avrebbe avuto, di scegliere personalmente un marito per lei, come avrebbe voluto l'etichetta, come sarebbe forse stato meglio.
Invece, si può proprio dire che lei lo abbia costretto a scendere a compromessi.
Cerca di mostrarsi forte e decisa, all'altezza del proprio ruolo, anche se continua ad avere dei dubbi che forse dipendono dal fatto che l'unica cosa che in realtà vorrebbe è essere condotta da Mario.
Ma sa bene che Mario è per lei una meta irraggiungibile. Non deve pensare a lui. Lui ha un'altra donna, è felice e non sta sicuramente a struggersi per lei.
Deve rassegnarsi, l'ha salvata, sì, ma non lo ha fatto per amore. Per senso di dovere, per bontà d'animo, per amicizia, per realizzare la propria soddisfazione personale, forse, ma non certo per amore.
E no, non avrà la fortuna di Daisy, che, zitta zitta, furba furba, le ha annunciato le sue nozze con Luigi, celebrate in segreto contro la diretta volontà dei suoi regnanti genitori, non meno attaccati al protocollo regale di re George.
Ciò l'ha automaticamente portata a perdere il trono.
E il bello è che la cosa non la disturba affatto, le sta bene, ha accettato anche di cedere il trono di Sarasaland a un cugino, anche se sarebbe stato comunque suo di diritto.
Ha ritenuto l'amore di gran lunga più importante del potere, e questo sì che è ammirevole!
Lei, invece... questo non se lo potrebbe mai permettere, non perché per lei l'amore non sia importante. Anzi!
Lei è figlia unica e non c'è nessun altro discendente della famiglia che possa sostenere l'onere della corona alla dipartita del re, senza contare l'unica, vera, dolorosa e semplicissima verità: che Mario non la vuole.
Sforzandosi di non essere mogia mogia, si congeda dal padre e viene scortata da Toadette fino alla sala del trono.
Perde ancora qualche minuto, si accomoda, si sistema, si ravviva la gonna anche se tra poco dovrà alzarsi di nuovo, si passa e ripassa il rossetto universale della L'Oréal sulle labbra per farle diventare più fucsia. Si mette il mascara sugli occhi con attenzione, tenendo la bocca leggermente aperta mentre lo fa, come fanno tutte le donne, anche se è una cosa che non ha senso.
Toadette le fa un segno cortese di impazienza.
"Fallo entrare" ordina alla fine, esasperata.
E lui non se lo fa ripetere.
Sull'uscio compare il primo di coloro che hanno richiesto di provare a conquistare la sua mano.
Le viene un tuffo al cuore quando si accorge che si tratta di un uomo basso.
Basso, esattamente come Mario, perché in effetti è la prima cosa che si nota e la prima cosa che lei pensa.
E per giunta è in tuta da lavoro, anche se la sua salopette è bianca. Anche i guanti sono bianchi, ma leggermente macchiati di verde e marrone sulle palme. Peach si accorge che le medesime macchie sono presenti anche all'altezza delle ginocchia, uno più sporco dell'altro come se fosse abituato a inginocchiarsi sul terriccio sempre sulla stessa gamba.
Niente eleganza vacua, constata, niente fronzoli, ma semplicità, genuinità. Come ha richiesto.
In un primo secondo, però, Peach senza volerlo pensa che non sia questo il modo di presentarsi, poi si ricorda che è così che le piace e si concentra su ciò che le può ricordare Mario.
Indugia dunque sui capelli di lui, che sono castano chiaro ma decisamente lisci, senza nessun berretto che li ricopra.
Le guance sono rosate, splendenti di salute sotto la spruzzata di efelidi infantili, e gli occhi brillanti ed espressivi di un verde acquamarina che tende al celeste. Da sotto il labbro superiore, che è completamente glabro, spuntano due incisivi un po' grandi. Come quelli di un piccolo castoro. Sono decisamente buffi, a Peach vien subito da ridere guardandoli.
L'uomo fa un lieve inchino. "Saluti, principessa Peach" dice con una voce frizzante e allegra.
"Saluti a te. Come ti chiami e che lavoro fai? “
“Il mio nome è Stanley, principessa. Stanley Bugman. Faccio il giardiniere, coltivo le piante in una serra. Un lavoro umile."
Peach sbatte i suoi ampi occhi di velluto con fare civettante "Molto interessante" ammette.
Si alza e si avvicina a lui incuriosita.
Si rende subito conto di avere commesso un errore di valutazione: questo individuo è perfino più basso di Mario, quasi non le arriva nemmeno alla vita.
Stanley le prende la mano tirandola verso il basso senza sbilanciarla per un pelo e vi deposita sopra un bacio a fior di labbra, producendo uno schiocco troppo esagerato.
Peach cerca di non arricciare il naso al sentire alzarsi da lui un lieve odore acre, ma non riesce a frenarsi e lui lo nota subito.
"Se sente uno strano odore mi scuso, non è che non mi sono lavato... È il diserbante che uso per scacciare gli insetti molesti dalle piante" abbassa gli occhi, è chiaro che si vergogna "Il fatto è che si attacca, anche se faccio il bagno nel profumo non viene via..."
Peach coglie la palla al balzo "Non mi dispiace, sa d'uomo" allarga il sorriso "Desidero visitare la tua serra. Portamici" vincendo la ritrosia, lo prende addirittura a braccetto.
Toadette accompagna la coppia con lo sguardo mentre se ne va allegramente e un certo dubbio la assale. Il re l'avrà pensata giusta?
Si fa presto a dire serra.
Il Devoto-Oli la definisce come una "serie di locali, generalmente in forma di padiglioni vetrati, adibiti alla coltivazione e alla conservazione di specie vegetali bisognose di particolari condizioni ambientali".
Appunto, immaginatela come una grande cupola di vetro rettangolare con dentro tanti diversi tipi di piante e soprattutto di fiori. Bellissimi, variopinti e profumati da far svenire.
Come Peach, rimarreste estasiati dalla vista di tutte queste splendide creature viventi.
Rose e margherite, ma anche bocchedileone, gigli, gerani, girasoli, orchidee, dalie, calle, iris e perfino i più comuni fiorellini di campo, campanule e violette non mancano di certo.
Stanley ne raccoglie un bel mazzetto cicciottone e lo porge con orgoglio alla bella principessa sua ospite.
Ma ciò che, per qualche astrusa ragione, più colpisce l'attenzione di quest'ultima è la presenza, sul fondo, in una specie di ricovero, di un'enorme pianta piranha infilata con tutte le radici che spuntano rudimentalmente fuori in un vaso troppo piccolo.
Lei si domanda perché uno di quegli odiosi esseri cannibali che infestano il Regno dei Funghi, e che letteralmente si trovano dappertutto a insidiare i poveri e ignari turisti e se li mangiano come stuzzichini come se già ce ne fossero troppi, debba essere curato e conservato lì dentro.
Poi si accorge che i suoi petali segretamente dentati hanno un colorito strano, verdastro.
Di solito queste piante sono di un brillantissimo rosso con i pois bianchi che spiccano, questa invece sembra ammalata, pallida.
Peach in realtà non sa se i vegetali possano prendersi le malattie, ma è proprio questo ciò che sembra. Forse ha qualche parassita o qualcosa di simile.
"La stai curando?“ chiede interessata, apprezzando già in cuor suo la gentilezza di quel bravo uomo che dà sostegno a un così (al momento) indifeso e debole predatore.
È un po' come quando ci commuoviamo ascoltando la storia del topolino che toglie una spina dalla zampa del feroce e cattivo leone, col rischio di essere divorato in una sola frazione di secondo.
Ma Stanley scuote la testa "Quella è Mammafuoco, il mio esperimento."
"Di che si tratta? " si informa Peach.
"In pratica, le ho tolto la carne, sono un paio di mesi che la nutro esclusivamente con dei materiali combustibili.“
"Combustibili" ripete Peach senza capire.
"Sì. Sa, tutto ciò che brucia, legna, paglia, foglie secche... E le do anche della polvere da sparo ogni tanto, ma in dosi minime, se no rischierei di avvelenarla. Spero in questo modo di riuscire a potenziare la sua portata pirotecnica."
"Cioè?" la faccia di lei s'è fatta un po' scioccata.
"Cioè, in pratica, far sì che produca delle fiamme più alte, più forti e potenti. Saprà certamente che le piante piranha emettono solo una palla di fuoco al minuto, piccola e sferica, molto semplice da evitare..."
Peach inizia a preoccuparsi un pochino. Di che diavolo sta parlando?
"Ha presente, invece, i draghi?" continua lo strano tipo "Loro emettono un getto di fuoco continuo, è a quello che vorrei arrivare. Perlomeno avvicinarmici..."
"Perché?!" la voce si alza un po' troppo sulla é.
"Ma perché, con tutto il rispetto, principessa, il nostro esercito fa schifo. Voglio dire, non sono neanche riusciti a impedire che lei venisse rapita! Immagini, con queste nuove bocche da fuoco integrate come riusciremmo bene a contrastare i nemici."
"Ma noi siamo sempre stati un popolo pacifico!“ esclama Peach un tantino assai scandalizzata.
"Certamente" replica lui con lo sguardo fisso sui suoi occhi "E vede bene dove ci ha portati tutto questo."
La ragazza inizia a sentire caldo, capisce che le guance le si stanno imporporando per via del sangue che le affluisce al viso. È rabbia, che monta su ribollendo lungo le sue vene.
"Innanzitutto, il nostro esercito va benissimo così com'è adesso" ribadisce infervorandosi "Ci siamo sempre impegnati per far rispettare l'ordine e abbiamo sempre amministrato la giustizia in modo saggio, soprattutto per evitare di poter entrare in guerra con i regni limitrofi... e in più, se avessimo delle simili armi, qualcuno potrebbe anche sentirsi minacciato."
"Principessa... " cerca di intervenire Stanley.
"E inoltre" continua lei imperterrita "Credo che ridurre una creatura vivente -sia pure una pianta cannibale pericolosa come quella- in simili condizioni sia un'atrocità mostruosa e priva di senso! E in fin dei conti, anche inutile. Perché non ti accorgi che la stai uccidendo?" la indica con il dito, l'altra mano si stringe a pugno sul fianco, mentre un piede batte con impazienza sul pavimento "Quello è un predatore! Come puoi credere che si possa cambiare la sua natura? Ha bisogno di carne, non è evidente? Insomma, solo un cieco non se ne accorgerebbe!"
"Ma..." riprova a infilarsi nel discorso Stanley, ma Peach è implacabile, non gli lascia spazio.
"E poi, non hai pensato che potrebbe pure ribellarsi? Questi cosi sono famosi per infilarsi dentro ai tubi e strisciare fuori quando meno te lo aspetti per mangiarti! Non oso pensare a quali atrocità potrebbe spingerli la fame!“ adesso il tono della fanciulla è praticamente disgustato "Ma dico, un minimo di cervell..." si interrompe bruscamente, capisce di stare per esagerare e lei deve mantenere un certo contegno.
Stanley approfitta di quell'attimo di silenzio "Principessa, riconosco che lei ha tutta la ragione del mondo. Ma le assicuro che non c'è il minimo rischio. Si tratta, come le ho già detto, di un esperimento. Faccio il giardiniere da dieci anni e non permetterei mai che una delle mie piante muoia inutilmente o che diventi pericolosa. Il mio unico interesse è soltanto garantire la sua sicurezza, è per questo che voglio fornire una nuova arma all'esercito."
"Non ho mai messo in dubbio la tua esperienza" assicura Peach con garbo "Apprezzo le premure che mi mostri, davvero, ma sono certa che si possa facilmente trovare un altro modo..."
Allora Stanley fa una cosa che lei non si aspetta: ghigna. Come se in realtà si fosse aspettato ognuna delle sue obiezioni.
"Mi spiace, principessa, non avevo intenzione di contrariarla. Vuole essere riaccompagnata a palazzo?"
"Se è possibile" fa lei, segretamente toccata.
E le sembra di tornarci esattamente un attimo dopo.
Toadette la vede rientrare da sola e le rivolge uno sguardo interrogativo.
Peach si stringe nelle spalle.
"Ci sono altri pretendenti in attesa?“ domanda, pur conoscendo perfettamente la risposta.
"Altri tre, principessa" le dice la micetina con una riverenza, astenendosi dal fare alcuna osservazione.
Peach tira velocemente fuori da una tasca uno specchietto e si controlla il trucco: non rileva nessuna sbavatura, niente che abbia intaccato la sua maschera di perfezione.
Fa un cenno di assenso e l'altra apre la porta facendo entrare il secondo pretendente in lista.
Quella che si staglia sulla soglia però è una figura enorme, esageratamente tondeggiante, quasi una palla d'uomo e questa, signore e signori, è impossibile non notarlo, non è altro che ciccia. Lardo, grasso, massa lipidica.
Non fraintendete, Peach aveva apprezzato moltissimo le rotondità di Mario, ma non può fare a meno di sentirsi gelare, perché, diciamolo, questo qui è praticamente un obeso. A livello patologico, quasi.
Ha i baffi, ma sono strani, tipo lunghissimi e a zig zag. Le sopracciglia sono cespugliose e il naso è largo e rosa. Non il normale rosa carne, ma un rosa che sembra tinto con il rossetto che Peach tiene in tasca. Pieno di grossi pori evidenti, che non hanno mai visto da lontano una pulizia viso.
Le orecchie sembrano a punta come quelle di un elfo, salvo il fatto che sono molto pelose. Intorno agli occhi ci sono delle strane ombre bluastre.
Nel complesso, un uomo veramente brutto.
Come se non fosse già abbastanza, la sua voce quando inizia a parlare è orrendamente sgradevole all'udito.
Così ovattata, cavernosa e roca come quella di un orco. A stento riesce a scandire.
Soffermandosi su questa spiacevole novità, oltre che sulla pappagorgia sotto al mento marcato che ha tremato come gelatina a ogni parola e sui denti gialli macchiati e guasti che ha inevitabilmente scoperto, Peach nemmeno capisce cos'abbia detto e gli chiede, scusandosi, di ripetere.
"Ho detto che mi chiamo Wario e che faccio il minatore" la sua voce sembra rimbombare all'interno della sua stessa larga boccaccia.
Peach pensa: "Anche questo è un lavoro umile" anche se c'è qualcosa che le sfugge, che non torna.
Ma lui continua a parlare senza darle il tempo di rifletterci su: "Non voglio illuderti, mica sono una persona raffinata, io. Per vivere mi spacco la schiena a raccogliere i diamanti, l'oro e tutte quelle pietruzze preziose che tanto piacciono a voi femmine" se ne cava una dalla tasca centrale, che è grossa come il marsupio di un canguro, della salopette viola che indossa sopra una maglia gialla fuligginosa "Guarda che bella! Te ne posso portare quante te ne pare, ma ovviamente solo se accetti la mia corte. Mica do le cose senza volere niente in cambio, io."
Peach viene fulminata da un ricordo improvviso e sicuramente inaspettato: la voce di Bowser, potente e suadente allo stesso tempo, anch'essa cavernosa ma non spaventosa, carica di amore sincero e paradossalmente priva di pretese che le dice: "Ti amo e vorrei che tu mi sposassi."
Non mente a se stessa, non c'è da discutere. Anche se un koopa, anche se temibile, Bowser a confronto con questo qua è bellissimo.
Anche lui l'aveva tentata con un gioiello. Lei purtroppo non può affatto dirsi immune al fascino di quelle piccole pietre luccicanti. Sono così splendide-splendenti!
Ma non si lascerà corrompere.
"Desidererei visitare la miniera in cui lavori, se possibile" sorride con ritrovata cortesia.
"Ma che ci deve fare una squinzia sofisticata come a te in un posto come quello!" esclama lui ridendo malignamente.
"Per favore" prorompe Peach "Insisto!"
"Non avrei mai dovuto insistere!" si pente, più tardi, mentre si trova su uno sferragliante carrello che sfreccia a tutta birra su binari arrugginiti che producono uno stridore fastidiosissimo che ferisce i timpani.
Per tornare ad affidarci a chi ne sa più di noi, il Devoto-Oli definisce una miniera come "il complesso delle opere e delle attrezzature per lo sfruttamento di un giacimento di minerali utili" ...Non è che sia proprio d'aiuto, no?
Voi immaginatevela più o meno come una profonda fossa scavata nella montagna che scende in fondo alle viscere della terra per raggiungere la vena aurifera.
Seppur illuminata da torce, resta orribilmente buia, umida e in ogni angolo si nascondono forse nidi di pipistrelli. Un luogo per niente adatto a una principessa delicata come la nostra Peach. Non biasimatela se si sente un bel po' fuori posto!
Wario conduce il vagoncino con aria esperta. Ride degli strilli spaventati di lei, la prende pure in giro senza capire che questo gli sta facendo perdere tutte le misere chances che avrebbe potuto avere di prenderla infine in moglie.
Quando la tremenda corsa finalmente si arresta, la fanciulla non si sente benissimo, le si è ribaltato lo stomaco e la testa sta giocando a giro-girotondo da sola.
"Guarda, bambina, ti ho portata nel cuore del filone" fa Wario dopo essere sceso dal carrello con un salto piuttosto agile per un tipo della sua stazza, allungando una manona per mostrarle i minuscoli diamanti ancora grezzi conficcati sulla parete rocciosa "Me lo sono lavorato tutto io, questo, guarda qua quanti ce n'è!"
"Un secondo..." implora Peach ancora con il fiatone, tenendosi una mano sul cuore.
"Ma tirati fuori da lì, no?" sbotta lui e prima che possa protestare la afferra e la solleva.
Una delle sue mani le palpa impudentemente il posteriore. Peach non se lo aspetta e caccia uno strillo. Lui la mette giù. Lei lo guarda storto mentre lui cerca di fare lo sguardo innocente, che non gli esce troppo bene dato il suo volto perennemente arcigno.
Lasciamoli un attimo da soli e torniamo al castello a trovare re George Toadstool che si sta preoccupando.
Il pover uomo è assalito dai dubbi, sollevati involontariamente da Toadette la quale però, per rimediare, sta cercando di accampare delle rassicurazioni.
"Ho fatto male a permettere a mia figlia di uscire con quei rozzi individui..." si tormenta lui, si toglie il grande cappello-corona scoprendo i candidi capelli e inizia a tirarseli per il nervosismo "Oddio, e se alla fine scegliesse per davvero uno di loro? Lei voleva l'idraulico e io ero scandalizzato, e già questo avrebbe dovuto farmi capire quanto sia imprevedibile! E se mi portasse in casa quello schifo di minatore?"
"Mi pareva che avessimo selezionato il minatore proprio per non farglielo scegliere" gli ricorda Toadette "Ce ne sono di bravi uomini e noi abbiamo preso i peggiori che potessimo trovare..."
"Appunto! Volevo che si rendesse conto da sola di chi è più adatto a lei. Ma adesso mi accorgo che è stata una mossa stupida e soprattutto rischiosissima!" il re mette a tirarsi anche la barba.
"Ma no, sire, vedrà che la principessa sarà in grado di valutare bene con chi sposarsi" argomenta Toadette "Quella di Mario è stata una semplice infatuazione causata dalle circostanze. Sua figlia ha semplicemente scambiato la gratitudine per amore. Ma adesso, avendo a che fare con questi tremendi pretendenti, si accorgerà lei stessa che non possono essere alla sua altezza. Non si metterà mai con uno di loro, stia tranquillo."
"Non sono convinto" esita il re.
"Mi scusi, ma cos'altro poteva fare? Se le avesse presentato subito un principe, lei lo avrebbe sicuramente rifiutato senza nemmeno dargli una possibilità. Solo dopo averlo confrontato con altri peggiori potrà preferirlo..."
"Tu credi?"
matematico, maestà." la sicurezza della boleta riesce infine a convincere il sovrano che si tranquillizza. O almeno, in apparenza.
"Finché non la vedrò a braccetto con chi dico io, però, non smetterò di preoccuparmi" pensa, infatti. E inizia a masticarsi nervosamente i baffi e a somatizzare, anche se sa perfettamente che alla sua età questo non gli fa per niente bene.
Improvvisamente le due ante del portone si spalancano in un impeto rabbioso che le manda entrambe a sbattere con violenza contro il muro.
Toadette e George trasaliscono all'unisono mentre sulla soglia compare un pulcino spaurito.
È Peach, pallidissima, con tutte le sue vesti eleganti inzuppate e infangate, l'acconciatura imperlata disfatta, con i capelli davanti alla faccia, la corona inclinata e il trucco tutto colato, il mascara che le scende dagli occhi fin sulle guance, facendola assomigliare vagamente a un buffo panda biondo strapazzato.
"Tesoro" incomincia il re sconvolto dal suo aspetto "Ma che cosa ti è succ..."
"Non me lo devi chiedere!“ lo interrompe subito lei con la voce vibrante leggermente più acuta del solito. Avanzando rapidamente scosta gli abiti e ci si accorge che ha pure perso una scarpa.
La principessa cammina tutta impettita, sul viso un'espressione stravolta. Respira sempre più velocemente, il petto che le si alza e le si abbassa, quasi come se stesse per andarsene in iperventilazione. Va accanto a Toadette, "Devo cambiarmi" farfuglia.
Resiste ancora per qualche secondo, poi si mette a piagnucolare piano.
"Guarda il mio povero vestito! Guardalo! È tutto rovinato! Che disastro!"
"Venga, non si preoccupi, adesso ci penso io, gliene darò subito un altro ancora più bello di questo" cerca di rabbonirla prontamente l'ancella.
Peach annuisce, le labbra le si contraggono in un broncio grazioso che la fa assomigliare a una bimba che fa i capricci.
Le due spariscono insieme nelle stanze reali.
Non appena è sicuro che non possano sentirlo, George scoppia in una risata scrosciante che è data da un misto tra divertimento vero, stupore e sollievo, che lo fa scuotere tutto come in una tarantella, facendolo addirittura piegare in due e tenersi la pancia con le mani...
Per fortuna che Peach non lo sente, se no credo che si beccherebbe almeno un'occhiataccia inceneritrice!
Ma per adesso è ancora troppo presa dalla sua personale disgrazia.
Si spoglia con rabbia cercando di calmarsi, ci ha tentato fino alla fine di trattenersi.
"Non puoi capire, Toadette" incomincia a raccontare spontaneamente, anche se la funghetta ha avuto la discrezione di non ripetere la domanda posta poco fa dal re "È stato tutto così strano! E così umiliante alla fine! Boh! Ma è colpa mia, gliel'ho chiesto io di portarmi in quella cavolo di miniera che era orribile, veramente paurosa. Ci provavo a non fargli capire che mi faceva schifo, ma poi ha iniziato a dire delle cose che non avevano senso. Tipo che per fare uscire i diamanti gli bastava mettersi a saltellare! Su e giù, giù e su... E con quel panzone e quei piedazzi pesanti da elefante che aveva, l'ho visto come ha fatto tremare tutta la miniera, avevo paura che tutto quanto ci crollasse addosso!" nell'enfasi del racconto, si sbatte una mano stretta a pugno su una coscia, come per sottolineare la propria incredulità e indignazione "Ti immagini? Mai visto un tizio più stupido, pensavo, però lo stesso mi dicevo, se fa questo lavoro da tanto lo saprà pure quello che fa, no? E appunto, invece no! Sul serio, cercava solo di far colpo su di me, voleva farmi vedere quanto fosse forte... Ma non è che era forte, era semplicemente pesante! E giustamente, per dover fare tanto il cretino, non va a sbattere contro il sostegno di una enorme cisterna che c'era laggiù, non la va a buttare giù, non la va a rovesciare, e l'acqua non mi va a finire tutta di sopra? E poi invece di chiedere scusa si mette a ridere e mi fa: 'e quindi, quand'è che ci rivediamo?' ...Tu ti rendi conto? Quale possibilità si aspettava di avere ancora? E io che pensavo fosse giusto dargliene almeno una, a un simile idiota... Un simile imbecille!" Si ferma qui, è arrivata al massimo degli insulti che può permettersi.
L'ancella si lascia andare a un sorriso beffardo mentre la lava, il suo fervore è piuttosto esilarante.
"Mi scusi" chiede divertita, ma anche sinceramente curiosa "Ma a cosa serviva una cisterna piena d'acqua all'interno di una miniera di diamanti?“
"Uh..." esita la fanciulla, accettando di concentrarsi sulla domanda tecnica "Credo che Wario abbia detto che servisse per far sciogliere la roccia friabile e far staccare meglio i diamanti. E poi, mi pare che abbia detto pure che servisse per capire se questi diamanti siano veri o falsi, perché, tipo, hanno una certa temperatura interna che pure se li metti in acqua restano sempre asciutti."
Toadette crede poco a questo e registra mentalmente di volersi informare.
"Wario!" esclama improvvisamente la principessa "Che strano, ci sto riflettendo adesso, è come Mario con una emme rovesciata. Ma certo, era un segnale fin troppo semplice! È come se il Cielo avesse voluto avvisarmi che era il suo totale opposto! Quanto sono stata cieca. Oh, non è un'atrocità? Non è quasi una bestemmia?" inizia a muoversi, in semplice intimo, passeggiando in modo teatrale e inizia a esasperarsi, con Toadette che le arranca dietro.
"Quale perversione! Quale atroce distorsione dell'adorato nome del mio diletto..."
"Le va di indossare questo abito, principessa?" la blocca Toadette mostrandogliene uno che è spuntato come da sé dal fondo dell'armadio, come se fremesse per essere scelto "Se lo ricorda? Lo ha comprato un anno fa e non lo ha mai messo..."
Peach resta un attimo interdetta, poi lo guarda, sorpresa.
"Quando mai io avrei comprato qualcosa che non sia rosa?" chiede aggrottando la fronte.
"È stato uno dei suoi innumerevoli capricci“ scandisce tranquillamente l'altra, con un garbato tono di rimprovero.
Lei non risponde. Lo afferra e se lo liscia sul corpo, facendolo aderire alle proprie curve. Si guarda un attimo allo specchio, ancora dubbiosa, poi se lo infila.
Addosso è ancora più corto di quanto le fosse sembrato. Le righe orizzontali nere e bianche non sono proprio nel suo stile, ma anche se le pare un po' insolito, l'effetto sbarazzino, fresco ed estivo che le dona le piace. Ci abbina anche degli orecchini neri del suo solito stile 'a biglia'.
"Mi piace!" conferma ad alta voce.
"Ed ecco un tocco di colore per 'spezzare' " continua la toad, affrettandosi a darle una borsetta rossa quadrata con la tracolla molto sottile.
"E questa da dove arriva?" fa lei sgranando gli occhi "Non dirmi che anche questa me la sono comprata io, perché non me la ricordo proprio!“
“Deve essere stata la frenesia dello shopping. E queste, se le ricorda?"
“Scarpette rosse? Arrenditi, Dorothy!" borbotta infilandosele.
"Mmm... Un po' di rosa però lo vorrei..." commenta sospirando e rimirandosi.
Toadette non risponde, la fa voltare e le acconcia i capelli facendole un fiocco con un foulard di quel benedetto colore, che per fortuna è proprio delizioso e ci sta benissimo.
Tutto l'ambaradan, infine grazie anche a quest'ultimo colpo di grazia, le va piuttosto a genio. Fa un giro su se stessa "Come sto?“
“Incantevole" Toadette è veramente lieta di essere riuscita a distrarla dalla tragedia greca che stava per mettere in scena, ma adesso le deve ricordare che ci sono altri due pretendenti in attesa.
"Ma sì, andiamo“ si arrende Peach "Il primo appuntamento è stato un bel fiasco, ma per lo meno c'è una cosa positiva, che non riesco a immaginare nulla di peggio del secondo!"
Ed ecco che il terzo pretendente le si presenta di fronte.
E Peach capisce che chi ha detto che al peggio non c'è mai fine doveva ben sapere di cosa parlava.
Perfino più brutto di Wario, con tratti opposti eppure piuttosto simili ai suoi. Decisamente simili.
Uno spilungone alto ed esageratamente magro, con la faccia allungata e la bocca larga, il mento e le orecchie appuntiti come quelli del diavolo, un naso aquilino, un ciuffo di capelli unti che spunta sotto un berretto viola, due baffi da pescegatto, un'aria arcigna data soprattutto dalla sinistra ombra di perfidia negli occhi cerchiati di violetto.
Peach si sente cogliere da un brivido, c'è qualcosa che non solo la ripugna ma che la fa sentire addirittura in pericolo. Nemmeno Bowser le aveva trasmesso questa spiacevole impressione.
Eppure allunga la mano per lasciarsela baciare. Ma questo non accade, sentendosi un po' offesa deve lasciarla cadere di nuovo lungo il fianco.
"Molto piacere. Qual è il tuo nome?" gli chiede senza scoprirsi.
"Waluigi" dice lui. La sua voce risuona come il dindondan rintronante di una campana.
"Ma per caso sei parente di Wario?"
"No."
"No? Beh, mi sembrava che... "
"No, noo." ribadisce quello, sembra prendersela quasi.
"Che lavoro fai?" meglio non insistere.
"Meccanico, diciamo. Ho costruito una macchina da zero usando tanti pezzi di scarto."
"Dove li hai trovati?"
"Nella discarica. Se li buttano via non sono più di nessuno, giusto? Non è che li ho rubati!"
Sembra che non sia troppo espansivo, è quasi diffidente, come se la principessa fosse un nemico.
"Non l'ho mai pensato! Puoi mostrarmi questa tua creazione?“ domanda cauta.
"No."
"No?"
"I freni non funzionavano bene e al primo collaudo è finita in un burrone!"
Peach si spaventa.
"Santo cielo! E chi c'era al volante?“
"Io."
"Oh, mi spiace. Ti sei fatto male?“
"Mi sono rotto la testa! Guarda."
Si toglie il cappello, si scosta i capelli e mostra una terribile cicatrice di circa sette centimetri che gli solca il cranio. È stata suturata con un cotone blu che si è impregnato di rosso e non si è ancora risanata. Ma pare che non sia stata pulita bene, perché sta suppurando, la pelle è viola e gialla. Fa un poco schifo a guardarla.
Peach ne resta orripilata, si copre la bocca con la mano per soffocare l'esclamazione che le viene spontanea alle labbra.
"Non svenire, principessa" la ammonisce l'uomo rimettendosi in fretta il cappello.
"Non svengo mica" si risente lei.
Waluigi sorride "Bene. Questo era un test. Se riuscivi a resistere alla vista senza svenire o vomitare voleva dire che eri qualificata"
"Qualificata per che cosa?“
"Per sposarmi! Scusa, che ci faccio io, qui? Immagina di vederla sulla mia testa durante un momento di intimità..."
La smorfia di disgusto di Peach risulta comica per il meccanico.
Lei si trova a riflettere su quanto sia stata sfortunata per avere incontrato finora solo dei pazzi completamente inadatti a lei... e la nostalgia di Mario si moltiplica.
"Ho un bel gioco da tavola per te, principessa" se ne esce poi lui interrompendo improvvisamente le sue risate.
"Bene! Adoro i giochi da tavola!“ applaude Peach, contenta che si sia cambiato argomento.
"Ma scommetto che a questo non ci hai mai giocato"
Da una borsa che aveva lasciato a terra dietro di sé, tira fuori un tabellone, un dado, due pedine colorate... e una bottiglia di brandy.
"Si chiama Il Gioco Del Dragone." dice sogghignando "Sono sicuro che diventerà il tuo preferito!“
Il sole tramonta e quella che Peach ha etichettato come la giornata più lunga della sua vita si conclude con un'impronta delle cinque dita della sua mano stampate sulla guancia di Waluigi.
Toadette la riaccoglie trovandola più furiosa che mai.
"Mi ritiro nelle mie stanze" dichiara stizzita.
"Ma ancora non ha finito!“ prova a dirle la micete "Ci sarebbe l'ultimo..."
"NO! Non voglio più saperne niente!" urla, senza più potersi trattenere "Adesso basta! Sono stufa! Sono satura! Io mi faccio bella e loro credono di potermi trattare così? Come una qualunque! Ma chi pensano di essere? Io sono una principessa! Una principessa non va trattata così! Una principessa... "
"Ha bisogno di qualcuno che sia alla sua altezza!
Peach si volta. A parlare è stato re George, della cui presenza non si era accorta prima.
"Ho cercato tanto di fartelo capire, tesoro mio!"
Peach lo guarda affranta. Poi si fionda ad abbracciarlo piangendo.
"Nessuno andava bene, papà! Nessuno! Non posso crederci!"
"Il punto è che tu sei inarrivabile, piccola mia" le spiega abbracciandola di rimando e baciandole teneramente i capelli come faceva sempre quando era una bambina "Sei troppo speciale per finire con chiunque. Pensavi sul serio che avrebbe funzionato?“
"Papà, Mario non era chiunque!" lo implora affondando la faccia nelle sue vesti.
"Lo so. Mario è un eroe, ti ha salvata e ti ha trattata come una persona vera e io gli sarò riconoscente per sempre per questo. Però è già sposato, lo sai. Può essere doloroso, ma non puoi farci niente."
Peach dà in un singhiozzo "Lo so!"
"Non disperare. Ricordati che c'è l'ultimo pretendente, ancora" le sussurra.
Peach capisce il gioco di suo padre e fa un sorriso sghembo "Scommetto che l'ultimo sarà quello che hai scelto tu da tutto principio! Eh? Non ho forse ragione?"
"Dagli una possibilità. L'hai data a quelli che non avevano speranze..."
Peach si arrende.
Lascia le braccia di suo padre, prende lo specchietto e si sistema il trucco che di nuovo le è colato sugli occhi.
"Avanti" sospira.
Ma non c'è nessuno che si fa avanti.
"Avanti" ripete un po' più forte.
Si ode un certo trambusto dietro la porta chiusa. Parole soffocate di qualcuno che esita a mostrarsi.
Indispettita, Peach va ad aprire personalmente.
Si trova di fronte un giovane di bell'aspetto, che indossa abiti di fine e pregiata sartoria di seta rosa e che porta con disinvoltura un insolito caschetto di capelli biondi, con riflessi un po' verdi.
Peach non si lascia ingannare "Che cos'è che non comprendi quando dico avanti? Cosa sei, sordo?" chiede, pungente.
Ma nota subito che il giovane è a disagio.
"L'ho sentita, mi rincresce, non intendevo ignorarla" spiega costui in tono di scusa, affannandosi "Il motivo per la mia esitazione è che... è già tardi, lei deve essere stanca, riterrei opportuno tornare domani, per permetterle di avere il tempo di riprendersi da una giornata così pesante"
"Nooo" si mette a ridere Peach con un pizzico di scherno nel tono, indicandolo con un dito e strizzando gli occhi "Non mi incanti, la giornata degli incontri è questa, non ci provare, non la protrarrò a domani! Al massimo la interrompo qui e tu resti fuori. Capito?"
"Come preferisce, principessa" si inchina, piegandosi in modo galante "Mi permetta di presentarmi. Io mi chiamo Haru Oji, sono il principe ereditario del regno di Flower-Koku"
"Peach Toadstool, principessa del Regno dei Funghi" si presenta a sua volta lei, d'istinto, ma senza abbandonare l'aria di scetticismo. Un principe. Come volevasi dimostrare! pensa.
Gli porge la mano più per vedere se lui la prende correttamente che per farsi riverire.
Le labbra sfiorano ma non toccano, ma il gesto è frettoloso.
"Lieto di essere degnato di fare la sua conoscenza... Cioè... Lieto di essere alla sua presenza" il ragazzo si impappina e sbaglia un po' di formule, ma dà l'impressione di essere semplicemente emozionato, non ignorante.
Peach si trova a sorridere, provando per lui una certa tenerezza inaspettata.
"Abbandona i paroloni inutili, la gente normale li usa per sembrare più interessante, ma in verità non servono a niente."
Haru batte le palpebre, sorpreso. "Sono molto contento di incontrarti, cara principessa" inizia a darle del tu, pur arrossendo un pochino "In realtà sono stato agitato tutta la giornata, l'idea di essere l'ultimo mi aveva fatto venire la paura di non arrivarci... "
"Adesso ci sei" Peach si rende conto che sono rimasti sulla porta e che re George e Toadette possono ancora sentirli. Si chiude in fretta l'uscio alle spalle.
"Per non fare differenze con gli altri dovrei chiederti di cosa ti occupi" esordisce "Ma visto che sei un principe non credo che lavori..."
"No, ma ti assicuro che non sono uno sfaticato." dice lui in fretta "Lo so che probabilmente non si tratta di una cosa molto interessante per te, ma in quanto principe ho ricevuto una educazione classica e poi naturalmente ho studiato scherma, mi piace molto leggere poesie, assistere a opere teatrali e mi diletto un po' anch'io nella recitazione, e anche nella scrittura e nel canto."
"Sì che è interessante!“ protesta Peach.
"Quale di queste cose?“
"Soprattutto quella della poesia e del teatro. Anche io ne sono affascinata!"
A parte la posizione sociale, cosa c'è di diverso?
Gli altri, considera, non hanno neppure accennato ai loro interessi, alla loro vita.
Però in effetti è stata lei a non chiedere. Si è concentrata sul mestiere, sull'umiltà della posizione, ma non sulla persona.
Ma in fin dei conti, tutto questo non può certo essere scoperto in un'unica occasione, ci vuole costanza per innamorarsi di qualcuno, o anche solo per conoscerlo a fondo.
Però si vede che questo è diverso.
Che è raffinato. Mite. Troppo ben educato rispetto agli altri che ha incontrato finora.
E fortunatamente non pare nemmeno uno con la puzza sotto il naso.
Neppure mentre declama una poesia raffinata, con una voce sicura e tonante che contrasta con l'incertezza mostrata poco prima.
"Bellissima. È tua?" fa la ragazza, colpita, alla fine.
"Magari, principessa" si risente Haru.
“Bella lo stesso! Cos'altro mi proponi?”
"Uhm... Hai mai visto la Comédie-Française? Moliére? le chiede dopo averci pensato su un attimo, scatenando così qualcosa che nemmeno si sarebbe potuto aspettare.
"No! Cos'è? Sembra così dannatamente bello, andiamo a vederla!"
Haru sgrana i suoi già grandi occhi azzurri. "Adesso?" domanda.
“Certo, quando, se no? Dai, dai, dai!” la principessa lo prende per un braccio e lui si stupisce per quella che immagina debba considerare come una vera fortuna.
Evidentemente non sa ancora con chi ha a che fare.
Ma c'è da scommettere che avrà tutto il tempo per capirlo.
 
 
 
 
 
Note d'autrice: Avrei dovuto pubblicare ieri, ma mia sorella mi ha 'soffiato' il pc, così ho dovuto rimandare a oggi.
spero che qualcuno di voi lettori conosca Stanley e il principe Haru, volevo utilizzarli in una mia storia da molto tempo ma non sapevo come farlo esattamente. Questo capitolo è stato un vero parto, è l'unico che finora non avevo previsto, ho avuto dubbi su dubbi mentre lo scrivevo, fondamentalmente perché l'idea iniziale mi era venuta in sogno. Intendo dire che, letteralmente, una notte ho sognato di scriverlo, poi appena sveglia ho predisposto una scaletta con i punti fondamentali per non dimenticare nulla e quindi mi sono lanciata nella scrittura, bloccandomi più volte a domandarmi: davvero sto seguendo un cavolo di sogno? Beh, a voi il giudizio, se avete domande o critiche, non abbiate timore.
  
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