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Autore: bapchin    30/01/2015    1 recensioni
[Nine Muses]
Kyungri ha venticinque anni ed è una ragazza come un'altra, vive una vita come un'altra, o almeno questo è quello che pensa fino a che non inizia a ricevere chiamate strane. Spaventata, chiede l'aiuto di un vecchio amico, purtroppo però lui non sarà in grado di aiutarla a trovare la persona che la sta tormentando.
Genere: Mistero, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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I telefoni dei ragazzi erano sotto controllo da una settimana e non c'era stato un singolo contatto che potesse destare il minimo sospetto, neanche dei messaggi strani: sembrava una gang da cartone animato. Solo una cosa aveva lasciato da pensare a Kyungri: durante quella settimana non aveva ricevuto nessuna chiamata. Era strano, molto strano considerando che Seungho era scomparso, molto probabilmente rapito dalla Voce, e lei non aveva ancora ricevuto alcuna notizia. Dire che era preoccupata sarebbe un eufemismo. Voleva trovare Seungho, lo aveva appena ritrovato e lui era già scomparso. Doveva trovarlo assolutamente.
Kyungri era in ufficio, stava sfogliando tutti i fascicoli dell'unità anti-gang per trovare qualche altro possibile sospettato, ma non stava avendo molto successo la sua ricerca, inoltre, si avvicinava l'ora del suo appuntamento con Taekwoon. Chiuse tutti i fascicoli aperti sulla sua scrivania ed emise un sospiro talmente rumoroso che qualche collega si girò per guardarla, lei però non ci fece quasi caso. Si alzò dalla scrivania e, dopo aver impilato ordinatamente tutti i fascicoli, prese la borsa e uscì così dall'edificio.
Appena fuori la ragazza prese una boccata d'aria e guardò sconfortata il traffico sulla strada. Sospirò di nuovo e iniziò a scendere le scale davanti all'edificio per raggiungere il parcheggio. Scendendo si scontrò con Hyemi che non appena vide la più grande sorrise ampiamente.
«Kyungri!»
«Hyemi!» la ragazza sorrise e salutò la più piccola con un abbraccio.
«È un sacco che non ti vedo, non vieni neanche più in mensa! Sera ti ha messa ai domiciliari?» chiese Hyemi scherzosamente.
«No -ridacchiò Kyungri, arricciando appena le labbra- sto seguendo un caso con Minha e Keumjo, quella nuova»
«Direi che è fantastico! Che caso?» Hyemi era curiosa.
«Minha non ti ha raccontato niente?» di solito loro tre condividevano tutto, Kyungri non aveva ancora avuto l'occasione di parlare con Hyemi, ma era convinta che Minha l'avesse anticipata.
«Raccontato cosa?» la più piccola chinò leggermente il capo da un lato. Kyungri spiegò a Hyemi tutta la situazione: le raccontò delle chiamate, del caso, della serata al locale e della scomparsa di Seungho, ma si tenne per sé il fatto che conoscesse i ragazzi della gang. Hyemi sembrò capire il problema dell'amica, le offrì anche il suo aiuto. Kyungri era contenta, disse che se ce ne fosse stato bisogno avrebbe accettato volentieri la sua offerta. Le due si salutarono e la più grande raggiunse la propria auto. Salì a bordo, accese la radio e mise in moto l'automobile per andare all'appuntamento con Taekwoon.
Era ferma ad un semaforo quando sentì il cellulare squillare, senza pensarci e senza nemmeno guardare chi la stesse chiamando, trascinò il dito verso destra per accettare la telefonata e mise il vivavoce, appoggiando poi il telefonino sul cruscotto.
«Kyungri Park» rispose lei.
«So benissimo chi sei, ma tu non sai ancora chi sono io» era la Voce.
«Finalmente! -esclamò lei sarcastica- iniziavo a sentire la tua mancanza, sai?» cercò di mantenere il suo atteggiamento impertinente, quello che la contraddistingueva.
«La mia? Secondo me ti manca di più il tuo amico» nemmeno l'impertinenza della Voce era uno scherzo.
«Su, dimmi dov'è e dove sei tu, se collaborassi ti potresti risparmiare l'umiliazione che subiresti prendendole da una ragazza: ho sentito che fa male all'orgoglio degli uomini» pensò di aver risposto a tono, era talmente fiera di sé che si lasciò sfuggire una piccola risata soddisfatta.
«Hai una bella lingua lunga per una che barcolla nel buio»
«Ancora per poco, il tuo telefono è sotto controllo, genio»
«Mi sa che hai preso un granchio, o meglio, sei granchi. Quindi sì, sono un genio» Kyungri non riuscì a credere alle sue orecchie, ma non era tutto perduto.
«Questo è tutto da vedere, ci incontreremo presto e non sarà un incontro piacevole per te»
«Credo anche io che ci incontreremo, ma l'incontro sarà molto più spiacevole per te che per me, fidati» Ci fu un istante di silenzio, dopodiché la Voce riattaccò. Kyungri riprese il cellulare e chiamò Minha, che rispose dopo pochi squilli.
«Minha Park»
«Minha, sono io, Kyungri. I telefoni della gang: hai visto qualcosa di strano? Ho appena ricevuto una chiamata»
«Aspetta che controllo -ci fu una pausa, Minha stava controllando i tabulati, tornò al telefono dopo poco meno di un minuto- non c'è nulla di strano qui...» Kyungri si sentì sconsolata, ma allo stesso tempo sollevata: non c'era nulla di strano per cui i suoi amici erano innocenti per quello che ne sapeva lei, però voleva dire che era ancora lontana dal trovare il colpevole.
«La Voce diceva davvero quindi: mi ha detto che stavamo seguendo una pista sbagliata» riferì Kyungri.
«Non ne siamo ancora sicure, magari hanno degli altri telefoni» ipotizzò Minha.
«Già -Kyungri era arrivata al luogo dell'appuntamento con Taekwoon- se scopri qualcosa dimmelo, ora devo andare» riagganciò la chiamata e parcheggiò davanti al bar. Buttò il cellulare nella borsa e scese dall'auto, entrando così nel bar. Si guardò intorno per cercare l'amico che le fece un cenno con la mano. Come sempre era arrivato in anticipo. Kyungri lo raggiunse e si sedette di fronte a lui, dopo averlo salutato con un veloce abbraccio. A lui non piacevano quel tipo di cose, tanto meno in pubblico, ma per lei poteva fare un'eccezione. Ordinarono entrambi un thè, che arrivò dopo poca attesa.
Prima che iniziassero a parlare ci furono tre minuti buoni di silenzio, era una cosa abbastanza normale quando si stava con Taekwoon.
«Taekwoon...» Kyungri cercò di richiamare l'attenzione del ragazzo, lui alzò lo sguardo dalla sua tazza di thè al viso della ragazza, aveva tutta la sua attenzione. «Come stai?» chiese lei. Il ragazzo annuì, stava bene.
«Tu?» chiese lui.
«Mh, ci sono stati giorni migliori. Gli altri come stanno?» Taekwoon annuì di nuovo, stavano bene anche loro, ma la prima frase della ragazza aveva attirato di più la sua attenzione.
«È successo qualcosa?» chiese, guardando la ragazza.
«Come fai a saperlo?»
«Lo so e basta. Qualche giorno fa abbiamo conosciuto delle ragazze, sai?» Kyungri cercò di sembrare sorpresa.
«Ah sì? Simpatiche?»
«Non fingere con me: so che le conosci. Una di loro era seduta accanto a me; ad un certo punto della serata le è arrivato un messaggio e ho notato che il mittente era “Kyungri Park” e, contando che non è un nome comune e che nel messaggio c'era il tuo indirizzo, ho concluso che eri tu e che, di conseguenza, conoscevi quelle ragazze» si spiegò subito lui, per evitare di ricevere domande.
«Wow, dovevi diventare un detective anche tu -scherzò Kyungri, ma poi tornò seria- lo hai detto a qualcuno?» Taekwoon scosse la tesa, poi riprese parola.
«Cos'è successo?» Kyungri si guardò intorno, quasi sospettosa e si avvicinò leggermente al ragazzo, parlando a bassa voce per non farsi sentire.
«Ti ricordi di Seungho, il mio ex? Te ne avevo parlato -un cenno della testa di Taekwoon e Kyungri riprese a parlare- è scomparso» il ragazzo corrugò la fronte e poi scivolò all'indietro, pensieroso.
«E le tue amiche erano con per quale motivo? Sono tue colleghe? -Kyungri annuì- e stavano lavorando quella sera? -non era capace di nascondere niente a Taekwoon, annuì di nuovo- quindi pensi che noi c'entriamo qualcosa?» lo sguardo di Taekwoon era freddo e i suoi occhi erano fissi in quelli della ragazza.
«No, c'è altro» Kyungri iniziò a raccontare la stessa storia che aveva raccontato poco prima a Hyemi, confidando a Taekwoon altri dettagli. Gli disse che non riusciva a convincere nemmeno se stessa che loro fossero implicati in qualche maniera, che lo sperava con tutta se stessa e che finalmente ne aveva avuto la conferma con la chiamata che aveva ricevuto mentre era in auto. Taekwoon si sentì offeso per la mancanza di fiducia, ma la poteva capire, in qualche modo.
Ci fu un altro momento di silenzio, questa volta interrotto da Taekwoon.
«Oggi dovevamo incontrarci con le tue colleghe»
«Se non ti vedono si insospettiranno, hanno detto che sei il più strano» affermò Kyungri.
«Se io andrò tu verrai con me» il ragazzo la stava guardando negli occhi.
«Loro non sanno che vi conosco»
«Ostacoli la giustizia nascondendolo» Kyungri sospirò: aveva ragione.
«Ripetimi perché non sei in polizia per favore» ridacchiò lei, arricciando le labbra. Taekwoon non rispose e si alzò dalla propria sedia, facendo cenno a Kyungri di seguirlo. Lasciò i soldi del conto sul tavolino ed uscì dal bar con la ragazza.
Insieme salirono sull'auto di Kyungri, lei stava al posto di guida, non lasciava toccare la sua macchina a nessuno oltre a lei.
«Dove vi dovete incontrare?» chiese la ragazza. Taekwoon non rispose, si limitò ad inserire l'indirizzo del luogo dell'incontro. Kyungri sorrise e annuì, mettendo in moto l'auto. Rimasero in silenzio per tutto il tragitto, si sentiva solo la radio. Ogni volta che Kyungri sentiva una canzone che le piaceva, alzava il volume e iniziava a cantare, Taekwoon, per dispetto, abbassava del tutto il volume o cambiava stazione radio facendo ridere l'amica. Andarono avanti così fino a che non arrivarono a destinazione. Lì scesero entrambi dall'auto. Kyungri ci mise meno di cinque secondi prima di riconoscere il luogo: erano nel quartiere in cui erano cresciuti, più precisamente davanti al parco nel quale si trovavano tutti i pomeriggi. Quando erano ragazzi quel parco era il centro della vita sociale di tutti gli adolescenti del quartiere, con gli anni però il fascino del centro di Seul è aumentato e i ragazzi hanno smesso di frequentare il parco a favore del centro.
Taekwoon camminava qualche passo avanti a Kyungri, si stavano avvicinando ad una panchina, affollata da ragazzi. Qualche passo più avanti, Taekwoon iniziò a parlare.
«Ho portato una persona»
«Iniziavamo a pensare che non saresti venuto o che, peggio ancora, ti fossi dimenticato di noi -piagnucolò scherzosamente Jaehwan, al suono della sua voce Kyungri si sentì mancare il fiato, era passato un sacco di tempo dall'ultima volta che l'aveva sentita, era sempre bella- chi ci hai portato?»
Kyungri alzò lo sguardo e, in quel momento, Taekwoon si scansò per farla venire avanti, i suoi occhi si incontrarono con quelli di Jaehwan che non riuscì a parlare, ed è difficile che rimanga senza parole. Si continuarono a guardare per qualche secondo prima che Hakyeon iniziasse a gridare, allora lo sguardo della ragazza scivolò verso il ragazzo dalla carnagione olivastra sul cui viso si era formato un sorriso enorme, da un orecchio all'altro. Anche sul viso di Hongbin era stampato un sorriso che metteva in risalto le sue fossette. Wonsik era seduto sulla panchina, si limitò a fare un cenno con la testa in direzione della ragazza, in fondo si erano visti una settimana prima al locale. Accanto a lui c'era un ragazzo che non aveva mai visto, doveva essere quello che non aveva mai sentito nominare. Si presentarono, lui si chiamava Hyuk, era entrato nel gruppetto poco dopo che lei era entrata all'Accademia. Era simpatico, e sembrava che i ragazzi gli avevano parlato di lei, e anche molto bene.
Mentre Kyungri salutava i suoi amici, Minha e Keumjo sembravano davvero confuse. La ragazza le guardò e spiegò loro quello che fino a quel momento aveva taciuto.
«Dovevi dircelo» disse Minha infastidita, ma non riusciva davvero ad arrabbiarsi con Kyungri, in fondo lei, paladina della giustizia, non avrebbe agito diversamente.
«Lo so, scusatemi, ma prima di dirvelo avevo bisogno di ricevere almeno una chiamata, dopo oggi posso dirvi con sicurezza che loro non c'entrano niente e che la vostra copertura è saltata la stessa sera in cui è iniziata» disse Kyungri.
«Non è possibile» si lamentò Keumjo.
«Fidati, lo è. Taekwoon ha visto un messaggio sul cellulare di Minha e ha fatto 2+2»
«Ma come ha fatto?» chiese Minha.
«Non gli sfugge niente -ridacchiò Kyungri- loro ci possono aiutare comunque, mi conoscono da tanto tempo, magari si ricordano cose che io ho rimosso o a cui non ho dato importanza» le due ragazze annuirono. Kyungri notò poi che Jaehwan era rimasto in disparte per tutto il tempo, si scusò con Minha e Keumjo e si avvicinò al ragazzo, dopo aver scambiato due chiacchiere anche Hakyeon che non sembrava vedere l'ora di parlare con lei.
Quando fu vicina a Jaehwan, gli diede un colpetto sulla spalla per richiamare la sua attenzione.
«Ciao, Ri» disse lui, guardando la ragazza, erano passati anni forse dall'ultima volta che si erano parlati senza che Taekwoon facesse da intermediario.
«Ciao Jaehwan, come stai?» non sapeva cosa chiedergli, sentiva semplicemente il bisogno di parlargli.
«Beh, sono in piedi adesso» Non era cambiato molto da quando stavano insieme. Kyungri ridacchiò e gli diede un altro colpetto.
«Non sei cresciuto molto» la ragazza arricciò le labbra, scuotendo scherzosamente la testa.
«Sono comunque più alto di te, come sempre» un punto per Jaehwan.
«Sono solo dieci centimetri»
«Lo dici come se fossero pochi» ridacchiò lui.
«Non sono tanti. Ma, parlando di cose serie, come stai? Questa volta rispondi, per favore» disse Kyungri, guardando il ragazzo negli occhi.
«Come sto? Mi hai chiesto di aiutarti a trovare il tuo ex» borbottò lui.
«Non è il mio ex, cioè sì, ma è una persona scomparsa adesso» spiegò lei.
«Kyungri, ti devo parlare» sussurrò Jaehwan, guardando Kyungri negli occhi. La ragazza ricambiò il suo sguardo e annuì.
«Non qui»
«Dove allora?» chiese il ragazzo.
«Dove non siamo circondati da altre persone» rispose lei.
«Ho un'idea allora» disse Jaehwan.
Jaehwan iniziò a esporre il suo “piano di evasione”. Se ne sarebbero andati una dopo l'altro, usando delle scuse. Prima lui, poi lei, e si sarebbero incontrati in un posto indicato da lui in un messaggio.
Attuarono il loro piano e si incontrarono quasi un'ora dopo nei pressi della loro scuola superiore. Kyungri si sentì ringiovanire passando lì vicino. Si incontrarono dietro la scuola. Lei si immaginava cosa le avrebbe detto Jaehwan, ma preferiva non pensarci. Raggiunse il ragazzo su una panchina e si sedette di fianco a lui.
«Cosa mi devi dire?» chiese lei.
«Tante cose, ma penso che ce ne sia una più importante: ho visto il tuo ex, qui, un paio di giorni fa» non era quello che Kyungri si aspettava di sentire, ma rimase comunque stupita.
«Cosa? E perché non me lo hai detto subito?» la ragazza cercò di non alzare la voce.
«Beh, non mi sembrava molto normale che una persona scomparsa girasse tranquillamente in un posto come questo»
«E come fai a sapere che è lui? Lo hai mai visto prima?» chiese Kyungri.
«Ho visto le sue foto al telegiornale, ma non è questo il punto: il punto è che io l'ho visto; ho visto una persona scomparsa girare tranquillamente e non mi sembra molto normale»
«Infatti non lo è...» mormorò lei.
«Dovresti dirlo alle tue amiche» suggerì Jaehwan.
«No, qui c'è qualcosa che non funziona, quando avrò capito che cos'è parlerò con loro -Kyungri annuì- dove lo hai visto?»
«Ho come l'impressione che non ti piacerà: era vicino alla casa dei tuoi genitori»
«Infatti non mi piace. Domani andrò a parlare con loro, adesso è meglio che vada a casa, inizia a farsi buio» disse Kyungri.
«Giusto» Jaehwan annuì.
«Hai detto che dovevi dirmi anche altre cose prima, vuoi dirmele adesso?»
«No, magari un'altra volta» Jaehwan sorrise.
«Nemmeno una?» Kyungri era curiosa.
«Facciamo che te ne dirò una al giorno e solo di persona, per oggi sei a posto, ti ho già detto del tuo ex»
«Quindi dovremo vederci tutti i giorni?» Kyungri stava già pensando a come trovare il tempo di venire fino a lì ogni giorno.
«Tanto meglio, no?» ridacchiò Jaehwan, contagiando poi anche Kyungri.
Jaehwan accompagnò la ragazza alla sua macchina e si salutarono con un abbraccio silenzioso. Kyungri salì in auto e la mise in moto, avviandosi così verso casa con la testa ricolma di pensieri riguardo alla sua giornata e alla informazioni che aveva appreso. Sentiva che era solo l'inizio, ma aveva più di quanto si aspettasse.

   
 
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