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Autore: _earlygreytea__    30/01/2015    0 recensioni
la lotta tra il bene e il male non finirà mai. Il passato si intreccerà con il presente. L'amore dovrà combattere per avere un lieto fine. Una nuova guerra è alle porte e Hogwarts sarà ancora pronta a combattere per difendere l'amicizia, la fratellanza e l'amore. Un amore così forte da uscire dagli schemi che ancora persistono sulla purezza del sangue. Da batterli. E trionfare. Perché come la Rowling ci insegna, l'amore vince su tutto e come dicevano i latini amor omnia vincit.
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Scorpius Malfoy, Sirius Black, Teddy Lupin | Coppie: Rose/Scorpius, Teddy/Victorie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Nuova generazione
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~~Il fumo emesso dell’espresso nascondeva parzialmente la folla che si era ammassata sul binario nove e tre quarti. Ma osservando attraverso la foschia si potevano scorgere bauli, facce di bambini felici e visi in lacrime di madri troppo apprensive, si potevano già vedere i tomi di incantesimi e gli arrugginiti neri pesanti calderoni di pozioni, si notavano inoltre, tra i ragazzi più grandi, coloro che si erano già vestiti con la divisa verde, blu, rossa o gialla della scuola. Il caos era padrone di King cross quella calda mattina del primo settembre.
In mezzo a tutto questo trambusto, a questo tran tran di valigie e scope, vi era una bambina, vi era la sottile, gracile figura di un esile bambina, la quale si impegnava con tutta se stessa a spalancare il più possibile quel paio di iridi color del cielo in primavera, intervallando questa operazione con veloci momenti dove i due occhioni venivano chiusi, stretti forte, strabuzzati energicamente con le due manine diafane e poi riaperti. L’espressione della bambina era la stessa ogni volta: incredibilmente stupefatta, incredibilmente meravigliata, incredibilmente persa in quel gioco di colori che era la frenesia della vita.
-la padroncina doversi sbrigare se non vuole perdere l’espresso- la bambina come riportata alla realtà, si voltò verso il suo elfo domestico e con un triste lieve sorriso rispose –Certo Sally, ora salto subito su, grazie- e senza volerlo, con quelle gentili parole provocò una reazione quasi esagerata del piccolo elfo che iniziò a versare copiose lacrime, nascondendo il volto nel lungo cappotto della ragazzina e ripetendo che le sarebbe mancata tanto. –Mi mancherai anche tu! Lo sai che ti voglio bene Sally-.
Regalate quest’ultime parole all’esserino, il quale intanto aveva scoccato le dita dissolvendosi nel nulla, fece un grosso respiro, impugnò l’ingombrante valigia e a passi decisi salì sul treno. Vagò per poco più di dieci minuti tra un vagone e l’altro cercando sempre di farsi stretta stretta per evitare di prendere qualcuno con il suo baule; finalmente trovò uno scompartimento libero.
Entrata dentro e posto l’enorme baule nel ripiano apposito sopra i sedili, si sedette su uno di questi, appoggiò le gambette su quello davanti e volgendo il viso verso il finestrino ritornò a fissare spaesata e meravigliata le varie mani che si agitavano verso di lei, e tutti quegli occhi e quelle bocche che gridavano amore verso i figli, e tutta quella nostalgia mischiata al contempo con l’adrenalina e l’eccitazione per ritornare in quella che tutti solevano chiamare casa.
Casa.
Che cos’era casa per lei?
Era una famiglia che l’amava?
Erano i suoi fratelli che le volevano bene?
Era sentirsi voluta da qualche suo parente?
Nulla di tutto questo. Non aveva una casa, e non sapeva cosa fosse. Quelle mani che si agitavano non erano quelle belle, diafane, piene di gioielli costosi di sua madre e in quei volti non vi era nessuno sguardo serio del padre. In quelle voci non c’era quella della signora Icecrow in Rosier che le diceva che le sarebbe mancata, in quegli abbracci non vi era il signor Rosier che la incoraggiava a salire sul treno. C’era solo Sally. Forse era lei la sua famiglia. E nel pensare tutte queste cose lasciava scivolare fuori qualche piccola lacrima pensando che ora i suoi fossero in vacanza chissà dove e non avevano avuto neanche il tempo o la voglia per scrivere due o tre righe per dirle quanto le volessero bene o cose simili. E lei, era solo una piccola undicenne, che aveva passato l’infanzia chiusa nel suo palazzo a imparare come si stesse seduti o come si ballasse il valzer o in che modo ci si dovesse rivolgere a chi. E ora, che vedeva i ragazzini che correvano, si scambiavano le cioccorane e ridevano insieme si sentiva semplicemente una povera incapace, sentiva di non aver vissuto veramente quel poco tempo che aveva potuto assaporare. Sorrise, si sentiva un po’ saggia, un po’ vecchia, un po’ come la nonna Gemini quando le raccontava di come andava il mondo fuori.
Quel fiume di discorsi venne interrotto da un colpo secco della porta che era stata aperta da uno strano ragazzo dai capelli viola, seguito da quella che doveva essere la sua bella fidanzata e da quattro ragazzini.
-È un problema se ci sediamo qua con te? Sai tutti gli scompartimenti sono pieni! – chiese lo strano ragazzo mentre sorrideva e si portava una mano dietro la nuca, come per grattarsela.
-Oh... ehm… no, non c’è alcun problema- E detto questo si strinse verso il finestrino per far spazio ai nuovi arrivati.
Una volta seduti, uno dei ragazzini esclamò – Mamma mia! Non ci posso credere! Finalmente ad Hogwarts! Teddy diventerò finalmente un Grifondoro, ci credi? E diventerò anche il più grande cercatore nella storia della scuola! Non vedo l’ora!!!- e tutto felice si era alzato sopra il sedile facendo una piccola scenetta con il fine di riscuotere risate e applausi dagli altri che si erano dovuti improvvisare spettatori; riprendendo poi il discorso chiese a quelli che sarebbero dovuti essere i suoi cugini- E tu Roxy? E tu Fred? Dommy tu eh, noiosa come sei finirai a Corvonero! – facendo una pernacchia poi alla bella ragazzina dai capelli color del grano che infastidita dal comportamento del cugino gli aveva ripetuto che odiava quel nomignolo.
Da quello che la timida bambina aveva capito i due cugini, Roxy e Fred, che erano fratelli gemelli aspiravano a diventare grifondoro come i genitori, mentre Dominique era sicura che sarebbe stata smistata a Corvonero, stessa casa della sorella maggiore, la fidanzata del metamorfomagus, la quale tra l’altro era caposcuola, mentre Teddy era un Tassorosso, come il nonno materno.
Ad un certo punto, il ragazzino dai capelli corvini che continuava a far ridere i compagni, guardò la bambina dai lunghi capelli biondi e gli occhi azzurrissimi e curioso le chiese dove sarebbe voluta finire.
La bambina che fino a quel momento si era divertita ad ascoltare le battute degli altri e le loro storie, si era trovata sei paia di occhi che la fissavano pronti ad ascoltare la sua risposta.
Prese un respiro e a fatica disse – ehm… credo… ehm… serpeverde… come i miei genitori…-.
Il ragazzo dai capelli corvini rimase visibilmente deluso dalla risposta, come un po’ tutti gli altri primini, la bella Corvonero la guardò un po’ disgustata, mentre Teddy manteneva il suo calmo sorriso.
A “salvarli” da quel silenzio imbarazzante che si stava andando a creare fu un altro colpo secco della porta.
-Astrea! Per Salazar! Ti ho cercata ovunque! Cosa ci fai qui con questa feccia mezzosangue? Su dai, andiamo-.
-Ok… ehm...si, arrivo subito-  e sospirando abbassò lo sguardo, fece sparire ogni traccia di sorriso e, con molta fatica tirò fuori la faccia da dura dal cuore di pietra che si era abituata a fare coni suoi genitori.
- Michael Nott! Come hai passato l’estate? Ti sono mancato? Ti avrei voluto scrivere ma il mio gufo si rifiutava di entrare in quella che tu chiami dimora mentre il resto di noi chiama circo degli orrori- e detto questo il tinto di viola tirò fuori un ghigno che poco centrava con la persona calma che era.
- Teddy-Bear il tuo gufo ha paura che i segugi sentano l’odore di sangue sporco e lo sbranino in meno di due minuti. Victoire- il giovane Nott salutò la bionda con un sorriso malizioso che passò inosservato a tutti, tranne che a lei la quale, imbarazzata, distolse subito lo sguardo.
E con un altro colpo secco la porta si chiuse.
PAMM!
La ragazza si svegliò di soprassalto, respirava a fatica, la camicia da notte era sudaticcia, come la fronte e il petto; le guance erano arrossate e i capelli arruffati. Le due grandi iridi cielo restavano spalancate e osservavano un punto non preciso nella parete di fronte a lei. Un sogno. Il solito. Il solito sogno, il solito senso di colpa, la solita voglia di tornare indietro, mandare al diavolo tutti quanti e restare lì, a parlare di quanto sarebbe stato bello diventare grifondoro.
Distolse lo sguardo dai colori verde-argento della stanza, si alzò dal letto, diede una sbirciata all’ora, tre di notte, e salì in sala comune nella speranza di tranquillizzarsi un attimo.
Arrivata nella grande sala, si lasciò andare sulla sua poltrona preferita, e rise. Era al sesto anno ed era riuscita a diventare l’esatto contrario di quello che voleva essere. Fece un lungo respiro e tirò fuori da una tasca della vestaglia una piccola pietra nera. La superficie era liscia e fredda, la strinse nel palmo della mano sinistra e chiuse gli occhi per qualche secondo.
-Ehi Astrea- la voce apparteneva ad un uomo, seduto sul divano di fronte a lei; era sulla quarantina, i capelli gli arrivavano alle spalle e due baffi gli coronavano il bel viso.
Astrea fece un altro respiro e pian piano aprì gli occhi e sorrise- Ehi Sirius-.

ciao a tutti! spero che come inizio vi sia piaciuto, non vi anticipo nulla assolutamente!! ;)
spero vivamente di riuscire ad aggiornare una volta a settimana!
recensite 😉

   
 
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