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Autore: Nocturnia    31/01/2015    3 recensioni
"Clark, mi stai preoccupando."
"Sto bene, Diana, davvero. Sono solo un po' stanco."
"Parlare da solo non è mai un buon segno. Lo faceva anche Batman."
Genere: Angst, Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Batman, Superman, Wonder Woman
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Injustice: gods among us'
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Disclaimer: Selina Kyle, Bruce Wayne e tutti gli altri personaggi appartengono a Bob Kane, alla DC Comics e a chi detiene i diritti sull'opera. Questa storia è stata scritta per puro diletto personale, pertanto non ha alcun fine lucrativo. Nessun copyright si ritiene leso. L’intreccio qui descritto rappresenta invece copyright dell'autrice (Nocturnia) e non ne è ammessa la citazione altrove, a meno che non sia autorizzata dalla stessa tramite permesso scritto.


"Le dittature si presentano apparentemente più ordinate, nessun clamore si leva da esse.
Ma è l'ordine delle galere e il silenzio dei cimiteri."

- Sandro Pertini -



Fragili


"Tu non sei reale."
Sorride l'ombra e si spaccano gli angoli della bocca, grondando sangue e saliva.
"Tu non puoi essere reale."
Ride l'ombra e le pareti gli collassano attorno, smembrandosi in filamenti limacciosi e nerastri.
"Cosa vuoi?"
L'ombra tace.

"Io ti ho uccisa."
Si arrotola in un angolo l'ombra e lascia dondolare le mani oltre la barriera del buio, uno scintillio marcio tra i denti bianchissimi e affilati.
"Tu sei morta."
L'ombra inclina il capo e lo fissa scettica, quell'orrida bocca slabbrata e irregolare che continua a sorridergli complice - dividiamo un segreto, io e te.
"Tu... "
"Clark." lo richiama una voce alle sue spalle "Con chi stai parlando?"
Quando torna a voltarsi  - a cercarla - l'ombra è già solo un labile ricordo.

"Sei tornata."
L'ombra annuisce, alzando al cielo un profilo terribile e bellissimo.
"Non ho mai capito cosa ci trovasse Bruce in te."
Scrolla le spalle l'ombra, un gesto noncurante e che le dona un'insolita eleganza.
"Sei solo sofferenza e ingiustizia. Sei corrotta e indegna. Sei un cancro che va estirpato, un male da cui bisogna purgarsi. Sei..." Clark tace, catturato da una rivelazione improvvisa "Ti sono sempre piaciuti i complimenti, vero?"
L'ombra gli regala uno sguardo allusivo e tragicamente umano.

"Lei mi rende felice."
Emette un verso cigolante e sprezzante l'ombra, i seni pallidi che stillano solo veleno e polvere.
"Lei è... lei è ciò di cui avevo bisogno."
L'ombra sfiora il corpo addormentato di Diana con una gentilezza inquietante.

"Mi avevano già raccontato di te, ma non volevo crederci."
L'ombra mastica una parola incerta, un vocabolo che le rotola sulla lingua e cade poi sui piedi - splat. Un bolo grumoso e rossastro.
"Tua sorella è sempre stata molto eloquente sulle tue... come dire, abitudini. Sei una schiavizzatrice d'animi. Sei una puttana di sogni e una divoratrice di speranze. Sei una madre incestuosa e una pessima sorella, eppure non ha mai smesso di volerti bene."
L'ombra ridacchia leggermente, passandosi le mani scheletriche tra i capelli scuri come sangue rappreso - cavi divelti e cordoni di pelle strappati.
"Hai almeno pianto quando l'ho uccisa?"
L'ombra ruggisce e lo colpisce in pieno petto.

"Dovevo aspettarmelo."
L'ombra gli risponde con un silenzio eloquente, un quartiere devastato dove lui l'aveva presa a calci e un livido giallastro che fa bella mostra di sé dove lei era riuscita ad affondare.
"Non cadrai con la stessa facilità di Starling City, vero?"
L'ombra gli sputa in faccia tutto il suo disprezzo.

"Sai, mi è quasi dispiaciuto distruggere la città di Oliver. In fondo, non ha poi opposto molta resistenza."
Ricorda l'ombra, e il volto sempre giovane di Starling City le invade i sensi, una metropoli che l'aveva fissata con la cupa disperazione dei condannati.
Ricorda l'ombra, e gli occhi di Starling City tornano a perseguitarla,  rassegnazione dolore consapevolezza - liberazione.
"Ma tu non sei lei."
L'ombra ricorda e sceglie il suo campione.

"Sto diventando pazzo?"
L'ombra torna a sorridergli come non faceva da giorni, cullandolo con nenie di morte e sogni così orribili da perseguitarlo anche da sveglio.
"Bruce era forse pazzo?"
L'ombra si stringe al cuore ciò che rimane di un gatto e di un pipistrello.

"Clark, mi stai preoccupando."
"Sto bene, Diana, davvero. Sono solo un po' stanco."
"Parlare da solo non è mai un buon segno. Lo faceva anche Batman."
"Io non sono un umano qualsiasi; la pazzia non credo rientri tra le opzioni plausibili."
L'ombra  ride così forte che anche il bacio di Diana assume il sapore della sconfitta.

"Tu." vibra Clark "Tu lo sapevi; l'hai sempre saputo."
L'ombra si esibisce in un gesto arrogante e strafottente, nuda e oscenamente sicura di sé.
"Lo fermerò."
Socchiude gli occhi l'ombra, vetro e luci plastiche al neon che raccontano mille vite e mille miserie, il ventre che si gonfia orrendamente e si schiude come la corolla di un fiore.
"Lo ucciderò. Li ucciderò, tutti."
"Clark?" mormora il feto, una creatura che cresce e cresce e cresce... "Sei tu?"
Il respiro di Selina infrange il suo.

Diana lo aveva respinto con la stessa forza con cui tentava di dominarlo ogni notte, il lazzo che lo costringe al suolo e un ginocchio ben piantato in mezzo alle scapole.
"Cosa stavi facendo? Volevi forse uccidermi? Abbiamo una guerra da vincere e tu cosa fai? Ti rifugi in questa stanza e parli da solo tutto il dannato tempo che hai libero!"
"Lei mi ha ingannato." ribatte Clark, afferrandole la caviglia e invertendo così i ruoli "Credevo fossi Catwoman."
"Lei chi?" gli domanda Diana, colpendolo con un tallone sul mento "Qui non c'è nessuno Clark. Nessuno."

Plotch.

"Clark?"
L'ombra assume i contorni di un pipistrello.

"Non perderò."
L'ombra lo fissa dal bordo del cornicione, nembi gonfi di pioggia a farle da vestito e un ventre che gocciola ancora sangue - e mostri e aborti ed eroi.
"Annienterò Bruce."
L'ombra alza un sopracciglio, leccandosi distrattamente le labbra.
"Non guardarmi. Non guardarmi così!"
Posa un piede al suolo l'ombra, cominciando ad avvicinarsi.
"Stammi lontana." le ordina Clark "Vattene." bercia poi, arretrando e alzando le mani al petto.
L'ombra lo ignora e continua la sua ciondolante camminata.
"Vattene." ripete Kent e serra le palpebre in un moto di disgusto quando percepisce le sue dita sulle guance.
La bocca di Gotham è gelida quando si posa sulla sua.

"Hai avuto finalmente quello che volevi?"
È splendida Gotham, un'ombra che ha svelato la sua perversa e incrollabile bellezza, pietre di sangue e un retaggio che nemmeno la morte potrà mai cancellare.
"Ti diverte vedermi così?" le chiede Clark, allargando le braccia e indicando la cella dell'A.R.G.U.S. che lo circonda.
È un reticolo di strade spezzate Gotham, un volto eternamente giovane ed eternamente vecchio, una città che stringe il proprio futuro tra le mani.
"Ti piacerà vedermi morire?"
Gotham assume le fattezze di Selina e di un bambino non ancora nato.

L'ombra era con lui quando è morto.
L'ombra l'aveva seguito passo per passo, ascoltando il suo ultimo respiro e osservandolo intossicarsi fino al midollo di kryptonite.
Era con lui mentre gli sfinteri cedevano allo strazio del veleno che Alexander gli aveva lasciato inoculare per altri anni - chi credi che abbia convinto il consiglio dell'A.R.G.U.S a prolungarti la pena?
Ea con lui mentre il mondo diventava un'immagine confusa di grigio e rosso, mentre vomitava il suo stesso stomaco sull'impiantito e persino quando Lois era tornata a ossessionarlo - giorno e notte.
"Fa male." era riuscito a dire, ricordando il braccio strappato di Catwoman, la morte di Shazam, il sangue del Joker lungo l'avambraccio e tutte quelle vite che aveva distrutto senza pensarci due volte - Canary, Oliver, Helena, John, Guy, Atom, Gordon, Luthor, troppi.
"Fa davvero male."
L'ombra - Gotham - gli volta le spalle e diventa il profilo di un uomo che aveva chiamato nemico per troppo tempo.

   
 
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