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Autore: Inathia Len    31/01/2015    4 recensioni
Salve gente bella! Emergo dal mio sonno eterno di denial che mi ha colpito dopo la visione dell'ultimo film della trilogia per fornire una mia versione di quel finale. Perché, ammettiamolo, sta stretto a tutti.
E così ho voluto immaginare Bilbo una volta tornato a Casa Baggins, la sua vita che a poco a poco ricomincia, a fatica, anche aiutato da Frodo.
Poi, all'improvviso... una visita inaspettata....
"-Può essere che qualcuno venga, sì- lo abbraccia di nuovo Balin, questa volta mettendosi poi in cammino, chiudendo il cancelletto dietro di sé. -Perché chi amiamo trova sempre il modo di tornare, anche se magari non nel modo che ci aspettiamo- conclude enigmatico, lasciando Bilbo a chiedersi il perché di quelle parole e di quei sorrisi."
Buona lettura
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Quand'è che tocchi il fondo?

Quand'è che ti rendi conto che non puoi più rialzarti, che è troppo doloroso anche il pensiero?

È quando le risate finiscono in singhiozzi?

È quando scivoli a terra perché le gambe non ti reggono e il pavimento ti sembra molto più accogliente perché sembra fornirti una migliore visione del mondo?

È quando le canzoni che ascolti smettono di essere poesie in musica e diventano racconti tristi della tua vita triste?

È quando non puoi fare a meno di sbirciare dentro le case degli altri, immaginandoti le vite degli altri per dimenticare la tua?

Bilbo non lo sa.

Bilbo non lo vuole sapere.

A Bilbo basta fissare con sguardo vuoto il muro bianco, muro che ha preso a pugni furiosamente fino a pochi minuti prima, e lasciare vagare la mente. Non vuole pensare, non deve farlo, perché, se lo facesse, perderebbe definitivamente il controllo e questo non se lo può permettere.

Perché sa che è colpa sua.

Colpa sua se è successo quel casino.

Colpa sua se ora Bilbo si chiede come ci si senta ad aver toccato il fondo, per provare a riconoscerne i sintomi.

Se solo Thorin fosse con lui.

Ma Thorin non c'è, non ci sarà più e a Bilbo rimangono una grande casa vuota, un po' troppo calda d'estate e un po' troppo fredda d'inverno, le parole di Balin e la cotta di ferro, mithril, che Thorin gli ha regalato.

Bilbo la stringe, intreccia le dita agli anelli che Thorin era solito tormentare quando era nervoso e aspetta il crollo da un momento all'altro.

Ma il crollo non arriva e non arriverà, perché Bilbo non ha più lacrime, non ha più forze.

Non sa cosa fare.

La voglia di vivere se n'è andata con Thorin.

E allora si limita a pregare, nemmeno lui sa bene chi, di passare la notte senza sogni o almeno di non ricordarli.

Perché la realtà e il giorno sono già abbastanza orrendi senza che ci si mettano anche la notte e la finzione.

 

 

Quando si sveglia e vede la luce calda di fine giugno filtrare dalla tapparella, per un attimo si concede il lusso di credere che la notte prima sia stata tutto in uno sogno. Che sia ancora quella sera in cui i nani si sono presentati a casa sua, per convincerlo a partire. Perché forse, ora, potrebbe convincerlo a non farlo, a non andare. A non sacrificarsi.

E allora si limita ad alzarsi, gli occhi socchiusi, e a vagare per la casa, cercando di riconoscere suoni famigliari. Tende le orecchie per cogliere un canticchiare sommesso e stonato in cucina, l’aroma di latte e cioccolato nell’aria, procede piano, a tentoni, in quella casa ancora buia nonostante sia mattino inoltrato. Dribbla il divano e il tavolinetto con il vaso che qualche parente dal dubbio gusto per l'arredamento gli ha regalato per il compleanno e finalmente raggiunge la cucina.

Dove è costretto bruscamente a svegliarsi.

Non c’è nessuno ad attenderlo e l’aria non sa di cioccolata e nessuno canticchia. Non c'è nessun nano, nessuno stregone.

Ma ci sono dei cocci, per terra, tracce di sangue.

Le prove della rabbia e della disperazione. I piatti che la sera prima, anziché mettere a posto, ha scagliato contro le pareti.

Se si sforzasse, Bilbo potrebbe persino vedere il segno che i suoi pugni hanno lasciato la sera prima sul muro bianco.

Con fatica, prende una scopa e sistema quel disastro. Non ha senso rimuginare sul passato, lo sa, ma non ne può fare a meno.

Perché anche se il viaggio di ritorno è stato lungo, anche se ormai ci sono miglia e miglia che lo separano da Thorin e dalla sua tomba, non ce la può fare.

E allora vorrebbe che Gandalf fosse lì, per prenderlo a schiaffi e dirgli che è tutta colpa sua, che per una volta avrebbe dovuto badare ai fatti suoi anziché appellarsi al suo lato Tuc per farlo partire.

E vorrebbe che ci fosse anche Balin, per dirgli che sì, Thorin non era solo un amico e che lui l'aveva capito perfettamente, per primo.

E... vorrebbe Thorin, anche il burbero nano che era quando si è presentato per la prima volta a casa sua, tutto sguardi torvi e lunghe occhiate in tralice.

Perché solo in quel momento si rende conto di quanto gli manca.

 

 

E di quanto gli mancherà sempre.

 

 

 

 

E la vita riprende tranquilla, o almeno ci prova. Ha assunto un giardiniere, Bilbo, un giovane che di cognome fa Gamgee, se non si sbaglia. Non è mai stato bravo con i nomi, soprattutto a dimenticarne uno in particolare...

Ora è Hamfast che gli pota le piante e tiene d'occhio il prato. E la cosa va bene, perché spesso si porta dietro il figlio, un ragazzino rotondetto che tutti chiamano Sam. È un cosino minuscolo, più largo che alto, ma ha la grande capacità di far sorridere Bilbo. Spesso si siede davanti a lui, sul tappeto davanti al fuoco, e gli fa domande su domande. Ma Bilbo non è ancora pronto a rispondere, forse non lo sarà mai, e allora è ancora più felice quando a giocare con Sam arriva Frodo, suo nipote. A vederli così insieme, uno nero nero e l'altro biondino, gli ricordano troppo...

Quando i ricordi sono troppi e l'erba pipa non basta a prendere sonno, quando la casa, la notte, si anima di mille voci e canti, Bilbo si siede sulla sua panchina, quella appena fuori casa. Più e più volte avrebbe voluto afferrare il bastone da passeggio e tornare indietro, ma... finirebbe col perdersi, lo sa. La strada la ricorda, ma non nei dettagli. E allora promette a se stesso che un giorno tornerà, ma quando sarà pronto. Quando tutto sarà solo memoria e non un fresco ricordo.

Sam ha cominciato a sviluppare una vera e propria ammirazione per Frodo. Lo segue ovunque e poco ci manchi che cominci a recitare a memoria quello che l'altro dice. Sono così giovani, pensa tra sé Bilbo, ridendo guardandoli correre per i prati della Contea. E la sera, se sono stati particolarmente buoni, racconta loro degli Elfi, senza però specificare dove e quando li abbia incontrati. Solo così riesce a parlare delle sue “avventure”, come le chiamano i due ragazzi, fingendo che siano successe ad altri, o che le abbia lette da qualche parte. E Sam e Frodo ascoltano, ascoltano, ascoltano... spesso fino a sera inoltrata e finisce che si addormentano sul tappetto, uno aggrappato all'altro. Bilbo porta loro dei cuscini, li copre con un paio di coperte di lana e sorride mesto. Perché lui, meglio di chiunque altro, sa quanto sia necessario avere qualcuno a cui aggrapparsi, qualcuno che ti tenga a galla e ti impedisca di perdere te stesso, in questo vasto mondo.

 

 

La visita di Balin e Gandalf, ormai un anno dopo il suo ritorno, lo coglie di sprovvista. Si era ormai rassegnato a non rivedere mai più nessuno dei suoi compagni di viaggio.

Mette su del tea, serve i suoi migliori biscotti, ma non sorride, no. Quello non può farlo.

E mentre chiacchierano di più e del meno, li implora con gli occhi di conversare di futilità, di cose quotidiane e poco impegnative, perché non potrebbe ascoltare altro, non dalle loro bocche. Perché risentire la voce di Balin lo riporta indietro di un anno e non è pronto ad ammettere con se stesso di non essere pronto a quello. E il nano capisce, come ha sempre fatto. Capisce e gli fa un cenno col capo. Nasconde qualcosa, in quegli occhi così neri, nasconde il sorriso come di un gioco o di uno scherzo noto solo a lui, ma non lo rivela, nonostante Bilbo gli rivolga più di un'occhiata interrogativa. Neanche Gandalf sembra esserne a conoscenza, e lo stregone parla e parla... Bilbo potrebbe perdere se stesso in quel fiume di parole. Meglio che siano gli altri a parlare.

E alla fine la conversazione ovviamente va a toccare quegli argomenti che Bilbo preferirebbe dimenticare. Si parla della Montagna, ma lo hobbit riesce a spostare il focus del tutto sulla città e su Pontelagolungo, su Bard e su pochi altri il cui nome ancora riesce a pronunciare e pensare.

Quando arriva il momento di lasciarsi, Gandalf è il primo a riprendere il cammino, misterioso come sempre sul suo andare e Bilbo sente che, questa volta, si tratta di un addio un po' di lungo del precedente. E allora lo stringe forte perché, alla fine di tutto, non ha solo colpe, lo stregone.

Anche con Balin l'abbraccio è lungo, ma i motivi sono altri. Il nano lo scruta a lungo negli occhi, con quel mezzo sorriso che un tempo avrebbe mandato in bestia lo hobbit e che sta paurosamente svegliando il vecchio Bilbo.

-Addio, Balin- gli dice, le mani nel panciotto dai bottoni d'oro. Non sa davvero che altro aggiungere e se ne sta lì, i talloni che dondolano e lo sguardo che punta lontano.

-Forse ci rivedremo, mastro scassinat...-

-Non farlo- lo interrompe Bilbo, la voce che si spezza alla fine. -Non chiamarmi così, ti prego. Non tu...-

-Cosa? Oh- si rende conto Balin e, sorprendentemente, sorride di nuovo. -Scusami, non credevo che ancora...-

-Già- è la secca risposta dello hobbit. -Grazie per essere passato, dico davvero. Non pensavo che avrei mai rivisto nessuno di voi e invece... mi ha fatto piacere. Sì, molto piacere- cambia argomento, la voce che si ricompone piano, ma comunque più dura. -Se qualcun altro volesse, lo sai... l'ho detto...-

-Può essere che qualcuno venga, sì- lo abbraccia di nuovo Balin, questa volta mettendosi poi in cammino, chiudendo il cancelletto dietro di sé. -Perché chi amiamo trova sempre il modo di tornare, anche se magari non nel modo che ci aspettiamo- conclude enigmatico, lasciando Bilbo a chiedersi il perché di quelle parole e di quei sorrisi.

 

 

 

Mettere a letto Frodo non è mai stata una cosa semplice. Lo ha preso a vivere con sé dopo che i suoi genitori sono morti, un po' perché così i Sackville-Baggins non vedranno mai un centesimo della sua eredità, un po' perché a quel ragazzo si è davvero affezionato. Anche se è davvero impossibile metterlo a letto. Soprattutto dopo che ha passato la giornata a correre come lo scalmanato che è tra i campi, insieme a Sam e ai suoi cugini, Merry e Pipino. Uno crede che dovrebbe essere stanco e invece... e invece è ancora lì a implorarlo di raccontargli un'altra storia, ancora una, ti prego zio.

Bilbo sorride e gli rincalza le coperte, ma non può accontentarlo sempre. E poi c'è qualcos'altro che lo distrae.

Qualcuno ha suonato alla porta.

Sono anni ormai che nessuno lo fa più, quasi si era dimenticato come fosse, quel suono. Frodo gli lancia un'occhiata curiosa, è davvero tutto occhi quel ragazzo. Ma Bilbo non gli da corda, gli impedisce di seguirlo.

-È qualcuno che ha sbagliato, ragazzo mio, chi vuoi che sia!- dice, andando alla porta, non prestando nemmeno attenzione a quello che sta facendo, lo sguardo rivolto alla camera da letto. -Oppure un seccatore, data l'ora tarda. Tornatene a letto!- quasi gli ordina, perché il giovane hobbit lo ha seguito fino all'ingresso. -Ho detto tornatene a...- ma non finisce la frase.

Sulla soglia, avvolto in uno scuro mantello appena rialzato dalla spada, sta qualcuno che Bilbo riconosce in un attimo. E non è per l'arma di fattura elfica, non è per il gioiello che porta al collo, non è per gli abiti che indossa. Lo riconosce, Bilbo, per quello sguardo che sapeva non avrebbe mai più rivisto.

-Chiedo scusa per il ritardo- dice la figura sulla soglia, il nano, abbassando appena il capo in segno di rispetto, -ma ho smarrito la via, due volte.-

Bilbo serra i pugni e la mascella, deglutisce e solleva un sopracciglio. È anche tentato dal chiudere la porta per assicurarsi di non stare sognando, ma il nano è esattamente sulla soglia e glielo impedisce.

-Tu sei morto- è l'unica cosa che riesce a dire. -Tu sei morto- ripete, -ti ho visto morire. Sei morto tra le mie braccia- scandisce. -Come diavolo fai ad essere sulla soglia di casa mia?- grida, respirando furiosamente.

Frodo gli tira piano il panciotto e lo sconosciuto incrocia il suo sguardo.

-Non mi hai detto che avevi un figlio- dice con la sua voce profonda.

-Io non ho un... Ma che accidenti vai dicendo? Thorin, io... tu non puoi essere qui! E Frodo, vai a letto, ho detto!- esplode alla fine.

-Posso entrare?- chiede Thorin, mentre Frodo scappa in camera sua, lanciando un'ultima occhiata al nano che ha tanto sconvolto lo zio.

-Oh, questa volta chiedi il permesso?- ribatte acido Bilbo, senza però scansarsi. -Ora tu mi spieghi tutto per filo e per segno e poi forse, e sottolineo il forse, io ti faccio entrare. Altrimenti ti rimando a calci a quella tua stramaledettissima montagna!-

-Balin lo aveva detto che sarebbe stato difficile- commenta Thorin, l'accenno di un sorriso sul volto, lo sguardo che ancora però non si azzarda ad alzarsi.

-E così Balin sapeva! Oh, ma certo! Ecco il perché di tutti quei sorrisi e delle frasi allusive. Balin sapeva! E perché non mi ha detto nulla, eh? Quando esattamente pensavate di farmelo sapere? Cos'è, non era scritto nel mio contratto? Oppure...-

-Ho voluto io che non lo facesse- lo interrompe Thorin. -Dovevo essere io. Ma non sono potuto arrivare prima perché... mi sono perso due volte.-

-Oh, allora non era una qualche frase ad effetto, ti sei perso sul serio? Apperò...- commenta Bilbo, fingendo noncuranza. -E dire che c'era gente che ti voleva re... Ora, potrei sapere come mai non sei morto?-

-La spada con cui Azog mi aveva colpito era avvelenata. Non so con quale erba, non chiedermelo. Per giorni sono davvero stato come morto. Potevo sentire e vedere... ma non potevo reagire. È stato Thranduil a riconoscere la mia malattia, il giorno del mio funerale. Si è avvicinato e ha sentito l'odore dell'erba che mi aveva intossicato. Poi ha fatto chiamare i suoi guaritori e...-

-E Fili? E Kili?- chiede allora Bilbo, ma il lieve sorriso che si era aperto sul volto di Thorin si spegne in un attimo. -Scusa, pensavo...-

-Il veleno avrebbe sicuramente ucciso anche me, stava per farlo. Ma Thranduil è intervenuto in tempo.-

-Almeno diamogli questo merito- conviene Bilbo, ridacchiando, senza però incontrare lo sguardo dell'altro. Continuano a guardarsi, ma è come se facessero i turni. -Perché sei qui?- gli chiede allora a bruciapelo Bilbo.

-Volevo che sapessi...-

-Cosa, che sei vivo? Lo vedo, bene... ma sei il re sotto la montagna e io... io ne ho decisamente avuto abbastanza di quel posto.-

-Non sono io il re, è Dain. È stato incoronato al mio posto. Io volevo riprendermi Erebor... ma nel farlo ho perso tutto. E tutti coloro a cui tenevo. Forse non sono morto...- ma si blocca, quasi insicuro per la prima volta nella sua vita, -forse non sono morto per avere una seconda possibilità- conclude, finalmente guardando Bilbo negli occhi.

-Ma la montagna è la tua casa e...-

-Erebor era il mio regno. E l'ho riavuto. Ma non sono tagliato per fare il re. La nostra compagnia praticamente non c'è più, alcuni sono andati a riprendere Moria...-

-Quindi? Non starai davvero dicendo...?- incespica Bilbo, un sorriso incerto che si allarga il suo volto, quasi involontario e incredulo. -Non starai davvero proponendo di...?-

-Posso entrare, mastro scassinatore?-














Inathia's nook:

salve!
Innanzitutto, grazie a te per essere arrivato fin qua, caro lettore o cara lettrice. Scrivo giusto un paio di cose e poi ti lascio in pace.
Una cosa importante da dire è che la visita di Balin e Gandalf è avvenuta davvero, non è frutto della mia fantasia. Tolkien descrive questa scena nel libro, anche se io, ovviamente, l'ho riempita di angst e di subtext (vedi i sorrisini e le occhiate di Balin, che sapeva ma non poteva parlare).
Inoltre, spero risulti credibile la "non morte" di Thorin e il motivo del suo ritorno a Casa Baggins. E' come ho scritto, prima di tornare in sé, la malattia del drago gli aveva portato via tutto: non si curava più della sua famiglia, era diventato sospettoso e intrattabile... E, almeno secondo me, se fosse davvero sopravvissuto, non sarebbe rimasto a Erebor. Cioè, forse lo avrebbe fatto, se almeno Bilbo fosse rimasto con lui. E non parlo solo dal punto di vista amoroso, ma anche come supporto e aiuto per ricominciare. Ha visto i suoi nipoti morire davanti ai suoi occhi (più Fili che Kili, però il concetto rimane), la compagnia si è sciolta (nel libro viene detto che quasi nessuno rimase a Erebor...). Insomma, io proprio non ce vedrei a sedersi su quel trono da solo. Sarebbe ricaduto nella malattia.
E così, nella mia What if?, va a cercare Bilbo. Per amore? Per riconoscenza? Perché è l'unico posto dove sa che si troverebbe a casa? Scegliete voi, per me sono valide tutte. Nel corso dei tre film (e anche nel libro, ovviamente) abbiamo visto crescere moltissimo il loro rapporto (che poi io li shippi abbestia non c'entra nulla, in questo caso) e io sono certa che, se Bilbo fosse tornato a Casa Baggins, Thorin, anche da re, una puntatina ce l'avrebbe fatta. Oppure gli avrebbe chiesto di rimanere a Erebor, chissà.
Comunque, e la smetto di ammorbarti, lettore, grazie della pazienza fin ora, questa è ovviamente la mia interpretazione dei fatti, la mia personalissima What if? per superare la chiusura della trilogia. Non sarà mai bella quanto il Signore degli Anelli, me ne rendo conto, ma io sono tutto sommato contenta del risultato e mi sono affezionata al cast nel corso di questi anni (forse anche perchè quando uscì LotR avevo 6 anni e ora ne ho più del doppio... un bel po' più).
Ok, la smetto davvero.
Ah, il nome del giardiniere che Bilbo assume è quello vero del padre di Sam, ovviamente. Ho immaginato che fosse stato lui il primo a occuparsi di Casa Baggins, che magari fosse stato assunto perché Bilbo aveva decisamente altro per la testa che tagliare l'erba o piantare fiori.
Bene, grazie mille per essere arrivato o arrivata fin qua. Se volessi lasciarmi una recensione sarei ovviamente felicissima di leggere la tua opinione :)
Un saluto e alla prossima 
I.L.

  
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