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Autore: Sokew86    31/01/2015    3 recensioni
Beryl li portò via dalle loro famiglie e riempì la loro anima di bugie e odio. Questa è la storia di quattro ragazzi e di come furono maledetti per i loro esseri speciali.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Shitennou/Generali
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio, Prima serie
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PROLOGO

 

 

Qualche volta i compagni di classe potevano essere molto crudeli e Sergej lo sapeva. Giocava pazientemente con un cubo di Kubrick mentre ascoltava, tentando di simulare disinteresse, le chiacchere su di lui di due suoi compagni insieme a un altro studente.

- Così quello è Sergej? Hanno davvero ragione ... fa paura: che occhi freddi! -

Sergej continuò a giocare, le sue mani rimanevano ferme ma era leggermente sussultato. 

I compagni continuarono, ostinandosi ad avere un atteggiamento arrogante.

- Tu non hai visto suo padre-disse un altro ragazzo gettando uno sguardo sul compagno di classe che si ostinava a non guardare nella loro direzione.

- E' uomo alto con uno sguardo di ferro, sembra un mafioso russo e Sergej è il suo ritratto! Con l'età peggiorerà. Tra altro sapete che il padre di Sergej è sposato con una cinese?- concluse con talmente tanto disgusto che i suoi occhi, già piccoli di per sé, divennero praticamente invisibili.

- Che siano una famiglia di mafiosi? Così spiegherebbe perché qualcuno avrebbe accettato un figliastro come Sergej: di un assassino, in una famiglia di mafiosi, serve sempre- domandò un altro ragazzo dal fisico gracile e gli occhi pieni di cattiveria.

Sergej completò il cubo di Kubrick con un gesto secco e lo posò sulla scrivania del professore. I compagni si erano ammutoliti e aspettarono quella reazione violenta che tanto desideravano dal ragazzo straniero. Invece Sergej si limitò a puntargli i suoi occhi grigio ghiaccio, così oltraggiati.

Sergej li fissò a uno a uno finché non li vide deglutire e assumere un’espressione spaventata, e sorrise soddisfatto mentre il suo cuore piangeva.

Uscì dalla classe, ben deciso a rimanere da solo.

 

Aaron era molto intelligente ma il suo atteggiamento strafottente nei confronti della scuola e, il fatto che fosse il figlio di un importante ambasciatore francese, gli aveva fatto guadagnare la reputazione che fosse raccomandato.

Quindi non si stupì della situazione che si creò quando furono consegnate le valutazioni degli ultimi test, aveva avuto dei voti altissimi, nonostante che si fosse assentato innumerevoli volte e in classe era spesso distratto.

 - Com’è possibile? Si vede che i professori sono larghi di voti con lui!- la frase fu pronunciata in un francese con un forte accento asiatico dal compagno dietro di lui, risultando osceno alle orecchie di Aaron. Il figlio dell'ambasciatore si alzò dalla sua sedia e gettò un'occhiata di sdegno con i suoi verdi occhi, che sembravano quelli di un gatto, talmente erano belli ed eleganti.

-Guiffrey?- domandò il professore sorpreso e il ragazzo sorrise cortese.

-Professore, potrei essere interrogato alla lavagna?- domandò avvicinandosi già verso cattedra, ottenendo così il consenso del professore, ancora attonito dalla situazione.

Aaron prese un gessetto e sfidò la classe davanti a sé, ai suoi occhi erano tutti degli sciocchi della società perbene giapponese con il gran sogno di diventare francesi.

La classe accettò la sfida con lo sguardo, precisamente la parte maschile perché quella femminile guardava Aaron con adorazione, come sempre.

Poco dopo i ragazzi della classe dovettero capitolare, avevano interrogato Aaron su tutti gli argomenti di quell'anno scolastico e anche quello precedente e Aaron aveva risposto a tutto.

Ma Aaron non era soddisfatto e, sentendo ribollire il sangue, insultò ad alta voce i suoi compagni.

Il professore scattò in piedi e accompagnò il ragazzo in presidenza: il preside era furioso, come al solito, e gli disse le solite ramanzine che puntualmente erano ignorate da Aaron .

Il suo pensiero era soltanto uno, aveva visto che una delle finestre del corridoio era aperta ... si sarebbe creato un pomeriggio libero.

Aaron scappò appena fu possibile e passeggiò per un po' per le strade della citta di Tokio, non la zona turistica ... ma la città vera e propria dove palazzi, uffici, scuole e appartamenti erano insieme.

Odiava tutto del Giappone, il fatto che i cartelli e le insegne stradali fossero scritti in ideogrammi non aiutava, anzi aumentavano il suo disappunto: che razza di scrittura era quella? E perché non c’era una traduzione in inglese?

Ad Aaron mancavano le sue città, Londra, Bruxelles e Parigi, perché suo padre lo costringeva a, vivere lì?

Perché combinava solo casini e il padre non aveva avuto fiducia a lasciarlo da solo a Parigi presso gli zii.

Calciò infuriato l'aria e quasi cade per lo slancio, ma notò una sala giochi: non ci era mai stato.

-In fondo in questa nazione sanno fare solo fumetti porno e videogiochi- esclamò in inglese- Mi adatterei alla loro cultura, sarà questa la scusa con mio padre- ed entrò nella sala, pronto a scaricare la sua rabbia in un gioco picchiaduro quando qualcosa attirò la sua attenzione. Era la schiena di un ragazzo con i capelli biondi e ricci che stava giocando a Guitar Hero ed era anche bravo. Aaron ebbe l'impressione che fosse straniero, esattamente come lui, ma scacciò l'idea da dove era venuta.

- Sarà un giapponese dai capelli cotonati e tinti- pensò con una punta di fastidio ma dovette ricredersi, perché vide il volto del ragazzo: zigomi affilati e occhi grigio ghiaccio, probabilmente proveniva dall'est Europa.

Aaron si avvicinò entusiasta e chiese in inglese se avesse voglia di giocare a un livello del videogame insieme.

-Yes, I like the idea- rispose il ragazzo guardandolo con quegli intesi occhi grigi.

Aaron avrebbe pianto dalla commozione se non fosse stato il figlio di buona mamma che era, imbracciò la sua chitarra e iniziarono la partita: avevano scelto il brano dei Queen Another One Bites the Dust.

I due ragazzi avevano chiaramente due modi d'affrontare il gioco differente, Aaron era impetuoso e appena il computer indicava quali pulsanti premere già li stava schiacciando. Lo sconosciuto era molto più paziente, quasi attendeva che note arrivassero in fondo al canale prima di premere e nel frattempo memorizzava le successive in arrivo. Entrambi ottennero un buon punteggio e dopo aver riposto le chitarre giocattolo, si presentarono.

- Il mio nome è Aaron, il tuo invece?-

-Sono Sergej-

- Disputiamo un'altra partita insieme a qualche altro gioco-

Sergej guardò sospettoso l'altro ragazzo, in realtà voleva essere lasciato solo, ma non aveva la minima idea che Aaron fosse quel tipo di persona che non accettava un “no” come risposta.

- Dai che siamo i tipi più interessati in questo gruppo di sfigati- disse gettando un'occhiata di sdegno al resto del negozio e trascinando Sergej a un'altra postazione.

Aveva scelto un gioco fantasy, i due costruirono i propri personaggi e Sergej rimasse stupito nel vedere che Aaron avesse creato un personaggio con una forte magia iniziale di guarigione.

Capì il motivo appena iniziarono a giocare seriamente, Aaron era un tipo fisico e il suo personaggio era sempre nel bel mezzo di qualche battaglia a corpo a corpo e aveva bisogno di continua rigenerazione magica. Sergej, invece, utilizzava come tecnica evocare mostri e scagliarli contro i nemici mentre il suo personaggio, protetto e lontano, attaccava con armi da lancio.

Poco dopo i due stili di gioco combaciarono formando un'ottima squadra, il personaggio di Aaron era in prima fila con le spalle coperte dagli incantesimi di quello di Sergej.

Qualche altro giocatore li notò e chiese se avessero mai giocato insieme, rispose Sergej, perché Aaron non parlava giapponese, che era la prima volta.

- Avete davvero un'ottima sintonia, sembrate dei veri compagni d'armi!-.

 Quella frase fece sorridere Sergej e la tradusse ad Aaron che rise anche lui.

Divennero compagni d'armi per quel pomeriggio in quella sala giochi, ma non sapevano che lo sarebbero diventati anche nella vita reale.

 

 

NOTE DELL’AUTRICE: Chi l’avrebbe detto che un giorno avrei scritto una ff nel fandom di Sailor Moon, anime che aveva comunque adorato e potuto godere tutto grazie alla sorella più grande che aveva registrato tutte le cinque serie e film?

Questa storia nasce dalla lettura di Casablanca Memories, lo special su Rei. La cosa che mi ha più colpita era che Zoisite era andato a cercare vendetta per Jadeite come una furia. So che l’autrice aveva utilizzato Zoisite perché era molto popolare al tempo ma credo anche che ci volesse dare l’opportunità di speculare, poiché degli Shitennou non sappiamo nulla della loro vita da civile. Per questo motivo nella mia testa è partita l’idea che Zoisite (Aaron) e Jadeite ( Sergej) si fossero incontrarti per primi e fossero diventati amici. Questa è la loro storia di come sono diventati Shitennou.

I nomi scelti hanno un significato:

Aaron(Aronne): Deriva dall'ebraico 'Aharon, probabilmente di origine egizia sconosciuta. Secondo altre fonti potrebbe derivare dall'ebraico "alta montagna", o dall'ebraico "io canterò", o dall'arabo "messaggero". Nell'antico testamento 'Aharon è il fratello di Mosè e il primo sacerdote degli Ebrei.

Lo shitennou che rappresenta Zoisite è Genbu(nome nel buddismo), colui che conosce o che ascolta gli insegnamenti(il messaggero)

 

Sergej(Sergio): Il nome ha origini etrusche ed è legato al latino Sergius. Il suo significato è "custode".

Lo shitennou che rappresenta Jadeite è Seiryuu(nome nel buddismo)/Jikokuten(nome giapponese), colui che protegge il reame .

Siti consultati:

http://sailor-scribbles.tumblr.com/post/40175940772/shitennou-analysis-warning-super-long

http://sailor-scribbles.tumblr.com/post/40337916318/shitennou-analysis-part-2-warning-super

http://jecksy-candy.deviantart.com/art/Heavenly-Kings-501103010

 

 

 

 

 

 

   
 
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