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Autore: Midori No Esupuri    31/01/2015    2 recensioni
[WARNING: MYSTRADE]
Mycroft è all'estero, Greg lo chiama per chiedergli scusa della litigata fatta prima che l'altro partisse.
#prompt suggerito per il Drabble Weekend sulla pagina Facebook 'We are out for prompt'.
Dal testo:
-Non volevo cacciarti. E nemmeno arrabbiarmi per la tua assistente... Cioè, quello sì, perchè non la sopporto. Voglio che stiamo insieme, senza di lei, senza il tuo lavoro e senza il mio lavoro, da soli con noi due. Puoi anche lavorare, ma per favore, non lei. E' una donna, ed è bella, e ti vede tutto il giorno... E poi ci sono io, cretino davanti alla finestra della cucina, che so che non ci sei solo per un biglietto firmato.- continuò, accartocciandolo e buttandolo senza grazia nel lavandino della cucina. Si stropicciò gli occhi, sospirando. Ancora silenzio, si diede un contegno e tirò su col naso, mentre cercava di immaginarsi la reazione di Mycroft: troppo difficile, e in quel momento si rese conto di quanto gli mancasse guardarlo.
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Lestrade, Mycroft Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ho così tanto da dire, ma tu sei così lontano 

Era inquieto, fin troppo. Quando era rientrato dalla centrale di Scotland Yard nell'appartamento dove viveva dai tempi del divorzio aveva trovato un biglietto sul tavolo della cucina, con una sola parola scritta sopra e una firma. Giocava con quel pezzo di carta in cerca di risposte, guardandolo come se potesse risolvere il problema al posto suo, o come se da quella scrittura elegante potesse comparire Mycroft in persona, con la sua enigmatica espressione dipinta sul volto fiero. 
Polonia. MH
Il biglietto diceva questo, ma al tempo stesso non diceva alcunché. Cosa poteva importare a Gregory se Mycroft si trovava in Polonia, o in Grecia, o in Germania? Greg lo voleva lì, nella cucina spoglia del suo appartamento, anche in silenzio o preso dal suo lavoro, come del resto si ritrovava sempre. Lo yarder guardò il proprio cellulare, muto da ore. Mycroft era stato tutto il giorno precedente con lui, in quell'appartamento, rinunciando al suo lavoro, e Gregory aveva avuto la sfacciataggine di arrabbiarsi con il politico. E per un motivo stupido. 
I messaggi continui di Anthea. 
Non li poteva sopportare. Quella donna vedeva il suo Mycroft per tutto il giorno, andavano persino a pranzo insieme qualche volta, e Greg era sempre impegnato in qualche caso. Pretendeva, in sostanza, che quella donna lasciasse in pace il suo compagno almeno per un giorno, quando lui e Greg erano finalmente liberi di stare da soli. E, quando non era avvenuto, aveva perso la testa e aveva iniziato a gridare contro Mycroft che non gli dedicava mai del tempo, che non lo rispettava per niente, e una marea di altri insulti analoghi. Lo aveva scacciato dall'appartamento prima di cena, dicendogli di andarsene dalla sua stupida assistente - usando ben altri termini, molto meno civili - e non so erano più parlati. Poi era arrivato quel biglietto, e i suoi sensi di colpa erano aumentati a dismisura. Non sapeva quando Mycroft fosse partito, o quando fosse tornato, ma sapeva di dover fare qualcosa. Sapeva di volerlo sentire, anche solo per pochi minuti, e volersi scusare. Sicuramente, Mycroft non lo aveva cercato per primo perché era stato impegnato con la sua missione - qualunque fosse -, così come Greg stesso era rimasto invischiato in un caso dalla difficile risoluzione. Orgoglio smisurato a parte, ovviamente. Ma stavolta aveva sbagliato lui, e non poteva resistere a lungo con la paura che accadesse qualcosa a Mycroft o che morisse senza che loro avessero chiarito. Non voleva che il loro ultimo ricordo fosse una discussione. 
Aprì la casella di testo per un sms e digitò un testo, rapido.
'Scusa. GL' 
Lo fissò, senza inviarlo, poi scosse il capo e decise di lasciar perdere i messaggi. Mycroft li odiava, preferiva le chiamate al telefono, e nemmeno Gregory avrebbe apprezzato ricevere delle fredde scuse sullo schermo di un cellulare. Rimase seduto per un po' in cucina, pensando a cosa dire e a come dirlo soprattutto, poi si alzò con uno scatto e si avvicinò alla finestra, avviando la chiamata per attendere una risposta da parte di Mycroft.
Uno squillo.
Due.
Perchè non gli rispondeva? Dov'era? Era insolito, solitamente Mycroft rispondeva sempre alle sue telefonate, senza dargli nemmeno il tempo di cambiare posizione.
Tre squilli.
E invece ora Greg se ne stava contro la finestra, a torturarsi le labbra per un cellulare che sembrava squillare a vuoto.
-Gregory?
-Buon Dio, finalmente!- esplose l'uomo, crollando contro il vetro della finestra. Sentì il petto farsi più leggero, molto più leggero. Seguì un breve, imbarazzato silenzio, poi delle voci in sottofondo e un rumore di passi. Mycroft si era spostato, perchè le voci erano cessate all'improvviso.
-Dove sei?
Tra tutte le cose che doveva dirgli, era meglio partire da quella.
-Stai bene? Non sei ferito? E' tutto ok? Sono preoccupato, ho visto soltanto adesso il tuo biglietto... Mycroft? Rispondi!
-se me ne lasciassi il tempo, Gregory.
-Oh... Sì. Giusto.
-Non sono ferito, sono in Polonia e hai appena avuto la presunzione di interrompere una riunione con un importante...
-Volevo scusarmi con te.- lo interruppe lo yarder, senza quasi respirare tra una parola e l'altra. Non gli importava niente della riunione, della missione, della Polonia e di cosa avesse interrotto esattamente. Lui voleva chiarire, ed era troppo impulsivo per lasciar parlare l'altro e affrontare la questione con calma. Silenzio dall'altra parte, ma Gregory sapeva perfettamente che Mycroft stava ascoltando: lo faceva sempre, anche quando lo yarder credeva di parlare al vuoto, il compagno ricordava ogni parola uscita dalla sua bocca, come un disco con una memoria infinita, sincronizzata sulla sua voce. Ed era dolce, infinitamente, perchè nessuno gli aveva mai dato tutta quell'attenzione.
-Non volevo cacciarti. E nemmeno arrabbiarmi per la tua assistente... Cioè, quello sì, perchè non la sopporto. Voglio che stiamo insieme, senza di lei, senza il tuo lavoro e senza il mio lavoro, da soli con noi due. Puoi anche lavorare, ma per favore, non lei. E' una donna, ed è bella, e ti vede tutto il giorno... E poi ci sono io, cretino davanti alla finestra della cucina, che so che non ci sei solo per un biglietto firmato.- continuò, accartocciandolo e buttandolo senza grazia nel lavandino della cucina. Si stropicciò gli occhi, sospirando. Ancora silenzio, si diede un contegno e tirò su col naso, mentre cercava di immaginarsi la reazione di Mycroft: troppo difficile, e in quel momento si rese conto di quanto gli mancasse guardarlo.
-Sarò a Londra presto, gradirei che ti tenessi libero ogni sera, dopo il lavoro.
Gregory sorrise.
-Certo.
-Splendido. Adesso il mondo politico reclama la mia presenza, per l'ennesima volta. Ci vedremo per cena, Gregory.
-Va bene, Myc. Ti amo. Cerca di stare attento.
Chiuse la chiamata quasi di riflesso, respirando affannato. Si ripetè di non averlo fatto veramente, ma si chiuse in salotto come un bambino timoroso, restando accovacciato sul divano finchè il cellulare non vibrò sul tavolo della cucina. 
'Assolutamente reciproco. MH'
  
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