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Autore: veronika95    31/01/2015    0 recensioni
MYSTRADE con accenni JOHNLOCK
Mycroft e Greg collaborano insieme da una vita. Ma cosa succederebbe se entrambi si accorgessero che sono più di meri colleghi l'uno per l'altro?
La storia di un lento innamoramento.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Lestrade, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 4 - I SEE YOU
I’m standing across from you
And dreaming of the things I do
I don’t speak, you don’t know me at all
For fear of what you might do
I say nothing but stare at you
And I’m dreaming
I’m trippin’ over you
Truth be told
My problems solved
You mean the world to be but you’ll never know
You could be cruel to me
While we’re risking the way that I see you
That I see you
Conversations, Not me at all
I’m hesitating Only to fall
And I’m waiting, I’m hating everyone
Could it be you fell for me?
And any possible similarity
If its all, how would I know?
You never knew me at all but I see you
But I see you
I See You-Mika




————SMS A GREGORY LESTRADE————

Io sono arrivato, solito tavolino infondo al locale MH

Arrivo! Scusa il ritardo GL

Colpa di quella testa vuota di Anderson GL

Spicciati MH

Un attimo Sir. GL

Ti aspetto per ordinare MH

Grazie GL


Gregory arrivò circa dieci minuti più tardi dell’orario concordato. Mycroft era seduto sulla panca attaccata alla parete dalla quale poteva vedere l’intero locale e controllare l’ingresso. Mycroft guardava in basso facendo compiere alla punta dell’ombrello piccoli cerchi sul pavimento. Quando sentì la porta del pub aprirsi il suo sguardo volò fino a scontrarsi con quello di Greg. Appena lo vide capì subito che non era di buonumore, probabilmente quella testa calda di Anderson lo aveva tormentato ancora. Mycroft col tempo aveva capito che non gli piaceva incontrare Gregory quando quest’ultimo era di pessimo umore, perché finivano sempre per litigare. Una delle qualità principali del detective era la pazienza -e la bontà, oh si era infinitamente buono- quindi Mycroft poteva non solo essere sé stesso, ma addirittura ostinarsi a risultare antipatico perché sapeva che Gregory avrebbe comunque riso e avrebbe cercato di far ridere anche lui; c’erano state delle volte -giornate storte in ufficio, separazione con la moglie, insulti di Sherlock- in cui Gregory si stancava e gli rispondeva male andando via dicendo che con lui era impossibile ragionare. Non che a Mycroft importasse -non gli importava nulla che avesse a che fare col genere umano- ma preferiva non litigare con Gregory -ovvio era pur sempre un gentleman inglese-.
Greg si lasciò cadere pesante sulla sedia, le mani andarono involontariamente a fasciargli la testa, la ruga al centro della fronte più profonda del solito, era sfinito.

“Ehi ciao, Mycroft”

Mycroft pensò che davvero Gregory aveva il potere di stupirlo di continuo. Era chiaramente sfiancato da una pesante giornata in ufficio, aveva almeno 17 prove diverse da addurre alla tesi di “Gregory sfinito”, eppure ora era lì con lui che cercava di rilassarsi e gli aveva sorriso come se la sua giornata fosse migliorata repentinamente. Mycroft optò per un gesto del capo come saluto, non era maleducazione, ma a volte credeva davvero che la sua voce avrebbe potuto tradirlo in presenza di Gregory e risultare rotta dall’imbarazzo.

“Dai davvero…fuori c’è un sole stupendo”

Disse Gregory divertito indicando l’ombrello di Mycroft.

“Londra è incredibilmente volubile, può cambiare idea da un momento all’altro. Una bella giornata può trasformarsi in orribile….  ”

“…Se incontri Anderson”


Lo interruppe Greg.

“Beh immagino di si da quello che dite sempre tu e mio fratello su di lui. In che maniera è riuscito a importunarti oggi?”

“Ormai sono tre giorni che si apposta fuori dal mio ufficio e non appena esco cerca di convincermi a far parte di quel suo ridicolo fanclub”

“Ah… ne ho sentito parlare; qualcosa del tipo “I believe in Sherlock Holmes”… non sono sicuro…”

“Sicuramente qualcosa che non voglio più sentire”

“Capisco… e tu cosa hai risposto?”

“Ovvio”

“Ovvio?”

“Certo! non lo sai?”

“Gregory, io deduco non leggo il pensiero”

“Gli ho risposto che io preferisco l’altro fratello”


Mycroft appena udì quelle parole prima impallidì e poi arrossì violentemente, distolse lo sguardo e mise un mano davanti alla faccia facendo finta di grattarsi il naso per coprire le lentiggini -quelle maledette lentiggini- ormai era qualche tempo che sospettava che a volte Lestrade capisse le sue emozioni dal variare delle lentiggini.

“Gregory quando la finirai di dire idiozie?”

“E ora perché mi rispondi così…ho solo detto la verità

e non coprirti ho visto che sei arrossito”

“Ti sbagli, io non arrossisco!”

“No non lo fai, ma quando sei in imbarazzo le tue lentiggini sulla guancia sinistra sono più evidenti”


Gregory aveva ragione, Mycroft lo sapeva bene. Per un momento non seppe come controbattere; averlo davanti lo confondeva, ormai erano parecchi giorni che si era accorto di questo fatto e non gli piaceva per niente. Si sentiva più lento, più distratto, più…stupido. Mycroft davvero non poteva sopportarlo, non poteva credere di non riuscire a controbattere nulla di fronte quell’uomo , che lo guardava divertito. Stette a fissarlo ancora per attimi interminabili. Lestrade era oggettivamente un bell’uomo e poi aveva questi occhi così scuri e profondi e pieni di calore in cui Mycroft si era perso milioni di volte durante le lunghe riunioni in ufficio; così profondi, così belli e così diversi dai suoi occhi glaciali. Mycroft credeva che quegli occhi non potessero non essere pieni d’amore. Non poté fare a meno di chiedersi se in quello sguardo ci fosse un po’ d’amore anche per lui, infondo era legittimo domandarselo perché Gregory era l’unica persona che si mostrava volontariamente gentile con lui. Chissà se magari a Gregory sarebbe mai potuto piacere una persona senza sentimenti come Mycroft Holmes. Forse non importava poi molto, anzi non importava per nulla -Buon Dio era l’uomo di ghiaccio- non importava cosa la gente pensava di lui…. Però Gregory era così diverso dalla gente.
Perso nei suoi pensieri non si accorse che Gregory si era fatto scuro in volto e gli aveva posato una mano sulla spalla -di questo se ne accorse eccome perché gli parve di andare a fuoco sotto quel tocco- poi Gregory gli parlò piano, quasi sussurrando.

“Ehi…non volevo farti arrabbiare o metterti in imbarazzo. Mi dispiace. A volte parlo come se le mie considerazioni fossero certezze, ma io non sono intelligente come te; ho sicuramente immaginato quella cosa delle lentiggini quindi ti chiedo scusa”

“Gregory tu sei intelligente, non farmelo più ripetere, perché sono anni che te lo dico; e poi hai ragione su tutta quella teoria delle lentiggini; è vero. Non ti sbagli mai quando si tratta di me ”

“Certo che non mi sbaglio se si tratta di Mycroft Holmes, non immagini quanto io mi impegni per non sbagliare su di te; cerco di osservarti sempre, di capire il più possibile”

“Perché mai lo faresti?”

“Beh sei interessante, quando ti vedo migliori la mia giornata e poi ti ho già detto che sei il mio Holmes preferito, no?”

“Certo che lo sono, mio fratello non fa altro che insultarti”

“Già…mentre tu invece capisci quanto io sia geniale”

“Sì, quanto tu sia genialmente un idiota”


Si erano guardati ed avevano riso entrambi. Gregory aveva stretto un po’ la prese sulla spalla attirandolo impercettibilmente verso di sé durante la risata. Poi aveva lasciato la presa, pensando che fosse aveva indugiato anche troppo; Mycroft aveva guardato la sua mano scendere lentamente dal proprio corpo e tornare sul tavolo e aveva sentito freddo; un freddo insolito dentro le ossa; lo guardava ed aveva freddo. Si lasciò sentire un gemito impercettibile che Gregory non notò.

“Allora vuoi sapere cos’ha combinato quello strambo di tuo fratello?”

“Lo so già, Gregory. Ho ricevuto un rapporto dettagliato sta mattina con tutti i suoi spostamenti degli ultimi giorni”

“Immagino anche tu sappia perché sia andato via”

“Mmmm…no, noia suppongo”

“No, Mycroft. Andiamo come puoi non capirlo, un uomo intelligente come te”

“Se non lo capisco si tratterà di qualcosa di sentimentale, tu sei l’esperto delle cose inutili, quindi forza ILLUMINAMI”

“Davvero non hai capito che è per John”

“Lo immaginavo”

“Forse qualcosa ti sto insegnando anche io allora”


Greg gli aveva sorriso e ancora la sua mano era scivolata verso la sua in un tocco delicato e leggero, che a Mycroft apparve estremamente intimo;

“Tu mi insegni cose che non so ogni giorno Gregory, ti sono grato per questo”

“Ehi ehi e tutte queste smancerie, sei per caso ubriaco?”

“Sei impossibile…”

“Sì, sono il tuo caso impossibile Mycroft!”

“No, sei il mio idiota”


Oh Dio del cielo, perché mai l’aveva detto. Lui non era il tipo di uomo che si lasciava andare a certe smancerie, tra l’altro del tutto fuori luogo -Lestrade sicuramente non avrebbe apprezzato- perché era così stupido ultimamente e -diamine- perché aveva l’impellente desiderio di baciare Gregory. Distolse lo sguardo vergognandosi e istintivamente ritrasse la mano. Temeva quello che poteva fare Lestrade dopo quel “mio” se ne sarebbe sicuramente andato, perché nessuno vuole essere “di Mycroft Holmes”. Improvvisamente sentì ancora quel calore di poco prima sta volta più intenso, guardò in basso e vide Gregory stringere dolcemente la sua mano e poi gli sussurrò avvicinandosi un poco all’orecchio:

“Certo che lo sono, Mycroft”

Erano rimasti immobili per svariati minuti, senza dire una parola; il calore della mano di Gregory era così forte che il maggiore degli Holmes credette per un attimo che gli avesse scaldato anche il cuore. Holmes sapeva a cosa si riferiva il poliziotto con quel "certo che lo sono", continuava a guardare Greg, non riusciva a staccargli gli occhi di dosso, lo fissava cercando di studiarlo, mentre non riusciva più a dedurre nulla dell’ispettore.
Poi Mycroft aveva ritratto la mano con delicatezza e gli aveva sorriso debolmente.

“Dai ora finiscila con queste cose da quattordicenne innamorata e dimmi perché sono qui”

“Tze…Quattordicenne non lo sono proprio per niente, purtroppo”


Mycroft non colse appositamente il sottotesto di quelle parole. Impossibile.

“Gregory…!”

“Mycroft…!”


Tutto sommato adorava il tono canzonatorio che aveva Gregory nel ripetere il suo nome quando lui lo chiamava con aria scocciata; Mycroft sapeva che a Greg non piaceva il suo nome per intero, ma non sentiva tutta questa confidenza per chiamarlo semplicemente “Greg”, lui odiava i soprannomi o i nomignoli, non permetteva nemmeno a sua madre di chiamarlo “Myc”; poi Gregory era un nome così bello -non gliel’aveva mai detto ovviamente- che valeva la pena pronunciarlo per intero.

“Ispettore vuole dirmi cos’ha in mente?”

“D’accordo…vorrei far riavvicinare Sherlock e John, vuoi aiutarmi?”

“Non penso sia una buona idea immischiarsi nei loro aff-…”

“Oh andiamo Mycroft, tu adori immischiarti soprattutto se si tratta di tuo fratello”

“Io mi preoccupo per lui, ma non mi interessano i sentimenti”

“Eh dai Mycroft… fammi questo favore”


Greg inchiodò i suoi grandi occhi color cioccolato a quelli azzurrissimi di Holmes. NO! proprio non esisteva al mondo che Mycroft Holmes si fosse abbassato a fare una cosa tanto stupida. Era il Governo Inglese, mica Cupido. Cosa si era messo in testa Gregory? Pensava forse bastasse scoccare due frecce qua e là perché tutti fossero felici. Inoltre la questione tra Sherlock e John era delicata c’era Mary di mezzo e una bambina. A lui piaceva spiare, ordinare e dominare, ma non era convinto che questa volta imporre il suo volere fosse la scelta migliore. No, era definitivo, quella volta Greg non l’avrebbe convinto in alcun modo.
Mycroft notò lo sguardo di Greg farsi sempre più stretto su di lui, come una morsa che si chiude lentamente. Lo stava portando al limite, ne era consapevole, quelle pupille gli ottenebravano il cervello, gli facevano perdere le capacità cognitive; stava per cedere, quando all’improvviso Gregory si voltò verso il bancone e cercando lo sguardo del barista ordinò:

“Due tazze di te e due fette di torta, per favore”

“Perché mangi due fette di torta Gregory? ”

“Oh Mycroft, una è per te”

“Sai che non mangio dolci”

“Invece oggi lo farai, dobbiamo festeggiare il fatto che sono riuscito da solo a far tornare a casa Sherlock ”

“Non penso sia tuo il merito, credo centri un certo dott-…”

“Ora mangia questa torta e sta zitto, Mycroft”


Greg rise. Mycroft era oltraggiato; Gregory gli teneva sempre testa, lo interrompeva -odiava essere interrotto-, lo zittiva -odiava essere zittito-, gli dava ordini -lui non prendeva ordini dalla…gente. Era troppo decisamente troppo. Avrebbe dovuto dire qualcosa, ma non aprì bocca. Tutto sommato aveva un po’ di timore della reazione di Lestrade, non voleva che fraintendesse, non voleva che cambiasse il modo che aveva di guardarlo, perché solo il SUO modo di guardarlo lo faceva sentire vivo come non era mai stato e -più di ogni altra cosa- non voleva che lo abbandonasse. Mycroft sapeva che per Gregory lui non era solamente l’elegante uomo con l’ombrello che aveva un diavolo come fratello. Per Gregory Mycroft veniva prima di Sherlock, prima di chiunque altro; sapeva che nutriva affetto nei suoi confronti, che si preoccupava per lui, che gli stava vicino e per quanto tutto questo sembrasse ad Holmes estremamente sbagliato e ridicolo, proprio non poteva farne a meno. Non voleva.
Greg era affamato e divorò la torta, poi riprese a parlare:
 
“Comunque mangiala pure senza sentirti in colpa, rimedieremo domani”

“Cosa hai intenzione di fare domani, scusa?”

“Te la farò smaltire io…”

Mycroft sentì un brivido che dalla nuca gli percorse piano tutta la schiena. Maledetto Lestrade ora faceva anche il malizioso.

“Ah sì? e in che modo?”

“Domani mattina vieni a correre con me!”

“Vedi Gregory, a casa ho un tapis roulant e serve proprio per correre senza dover uscire…sai i rumori… la gente…”

“Sì, ma domani ci sono io e quindi vieni a correre con me!”

“No che non verrò”

“Mycroft, non era una proposta. Tu vieni a correre con me domani mattina, punto. Passo a prenderti a casa, conosco un posto stupendo per andare a correre”

“Io non prendo ordini dalla gente”

“io non sono la… gente”


Perché, perché gli teneva ancora testa. Cocciuto di un Lestrade. Mycroft per la prima volta non aveva più la forza di tenere alzate tutte le difese, era impossibile con Gregory, era troppo insistente, lo leggeva troppo bene, capiva i suoi punti deboli troppo velocemente, e lo intrigava molto, Dio come lo intrigava. E poi come faceva a rimanere così impassibile -proprio con lui che era maestro d’impassibilità- ed era così sicuro di sé. Era così palese che Gregory gli interessasse? come faceva lo yarder a non dubitare nemmeno un po’.
Mycroft perso in tutti quei pensieri non notò la fronte di Lestrade imperlata di sudore e la voce fattasi un po’ più roca a quella affermazione.
Non si ricordò bene come, ma all’improvviso erano già fuori dal locale e il vento di Londra era tornato a colpire e lenire il suo volto. Guardò fisso negli occhi Greg. Riuscì a mantenere uno sguardo serio, di ghiaccio, ragionò a mente fredda aiutato dal gelido vento. Poi sussurrò così piano che Greg stentò a sentirlo; la sua voce mescolata al vento:

“Se lo desideri posso aiutarti con Sherlock”

Questo lo disse non perché avrebbe significato passare più tempo con Lestrade -cosa che non gli dispiaceva-, ma perché  voleva bene a suo fratello e, come Greg, sapeva che stare con il dottore era l’unica cosa che lo poteva rendere felice. Il suo sguardo era ancora incatenato agli occhi dell’ispettore, nessun imbarazzo sul suo volto, nessuna lentiggine; Greg aveva ragione e lo avrebbe aiutato.
Improvvisamente Greg spostò impercettibilmente la testa a sinistra, si avvicinò pericolosamente a Mycroft, tanto che poteva sentire il suo fiato caldo sul viso, e con estrema delicatezza posò le sue labbra sulla guancia di Mycroft in un tocco appena percettibile ed estremamente intimo, la guancia di Mycroft era morbida e fresca, le labbra di Lestrade un po’ screpolate dal vento gli fecero provare una sensazione inebriante come una piccola scossa elettrica.

“Ciao, Mycroft”
 
Greg si voltò veloce e quasi scappò via. Lasciando per l’ennesima volta un Mycroft Holmes spiazzato a domandarsi che cosa gli aveva fatto quell’ispettore. “Cosa mi hai fatto Greg”. Maledetto, maledetto Lestrade. E mentre si voltava e guardava verso un pallido sole per la prima volta gli balenò l’idea che al mondo forse non c’erano solo pesci rossi. Oh sì, Greg era davvero speciale…


"Ciao, Gregory caro"

le parole si persero tra i suoni del vento.



————— SMS A MYCROFT HOLMES—————

Allora hai preparato il completino per andare a correre GL

Io non uso un completino, uso una tuta MH
E comunque sei proprio uno stupido MH

Andiamo…Tu corri con quei “cosi” aderenti…è un completino XD GL

Sono leggings sportivi razza di idiota, informati MH
Ti proibisco l’uso delle faccine MH

Come vuoi… immagino che quando gli indossi ti guardino tutti mentre passi correndo XD GL

Gregory io corro sul tapis roulant MH
 E poi nessuno sarebbe interessato a guardarmi MH

Io lo sarei GL
———non inviato———
Non dire cazzate hai un bel corpo…ti alleni sempre GL
Non immagini cosa vorrei fare a quel corpo GL
———non inviato———

Evita questo turpiloquio MH

OK, MAMMA GL

Ma cosa devo fare con te MH

Non si può fare altro che volermi un gran bene, sono adorabile GL

Vai a dormire MH

So che pensi che lo sia GL

Non lo penso affatto, ora dormi altrimenti domani ti semino al primo chilometro MH

Pff… avrei una battuta, ma evito GL

Ora dimmela MH

Non ci penso proprio GL

Dimmela subito MH

Mi piace quando ti tengo sulle spine, sei curioso vero? GL

Ti odio MH

No invece GL
Mi vuoi bene GL
Mooooolto bene GL
Ora non mi rispondi più? GL
Ooooh e va bene, scusami GL
Dai Mycroft…SCUSA GL
Sei infantile quando non rispondi ai miei messaggi GL
Non lo sopporto GL
Se non ti volessi bene giuro che ti prenderei a padellate in faccia GL
Ovviamente non lo farei mai… Scusa, ti prego….Uff :( GL




Buonanotte, Mycroft GL

Sogni d’oro, Gregory MH



:) GL
   
 
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