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Autore: I_S_Acquamarine    31/01/2015    3 recensioni
Un vecchio mago pensa alla sua vita mentre osserva la neve cadere fuori dalla finestra.
E, mentre osserva la neve cadere nella sua lenta danza, si accorge che tutte le tappe della sua vita sono in qualche modo segnate dalla neve che cade dolcemente a terra.
Vede passare i ricordi e gli sembra quasi che siano una favola. una favola a volte bella, a volte terribile, a volte triste, ma dal bellissimo finale.
Un finale che sarà segnato dalla neve, com'è giusto che sia.
Per i suoi nipoti la sua vita sarà solamente una favola, ma a lui va bene anche così, visto che è una bella favola.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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PRIMA NEVE


 

Ogni anno, tra novembre e dicembre, a Obliviar cadeva la prima neve.

A volte cadeva leggera e ricopriva con dolcezza tutto con il suo candore.

Altre era una vera e propria bufera che costringeva tutti a chiudersi in casa sotto le coperte e bloccava le strade.

Rendeva il paesaggio montano ancora più surreale di quanto già non fosse di solito.

Ogni anno, nonostante il suo arrivo fosse abbastanza prevedibile, era sempre come se fosse la prima volta.

Ed era proprio quando arrivava la prima nevicata che Grimpow Salietti si perdeva nei ricordi lontani degli anni passati.

Ricordava ancora la prima nevicata di cui aveva memoria.

Avrà avuto tre, forse quattro, anni, ma ricordava esattamente com'era rimasto meravigliato nel vederla cadere lentamente, nella sua dolce danza, a terra.

Ricordava che era rimasto a fissare la neve dalla finestra per un bel pezzo, per poi essere richiamato dal padre per andare a mangiare.

Ricordava come quelle fredde giornate erano diventate ancora più fredde di quello che erano dopo che suo padre morì in un incidente durante la prova di un nuovo incantesimo.

In quelle giornate il freddo sembrava non volersene andare neanche con il riscaldamento al massimo, come se gli fosse penetrato nelle ossa e fosse arrivato al cuore.

Quelle giornate ripresero un po' del loro calore quando conobbe Kizhar, Yami e colui che lo introdusse alle arti magiche diventando quasi un secondo padre, Oskan.

Ma anche questo non durò a lungo.

Se ne andò piano piano, un po' alla volta.

Prima con la morte di Kizhar in una missione per l'Ordine dei Maghi. I suoi sensi di colpa per non essere riuscito a intervenire in tempo per salvarlo lo tormentano ancora.

Poi la morte di Yami per mano sua, a causa di uno stupido errore. I rimorsi si fanno sentire anche se sono passati parecchi anni, causandogli ancora incubi terribili.

Infine la morte di Oskan.

Si sacrificò per evitare che le spie di Rebel riuscissero a causare problemi.

In quel momento temette seriamente di non riuscire più a trovare quel minimo di calore per scongelare anche solo di un poco il gelo che lo avvolgeva durante la prima nevicata.

Qualcuno però dovette aver pietà di lui per un momento.

Lo stesso qualcuno che gli fece prendere la decisione di adottare Cedric, il figlio di Oskan.

La madre del piccolo era morta qualche mese dopo la morte del marito, non riuscendo a sopportare il dolore della perdita subita, lasciando il piccolo orfano di entrambi i genitori.

Non seppe mai spiegare cosa lo spinse a prenderlo con se, però gli era facile spiegare cosa aveva portato nella sua vita quel piccolo ciclone biondo.

Gli aveva portato quel calore famigliare che gli era stato tolto troppo presto.

Con Cedric attorno anche i piccoli gesti presero ad avere un nuovo significato.

Il piccolo non faceva altro che sorridere, sempre, qualsiasi fosse la situazione lui sorrideva.

La prima nevicata che vide Cedric fu quella di quando aveva circa sette mesi mesi.

Di sicuro non poteva ricordarla, ma la ricordava lui e tanto bastava.

Ricordava di come un bambino di appena due mesi guardava curioso fuori dalla finestra per poi decidere che non era importante e tornare ad accoccolarsi sul suo petto.

Ricordava anche la nevicata di quando Cedric aveva due anni.

Maledetta quella volta!

Gli aveva fatto assaggiare un po' di stufato e da allora il piccolo demonietto biondo non fece altro che chiedere quel piatto mattino, mezzogiorno e sera.

Decisamente quella giornata di neve aveva pesato molto sulle sue finanze.

Anche la prima neve dell'anno di quando Cedric aveva sei anni non era da scordare.

Lui aveva ricominciato da poco ad andare in missione per l'Ordine e aveva affidato Cedric a Mikan Sils, la quale aveva un figlio della stessa età del biondo e uno di cinque anni più grande.

Era stato via più del previsto ed era tornato proprio con la prima neve la sera tardi.

Aveva deciso che sarebbe andato a prendere il piccolo la mattina dopo, ma qualcosa lo spinse ad andare a vedere come stava.

Quando arrivò trovò Mikan ancora sveglia che sbrigava le ultime faccende prima di andare a letto.

La donna lo notò e lo invitò ad accomodarsi.

Sul divano del salotto stava raggomitolato sotto una coperta il piccolo Cedric.

Tra le mani sembrava stringere quello che, aguzzando un po' la vista, sembrava un foglio di carta dov'era disegnato qualcosa.

Grimpow si chiese cosa mai potesse aver spinto suo figlio a tentare di stare sveglio per consegnarli quel pezzo di carta scarabocchiato.

Mikan si limitò a sorridere e a prendere delicatamente il foglio dalle mani del bambino per poi consegnarlo all'altro.

Quello che Grimpow vide in quel disegno gli procurò una stretta all'altezza del cuore.

Cedric aveva disegnato lui e se stesso con in mezzo un pupazzo di neve con tanto di carota al posto del naso e sciarpa.

E sotto la figura che doveva rappresentarlo c'era scritto papà.

La sensazione di calore all'altezza del cuore non lo abbandonò per giorni.

Di nevicate se ne erano susseguite parecchie, ognuna con la sua particolarità.

Però in tutte c'era quel calore che pensava di non riuscire più a provare.

Poi venne l'anno in cui anche Cedric divenne un apprendista mago e lui divenne il suo insegnante.

Nel team c'erano anche Yuma Sils e Karin Hans.

Alcune le passarono a casa, altre in missione, ma ognuna aveva qualcosa di speciale.

Come quella dove Karin aveva preparato dei dolcetti per Cedric apposta per l'occasione e nel consegnarglieli divenne rosso pomodoro.

Il biondo non afferrò subito la causa di quel rossore, ma una volta che ci arrivò prese i dolcetti e ringraziò la ragazza con un bacetto sulla guancia.

La poverina era diventata se possibile ancora più rossa per poi svenire.

Meno male che il padre di lei, Mirr, non l'aspettava a casa presto o avrebbero passato tutti dei guai.

Karin e Cedric.

Cedric e Karin.

Il suo ragazzo ci aveva messo parecchio a svegliarsi su questo frangente, ma ce l'aveva fatta.

Ne avevano passate di tutti i colori, letteralmente.

Prima Mirr che non ne vuole sapere di saperli insieme siccome Karin era la sua unica figlia e lui era particolarmente protettivo nei suoi confronti.

Poi l'allenamento di due anni di Cedric con un mago più alto in grado visto che la sua magia si stava facendo troppo potente per un mago del suo livello.

Ormai lui non aveva più nulla da insegnare al figlio, era giusto che ci pensasse qualcun altro.

Dopo ancora tutto il casino con l'Ordine dei Maghi di Rebel.

Nessuno seppe come ne uscirono tutti vivi da quello scontro.

Successivamente ci fu un putiferio all'interno della famiglia Hans a causa di alcuni scheletri nell'armadio venuti a galla.

Fu un bel putiferio quello.

Infine ci fu una guerra.

Una guerra che fu vinta per miracolo.

Una guerra che lasciò molte cicatrici nell'animo di ognuno dei sopravvissuti.

Ma in un modo o nell'altro si è riusciti a ricostruire ed andare avanti.

Ognuno aveva dovuto trovare un modo per andare avanti.

Qualche anno dopo la guerra Cedric e Karin si erano sposati con il benestare di Mirr.

Finalmente quel vecchio caprone aveva capito.

Poi sono arrivati i nipoti.

Erano decisamente delle piccole pesti, ma erano adorabili.

Era bello restare a guardare la neve che cadeva insieme a loro.

Era bello vedere la meraviglia sul loro volto.

E, ogni volta che lo vedevano assorto a fissare quel lento cadere, gli chiedevano a cosa stesse pensando.

Allora lui li prendeva in braccio e cominciava a raccontare.

Raccontava di ricordi lontani.

Raccontava di favole finite bene, altre meno bene.

Raccontava di quello che gli passava per la testa in quel momento.

Semplicemente raccontava delle storie che per lui erano vere come i bambini che stringeva, ma che per quei piccoli pargoli sarebbero rimaste solo semplici storie, delle belle storie.

In ognuna non mancava mai una cosa però.

In tutte, anche se in alcune era appena percettibile, c'era la presenza di quella prima neve dell'anno che a volte cade lenta mentre altre è una bufera travolgente.

In ognuna c'era quell'intimo calore che si può trovare solo in giornate come quelle.

E, ogni volta che finiva di raccontare, gli dicevano che era veramente una bella storia e che ne volevano un'altra.

E lui riprendeva a raccontare.

A volte anche Cedric e Karin si fermavano ad ascoltare, altre no.

Ma come la neve svanisce non appena torna il sole, anche lui non giorno non sarà altro che una storia.

A tratti crudele, a tratti triste, a tratti felice, ma una bella storia in conclusione.

E sarà una storia dove la presenza della prima neve farà da cardine, perché, pensandoci un momento, Grimpow si rese conto che quasi tutti i momenti più significativi della sua vita erano arrivati proprio con la prima neve.

Chissà, magari un giorno, sempre guardando quella prima neve cadere lenta, avrebbe potuto rivedere tutte le persone che aveva perso.

Forse, un giorno...







Seconda favola che scrivo e spero che possa piacere. All'inizio doveva essere una Fanfiction su Naruto ma poi ho cambiato idea e l'ho trasformata in una storia originale operando le opportuna modifiche.
Non credo che ci sia molto da dire su questa storia. Il mago Grimpow, ormai nonno, ricorda la sua vita durante una nevicata e si chiede se quando sarà il suo momento rivedrà le persone a lui care e se accadrà durante una nevicata, proprio come tutte le cose più importanti della sua vita.
Spero che vi sia piaciuta e che vogliate lasciarmi un commento.
Grazie in anticipo,
Iaele

 

   
 
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