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Autore: Shu    28/11/2008    2 recensioni
Raccolta di flashfic sul tema dei Sacramenti. Esther, Caterina, Abel, Dietrich, Ion, Tres, Wordsworth... ho scelto sette personaggi che mi pareva si potessero accostare, in riflessioni di varia natura, a ognuno dei Sacramenti.
Non ci sono grandi spoiler, ma si presuppone comunque la lettura dei primi 9 vol. del manga.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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[Serie di flashfics scritte per la writing community Fanathon, con il prompt (suggerito da KittyPride , grazie per l’ispirazione!^___^) “nessun personaggio nello specifico – sette sacramenti”. Ho scelto allora sette personaggi che potevo in qualche modo ricollegare a ognuno dei sacramenti per far venire fuori sette riflessioni differenti, ma più o meno unite da un comune denominatore –il tema della religione, visto attraverso varie ottiche. Vi confesso che ho avuto molte difficoltà, soprattutto nell’immaginarmi il modo di concepire la religione da parte di parecchi personaggi, e per il fatto che non ho ancora capito bene cosa sia, la religione nel mondo di TB, se soltanto un simbolo o possa ancora rappresentare qualcosa di più –e se sì in quale misura. Credo che questi scorci siano venuti fuori abbastanza banali, e me ne scuso, cercherò di migliorare in futuro; mi scuso anche se ci fossero anche inesattezze riguardo alla trama stessa di TB.

Ringrazio Mia per avermi fatto da generosa beta e per avermi molto aiutata e supportata nella scelta dei personaggi; e Sundy, l’auctoritas di TB. XD]

 

 

 

 

 

 

- Battesimo - Esther

Abbandonata sui gradini della chiesa, chissà di quale peccato, di quale inconfessabile intrigo deve essere figlia; ma i suoi occhi sono dello stesso colore del cielo, i suoi primi sorrisi luminosi come stelle –non piange neppure quando le versano sul capo l’acqua dal fonte battesimale, l’acqua che lava via colpe che non ha commesso, e l’ombra del peccato originale, lasciando il suo riso ancor più puro di prima. Adesso, è davvero nata una stella.

 

 

- Eucaristia - Caterina

“Il corpo di Cristo.”
Negli anni, ha imparato a non pensarci.
“Il corpo di Cristo.”
Un gesto ripetuto così tante volte, da essere diventato automatico.
“Il corpo di Cristo.”
…o almeno, così avrebbe dovuto essere.
Perché non è possibile, no, che ogni volta sia come le prime, ogni volta pensare a tutte quelle cose. Ha detto basta, da molto tempo.
Eppure, è sempre così. Alle Messe che deve officiare in basiliche gremite di gente, sotto le colonne ritorte del baldacchino di San Pietro… arrivata a quel punto, anche solo nell’imperativo di scacciarlo, quel pensiero è sempre presente.
Ma ha imparato quasi da subito a non lasciare più tremare le mani, a non restare stupidamente impietrita come la prima volta sotto la tempesta di quelle verità.
Perché lei l’ha letta, la Bibbia, e non solo per le altisonanti citazioni latine, perché lei la conosce la storia della Chiesa.
“Il corpo di Cristo.”
E lei è la figlia del precedente Papa, e nessuno se n’è scandalizzato.
“Il corpo di Cristo.”
Lei è una donna, e le donne non hanno mai potuto amministrare i sacramenti.
“Il corpo di Cristo.”
Lei è una peccatrice, lei mentre celebra la Messa pensa solo a quale politico dovrà incontrare un’ora più tardi, e se mettere lo smalto rosso o meno, e lei, in fondo, a Dio non crede nemmeno tanto.
Non ci crede, forse, ma nel momento in cui dice quelle parole, è sempre una sensazione ancestrale, sporca, infantile,  di… peccato. “E’ peccato” dice tutto dentro di lei, e se mille trasgressioni le ha commesse senza preoccuparsi, se il concetto stesso di peccato è ormai annacquato e sfilacciato nei suoi pensieri, questo, questo lo sente sulla pelle, a istinto.
Con il fruscio dei suoi ricchissimi abiti rossi, con le sue mani inevitabilmente sporche di sangue, sente ogni volta che sta insozzando l’ultimo simbolo, l’ultima cosa forse vera di un ricordo che vive da tremila anni, di una speranza che da tremila anni ha tenuto in piedi miliardi di uomini.

 

 

- Penitenza - Abel

Quando lo mandano in parrocchie sperse in villaggi remoti o nel cuore di città dove nessuno pensa più alla religione, in quei momenti non è più un agente, né una macchina da guerra, né un essere che vive da secoli, solo un prete. Dietro la grata si inginocchiano davanti a lui, “Perdonami, padre, perché molto ho peccato”, e gli sciorinano davanti giaculatorie di dispetti, rancori, delitti addirittura, che lui ascolta sempre attento e  compassionevole. Ma dentro di sé invece increspa le labbra in un sorriso amaro, perché tutte quelle sequele di peccati non arriveranno mai neppure a sfiorare i suoi, e mentre traccia per il penitente il segno della croce e assolve, non rivolge mai la mano e la mente verso se stesso. E ha provato, oh, ha provato a recitare più Avemarie e Paternoster di quanti ne potrà mai assegnare ai piccoli peccatori del mondo, eppure sente che quelle suppliche non giungono mai a toccare il nero della sua anima, e come scale mozze si tendono inutilmente contro le alte distanze dei cieli.
Ma quando si sente tanto, tanto stanco, e nel buio di quelle chiese deserte risuona un salmo, allora a volte unisce anche il suo sussurro al coro.
“Miserere mei Deus, secundum mangnam misericordiam tuam…”

 

 

- Confermazione - Dietrich

E’ seduto in uno dei banchi di lato all’altare, insieme a parenti emozionati e commossi per i loro ragazzini. Per lei, naturalmente, non c’è nessuno, ma è la più concentrata, in ginocchio, le guance rosse al di sopra delle mani giunte, gli occhi chiusi e quel sorriso di perfetta pace.
Le cerimonie sono sempre abbastanza noiose, specie quelle importanti, ma lui passa il tempo guardandola. E’ veramente bellissima. E, Dio, non sta fingendo, è questo il divertente: ha gli occhi lucidi davvero, le mani le tremano di fervore, e l’espressione che ha quando il prete le segna la fronte con l’olio della Confermazione… incredibile, sembra che sia sulla porta del Paradiso.
Incredibile.
Deve dire che l’ha sempre affascinato, la logica incomprensibile di quella… purezza. Cielo, come si fa ad essere così? Così fiduciosi, senza pensieri? Così stupidi? L’Armageddon si è abbattuto sulla Terra, la nuova razza stermina quella vecchia, la gente è morta anche mentre pregava nelle chiese… e nonostante tutto questo, una ragazzina è raggiante perché “da oggi è una vera cristiana”?
Ah, ma se le dicesse queste cose, lei, sicuro, avrebbe la risposta pronta… “Le vie del Signore sono infinite.”
Sono molto più ipocriti di lui, quella bambina, i preti e tutta la gente che riempie le chiese. Tacciono su tutte le miserie, le atrocità, fanno finta di niente… solo per far bei discorsi d’amore, di pace, per giungere le mani a sperare che i loro piccoli desideri diventino realtà.
E’ ridicolo. E lei è la più ridicola e la più deliziosa da guardare.
La cerimonia è finita, lei si volta, subito raccoglie le gonne e corre nel suo abbraccio.
“E’ il giorno più bello della mia vita… sono felice che tu sia qui con me!”
I suoi occhi sono qualcosa di straordinario.
Oh, ma ci sarà. Vuole esserci sempre, nei giorni più importanti della sua vita.
Vuole essere lì, quando quei cristalli azzurri si schianteranno al suolo, frangendosi in mille splendidi pezzi assieme alle speranze che li illuminano.
Sarà meraviglioso.

 

 

- Matrimonio – Ion

Lei se n’è andata, i pensieri no. Anzi, s’affollano in corteggi sempre più fitti attorno alla sua assenza, ogni suo gesto, ogni sguardo, mentre la memoria li consuma, diventano sempre più importanti, si scoprono carichi di mille significati.
Ogni tanto, sorprende la sua mente persa in viaggi assai lontani. Lei che ritorna, torna per restare, i suoi occhi blu,  il suono della sua risata tra le stanze del palazzo, e poi… Ma lei ha l’anima, crede con tutte le sue forze che ci sia Qualcuno nell’alto dei cieli; lui no… non sa neanche bene cosa sia un matrimonio, per loro, ha solo la vaga idea di una promessa, abiti bianchi e chiese… ma non importa, se lei glielo chiederà, se gli insegnerà, forse potrà imparare a guardare con occhi diversi, e…
Sta correndo troppo, decisamente troppo, sì. Ma intanto ha trovato, nascosto in fondo a un cassetto nelle stanze dove lei è stata, un piccolo rosario; guarda la croce, e davvero, vorrebbe almeno capire. Come si faccia a riporre tutte le proprie speranze in qualcosa che probabilmente neppure esiste, in cosa sia diversa una promessa fatta guardandosi negli occhi da una fatta in nome di Qualcun altro.
Se sia diverso, per loro, l’amore.

 

 

- Ordine sacro - Tres

Il ginocchio si piega, con meccanica precisione, davanti alla Duchessa, più che al Crocifisso. La voce resta impersonale, uniforme pur nel suo bel tono basso, mentre pronuncia quelle parole; e nel momento supremo, nel ricevere la stola simbolo del suo nuovo stato, gli occhi non si chiudono.
Chissà cosa starà pensando, la gente nella cattedrale, di quel ragazzo così stranamente imperturbabile. E chissà che staranno pensando quelli che sanno di lui; chissà se saranno scossi da un brivido, a considerare l’assurdità che una macchina possa diventare un sacerdote, o se ormai, nell’Anno Domini 3055, nessuno ci faccia più neanche caso.
Sarà praticamente solo un titolo ormai, l’ordine sacro, un grado militare, una carica politica. Forse non significa più niente.
Però… è un paradosso, però per quel ragazzo dagli occhi vuoti qualcosa significa. Un altro tipo di promessa, un legame totalmente differente, scritto in file di zero e uno invece che nella lingua dell'anima. Ma sono le stesse parole d’indefettibile fiducia, obbedienza e fedeltà –l’unica cosa immateriale ad esistere, da qualche parte, dentro di lui.

 

 

- Unzione degli infermi - William

Erano venuti a chiamarlo, le voci sconvolte e le lacrime agli occhi. Erano venuti per dirgli la cosa terribile che era successa, e che non c’era più niente da fare, e a pregarlo di affrettarsi, perché fosse lui, l’amico di lunga data, a darle l’ultimo saluto, e a farla incamminare in pace verso l’altro mondo.
Senza una parola, un pugno serrato e l’altro a stringere con troppa forza la boccetta dell’olio santo e il breviario, aveva percorso i corridoi dell’ospedale e aveva spalancato la porta della stanza di lei.
Lei aveva un’orribile ferita al fianco, le lenzuola e i capelli biondi tutti macchiati di sangue, e intorno il panico degli infermieri e delle suore.
E in un attimo, dentro di lui, tutto era cambiato.
Nei suoi occhi, la disperazione era stata cancellata, tutta d’un colpo, da uno scintillio. In un attimo, aveva già abbandonato le sue cose sul tavolino da notte, e  mandato via tutti, tenendo con sé solo un paio di chirurghi.
C’era voluta tutta la sera, la notte intera, ma alla fine, mentre la luce dell’alba spaccava il cielo, lui si era pulito le mani e si era sentito inondare di soddisfazione. Nessuno aveva mai neppure tentato una cosa del genere; lui c’era riuscito. Lei avrebbe continuato a vivere. In una forma mai nemmeno concepita prima, ma sarebbe vissuta, ne era sicuro. E non vedeva l’ora che la sua coscienza si risvegliasse, per vedere il risultato di quel capolavoro.
Era stato allora, mentre aspettava e la luce pian piano riempiva tutta la camera, che aveva notato di nuovo l’olio santo lasciato sul tavolino. Era entrato in quella stanza per lasciarle fare una buona morte, e nel giro di un secondo quel proposito era completamente dimenticato, e lui l’aveva trascinata di forza di nuovo nella vita.
In quel momento, a quel pensiero, non si era sentito nient’altro che orgoglioso e soddisfatto.
Adesso, invece, come tutte le altre volte che viene a trovarla… a quel ricordo non riesce a provare lo stesso sentimento. Ha dato la buonanotte a Kate cinque minuti fa, nel salotto del Cardinale, lasciandola a parlare tutta entusiasta delle nuove tappezzerie e di un servizio da tè appena arrivato… e ora ritrova Kate, come sempre coperta di tubi e di flebo, la pelle sudata, piena di piaghe, il respiro un sibilo sofferente dietro la maschera dell’ossigeno.
Non potrebbe mai pentirsi di quella notte, di quella scelta, no, mai. La farebbe ancora, e ancora, cento milioni di volte. Ma forse non con gli stessi pensieri.
Perché chissà cosa le avrebbe dato più pace, se la sua prodigiosa invenzione o quella piccola boccetta e le parole che l’avrebbero lasciata andare via.

 

 

   
 
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