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Autore: darkrin    01/02/2015    3 recensioni
5. La lista delle cose belle dell'andare in palestra secondo Caroline Forbes era fatta di due voci di cui una era rappresentata gli uomini che si comportano come ragazzine di dodici anni e dell'altra non si poteva parlare.
(Raccolta di CRACK!fic basata su una lista di AU trovata su tumblr - Klaroline | Tutta per Niglia perché è colpa sua)
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Forbes, Klaus
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Note alla raccolta: l'idea di scrivere questa raccolta è nata, leggendo questa lista e parlandone (more like: urlando in capslock) con Niglia, che mi (ci?) ha portato a realizzare quanto questi prompt fossero perfetti per Klaus e Caroline. Quindi l'idea è quella di scrivere una raccolta per fillare tutti (o quasi) quei prompt. Se poi me ne volete lasciare altri, siete i benvenuti, però devono essere prompt scemi perché si accettano solo ordinazioni sceme.
Non aspettatevi nulla di serio, perché non ci sarà: sarà tutto molto crack e molto fluff e molto nonsense e solo e soltanto Klaroline.
E la raccolta è tutta per Niglia, perché senza di lei non ci sarebbe mai stata e perché l'ho scritta io e decido io a chi dedicarla, puffui. /o/
Note al capitolo: future!fic, established relationship. Non so neanche io cosa sia.




 
Sometimes love doesn’t make sense
(una raccolta)
 

 
 
  1. otp che da vecchio va a commentare i lavori al cantiere
 
 
 
Quando Klaus le aveva promesso di mostrarle il mondo, Caroline Forbes – diciassette anni e una vita spesa all’interno dei confini dello stato della Virginia – aveva immaginato palazzi dalle camere riccamente decorate, vecchi ruderi e musei colmi di capolavori; aveva immaginato paesaggi da mozzare il fiato: deserti e scogliere a strapiombo sull’oceano; aveva sognato di camminare per le strade di città eterne e di assaporare, sulla punta della lingua, il gusto dolciastro della storia, mentre Klaus raccontava, con quella voce che sapeva farle scorrere brividi lungo la schiena, antiche leggende e miti di vecchi eroi e traditori sepolti dal tempo e dalla polvere.
Caroline Forbes aveva immaginato un sacco di cose – Parigi, Roma, Tokyo –, ma neanche per un istante aveva pensato che si sarebbe ritrovata davanti agli occhi una scena del genere.
Klaus se ne stava appoggiato alla recinzione che delimitava un cantiere, con gli occhi fissi sugli operai che lavoravano e, sul volto, l’espressione più nera che Caroline gli avesse mai visto – più ancora di quella che aveva quando aveva assassinato i suoi stessi ibridi o quando Caroline aveva lasciato la loro casa di Londra per andare a festeggiare il compleanno di Elena. La ragazza si teneva a qualche passo di distanza per tentare, vanamente, di sfuggire alla polvere che si levava come una nube biancastra dal palazzo in costruzione.
- Stanno sbagliando tutto - ringhiò l’uomo e Caroline non poté trattenersi dall’alzare gli occhi al cielo.
Nonostante l’ibrido non la stesse degnando di uno sguardo perché, chiaramente, i lavori in corso erano molto più attraenti di Caroline con indosso solo un leggero prendisole, affermò:
- È inutile che sbuffi, tesoro. È chiaro che stiano commettendo un errore dopo l’altro. Non so proprio a cosa stia pensando quell’architetto. Se ci fossi stato io a fare il direttore lavori… - iniziò e Caroline esalò un sospiro sconfitto, facendo sollevare una nuvola di polvere dai suoi capelli.
Non aveva mai, neanche per un istante, dubitato dell’ego dell’ibrido, ma questo… questo era davvero ridicolo. E come se non fosse abbastanza, Caroline vide con la coda dell’occhio due anziani signori avvicinarsi a Klaus, trotterellando con i loro bastoni in mano.
- Non abbiamo potuto fare a meno di sentire quello che stavi dicendo, giovanotto… - iniziò uno dei due.
Caroline sentì tutti i muscoli del suo corpo tendersi a quelle parole. I due uomini non avevano la minima idea di cosa rischiavano parlando a quel modo a Klaus e Caroline poteva accettare – o forse no – di passare una mattinata ad osservare cantieri, invece di girare per le vie del centro di Roma, ma non avrebbe permesso a Klaus di lasciare una scia di cadaveri davanti a quella recinzione – non oltre a quello del suo vestito rovinato dalla polvere, almeno. C’era un limite a quello che Caroline poteva sopportare in una giornata.
- Klaus – mormorò, facendo un passo verso l’uomo per tentare di placarlo o per frapporsi tra lui e i due ignari uomini.
- E dobbiamo proprio dirti che è un piacere sentire che anche tra voi giovani – nonostante la pericolosità della situazione, Caroline fu costretta a mordersi il labbro a sangue per non scoppiare a ridere – c’è ancora qualcuno che capisca come andrebbero fatte le cose. -
L’altro uomo annuì con vigore alle parole dell’amico e affermò con convinzione:
- Se ci fossero più ragazzi come te, questo mondo non andrebbe così a rotoli. –
Le labbra di Klaus si piegarono in un ghigno, mentre chinava il capo in un tacito ringraziamento. Caroline pensò che, oh merda, questa era una di quelle cose che Klaus non le avrebbe mai permesso di dimenticare. Forse avrebbe dovuto uccidere quei due vecchietti non appena si erano avvicinati all’ibrido originale, senza lasciar loro il tempo di aprire bocca, per proteggerli dalle torture a cui rischiavano di essere sottoposti per mano di Klaus.
 
Nonostante sapesse a quale supplizio sarebbe andata incontro ad ogni futura discussione con l’ibrido a causa delle parole di quei due ignari vecchietti, Caroline non poté fare a meno di sorridere quando lo vide tornare alla sua postazione di osservazione, affiancato dai due uomini, tutti e tre intenti a commentare animatamente l’andamento dei lavori e l’inettitudine degli operai, degli architetti, dei politici ed anche delle mezze stagioni – perché quando c’erano ancora loro certe cose non sarebbero mai, ma proprio mai, accadute.
Caroline scosse piano la testa e si avvicinò allo sconclusionato trio, abbracciando l’ibrido e nascondendo la testa tra le sue spalle, perché, se tanto dovevano rimanere lì, Klaus poteva almeno ripararla un po’ da tutta quella polvere. Sentì l’uomo rilassarsi sotto il suo tocco e portare una mano a posarsi su quelle della ragazza che riposavano sul suo addome.
Caroline sorrise contro la stoffa sporca della giacca di Klaus, quando i due nuovi amici dell’ibrido interruppero la loro filippica contro i cantieri e la modernità, per affermare quanto fossero una bella coppia e quanto fossero fortunati e Caroline decise, stringendosi ancor di più contro la schiena di Klaus, che quella versione del mondo non le dispiaceva poi così tanto.
Non significava, però, che Klaus non avrebbe dovuto comprarle almeno una decina di vestiti nuovi per farsi perdonare.








 
   
 
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