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Autore: Pokemella    01/02/2015    6 recensioni
In una AU dove Sapphire ha aspettato diciassette anni per partire a caccia di medaglie e dove Ruby e Emerald, rispettivamente 17 e 16 anni, vivono nella stessa famiglia, con Ruby che ha maturato cattiveria e rancore sotto l'ombra del padre Norman e del suo odio per la passione del ragazzo verso la moda, la bellezza e le gare pokèmon, la storia di come tre ragazzi possano salvare Hoenn... O distruggerla.
Dal testo:
-Ruby è morto.-
Sentendo le parole del Magmatenente di fronte a lei, Sapphire non potè far a meno di far sgorgare silenziose lacrime, mentre Emerald e Ivan venivano circondati dai nemici.
Con una risata trionfante, Max innestò il meteorite.
___
Basata su un mistro tra i giochi di pokèmon rubino e zaffiro e i manga, più qualche chicca di rubino omega e zaffiro alfa.
[FranticShipping, ossia RubyxSapphire]
Genere: Avventura, Azione, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emerald, Max, Rocco Petri, Ruby, Sapphire
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Manga, Videogioco
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LE TRE GEMME


A Sapphire non piacevano le persone.

La maggior parte della gente era avida e odiosa, non viveva a contatto con la natura e sfruttava i pokèmon e l'ambiente per il suo comodo. Ovviamente, questo non voleva dire che non fosse una ragazza aperta: amava i pokèmon, era istintiva ed emozionale. Pensava sempre prima agli altri che a se stessa, buttandosi nelle situazioni senza pensarci troppo. Per la maggioranza delle persone che incontrava era una selvaggia e il suo atteggiamento scontroso non aiutava la situazione. Per gli abitanti di Albanova, il minuscolo paesino dove si trovava casa sua, era una vera gemma, per quanto grezza. Alla veneranda età di diciassette anni, Sapphire poteva dire che era proprio Albanova e i suoi abitanti ad occupare un posto speciale nel suo cuore. Tra tutti ovviamente, c'era il Professor Birch, esperto mondiale dell'ambiente pokèmon. Suo padre. Ovviamente voleva bene anche a sua madre, ma era suo padre che l'aveva cresciuta maggiormente, insegnandole tutto sui pokèmon e su come lottare, mentre lei lo aiutava nell'osservazione. Ed era proprio per quel motivo che quel giorno, per la prima volta dopo una settimana intera passata con addosso il suo costume di foglie mimetiche, Sapphire stava di nuovo indossando qualcosa di decente, almeno per i suoi canoni ossia una maglietta scolorita dal sole e impregnata dell'odore forte ma non sgradevole dell'erba e un paio di pantaloni di tuta. Non indossava nient'altro, nemmeno le scarpe. Albanova era un paese piccolo, ordinato e talmente pulito da rasentare la perfezione, un tipico scenario da cartolina, e lei, che si trovava sempre più a suo agio con la natura che con le persone, amava sentire l'erba sotto i piedi.  Non era tornata lì senza una ragione precisa però, doveva mostrare a suo padre le nuove scoperte che aveva fatto su quel gruppo di Poocheyena e la nuova aggiunta al suo Pokèdex: Ralts. Sapphire non era solo l'assistente di suo padre, ma anche un'allenatrice esperta, in procinto di partire per il suo viaggio per la regione, cercando di coronare il sogno di ogni allenatore, ma che solo pochissimi prescelti realizzavano: conquistare tutte le medaglie e diventare la Campionessa della Lega Pokèmon. Certo, era un pò in ritardo, dato che spesso le famiglie mandavano i giovani allenatori in giro per la regione all'età di quindici anni, ma suo padre aveva chiesto il suo aiuto per le ricerche ed era stato solo al suo diciassettesimo compleanno che era riuscita a spuntarla. Sarebbe partita tre mesi dopo la festa, gli era stato promesso.
Mancava una settimana.
Emozionata al solo pensiero, Sapphire toccò le sue pokèball, contenenti la sua squadra, i pokèmon con cui più di tutti aveva un legame speciale. Certo, nella sua vita ne aveva catturati altri per conto di suo padre, ma erano finiti tutti nello studio del Professore, analizzati e liberati. Come tutti i Professori Pokèmon, Birch era sempre molto attento a non intaccare la sicurezza e la libertà delle creature che studiava e dato che era uno scienziato e non un allenatore, impossibilitato dal suo lavoro a stringere un legame forte con un singolo esemplare o con uno gruppo ristretto, li liberava. Quelli nelle pokèball che portava alla cintura, invece, erano i SUOI pokèmon, la sua squadra con cui aveva vissuto fin da bambina. Nella sua mente i loro nomi risuonarono di nuovo, mentre istintivamente toccava con le dita le piccole sfere contenenti quelle fantastiche creature: Rono, Dolo, Pilo, Momo, Bobo. Quelli erano i soprannomi che avevano ricevuto quando la piccola Sapphire li aveva catturati. L'ultimo era stato Bobo, a dieci anni. Erano un Lairon, un Donphan e un Gropius. Non erano la squadra più equilibrata, ma avevano anni di amicizia e allenamenti alle spalle e Sapphire aveva un vero dono per le battaglie, dato che riusciva sempre a trovare la strategia giusta per sconfiggere il nemico.
La prima palestra, a Ferruggiopoli, avrebbe presto ottenuto una nuova visita.
Al solo pensiero, la ragazza sorrise, mentre alzava una mano e bussava alla porta di casa.

******

-Avanti tesoro, non sarà così male no? Si tratta di un semplice trasloco, tuo padre è felicissimo al pensiero di essere il nuovo Capopalestra di Petalipoli, è un incarico di grande responsabilità sai? Cerca di essere più bendisposto.- Ascoltando la chiamata che aveva messo in vivavoce, Ruby storse il naso, mentre le labbra raggiungevano una piega ancora più affilata del solito. Erano più di sette ore che era in quel sudicio camion, era stanco, i suoi vestiti erano pieni del pulviscolo di quello stupido camion e nonostante i suoi sforzi non era riuscito a stare in piedi per tutto il viaggio nel tentativo di non sporcarsi troppo, dovendo ripiegare su una sedia e un fazzoletto color ebano con striature rossastre, facente parte del suo sempre perfetto guardaroba, come unico riparo tra lui e quel... Sudiciume.

Ed ora sua madre se ne usciva con le solite scuse di armonia e giustificazioni nel vano tentativo di preservare l'ormai flebilissima pace familiare.

-Norman non è felice per l'incarico di responsabilità, è solo eccitato all'idea di poter picchiare e umiliare gli imbecilli che sfideranno la sua palestra, per poi umiliarli a parole, facendo sporcare e ferire i suoi pokèmon. In altre parole, è felice all'idea di riprendere quelle barbarie che chiamate battaglie tra pokèmon.-

Per Ruby, quella era la verità. Suo padre era un allenatore abile e potente, forse il migliore di Jotho, la regione dove era nato e sempre vissuto. Aveva l'ammirazione e l'invidia di tutti e ora che si stava trasferendo ad Hoenn la sua fama e i racconti sulle sue imprese e la sua implacabile caccia a criminali e bracconieri, chiunque facesse della battaglia tra pokèmon qualcosa di poco meno che un'arte vera propria si stavano spandendo in tutta Hoenn. Aveva l'ammirazione e il rispetto di tutti certo, ma nessuno sano di mente avrebbe detto qualcosa di positivo sul carattere di Norman, Capopalestra di Petalipoli, Maestro del Tipo Normale, il tipo di pokèmon più implacabile e allo stesso tempo noioso e poco grazioso. Norman era proprio come i pokèmon che allenava: freddo, istrionico, deciso, arrogante, iracondo, d'un ira fredda, noioso, noioso,NOIOSO!

Norman era l'unico capopalestra di tipo normale al mondo, in ogni regione i migliori allenatori di pokèmon, i Capipalestra, si specializzavano nell'elemento più affine al loro carattere. Ma Norman non aveva la calma riflessiva dell'acqua, le vampate passionali del fuoco, la fierezza del drago o anche il carattere eclettico di chi dominava l'elettricità. Norman, sempre Norman, mai padre, mai papà, il suo cognome, ormai quasi dimenticato da Ruby. Appellativi simili erano simbolo di disprezzo o di affetto, mentre Ruby si era imposto di trattare suo padre come un conoscente fastidioso. Non doveva fargli nè caldo nè freddo. In fondo, il controllo era determinante per un coordinatore pokèmon.

-Suvvia tesoro, non essere esagerato. E poi se ben ricordo anche tu amavi le lotte una volta no? Lo sai che tuo padre lo fa solo per il tuo bene e per quello della famiglia.-

Il diciassettenne, anzi il ragazzo con diciassette anni, quattro mesi, due settimane, tre giorni e sette ore e venti minuti, (era sempre stato un maniaco della precisione) alzò gli occhi al cielo, esasperato e ringraziando Arceus di non essere in videochiamata. Notò comunque che sua madre non lo aveva corretto per l'appellativo Norman, ormai probabilmente doveva aver rinunciato a sperare in qualcosa di più di una guerra fredda tra quel padre e quel figlio così diversi. Se solo si fossero arresi anche per la questione delle gare, o meglio, se LUI si fosse arreso... Ma non importava. Esattamente tra un anno (un anno meno quattro mesi, due settimane, tre giorni, sette ore e venti minuti -venticinque- minuti ad essere precisi) sarebbe stato legalmente maggiorenne e sarebbe andato via di casa a qualsiasi costo. C'era il piccolo problema di quanta solidità economica potesse avere un diciottenne senza lavoro, ma Ruby non temeva quel punto di vista: aveva studiato, era astuto e freddo, probabilmente l'unica cosa che lo rendesse simile a suo padre, e i primi premi delle gare di pokèmon erano un bel pò di soldi, oltre ovviamente ai fiocchi. Senza dubbio, in breve tempo si sarebbe fatto una nomea abbastanza forte da avere un ricco mecenate che lo aiutasse ad avere gli strumenti costosi ma necessari per farsi strada nel mondo delle gare pokèmon, un vero mecenate, come era costume ad Hoenn. In ogni caso, non disse nulla di simile a sua madre, non aveva la minima intenzione di perdere tempo con quelle sciocchezze, loro non avrebbero mai capito. Non l'avevano fatto per diciassette anni e passa, perchè avrebbe dovuto farlo ora?

-Come ti pare mamma, sai benissimo che sono in grado di controllarmi. Basta che Norman non tocchi quell'argomento. Tu adesso dove sei?-

-Con tuo padre a Petalitopoli, ci siamo fermati lì e abbiamo deciso di passare la notte qui, da Petalipoli ad Albanova sono tre ore di macchina, tu invece arrivi tra una ventina di minuti. Comunque ti ho lasciato le chiavi di casa dietro la tua
scatola da cucito, mentre trovi la cena nelle confezioni dello zaino rosso, riscaldala nel forno della cucina quando arrivi, c'è abbastanza cibo per te ed Emerald. Un'ultima cosa, poco distante da casa nostra, un paio di quartieri più in là credo, comunque chiedi informazioni, c'è il laboratorio del Professor Birch, un vecchio amico di tuo padre. Dovresti ricordatelo, ha passato due settimane a Jotho a casa nostra quando avevi tredici anni. Se non è al laboratorio è' a casa sua, è il nostro vicino. Appena ti sistemi, vatti a presentare, ha anche una figlia, dovreste avere la stessa età. Non mi ricordo il nome... Qualcosa con la S... Samantha? No, non credo... Comunque, sarebbe carino se vi frequentaste un pò.-

Gli occhi rossi del ragazzo si strinsero con sospetto, mentre le labbra raggiungevano vette di corrugamento sconosciute al genere umano.

-Mamma, ti avverto. Conosco i tuoi giochetti. Mi presenterò appena sistematomi, sono una persona educata, ma se stai ancora cercando di trovarmi una ragazza quando è da quando ho cinque anni che ti ho detto, con livelli di comprensione dell'ape e del fiore sempre crescenti, che trovare ragazze da sbattermi è semplicemente squallido, è che non sono interessato all'amore...-

-Ruby! Non usare quel linguaggio con me! E comunque sarebbe ora che ti decidessi e dire che non ti abbiamo mai nascosto nulla, mi chiedo come tu faccia ad essere così bigotto.. L'amore è una cosa bellissima, basta trovare la persona giusta.-

-D'accordo mamma, spengo il telefono, ci vediamo domani, spero il più tardi possibile, specie se ti porti dietro Norman. Ciao!-

Prima che la donna avesse la minima possibilità di replicare, Ruby staccò il telefono e si concesse un sospiro stanco. Dando uno sguardo al finestrino, si accorse che il camion stava parcheggiando. Recuperò le chiavi e il pasto, lasciando il resto ai Machoke addetti al trasporto, si avvicinò ad un ragazzo sdraiato su un materasso del camion, vestito completamente di verde e con lunghi capelli biondi e lo scosse per la spalla, svegliandolo.

-MMM... Non dirmi che siamo già arrivati...-  Mormorò l'altro, svegliandosi e tirandosi su mentre si fregava via il sonno dagli occhi. All'apparenza, si sarebbe detto che non avesse più di tredici, forse quattordici anni, ma in realtà era un sedicenne inoltrato, nonchè l'unica persona al mondo a vantare il primato di una lunga amicizia con Ruby perdipiù col bonus di essere un allenatore. Ma di fronte al suo carattere infantile, mischiato tra la pigrizia e l'entusiasmo più dirompente, chiunque avesse fatto notare al ragazzo il fatto che tra i tratti infantili e la statura minima sembrava più che altro pronto per la quinta elementare,  si sarebbe trovato a passare una brutta giornata. Era molto sensibile sull'argomento. Ovviamente, Ruby glielo faceva notare almeno una dozzina di volte al giorno, specie dall'alto della sua mostruosa altezza.

-Già arrivati? Sono passate ore. Stai dormendo da quando il camion è partito Emerald.-

Nonostante le lamentele del biondo, si vedeva che ora che era un pò più sveglio Emerald era già pronto all'azione. Infatti si alzò definitivamente e recuperò il suo zaino, sorridendo con lo sguardo scintillante di eccitazione. In molti si erano chiesti come potesse essere possibile un amicizia tra una persona così genuina e in grado di andare d'accordo con chiunque, il classico bravo ragazzo, ed uno come Ruby, che veniva giudicato vanitoso, egoista, smoderatamente ambizioso e superficiale, troppo astuto e freddo, con un senso della morale a dir poco dubbioso e stando ad alcuni ex-compagni di scuola di Jotho, sicuramente checca.

Impressione che ovviamente Ruby non faceva nulla per sfatare, anzi ne aveva fatto la sua armatura. Così andava il mondo, che fosse giusto o sbagliato, lui avrebbe seguito la massa, l'avrebbe scalata, si sarebbe imposto e avrebbe regnato come il coordinatore più vanesio e al tempo stesso abile di tutti i tempi.

La parte della checca, non era prevista, ma era peggio per loro se non sapevano apprezzare la bellezza di un abito cucito a mano.

-Forza, scendiamo. Ho assoluto bisogno del bagno. E di uno specchio.-

-Sono sicuro che hai tutto il necessario in quella tua assurda scatola.  Però, mica male questo posto, anche la casa mi piace. Che dici Mylord, vediamo gli interni? Sono sicuro che il bagno è stato già attrezzato con abbastanza specchi da riempirci una vetreria. I tuoi non approveranno le tue passioni, ma sanno bene qual'è il pericolo per i loro timpani se tu dovessi rimanere senza trucco.-

-Io non mi trucco. Il trucco lo uso sui pokèmon. Quello è solo burrocacao...-


Ed i due entrarono.


******


Sapphire entrò subito in casa con un veloce abbraccio a sua madre, sgusciando come un serpente non appena la porta venne aperta di mezzo millimetro. Era sempre stata agile e usare le liane per spostarsi nei boschi e nelle foreste di Hoenn ed una simile caratteristica non era certo qualcosa che non ti influenzava.

-Sapphire tesoro! Finalmente sei tornata!-

-Ciao mamma! Dai, sono stata via solo una settimana, ed ero a meno di venti chilometri da qui. Papà è qui o al laboratorio?-

-Sì, ma eri irraggiungibile al telefono, il pokènav come al solito era rimasto a casa e non ti trovavi a casa di un'amico, ma nel bel mezzo di una boscaglia, in un punto imprecisato, con quell'assurdo vestito di foglie che usi per mimetizzarti e a caccia di pokèmon. Sei fortunata, tuo padre è rientrato da una decina di minuti, ha mangiato qualcosa al volo e si è chiuso in camera a studiare i suoi appunti, nemmeno fosse uno studente. Accidenti a me quando ho sposato uno scienziato.-  Rise la donna, passando un panino imbottito che Sapphire, affamata e stanca, divorò in cinque secondi netti, per poi estrarre una bottiglietta dal suo zaino, che reggeva ancora in mano e bere una lunga sorsata.

-Lo sai che non mi piace usare aggeggi elettrici quando cerco i pokèmon, la natura deve rimane incontaminata. e il mio vestito non è assurdo, mimetizzarsi e cogliei pokèmon di sorpresa migliora le possibilità di cattura, è scritto in uno dei libri di papà. Vado a mostrare a papà i miei appunti, mi faccio una doccia e vado a letto.-

Salutò di nuovo la madre con un bacio e salì velocemente i gradini, arrivando al piano superiore, aprendo la porta della stanza dei suoi e fiondandosi su suo padre, che stava già sotto le coperte, il computer davanti e un mucchio di fogli di carta intorno. Senza esitare, Sapphire si gettò sul padre, abbracciandolo fortissimo.

-Tesoro... Piano... Mi strangoli.- Il professore si massaggiò la gola e ricambiò, più tenuamente, l'abbraccio della figlia. -Mi sei mancata tesoro. Sei già tornata a casa? Pensavo che ci avresti messo molto di più.-

La diciassettenne sorrise entusiasta, mostrando quel lato di sè che solo i suoi conoscevano.


-Mi sottovaluti. Qui ci sono tutte le osservazioni più importanti, mentre qui Ralts. Ho anche copiato le informazioni del pokèdex su Ralts su una chiavetta, così puoi confrontarle con i dati.-

-Sei stata bravissima tesoro, ora però vai a dormire che ti vedo stanchissima. Domani discuteremo tutti i dettagli, non ho dubbi che sia tutto perfetto, i miei tirocinanti iniziano a essere gelosi sai?-

Sapphire fu tentata di fare una battuta su come i suoi tirocinanti fossero squallidi e invidiosi a sussurrare accuse di nepotismo, completamente immotivate, alle loro spalle, ma era troppo stanca per replicare e si limitò a sorridere, filando sotto la doccia.

L'acqua della doccia era veramente fantastica, scioglieva via tutti i nodi e le preoccupazioni. Nonostante fossero solo le dieci meno un quarto, i suoi già dormivano profondamente, stanchissimi per via del lavoro di papà e del badare alla casa e al suo notevolmente distratto e imbranato marito della mamma. Uscì dal cubicolo con l'asciugamano in vita e controllò l'orario: le dieci in punto. A quell'ora, i piccoli di Albanova dormivano già come Snorlax, ma la maggioranza delle persone era ancora sveglia, specie considerando il fatto che si trovassero in estate. L'acqua della doccia aveva lavato via la stanchezza, ma Sapphire non aveva dubbi che sarebbe tornata presto. Decise di aspettare la sonnolenza con una bibita fresca, così salì lentamente in camera sua, si asciugò i capelli castani (che rimasero comunque umidi) e si vestì velocemente con una comoda tuta. Proprio mente scendeva per prendersi la sua bibita, risalire e coricarsi, il campanello trillò lievemente. Sapphire alzò gli occhi al cielo, immaginandosi qualche tirocinante vanesio davanti alla porta. Purtroppo, non poteva lasciarlo lì fuori. A quell'ora solitamente suo padre era ancora attivo, dato che di solito si ritirava solo verso le undici e mezza. Così, aprì la porta, pronta per avvertire che il Professore quel giorno aveva già smesso di lavorare, ma rimase zitta quando davanti a lei si presentarono un paio di occhi rossi e un sorriso di circostanza.

-Buonasera, spero di non disturbare. Mi chiamo Ruby, questo vicino a me è Emerald.- Il ragazzo che aveva parlato indossava vesti comode, non troppo diverse da quelle che indossava Sapphire, ma al contrario di lei sembrava avere attenzione ad ogni dettaglio. Aveva i tratti del volto affilati come coltelli, gli occhi erano pozze di lava ribollente e lucidi capelli neri. Vicino a lui, c'era un ragazzo basso dati tratti infantili, Sapphire non gli avrebbe dato più di tredici anni, ma non era sicura. Quello che era stato presentato come Emerald aveva occhi verdissimi e una quantità di capelli biondi assolutamente improponibile. Stringendo la mano che Ruby le aveva teso, si accorse che le unghie del ragazzo sembravano appena uscite da una manicure. Bizzarro.

-Siamo i vostri nuovi vicini.-  Sorrise il biondo, mentre Sapphire strabuzzava gli occhi per la sorpresa. Nuovi vicini? Non ne sapeva nulla.

-Dobbiamo ripassare? forse è un momento inopportuno. Mi era stato detto che l'orario fosse giusto, ma devo aver frainteso,,,- C'era qualcosa nella voce quel Ruby che non piaceva molto a Sapphire. Aveva dei modi squisiti, era evidente, ma sembrava celare una doppiezza assurda. Anche in quella frase, dove praticamente si scusava, sembrava dire che fossero loro ad essere nel torto nel non farsi trovare pronti. Aveva anche notato che quando aveva aperto la porta Ruby aveva scansionato i suoi vestiti come per valutarne il prezzo, storcendo lievemente il naso. Emerald invece sembravano molto più simpatico, forse era il fratello minore? Se era così, allora non avrebbe potuto trovare fratelli più diversi.

Si ripromise comunque di essere aperta, magari erano solo stupide prime impressioni. Non aveva intenzione di essere superficiale. Spalancò la porta e sorrise brevemente.

-No, niente affatto. Scusate, mi avete colta di sorpresa, sono appena tornata ad Albanova e non sapevo niente di nessun trasloco. Bè, non state lì impalati, entrate pure. Vi va di bere qualcosa? Stavo giusto prendendo un succo.-

I due accettarono con piacere, anche se il ragazzo più grande, Ruby, sembrava vagamente sconcertato dall'accoglienza esuberante per non parlare del fatto che la pacca sulla spalla che Sapphire gli aveva rifilato gli aveva quasi rotto la spina dorsale. Emerald al contrario era schizzato dentro e nonostante le "amorevoli pacche" di Sapphire lo avessero ridotto quasi come Ruby, aveva riso e aveva contraccambiato allegramente,
Quando tutti ebbero i loro bicchieri, Sapphire andò dritta al punto.

-Allora come mai qui ad Albanova?-

Ruby esibì di nuovo quel sorriso di circostanza e prese la parola.

-Veniamo da Jotho, ma il Professor Birch e mio padre sono vecchi amici e il Professore ha convinto mio padre ad occupare il posto di Capopalestra di Petalipoli, ho sentito che il vostro Capopalestra si è ritirato per passare più tempo con la sua famiglia giusto?-

Alla notizia Sapphire spalancò gli occhi. Si teneva sempre aggiornata su allenatori e palestre e sapeva chi fosse stato chiamato ad occupare quel posto vacante. Quel ragazzo era il figlio di...

-Norman di Jotho? La furia grigia è tuo padre? Ma allora sei anche tu un'allenatore?-

Emerald scoppiò a ridere. -La furia grigia mi mancava. però devo dire che è davvero appropriato vero Ruby?- Ruby ridacchiò, ma i suoi occhi erano talmente freddi da poter lanciare un geloraggio da un secondo all'altro.
,
-Fin troppo. Sì è mio padre, ora si trova a Petalipoli, ma riuscirà ad arrivare in  tarda mattinata. In ogni caso, io non lotto con i pokèmon. Sono un coordinatore. Mi assicuro che i pokèmon abbiano sempre stile, in effetti, ho sentito che ci sono ottime arene delle virtù qui ad Hoenn.-

Sapphire non avrebbe potuto pensare a niente di più noioso nemmeno volendo.

-Sinceramente non lo so, le ho sempre trovate una palla assurda, io ho intenzione di conquistare le medaglie, non i fiocchi. Sarei già partita se mio padre non avesse avuto bisogno del mio lavoro qui, ma comunque me ne andrò tra una settimana. Bè, Emerald, Ruby, papà al momento sta dormendo, temo che si sia scordato di avvisarmi di voi. Conoscendolo se lo sarà scordato anche lui, ma sono sicuro che sarà felice di incontrarvi. Perchè non venite al laboratorio di mio padre, domattina? Vi lascio l'indirizzo.-  Ignorando la faccia mortalmente offesa di Ruby, Emerald si sporse per prendere il foglietto che Sapphire gli stava passando. Non potè comunque non  togliersi una curiosità.  

-Non usi il pokènav?- Sapphire scrollò le spalle indifferente. -Ne ho uno, ma non piace usare oggetti elettronici, specie per ciò che riguarda i pokèmon. Ultimamente è tutta tecnologia e niente natura., nonostante sia la natura a darci la vita. Siete nuovi qui ad Hoenn, ma presto vi accorgere che ultimamente la regione è divisa fra aziende e naturalisti. Il progresso in sè va bene, ma ora ci si lucra sopra è basta.-

-Una visione interessante.- Negli occhi di Ruby, il disprezzo lampeggiava vivo. Emerald sapeva bene che Norman aveva una visione simile a quella di Sapphire e che Ruby, già affascinato dal progresso di suo, a Jotho era stato sempre un sostenitore dell'industria, quasi in reazione alla visione del padre. In effetti, Ruby era anche l'unica motivazione per cui Norman fosse stato sconfitto, ma Emerald preferì non ripensare a quell'episodio e alle conseguenze che aveva portato, anche perchè all'epoca lui aveva quattordici anni e Ruby quindici. All'epoca, lui non viveva insieme a Ruby. All'epoca, lei c'era.

Anche Sapphire doveva aver intuito il disprezzo, non esplicito ma evidente, di Ruby e fu solo allora che Emerald si accorse che sotto sotto la ragazza aveva un carattere forte e pungente come quello dell'amico.

-Sono felice che la pensi così, in effetti, bisognerebbe essere degli idioti per non accorgersene.- Gli occhi di Ruby avrebbero potuto congelare il sole. I ragazzi si scambiarono gli ultimi convenevoli, abbastanza piacevoli tra Emerald e Sapphire e con uno sguardo di sfida reciproca tra Sapphire e Ruby, per poi congedarsi.

Posando tutto nel lavello, Sapphire ripensò a quel ragazzo alto e freddo con gli occhi rossi che sembrava disprezzare la sincerità e la schiettezza. Magari era solo una prima impressione sbagliata, ma non potè fare a meno di pensarlo.

-Idiota arrogante.-

******

La mattina splendeva su Albanova, dando una fantastica vista alla città illuminata dal sole. Cartolina diversa, ma sempre scenario da cartolina. C'era verde, c'erano risate, c'erano armonia e pokèmon che scorazzavano in mezzo alla natura.

-La odio.- Qualcuno, non sembrava apprezzare. Emerald e Ruby erano diretti verso il laboratorio del Professor Birch e se Emerald aveva l'espressione cortesemente lieta ed entusiasta di chi va a trovare i vicini e a fare nuove conoscenze, Ruby sembrava pronto più per un funerale. Ovviamente, Emeral sapeva che appena entrato nel raggio visivo del Professore Pokèmon, Ruby si sarebbe stampato in faccia un sorriso talmente realistico da sembrare vero, ma falso fino al midollo. Era sempre stato un grande attore. In virtù del suo ruolo di migliore amico, Emerald si sentì in posizione e in diritto di aggravare la situazione, apostrofando il compare con un sorriso furbo.

-La città o la ragazza?- In realtà, sapeva benissimo che Ruby si riferiva alla situazione di vivere in un paesino come Albanova. Ad Emerald il posto piaceva, ma sapeva bene quanto il suo vanesio amico si trovasse a suo agio tra gli enormi palazzi e le strade asfaltate di Jotho. Infatti, tutto quello che ricevette da Ruby fu uno sguardo severo.

-La città ovviamente. Anche se devo ammettere che quella Sapphire è davvero selvaggia. Sembra non capire cosa voglia dire una società civilizzata.- Il più piccolo si limitò a scrollare le spalle noncurante. -A me è sembrata solo una tizia sincera e schietta. Anche se sono sicuro che non le perdonerai l'insulto alle tue amate gare pokèmon.-

-Selvaggia e insolente. Guarda, siamo arrivati. Laboratorio del Professor Birch, Ufficio sperimentazioni sull'ambiente dei pokèmon...-

I due entrarono nella stanza e videro il Professore e Sapphire intenti a controllare dei dati su un tavolo. O meglio, il Professore controllava dati, Sapphire stava dando da mangiare ad un Ralts.

-Ah ragazzi! Bene arrivati, lieto di conoscervi. Sapphire mi ha detto della vostra visita, mi spiace, mi ero completamente dimenticato. Mia moglie mi dice sempre quanto sia distratto...- Li accolse calorosamente il Professore. Sorridendo falsamente, Emerald era sicuro che fosse una finzione, perchè i sorrisi sinceri di Ruby ormai erano diventati rari persino per lui, il più grande strinse la mano dello scienziato.

-Non si preoccupi, abbiamo avuto comunque il piacere di conoscere sua figlia. Anzi, mi scusi per il tardo orario, abbiamo rischiato di svegliarla.-

-Ma no, ma no... La colpa è mia, comunque ti ringrazio per la preoccupazione. Bene!- Asserì il professore giovialmente.

-C'è una ragione se ho chiesto di vedere voi due appena vi siete trasferiti... E c'è anche una ragione per cui ti ho chiesto di aspettare tre mesi prima di partire Sapphire. Volevo darvi queste,-

Come una sola persona, i tre ragazzi corrugarono la fronte. Ma i loro occhi si spalancarono di sorpresa quando Birch aprì una valigetta e rivelò tre pokèball.

-Vedete, questi pokèmon sono rarissimi qui a Jotho, mi ci è voluto molto per catturarli, ma l'aiuto del mio caro amico Norman è stato fondamentale. Sì Ruby, tuo padre voleva che riceveste queste pokèball. So che hai l'abitudine, come mia figlia, di soprannominare i tuoi pokèmon. Mi chiedo che soprannome darai a questo. Emerald, Norman ti conosce bene e abbiamo convenuto che un carattere entusiasta come il tuo si troverà bene con questa. Infine Sapphire... Figliola, tu sei sempre stata una vera lottatrice, sono sicuro che il fuoco di questo pokèmon è lo stesso che arde nel tuo cuore. Possa non estinguersi mai.-

Il professore sorrise orgoglioso, commuovendosi leggermente mentre guardava sua figlia prendere le pokèball che gli porgeva. Intanto, con un lampo di luce, Emerald aveva aperto la sua pokèball, mostrando il pokèmon che apparve nella stanza.

-Treekooo... Tre?-


-Ma è fantastico! Professor Birch, non so come ringraziarla!- Immediatamente iniziò a socializzare col suo pokèmon, che sembrava ricambiare l'entusiasmo.

Ruby e Sapphire non si erano mossi.

-Professore noi... Non possiamo accettare.-

-Sciocchezze, sciocchezze! Anche Norman è d'accordo, speriamo che questo possa essere un impulso perchè voi tre facciate amicizia, dato che partirete insieme! Non ve lo aspettavate vero?-

-Partiremo insieme?-
-Norman è d'accordo?-

-Sì. Lo sono. E la strada, almeno all'inizio, è la stessa. Starà poi a voi scegliere la direzione da prendere.-

Non si sarebbe potuto dire quale dei due ragazzi fosse più sconcertato. Anche Emerald aveva smesso di giocare con Treeko, quando l'uomo che era appena entrato si fece notare. Sguardo severo su corti capelli neri ed occhi d'ebano, una tuta rigida e la postura e il tono di voce di chi sà sempre cosa fare.

Norman era lì.

Emerald, tra sè, si chiede come fosse possibile che il Capopalestra di tipo normale, da sempre contrario alle fissazioni di Ruby sulle gare e ai suoi hobby ben poco ortodossi, come il cucito e la moda, che aveva sempre odiato il fatto che il figlio fosse, più che un guerriero, un oratore dalla lingua affilata e vanesio, si fosse convinto a permettere a Ruby di realizzare il suo sogno.

Tuttavia, o forse proprio per via dell'eccezionalità del momento, non osò intromettersi in quel momento familiare, facendo del suo meglio per scomparire nell'angolo.

Anche Ruby doveva essere sbalordito, perchè per la prima volta dopo anni sorrise lievemente al padre e prese in mano la pokèball, lanciandola nello stesso momento di Sapphire. Persino gli occhi rossi e duri erano luccicanti di commozione.

La luce delle due pokèball invase la stanza e quando si diradarono due pokèmon, il pokèmon pulcino Torchic e il fangopesce Mudkip, osservarono la stanza spaesati. Lentamente, come se stessero eseguendo dei movimenti sincronizzati, Ruby e Sapphire si avvicinarono ai loro nuovi pokèmon, e quelli reagirono alla loro presenza. Passarono alcuni minuti di insicurezza, ma come Emerald, i due non ci misero molto a far amicizia con i loro pokèmon, che salirono sulle loro spalle.

-Toro-
-Zuzu-







Appare Autrice Selvatica!

Autrice Selvatica usa Note! Il pubblico è paralizzato! Potrebbe non attaccare!

Bene, spieghiamo questo aborto. :3

La storia è basata su un AU che incrocia i fumetti e il videogioco, il tutto con una mia personale interpretazione. I personaggino IC se usate un pò d'indulgenza, OOC se siete puristi. Infatti cercherò di tenere su IC ma per necessità di trama ci sarà qualche cambiamento, dovuto al fatto che hanno visssuto una vita diversa, fatto certe esperienze invece di altre ecc ecc. Ad esempio la situazione del "il bambinoc he mi ha salvata da piccoli sei tu" non è mai esistita. Ah il mondo pokèmon avrebbe piccoli aggiustamenti per aumentare il realismo, ma comunque nulla di particolare. tipo è assurdo mandare undicenni in giro per il mondo, quindi ho alzato l'età degli allenatori a quindici e quella dei protagonisti a sedici-diciassette per shipparli. XD Infine, sì, Emerald e Ruby già si conoscono. emerald è il solito nano scocciato di esserlo (la versione PokèStark di Tyrion Lannister in pratica) e come nel manga è più piccolo di ruby e Sapphire, anche se qui la differenza è meno marcata. Come gli altri, anche con lui il background è cambiato. in effetti i pg più modificati sono lui nel Background e Ruby, che essendo più grande e privo dello stimolo positivo di Sapphire (Per ora) si è avvicinato un pò di più al "Lato Oscuro", ha comunque dei pèrincipi, ma sono molto (ma moltoooo) flessibili. In questo non direi che è OOC, anche nel manga in fondo non vuole usdare le sue abilità per aiutare gli altri nella lotta contro Magma e Idro no? Poi lo fa, perchè ci sono Sapphire e Adriano a convincerlo, ma immaginato che sia cresciuto senza questi stimoli postivi e oppresso da Norman (MUORI NORMAN! Che anche nel gioco la tua palestra è mortale) e capirete come metta una vena egoistica più marcata sul pg. Infine, avvist se vedete il mio grande nemico, gli errori di battitura, comunque dal secondo cap avrò una beta volente o nolente. Vero Zannah? Inizia a scappare XD

Ditemi pi o meno come va la lunghezza, che man mano mi oriento. In ogni caso, qui le cose sono calme, ma già dal secondo capitolo... *risata malvagia*

Curiosità: in origine, già in questo capitolo ci sarebbe dovuto essere il primo istante di shipping. Sapphire avrebbe dovuto ricevere la visita di Emerald e Ruby mentre era sotto la doccia e infuriata perchè convinta fossero due assitenti rompiballe di sua conoscenza, che comunque l'avevano già vista con quell'assurdo (ha ragione Ruby su quello dai!) vestito di foglie, sarebbe andata ad aprire per impedire che suonassero fino a svegliare i suoi, Aprendo e iniziando a protestare, si sarebbe interrota vedendo la faccia di Ruby, comp0letamente scandalizzata all'idea che una ragazza abbia aperto in asgiugamano. Cavernicola.

Comunque, la gag dell'asciugamano è stata scartata, a favore di una maggiore presentazione dei personaggi. Era troppo presto, ma prima o poi... *ghgh*

E sì, Sapphire è una naturalista arrabbiata. Andiamo volete dirmi che una che gira con vestiti di foglie per mimetizzarsi non possa diventare così da grande? Ditemi la vostra opinione sui livelli di IC dei personaggi, così posso regolarmi (o controbbatere, che la ff è mia e se mi sento particolarmente sadico posso cambiare le coppie e fare una Yaoi Ruby/Emerald.) D'accordo, non lo farei mai, ma solo perchè li shippo alla follia. In goni caso, questo non vuol drie che il finale sarà per forza buono... Dovreste saperlo se avete letto il frammento di scena nell'introduzione.

Fine note, andate in pace!

 
   
 
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