Sto osservando il corpo senza vita di mia madre circondato da una pozza di sangue e dai gigli che le avevo regalato, i cui petali bianchi sono ormai intrisi di macchie rosse. Non ho il tempo di piangere, di rattristarmi e nemmeno quello di gridare perché un Ombra si sta avvicinando a me, faccio giusto in tempo a prendere il bastone di titanio che mia mamma teneva per le emergenze, peccato che non fosse riuscita a raggiungerlo in tempo per difendersi.
Le Ombre muoio grazie al titanio oppure possono essere decapitate, il che è assolutamente fuori discussione perché mi viene da vomitare solo a pensarci. Esco dalla camera da letto di questa enorme casa abbandonata e mi nascondo in un'altra stanza, aspettando che l'Ombra passi per poi colpirlo alle spalle, si dissolve in un cumulo di polvere nera in un batter d'occhio.
Devo muovermi se voglio avere qualche speranza di sopravvivere, le Ombre si muovono sempre in gruppo, mi dirigo verso le scale ma prima che riesca ad arrivare a metà della rampa una folata d'aria mi fa sbattere contro il muro che si trova di fronte alle scale. < Una mezzosangue, ho già l'acquolina in bocca > dice una voce, quando mi rialzo da terra mi ritrovo faccia a faccia con un Ombra, un essere dalla pelle diafana e dagli occhi neri come quelli di uno squalo. Le ombre si nutrono di tutti gli esseri viventi ma per sopravvivere hanno bisogno della linfa vitale contenuta all'interno dei corpi dei purosangue e dei mezzosangue, se un puro viene morso ma non ucciso si trasforma in un Ombra mentre i mezzosangue non possono essere trasformati, per questo motivo la maggior parte di noi si occupa di cacciarli. L'ombra cerca di attaccarmi e io mi difendo meglio che posso, sono fuori allenamento da tre anni ormai e anche se ero una delle migliori all'interno dell'Accademia non riesco a contrastare la sua forza. Vengo sbattuta contro il muro da un'altra folata d'aria, quest'Ombra riesce a controllare uno degli elementi dei figli del sole, uno dei più devastanti oserei dire, non ho speranze di ucciderlo. Un rumore proveniente da fuori distrae l'ombra e io ne approfitto per colpirlo al cuore, mi osserva sconvolto pochi secondi prima di dissolversi in una nebbia di polvere nera. Corro verso la porta e vengo sbattuta di nuovo contro un muro, perdo l'arma, questa è la mia fine, morirò qui in questa casa abbandonata in un bosco nel bel mezzo della Virginia. No, non posso arrendermi proprio ora, cerco qualcosa da lanciare e trovo un vaso sbeccato sopra ad un tavolino, lo lancio all'Ombra ed esco dalla porta correndo come una gazzella impazzita.
Mi scontro contro un muro, alzò lo sguardo e i miei occhi incontrano quelli grigi di Vincent Collins, uno dei cacciatori migliori in circolazione, ho una cotta per lui da quando avevo tredici anni. < Alexandra dove sono le Ombre? > cavolo è anche più sexy di quanto ricordassi con quei capelli neri scompigliati che mi stanno gridando "accarezzaci". Devo essere già morta perché questo è il paradiso < Alexandra! > ok non sono morta. < dentro, l'Ombra è dentro > appena finisco la frase l'essere che mi stava inseguendo esce dall'abitazione,in un men che non si dica viene circondato da un cerchio di fiamme che poi lo avvolgono fino a farlo dissolvere. Vincent è nato dall'unione di un figlio del sole e di una figlia della luna, il che lo rende quasi invincibile, riesce ad avere il pieno dominio del fuoco e dell'acqua. < Gli altri sono dentro? > mi chiede Vincent, alzo il viso per incontrare il suo sguardo, è diversi centimetri più alto di me < erano in tre, gli altri due li ho uccisi > rispondo fissandolo come se fosse un Dio, cavolo quanto è bello, < mi stai dicendo che hai ucciso ben due ombre nonostante tu sia fuori allenamento da tre anni? > mi chiede alzando le sopracciglia. Scoppio a ridere, < credevi che non fossi in grado di difendermi per caso? > dico beffarda dirigendomi verso il bosco < no, non volevo dire questo. Alexandra devi venire con me > mi afferra per il braccio e mi costringe a voltarmi per guardarlo < Alex,io mi chiamo Alex. E non ho intenzione di tornare all'Accademia > dico riprendendo possesso del mio braccio, lui non mi risponde neanche, si limita a prendermi di peso poggiandomi sulla sua spalla come se fossi un sacco di piume e mi schianta dentro al suo Suv nero < hey! > dico mentre lui mi sbatte la portiera in faccia,si siede sul sedile, blocca le portiere e mette in moto,< mi dispiace Alex ma tuo zio mi ha ordinato di riportarti al l'Accademia >. < Fantastico non vedo l'ora di vedere il mio dolce e affettuoso zietto > dico in tono sarcastico, Vincent sorride e io mi metto a guardare fuori dal finestrino il paesaggio che sfreccia veloce sotto i miei occhi, ripenso a ciò che ho appena vissuto, ripenso a mia mamma, l'ho persa per sempre e non ho neanche avuto il tempo di dirle addio. Non posso permettermi di piangere per lei, nè ora nè mai. Devo essere forte, per lei.