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Autore: MasBlind    01/02/2015    1 recensioni
Kiku, Kyon, Kumiko, Riya e Veronica sono cinque studentesse all'ultimo anno di liceo, un istituto diverso dai soliti, che accoglie ragazzi che hanno avuto problemi sia con la legge sia nel loro privato. Turn Over è una storia a tutto tondo, che descrive i problemi più disparati degli adolescenti, a cosa debbono andare incontro e come fare per sopravvivere, non solo all'incessante stress dello studio, ma soprattutto, al mondo che li accoglie.
Storia di problemi familiari, di legge, di amori, di affetti e di litigi. Un continuum di vicende che avvicinerà e allontanerà tutti i protagonisti della storia.
La storia è ambientata a Kimisawa, una città inventata, in quello che dovrebbe essere il Giappone, ma non vi preoccupate se noterete incongruenze con lo stile di vita, con la cultura, ecc... la mia è un'opera di fantasia e i riferimenti a fatti, luoghi o persone realmente esistiti sono puramente casuali.
"Vivi e lascia vivere. Ci credo fortemente, ed è un ottima scusa da usare quando fai una puttanata e non vuoi essere giudicato."
Genere: Commedia, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: Lime | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate
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Chapter One

La ragazza cadde a terra, cercò di rialzarsi ma prima di riuscirci sentì un forte peso sulle sue costole, le stava addosso, seduto su di lei, con un coltello alla mano.

I suoi occhi cerulei la fissavano, erano carichi di eccitazione, e lei non riusciva a muoversi completamente immobilizzata.

Il ragazzo le strappo la maglietta, e le abbassò i pantaloni, cercando con la mano la sua intimità, lei non poté fare altro che piangere e dimenarsi il più che poteva, era terrorizzata e schifata allo stesso tempo, lui per farla stare ferma brandì il coltello sopra il suo viso, e con esso le staccò il reggiseno, e lei lanciò un urlo di dolore, la lama le aveva provocato un taglio nel petto, dal quale uscì molto sangue.

L’eccitazione sul volto di lui sparì, e come preso dal terrore si levò da lei, e scappò via, lasciandola lì a terra inerme, quasi nuda e con il sangue che le usciva a fiotti. Le lacrime non smisero di caderle sul viso, e raccolti gli ultimi stracci rimasti dei suoi indumenti si alzò, lasciando in quel pavimento, sporco e lugubre, tutto quello che rimaneva della sua integrità.

 

***

 

Veronica Carilo si alzò dal letto di buon ora, guardò l’orologio, erano le sette, l’orario giusto per svegliare le proprie amiche. Prese il suo fedele cellulare e mandò i messaggi a tutte con la solita scritta “Alzati che il sole splende e la natura chiama noi belle giovine…” fatto questo scese in cucina a fare colazione.

Riya Asaka sentì i rumori di tamburi provenienti dal… suo cellulare?!? -Che palle è già ora- pensò la ragazza, rimase dieci minuti a letto e poi, finalmente, si alzò…

Intanto in casa Kiboo, Kyon stava ronfando beatamente quando sentì un rumore di clacson e presa dallo spavento spiccò un salto enorme mentre le coperte si impagliavano tra le sue gambe facendola cadere.

“Devo cambiare suoneria…” disse scombussolata ma si riaddormentò per altri cinque minuti a terra…

Kiku Hasuki era già sveglia sul suo letto, quella notte non era riuscita a chiudere occhio, aspettava il ‘segnale’ di Veronica e quando sentì l’urlo provenire dal suo cellulare capì che era ora, si alzò mogia e andò a lavarsi…

Si sentirono le trombe, Kumiko Nekoi sentendole aprì gli occhi e si mise seduta, e anche se sentiva che doveva alzarsi, ricadde con la testa sul cuscino e dormì per altri dieci minuti…

Erano le otto meno cinque minuti e nel solito incrocio Vero aspettava le sue amiche, quando improvvisamente sentì urli provenire da varie direzioni; le quattro ragazze raggiunsero l’incrocio correndo, chi proveniva da una parte e chi dall’altra, non si fermarono neanche e Veronica si unì a loro nella corsa prendendo la direzione della scuola.

“SIETE IN RITARDO.” urlò Veronica disperata, ogni volta era la stessa storia, erano anni che combatteva contro il ritardo delle sue amiche.

“Come al solito… non riusciamo ad arrivare in tempo neanche il primo giorno di scuola! Il lupo perde il pelo ma non il vizio!” puntualizzò Kiku, che ormai aveva preso quella corsa mattutina come allenamento quotidiano per cercare di togliere quei chili di troppo presi durante le vacanze.

“Il sonno è importante per noi giovani! Per esempio, se io non dormo quelle otto ore più i dieci minuti, rimango rincoglionita tutto il giorno!” disse Kumi con un tono sarcastico.

“Ma tu sei sempre rincoglionita…” dissero all’unisono Riya e Kyon; scoppiò una risata malefica.

“Cattive…” disse Kumiko fingendo di piangere e tutte e cinque le ragazze si misero a ridere.

Arrivarono nel cortile della scuola, ma smisero di correre quando videro tanti ragazzi ancora fermi nel giardino, chi si incontrava per la prima, e chi si riuniva dopo una lunga vacanza. Tutte guardarono la loro sveglia umana con uno sguardo perplesso.

“Ragazze, ho dovuto farlo! Vi ho svegliato molto prima del dovuto, tanto sapevo che non avreste guardato l’orario… è il nostro ultimo anno e almeno il primo giorno…”

“Tranquilla! Almeno abbiamo il tempo di vedere in che aule siamo finite!” disse prontamente Kiku interrompendola, lei era già sveglia e non era molto preoccupata della cosa.

Kumiko invece avrebbe voluto strangolarla farfugliando cose del tipo “Avrei potuto dormire di più!” o “Ecco perché mi sento così stanca.” Tutte risero cercando di fermarla e tra una battuta e un’altra si avviarono ai cartelloni appesi all’ingresso.

Le ragazze erano abituate a vedersi spesso, Kiku e Kumiko erano vicine di casa e coglievano sempre occasione per stazionarsi l’una a casa dell’altra, e anche Kyon e Riya abitavano vicine. L’unica leggermente staccata era Veronica, ma era anche la più vicina alla scuola.
Anche durante le vacanze uscivano spesso, e quello, che era l’ultimo anno di liceo per tutte, sarebbe stato anche l’ultimo tutte assieme, quindi ne approfittavano ancora di più per vedersi.

Si avvicinarono al tabellone e Kyon rimase interdetta quando vide determinati nomi.

“Ma con che cavolo di criterio hanno realizzato le classi quest’anno?” chiese perplessa.

“Col culo a giudicare dall’assortimento... beh almeno siamo tutte assieme!” sospirò Veronica.

Kiku non capì a cosa si riferissero, era quella sempre meno aggiornata su gossip e passava la maggior parte del tempo a fregarsene del resto degli studenti, erano pochi i nomi sul tabellone che conosceva quindi chiese cosa avessero di sbagliato quei ragazzi presenti.

Riya elencò sei nomi di persone e aggiunse: “Sono i ragazzi più indisciplinati della scuola, specie di teppisti che non fanno altro che fare casino durante le lezioni e la loro preoccupazione più grande è fare a botte tra di loro.”

“Delle teste di cazzo insomma.” Precisò Veronica.

Riya la guardò male, e le altre tre risero. Asserì che avrebbe cercato un professore che potesse spiegarle quella decisione, e si allontanò, incrociando nella sua strada un ragazzo molto alto, con uno splendido sorriso sulle labbra che salutò allegramente.

Tetsuya si avvicinò alle ragazze, e prima di dire qualcosa abbracciò Kyon e la baciò sulle labbra. Quest’ultima arrossì, e gli sorrise. Tetsuya era il suo ragazzo e stavano assieme ormai da due anni, per Kiku erano davvero una bella coppia, e non solo per il carattere gioviale che li accomunava, ma anche fisicamente. Lei era di media altezza, magra e con i capelli ricci (e totalmente ribelli) che arrivavano fin sotto le spalle color castano, occhi a mandorla castani con un naso piccolo e all’insù, un viso rotondo e delle guance piene, lui era molto alto (un metro e ottanta probabilmente), aveva i capelli scuri, occhi altrettanto scuri, il viso era ovale e ben delineato, labbra sottili e un sorriso mai assente.

“Buongiorno ragazze, notizie aggradanti per quanto riguarda le classi?” anche lui era all’ultimo anno.

“Si siamo tutti in classe assieme, è magnifico!” esclamò Kumiko, che era davvero contenta, la ragazza si scostò i lunghi capelli corvini che le scendevano per tutta la schiena, anche lei una bella ragazza, dal viso tipicamente orientale.

“E per te c’è anche una sorpresa Tetsu” disse Kyon indicando un nome sul tabellone, il ragazzo per tutta risposta fece spallucce e sorrise.

“Bè, non sarà un anno facile questo, speravo di evitarlo anche questa volta.”
“E’ un tuo parente?” chiese Kiku, notando che aveva lo stesso suo cognome, Horikawa.

“Sì, in teoria è mio fratello… Kyon mi accompagneresti alle macchinette, ho una fame!”
“Che strano, va bene!”

I due ragazzi si allontanarono e subito dopo arrivò un gruppetto di quattro ragazzi che non potevano essere più diversi tra loro.

Il biondo, palesemente ossigenato, ma anche di bell’aspetto, fu il primo a parlare.

“Mmh, saremo in classe con una gattina1!”

A quelle parole Kumiko si girò di scatto con uno sguardo pieno d’odio.

“Io non sono una gattina, brutto pezzo di idiota!” Kiku sorrise, l’amica non era proprio brava a nascondere la sua ira e non era molto difficile minare alla sua persona. Il ragazzo si voltò verso di lei, aveva una tale bellezza da togliere il fiato, occhi azzurri con un tratto semi occidentale, alto e con un sorriso perfetto, a Kumi lo tolse sicuramente, ma si riprese abbastanza in fretta per non perdere il contatto visivo e tenergli testa, a lei non piaceva abbassare la guardia.

“Kumiko Nekoi, giusto? Ci sarò da divertirsi!” rise (e Kumi dovette trattenersi dal non dargli un calcio) e passò oltre con il suo gruppetto di amici, tra i quali Kiku notò un ragazzo identico a Tetsuya, con l’unica differenza che aveva una cicatrice nella guancia sinistra e teneva i capelli con una fascia rossa.

-Alla faccia della parentela. Ma sono gemelli!- pensò mentre lo guardava con gli occhi sbarrati, anche Kumiko e Veronica pensarono la stessa cosa perché tutte e tre si guardarono sbalordite.

Conoscevano Tetsuya da anni, ma mai avevano incontrato il fratello, lui non ne parlava mai, fino a quel giorno la stessa Kiku non sapeva che ne avesse uno.

“Possibile che non ci abbia mai parlato di lui?” chiese Veronica, la ragazza con dei lunghi capelli ricci e biondo cenere era la meno orientale di tutte loro. Tutt’altro, i suoi tratti erano totalmente occidentali, gli occhi verdi esprimevano uno sguardo perennemente duro, era molto carina, anche se nell’ultimo periodo aveva preso un po’ di peso, ma stava cercando di ritrovare il suo peso forma.

Prima che qualcuna di loro potesse rispondere tornarono Kyon, Tetsuya e anche Riya, che riferì a tutte cosa le era stato detto riguardo le classi.

“Insomma, hanno messo ragazzi più insubordinati con altri più disciplinati in modo da non dover creare classi fantasma come quelle dell’anno scorso. Certi professori non si presentavano a lezione per paura che uno di quei deficienti facesse loro del male.”

“Quindi tocca a noi prenderli a calci nel culo quando si comportano male?”

“Dio santo, Vero! C’è bisogno di usare questo linguaggio scurrile a scuola?” la rimproverò Riya, cosa che faceva spesso e non solo con lei, per quanto la ragazza avesse un’indole giocosa e divertente, quando era a scuola cercava sempre di mantenere un certo decoro; inoltre era la confidente di tutte loro, era ritenuta la più saggia (e lo era per davvero).

“E potresti mettere via quelle borchie? Per favore avremo già a che fare con degli idioti!” continuò a scrutarla con i suoi occhi verdi, anche lei li aveva di quel colore, i suoi capelli erano color miele e i suoi occhi erano semi orientali e grandi, il naso dritto e fine e le labbra strette, anche lei era carina, e gli occhi erano il suo punto forte.

Veronica non le rispose, la campanella era suonata ed era inutile far scoppiare una lite, mise in borsa le sue borchie e tutti assieme si avviarono in classe.

Entrarono nell’aula e prima di occuparsi diedero un’occhiata alla disposizione dei posti, le ragazze si trovarono separate, e solo Kyon e Tetsuya si ritrovarono vicini di banco.

Kiku era finita infondo alla fila, dopo qualche minuto arrivarono tutti gli altri, compreso il gruppetto del biondo, che con gran disapprovazione di Kumiko, aveva il posto accanto a lei.

Il gemello di Tetsuya era seduto alla destra di Kiku, mentre alla sua sinistra apparve un ragazzo già conosciuto.

“Kiku! Che bello, siamo di nuovo in classe assieme!” asserì questo con un largo sorrido!

“Daiki, che piacere! Hai di nuovo tinto i capelli?”

“Sì, il vecchio colore mi annoiava e per l’ultimo anno ho pensato di fare qualcosa di più eccentrico.”

Daiki Kuroda era un amico di Kiku, ma solo suo, le altre non ci andavano particolarmente d’accordo, ma non perché ogni due mesi cambiasse colore ai capelli (adesso era passato ad una tonalità del viola), ma perché secondo loro era troppo appiccicoso, soprattutto nei suoi confronti. Probabilmente aveva una cotta per lei ma non le importava più di tanto, durante il primo anno era l’unico con cui avesse stretto amicizia e, anche dopo essere mancata due mesi da scuola, lui l’ha aiutata a recuperare quello che aveva perso a lezione. Le altre erano in classi diverse.

I due scambiarono qualche parola e poi arrivò un professore che si diresse alla cattedra. Non aveva l’aria molto felice, ma quando vide Kiku gli si illuminarono gli occhi.

“Hasuki, I’m so glad that you’re in this class for this year!”

“Thanks professor Hinata! I’m glad too!”

Il professore, era per l’appunto di inglese, e adorava Kiku per il semplice fatto che era la più brava di tutti nella sua materia, essendo nata a Liverpool e avendoci vissuto per qualche anno.

Una ragazza seduta davanti a Veronica sbuffò scocciata, probabilmente aveva trovato tutto molto patetico!

Il professore si presentò a tutti, spiegò cosa avrebbe fatto durante il suo corso e a quale livello si aspettasse che arrivassero. Dopo di che prese l’elenco della classe, annunciando che avrebbe fatto l’appello.

“Asuka Riya”

“Presente”

“Carilo Veronica, non sei giapponese, vero?”

“Presente, e no, sono italiana, mi sono trasferita qui con la mia famiglia per il lavoro di mio padre!” il professore annuì interessato e continuò.

“Hasuki Shinku”

“Presente” asserì Kiku, più conosciuta con il suo soprannome che con il suo nome completo.

“E magari ti piacciono i crisantemi rossi2?” disse sprezzante la ragazza che prima aveva sbuffato.

“E anche se fosse? Mi fa piacere che almeno conosci il significato di qualche kanji!”

“Cosa vorresti dire?” la ragazza si alzò ma Veronica, le afferrò i capelli e la fece sedere.

“A cuccia.” Le disse, il professore temeva il peggio, alcuni ragazzi, tra cui il più basso di tutti, si alzarono pronti a far botte, ma poi il fratello di Tetsuya si alzò.

“Siete patetici, finitela tutti.” Solo quando parlò Kiku, e non solo lei, si accorse che non poteva essere più diverso da Tetsuya, il suo sguardo grave cambiava totalmente la fisionomia del viso, e la sua voce era molto più severa. Tutti si fermarono, e Veronica lo guardò torva. Il professore invece lo ringraziò con lo sguardo per aver fermato l’inizio di una tragedia.

“Horikawa Takeru”

“Presente” non c’era la minima emozione in quello che diceva.

“Horikawa Tetsuya”

“Presente!!” lui di emozioni ne metteva fin troppe.

“Iwamoto Atsuko”

“Presente” era la ragazza dello sbuffo.

“Kajikawa Shouta”

“Presente” disse un ragazzo al primo banco seduto accanto a Riya, e Kiku lo riconobbe come uno dei ragazzi più bravi della scuola.

Susseguirono gli altri nomi Kiboo Kyon, Kuroda Daiki (che venne sgridato per il colore dei capelli), Munasagi Yoko, Nekoi Kumiko, Sakano Ichiro (il ragazzo basso che si era alzato prima), Sakuma Ryosuke (il biondo ossigenato) e Tadashi Yasushi, anche lui faceva parte del gruppetto di prima, era il più alto di tutti, portava i capelli lunghi tenuti in una coda, ma a differenza degli altri Kiku notò che il suo sguardo era più dolce, e non assente.

Una volta terminato l’appello il professore si schiarì la voce, e dopo qualche minuto di totale silenzio parlò.

“Il nuovo anno scolastico è iniziato, e so che per molti di voi è stato difficile arrivare fino a qui…” cercò di soppesare bene le parole per quello che stava per dire

“Anzi, molti di voi sono stati spinti sino a questo ultimo anno. Vorrei che cercaste di prendere la scuola più seriamente…” qui sospirò

“Ad esempio, sarebbe meglio, soprattutto per il vostro futuro lavorativo, che la smetteste di tingervi i capelli…” guardò vari ragazzi, tra cui Daiki, Ryosuke, Riya.

“Che evitaste di portare borchie o orecchini particolarmente eccentrici…” guardò Kumiko, che aveva un orecchio pieno di orecchini, ma anche Kiku, che non era da meno, senza contare Atsuko, che aveva un piercing al naso e uno nel sopracciglio.

“E che non vi scambiaste effusioni troppo audaci in pubblico!” il suo sguardo puntò dritto su Tetsuya e Kyon che arrossirono

“Insomma, sapete tutti perché siete in questa scuola. Il Giappone è famoso per il tipo di studenti, ma soprattutto, di lavoratori che forma…” si fermò qualche istante.

“Questa è una scuola per ragazzi più problematici e se non riusciste a passare come si deve almeno questo anno sarete segnati per tutta la vita!” prese coraggio e continuò

“Alcuni di voi non si degnano nemmeno di portare la divisa scolastica!” guardò Takeru, Ichiro, Ryosuke e Atsuko.

“Se da quest’anno non vi impegnerete e non cambierete, saremo costretti a prendere dei seri provvedimenti!” concluse, quasi con la paura di venire aggredito da un momento all’altro. Ma nulla di tutto ciò accadde, la maggior parte di loro era annoiata e disinteressata, e, a parte qualcuno, nessuno lo aveva ascoltato seriamente.

La loro scuola era diversa dagli altri istituti giapponesi. Era aperta soprattutto a ragazzi che avevano avuto problemi, sia con la legge sia nel loro privato, e cercava di esortare i propri studenti a realizzare che, se non avessero cambiato registro, alla fine della carriera scolastica si sarebbero ritrovati da soli e senza nessuno che li avrebbe aiutati. In Giappone la carriera scolastica veniva severamente controllata, proprio perché, nella loro cultura, un bravo studente era di norma anche un bravo lavoratore.

La lezione procedette a rilento, per chi si rifiutava di conversare in inglese e anche per chi aveva delle grosse lacune al riguardo.

“Hasuki, ti dispiacerebbe se ti inserissi nel programma Aiuto tra Studenti? L’abbiamo introdotto quest’anno, e consiste nel mettere a disposizioni studenti più in gamba in determinate materie che possano aiutare chi trova più difficoltà. Essendo tu molto brava in inglese saresti un ottimo elemento.”

“Sì, va bene…” era un po’ sconcertata, non che le dispiacesse ma sapeva che questo le avrebbe tolto comunque del tempo, e non se la sentiva di dire di no al professor Hinata, il quale la ringraziò proprio sul suono della campanella.

Appena uscì Atsuko si girò verso di lei.

“Già che ci sei potevi anche leccargli il culo!” alcuni ragazzi risero divertiti e Veronica diventò paonazza dalla rabbia.

“Ma allora tu vuoi essere presa a calci!”

“Su dai fatti sotto, ti disintegro quella faccia da schiaffi che hai!” si alzò e cercò di darle un pugno ma Veronica (che prendeva lezioni di Capoeira) lo schivò molto facilmente.

“Pff… patetica”

“Pur avendo tutti quei chili sei agile…” ma a queste parole le quattro amiche si alzarono.

“Meglio avere della ciccia nei fianchi che nel cervello!” asserì Kyon

“Già, tutto quel grasso deve averti bloccato la circolazione al cervello, ora si capisce da dove deriva tutta la tua intelligenza.” Completò Kiku.

“Ma di quale cervello parlate?” chiese ironicamente Riya

“Mah, sicuramente si riferiscono a quella noce che le hanno inserito nella scatola cranica al posto dell’encefalo!” concluse Kumiko sprezzante.

Atsuko era paonazza dalla rabbia e non sapeva chi prendere a pugni per prima, ma si scagliò contro Veronica. Volarono insulti, calci e pugni, e ci vollero tre persone ciascuna per dividerle.
“Ti ammazzo, troia!”

“Troia a chi? Hai le gambe talmente aperte che un autotreno non avrebbe difficoltà a passarci!” disse Veronica totalmente fuori di sé e quasi tutti nella classe risero tra la disperazione del momento.

Solo dopo qualche istante si accorsero che una donna, minuta e spaventata era davanti alla porta dell’aula, indecisa se scappare o se farsi coraggio ed entrare. Era la professoressa Kimiko, di Storia del Giappone, famosa per le sue fughe (con tanto di lacrime) dalle classi più disparate. Riya e Shouta si avvicinarono cautamente, quasi cercassero di non spaventare un gatto passato lì per caso e la fecero accomodare. La classe tornò alla tranquillità e forse, per la prima volta nella carriera dell’insegnante, concluse una lezione senza fuggire disperata.

Ci fu un’altra lezione poi finalmente suonò la campanella della ricreazione. La tensione di quell’aula era alle stelle.

“Se non vi avessimo fermate credo che avresti potuto ucciderla!” disse Tetsuya tra il divertimento e la perplessità

“Infatti non dovevate fermarmi, ce la saremmo levata di torno!”

“Dai su, almeno sappiamo che c’è sempre qualcuno che sta peggio di noi!” esclamò Kyon decisamente divertita

“Però prima di prendere a pugni qualcuno potresti evitare di farti vedere da altri professori?”

“Senti Riya, quando ho iniziato la professoressa non c’era!” asserì stizzita la riccia.

Non conclusero il discorso che si avvicinò Ryosuke totalmente divertito.

“Sapevo che questa classe non mi avrebbe deluso. Eh lo dicevo che avremmo avuto una gattina in classe, Nekoi, le sai proprio tirar fuori bene le unghie!”

“Vuoi che ti graffi la faccia o preferisci un calcio sulle palle?” chiese Kumiko col sorriso, ma quella frase non fece altro che alimentare il diletto del biondo che rise.

“Sei veramente sexy…” le fece l’occhiolino e con gli altri uscirono dalla classe, probabilmente per andare a fumare.

“COME OSI!?!?” Kiku dovette afferrare il braccio dell’amica per impedirle di andare a picchiarlo, e per tutta la durata della ricreazione non fece che ripetere frasi del tipo “ma come si permette?” “lo uccido!” “ah ma se mi rivolge la parola lo distruggo!”.

Anche Daiki si era unito a loro, che non smetteva di fissare Kiku.

“Sai cosa ti ci vorrebbe?” le chiese dolcemente

“Cosa?”
“Una bella tinta ai capelli! Rossi, magari…”

Kiku non fece in tempo a rispondere che le altre lo fecero per lei, e per la prima volta sembravano concordare con le parole del ragazzo che non andava loro tanto a genio. Erano totalmente d’accordo con lui.

“Oh sì Kiku, ti prego! Fatti la tinta!” disse Kumiko

“Va bene! Credo che sia un’ottima idea!” rise a quel pensiero, e rise ancora di più perché Daiki le disse che gliela avrebbe fatta lui senza discussioni, dandole appuntamento a casa sua per l’indomani pomeriggio.

Suonò la campanella e ripresero le lezioni, il tempo passò velocemente e poco dopo erano già fuori dalla scuola. Le ragazze uscirono per ultime, dando un’occhiata ai turni di pulizia, sicure che sarebbero state le uniche a presentarsi per pulire; inoltre trovarono ulteriormente ritardo nel professor Hinata che si fermò per dare un fogliettino con gli orari in cui la ragazza avrebbe dovuto tenere le ripetizioni.

“Ah ottimo… ogni giovedì pomeriggio sarò rinchiusa qui…” le ragazze cercarono di rincuorarla, ma non ci misero molto. Kiku era già pronta a scherzare e a dire qualche stupidata della sue.

Kiku era la più bassa tra le sue amiche, aveva i capelli lisci e corti di color castano chiaro, era l’unica tra di loro che portava la frangetta (Kumiko aveva un ciuffo laterale). Il suo viso era rotondo, gli occhi, anch’essi rotondi, erano la cosa che più le piaceva di lei, il loro colore era particolarmente insolito, grigi, e cambiavano colore in base al suo umore, grigio scuro, quando il suo morale era sotto le scarpe, e celeste chiaro, quando era felice e spensierata. I suoi occhi dicevano più di lei di quanto non facesse lei stessa. Aveva anche delle labbra carnose. Ma ben poco di orientale, aveva preso molto dalla madre, che era di origini inglesi. Non era magra, ma le sue forme compensavano bene il suo fisico, aveva un seno parecchio grande, e non di rado le amiche la prendevano in giro chiamandola “latteria industriale”, ma lei non si offendeva, anzi, era la prima a dirselo. Per fortuna però non era l’unica, perché anche Kyon in quanto a seno non scherzava.

 

Nel momento in cui varcarono il cancello della scuola e svoltavano l’angolo si ritrovarono di fronte ad una scena a dir poco vergognosa. Tre ragazzi erano riversi nel prendere a calci un ragazzo ormai disteso per terra, li riconobbero subito come Ichiro, Takeru e Ryosuke. Anche Yasushi era lì con loro ma era in disparte e osservava la scena con sguardo vacuo.

Rimasero tutti molto scossi, tranne Tetsuya, che alzò gli occhi al cielo facendo capire che non era la prima volta che assisteva a scene simili.

Nessuno fece nulla, e neanche Veronica, che era solita intervenire in cose simile, disse nulla. Ma Kiku no, non riusciva a sopportare una cosa del genere. Buttò la borsa a terra e corse verso di loro, le amiche neanche si accorsero del suo scatto, e non appena si avvicinò prese il primo per spalle e lo spinse via mettendosi sopra il ragazzo inerme, prendendosi anche un calcio sulla spalla. I ragazzi si fermarono allibiti e lei, tremante di rabbia alzò lo sguardo verso di loro, e tutta la dolcezza del suo volto sparì all’istante.

“COME OSATE? COME OSATE PRENDERVELA IN TRE CONTRO UNO?” tutti gli altri si avvicinarono preoccupati per cosa sarebbe potuto succedere se i ragazzi avessero deciso di prendersela con lei.

“SIETE DEI VILI! MOSTRI! NEANCHE IL PEGGIOR DEI CANI OSEREBBE PRENDERSELA COSI’ CON QUALCUNO!” sbraitò e il suo sguardo si pose su quello di Takeru, che solo allora notò la ragazza, ma nulla lo colpì quanto i suoi occhi.

Le ragazze si misero attorno a lei e anche Tetsuya e Daiki si pararono di fronte a quei tipi.

“Che noiosi…” asserì Ichiro

“Andiamocene, hanno tolto tutto il divertimento!” continuò il biondo con un’espressione delusa sul viso.

Ma Takeru continuò a guardare la ragazza dritto negli occhi, come se avesse perso una sfida se avesse ceduto, ma poi scocciato, si girò e se ne andò con gli altri.

Kiku girò il ragazzo, e quando lo vide ebbe un tuffo al cuore, e non solo lei, anche Kumiko.

“YOSHIKI!” gridò con le lacrime agli occhi. Era un loro amico di vecchia data, molto più grande di loro.

Il ragazzo riprese conoscenza e quasi si vergognò di essere visto così.

“Dobbiamo portarlo subito in ospedale!” disse Kumi spaventata, e gli altri furono prontamente d’accordo. Aiutarono il ragazzo ad alzarsi ma subito si tolse dalla loro presa, il suo naso era andato e non faceva altro che perdere sangue.

“Lasciate stare…”

“Non permetterò che la passino liscia!”

“Kiku, per favore, lascia stare...” continuò lui, e tutti lo guardarono sbalorditi.

“Ma sei forse impazzito?” chiese la mora fuori di sé dalla rabbia

“Dobbiamo portarti in ospedale!” disse dolcemente Riya, che pur non conoscendolo di persona aveva già visto il ragazzo, ma lui non ne volle sapere e si aprì un varco tra quella cerchia che lo stava soccorrendo.

“Non immischiatevi in queste faccende. E’ chiaro? NON SCHERZO!” con qualche difficoltà si allontanò ma Kiku lo afferrò per il braccio, e lui prontamente si liberò della presa, prima che lei potesse dire altro la guardò con occhi severi.

“Non immischiarti Kiku. Per favore!”

“Non puoi chiedermi una cosa simile... lascia almeno che ti accompagni a casa e che ti curi.” a quelle parole lui le diede un buffetto sulla fronte.

“Non preoccuparti, davvero, diciamo che me la sono cercata!” Kiku non fece in tempo a chiedere o a replicare che lui salì sul suo motorino e partì, lasciandola lì senza parole, per tutto.

Kumiko le si avvicinò e la guardò dritta negli occhi.

“Ha ragione lui… lasciamo perdere…” fece un cenno agli altri di avviarsi ma Kiku, aveva la testa altrove.

Non poteva non pensarci.

TO BE CONTINUED....

Salve a tutti sono Mas Blind, e questa è la primissima volta che pubblico su EFP. Al dire il vero sono parecchio in tensione per questo.

Diciamo che questo primo capitolo è piuttosto corto, avevo inserito anche il continuo che ho deciso metterò direttamente in quello che per voi sarà il secondo capitolo. Spero che queste poche pagine vi abbiano interessato, vi prego di farmi sapere con un commento. Accetto qualsiasi tipo di critica costruttiva. Grazie per aver letto. :)

1“Neko” in giapponese significa “gatto”, il ragazzo fa un gioco di parole con il cognome di Kumiko.

2Esiste un kanji per “Shinku” che significa per l'appunto “crisantemo rosso”.

   
 
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