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Autore: Nico_Tina    01/02/2015    4 recensioni
Spoiler Allegiant.
Veloce one shot in cui Tobias rivede Tris dopo anni. Buona lettura :)
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Four/Quattro (Tobias), Tris
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Quattro. Quattro paure. Il mio nome è quasi un marchio che mi resterà nell’anima per sempre. Quattro è il ragazzo che ero prima, colui che è entrato negli Intrepidi per scappare dalla violenza di suo padre, dall’oppressione della sua ex Fazione. Quattro è il ragazzo che si è innamorato di Tris, colei che ha cambiato la sua vita, ma che adesso non c’è più. Tris non c’è più, Beatrice nemmeno. Quattro è ormai il ricordo di una vita in frantumi, di una persona coraggiosa che combatteva e credeva in qualcosa, che si sarebbe sacrificato per chi amava.

 Tobias è una persona diversa, colui che può considerarsi libero. Una persona che può vivere senza freni, senza sentirsi oppressi in una società in cui la scelta è solo un’illusione, Tobias è una persona che può avere tutto ma che non ha nulla dopo aver perso la battaglia più importante.
Tobias è colui che non riesce a liberarsi del ricordo di una persona ormai scomparsa, persa nei ricordi più bui, impossibile da ritrovare.
Spesso cerco di ricordare il suo viso. Cerco di ricordare il colore dei suoi occhi, l’odore dei suoi capelli, il suono della sua voce, l’espressione quando era tesa, un attimo prima di sparare al bersaglio. Cerco di ricordare il calore delle sue mani tra le mie e il battito del suo cuore che quasi riuscivo a sentire quando la stringevo a me. Spero di ricordare gli attimi passati insieme, le giornate di allenamento, gli sguardi delle prime volte, la sensazione che mi faceva provare quando mi dimostrava di essere più di ciò che sembrava.


Ma non ci riesco.

Ho dimenticato il colore della sua pelle, la forma del suo viso, il calore delle sue mani e la sua espressione quando mi guardava. Ogni volta che provo a ricordare, il cuore mi si stringe in una morsa, il rimpianto di non aver fatto abbastanza, la rabbia verso di lei di non aver dato a se stessa più tempo da vivere insieme a me.
Una parte di me la ama ancora, anzi la amerà per sempre, ma un’altra parte di me è arrabbiato da impazzire, perché il suo coraggio si è trasformato in egoismo quando ha scelto di lasciare la sua vita.
Vorrei stringerla ancora una volta a me, vorrei ancora una volta vedere il suo sorriso, toccare le sue labbra, vedere i suoi tatuaggi che erano il simbolo della nostra vecchia vita. Ma non posso. Anzi, non realmente. Sono anni ormai che vivo nell’angoscia, straziato da un dolore sordo. Sono freddo e distaccato dalla realtà, vago senza una meta da città in città, fuori dalla recinzione che mi aveva intrappolato, scoprendo il mondo al di fuori delle fazioni.
Sto per fare una cosa a cui sto pensando da anni ormai, da quando ho lasciato questo posto senza guardarmi indietro.

Quando arrivo nel vecchio quartiere degli Intrepidi mi sento come se fossi tornato a casa. Gli edifici sono in rovina, alcuni non esistono nemmeno più, ma quello che mi aspetta al di sotto, sotto il palazzo di vetro sono gli anni che mi sono lasciato alle spalle, dove Tobias è ancora Quattro.
Mi faccio largo tra le rovine e quando arrivo al centro del quartier generale mi sento ringiovanito e pronto a tornare alla vita che una volta faceva parte di me. Non avrei mai pensato di ritornare qui, non avrei mai pensato di averlo rifatto davvero, di tornare ad affrontare le mie paure ancora una volta, nei panni di Quattro.
Cammino spedito senza pensare a dove andare, la mappa di questo posto mi si è impressa nella memoria e non la dimenticherò mai più. Se dovrò affrontare le mie paure avrò bisogno del siero, il liquido che ho tanto odiato ma di cui adesso ho tanto bisogno per rivederla. Perché so che lei è lì, nelle mie paure, nella mia testa, nel mio cuore.
Raggiungo il luogo in cui so per certo che la guerra tra Fazioni non ha potuto distruggere, il luogo che solo io e pochi altri conoscevamo, dove c’è ancora di certo una riserva di siero per i test, quello di cui ho bisogno per rivedere le mie paure. Veloce scavo nel punto in cui avevo lasciato le cassette piene di capsule di vetro e di siringhe sterili. Quando me ne andai il mio pensiero tornò qui, il mio segreto rimane ancora sotto questi resti di pietra e vetro, il mio passato è ancora qui. Apro una delle casse e le capsule di vetro scintillano sotto la luce della mia torcia. Voglio farlo, ancora una volta, devo. Quante saranno adesso le mie paure? Quattro o più?
Cerco una siringa, la riempio di siero e mi allontano di qualche metro trattenendo il respiro.
Cerco un posto dove posso muovermi e mi prendo qualche secondo per calmare il respiro, poi senza esitare mi infilo l’ago nel collo e spingo lo stantuffo. Mi ci vuole qualche attimo per sprofondare nel buio più assoluto.
Due braccia mi stringono il torace, da dietro, e una testa colpisce le mie spalle. Una fitta improvvisa mi attraversa il petto, ma non è dolore vero e proprio, è solo la conseguenza di una sensazione che ho provato altre volte. Conosco bene la pressione che solo lei può esercitare sul mio corpo.
“Per favore non andartene” dice la sua voce. Quando il suono delle sue parole mi arrivano alle orecchie è inevitabile, mi getto a terra, con le gambe incapaci di reggersi e le lacrime che mi scorrono sul viso. Mi scappa una urlo di dolore, con il petto che sembra che stia per scoppiare.
Una mano mi accarezza la spalla e io mi giro. Voglio vederla, voglio ancora stare con lei.
E così la vedo. Pian piano compare una luce e i sui tratti si fanno sempre più nitidi, le linee del suo volto più concrete, il suo sguardo più profondo. I suoi occhi grandi mi guardano e io d’un tratto mi ricordo tutto di lei, nella mia memoria ricompare nitida e reale. Mi serviva solo una spolverata per portarla a galla, solo un siero per riattivare la parte del cervello che immagazzina i ricordi. Le prendo il viso tra le mani e la bacio, cerco di sentire il suo odore ma non c’è. Solo le sue labbra sono rimaste le stesse, i nostri corpi sono gli stessi, in perfetta armonia, appartengono l’uno all’altra.
“Ti amo ancora, ti prego portami con te” dico tra le lacrime poggiando la mia fronte alla sua.
“Non posso, non sono reale” dice lei facendomi un sorriso compassionevole.
La guardo e mi rendo conto che non è davvero lei, ma un ricordo che sta rivivendo grazie a un siero, un’immagine nella mia mente, una paura che devo superare.
Tris mi accarezza una guancia poi mi abbraccia, mette il viso nell’incavo del mio collo come faceva spesso e per un attimo restiamo così. Poi sento una sua mano mettersi tra di noi e uno sparo, forte, contro il mio torace. Tris perde forza tra le mie braccia e io la sorreggo, stretta a me, per non lasciarla ancora una volta.
“No ti prego no! No!” urlo nel suo orecchio ma ormai sta diventando sempre più leggera, sempre più invisibile. “Perché lo hai fatto!?”.
Le sorreggo la testa e la stendo sulle mie gambe mentre sta diventando un’ombra. Lei mi guarda per l’ultima volta e sussurra “Perdonami Tobias, ti amo” e poi scompare, lasciandomi le mani insanguinate.
Mi batto il petto cercando un appiglio a cui aggrapparmi, sento la realtà cadermi addosso, la polvere sotto le mani e il viso contro la pietra. La simulazione è già finita. La mia paura è solo una adesso. Non ci sono scatole che mi opprimono o palazzi da cui saltare. C’è solo un’unica paura dentro di me, vedere Tris morire tra le mie braccia e io non posso salvarla.
Cerco di aprire gli occhi e di guardarmi intorno e in quel momento capisco una cosa: questa mia paura è la mia unica debolezza, ma mi arrenderò ad essa. Vedrò ancora migliaia di volte morire Tris tra le mie braccia e proverò ancora migliaia di volte questa sensazione di vuoto, ma lo farò ancora, finchè avrò il siero, perché questo è l’unico modo in cui posso vederla.





*Spero vi piaccia. L'ho scritta molto velocemente senza pensarci molto. So che qualcosa non è congruente con la storia ma mi piaceva l'dea di Tobias che si rifugia in un ricordo per vedere Tris. 
Grazie per aver letto la mia fanfiction :)
Tina*
   
 
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