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Autore: Flygirl14    01/02/2015    1 recensioni
Seguito di 'Cinque giorni per farti innamorare'
Un nuovo caso attende Gibbs e la sua squadra, nuove sfide attenderanno Tony e Ziva.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anthony DiNozzo, Un po' tutti, Ziva David
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'The Story of My Life'
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We might fall

 
 
- Ah febbraio! Freddo e neve, che cosa si può desiderare di più?-
- Che tu stessi zitto, DiNozzo...-
- David, quanto siamo irritati questa mattina, dormito male stanotte?-
- Avrei volentieri dormito...-
- Ah, la mettiamo così?- le disse l'uomo sorridendole sensualmente.
- David, DiNozzo, muovetevi, il cadavere...-
- Capo, ma lui ha tutto il tempo del mondo...-
- Io no, Tony!- dopo aver ricevuto un'occhiata gelida da parte del loro capo i due agenti, che fino a quel momento erano rimasti a fotografare il retro della casa, entrarono per fare schizzi e catalogazioni.
McGee stava già raccogliendo i reperti rinvenuti vicino al cadavere, mentre il dottor Mallard e Palmer stavano spostando il corpo.
Ziva fotografava la camera da letto, quando Tony le comparve alle spalle.
- Buongiorno, occhioni belli...- le disse baciandole il collo.
- Tony, siamo al lavoro, lo sai cosa ha detto Gibbs!- ribattè la donna, alquanto compiaciuta però del gesto del collega.
- Nessuna effusione...- le rispose divertito Tony, cercando di approfondire quel contatto. Si baciarono dolcemente prima di staccarsi, essendo stati colpiti da uno scappellotto.
- Ehm, abbiamo finito capo...-
- Lo so, prendete le vostre cose, si torna in centrale- disse prima di ritirarsi in corridoio. Il viaggio di ritorno fu secondo copione. Tony trattenne a stento la colazione nello stomaco, e McGee cercava di reggersi nel retro del furgone.
Gibbs d'altro canto se ne stava seduto, impassibile, sorridendo impercettibilmente, mentre l'israeliana guidava.


- Ziva, perché tutte le volte il capo ti fa guidare?-
- Sta zitto, Tony, lavora piuttosto...-
- Ah tanto il capo è dal direttore, ci impiegherà...- il giovane rimase immobile, guardando i suoi colleghi. Non ci fu bisogno di aggiungere altro. Ricevette il solito scappellotto e si preparò alla domanda.
- Che cosa abbiamo?- disse con voce profonda Gibbs
- Tenente Alan Miller, ventotto anni, sposato da due con Sonia Miller, nessun figlio, avvocato all'ufficio legale del JAG di Washington, fedina immacolata-
- Ziva?-
- Nessun movimento insolito sulle carte di credito, solo un prelievo bancario di mille dollari venerdì scorso...-
- McGee?-
- Capo?- I due agenti guardarono il collega, sorridendo.
- McGee che cosa sai?- ripetè Gibbs, fissandolo intensamente.
- Ah, giusto capo, il suo cellulare si è agganciato ai ripetitori vicino alla Union Station...-
- Che cosa ci faceva un giovane tenente a più di dieci kilometri da casa?- chiese Ziva - Probabilmente si sarà incontrato con qualcuno...- disse McGee.
- Tony, McGee andate a parlare con la moglie, Ziva tu vai al pentagono, parla con il suo superiore-
Alle parole del capo i tre agenti presero i loro zaini, le pistole dal primo cassetto e uno dopo l'altro si infilarono in ascensore.


Nell'obitorio dell'NCIS il dottor Mallard stava eseguendo l'autopsia sul cadavere del povero tenente Miller.
- Non ho ancora tutte le risposte che cerchi, Jethro...- affermò deciso l'anatomopatologo.
- Indicativamente?-
- È morto tra le quattro e le sei di questa mattina, tre colpi, tutti al cuore...- disse
- O l'assassino ha avuto fortuna...- Aggiunge inoltre Ducky
- O sapeva come maneggiare un'arma!- finì Gibbs avviandosi verso l'ascensore.



- Allora?-
- Allora cosa, McImpiccione...-
- Come fai a sapere che sono un impiccione se non ti ho ancora fatto una domanda!-
- Cavolo, mi hai fregato...- disse Tony, alzando una mano a pugno.
- Come va?- continuò Timothy
- Bene...- Tony rimase sul vago.
- Nove mesi-
- Già...-
- Che cosa hai detto pivello?- chiese Tony inchiodando con la macchina.
- Che diamine. Ho detto " nove mesi"...-
- Mi sono dimenticato completamente del ristorante, non ci saranno più posti!-
- Ti vedo in difficoltà, collega...- disse Tim battendogli una mano sulla spalla.
- Ehi, manteniamo le distanze, sono l'agente anziano adesso!-
- Scusa, Tony...- disse McGee ritraendo la mano, ma senza riuscire a smettere di ridere. Tony si era dimenticato di prenotare e sapevano tutti quello che Ziva avrebbe potuto fargli. Ripresero il viaggio e venti minuti dopo arrivarono a casa della madre di Sonia.
- Dici che è già stata avvertita dalla polizia?- chiese il pivello, estraendo il distintivo.
- McGee, non si è mai abbastanza pronti per una cosa di questo tipo...-
DiNozzo bussò alla porta, attendendo che qualcuno venisse ad aprire. Si presentò qualche secondo più tardi una giovane donna, una ragazza quasi. I capelli legati in una lunga treccia scura, che ricadeva sulla spalla. Gli occhi gonfi.
- Buongiorno signora Miller, siamo l'agente DiNozzo e McGee...-
- Salve, prego entrate, mia madre è uscita, tornerà a breve-
- Ci dispiace molto per la sua perdita- intervenne McGee non appena la donna ebbe chiuso la porta di casa alle loro spalle.
- Grazie, posso offrirvi una tazza di tè?-
- No, vorremmo solo farle alcune domande...-
- Si, prego, accomodatevi in salotto...-
- Quando ha visto per l'ultima volta suo marito?-
- Ieri sera, saranno state le sette. Dovevo iniziare il turno al bar in centro: The Italian Coffee...-
- Non ha notato nulla di strano, suo marito era nervoso?-
- No!- la donna alzò la voce, per poi scusarsi subito con i sue agenti, prima di asciugarsi le lacrime.
- Mi capitava di fare i turni notturni. Di solito evitavo di guidare e mi fermavo da Angie, è la mia collega. Questa notte sono stata da lei. Se solo fossi stata a casa...- McGee le mise una mano sulla spalla.
- Probabilmente avrebbe ucciso anche lei...-
- Al lavoro le aveva detto se ci fossero stati dei problemi?-
- Non che io sappia, era un buon ufficiale, laureato alla Duke con il massimo dei voti, un avvocato, un semplice avvocato della Marina...-
- Una nostra collega sta andando a parlare con il suo capo, sa se con lui avesse dei rapporti difficili?-
- Il capitano Ross era la persona più gentile che io abbia mai conosciuto. Ha preso Alan sotto la sua ala protettrice. È addirittura venuto al nostro matrimonio-
- Signora Miller, il cellulare di suo marito si è collegato ad un ripetitore vicino alla stazione centrale, sa per caso cosa ci facesse da quelle parti?-
- Lui, sarà andato ad un bar, non è ho idea, è tutto così confuso...-
Sentirono la porta d'ingresso aprirsi e si voltarono tutti e tre.
- Agenti, questa è mia madre...-
Una donna alta e piuttosto bella, nonostante la cinquantina entrò appoggiano le borse della spesa.
- Buon giorno, Lara Richard, sono la madre di Sonia-
- Non ci tratterremo a lungo, volevamo solo parlare con sua figlia. Buona giornata...-
Si avviarono verso la porta, sorridendo alle due donne.
- È suo padre questo in foto?- chiese Tony, indicando una cornice sul mobiletto d'ingresso.
- Sì, mio marito è venuto a mancare due anni fa...-
- Papà ha sempre amato la caccia...- rispose la figlia riferendosi alla divisa indossata dal padre nella cornice.
- Grazie per il vostro tempo, per qualsiasi cosa chiamate...-
Uscirono dalla casa e salendo in macchina decisero di fermarsi a prendere i panini per il pranzo.



Ziva stava salendo le scale del Jag, guidata da una biondina in divisa che la stava irritando non poco, ancheggiando vistosamente tutte le volte che un marine le passava di fianco.
- Eccoci arrivati, il capitano Ross la sta aspettando!- disse la giovane con voce stridula.
- Agente David, mi avevano avvertito del suo arrivo, prego, si accomodi-
Un uomo alto, sulla quarantina, forse più verso i cinquanta accolse Ziva nel suo ufficio. La donna constatò che non fosse per nulla un brutt'uomo, anzi. Gettò l'occhio alla mano sinistra: era sposato. Ma che pensieri si metteva in testa, lei aveva già il suo ufficiale gentiluomo, l'agente speciale Anthony DiNozzo che questa sera l'avrebbe portata in un lussuoso ristorante a festeggiare.
- Credo sappia il motivo per cui mi trovo qui, capitano-
- La morte di un membro del mio staff è stata un brutto colpo, Alan era con noi da tre anni, un ragazzo d'oro, povera Sonia, deve essere distrutta!-
- Sa per caso se ci fossero stati problemi con i colleghi?
- No, Alan era amato da tutti...-
- Casi particolari a cui avesse indagato negli ultimi mesi?-
- No, solo casi di insubordinazione. Di questi tempi la gente fa causa per tutto...-
Mentre il capitano parlava l'agente si guardava intorno per cercare di inquadrare meglio il capo della vittima.
- Ho notato che ci sono molte foto di lei e questa donna. Suppongo sia sua moglie...-
- Sì, Clara ed io ci siamo sposati cinque anni fa...-
- È...- Ziva cercava delle parole adatte.
- Sì, lei ha dieci anni in meno di me. Ma non ho potuto farci nulla, è stato amore a prima vista...-
- È una donna fortunata...- si guardarono un momento prima di stringersi la mano e separarsi. La donna mandò un messaggio a Tony dicendo che stava tornando in ufficio. Salì in macchina e con la sua solita grazia sfrecciò verso la sede.



- Non abbiamo niente!-
Sbattè lo zaino ai piedi della sua scrivania. Si sedette sbuffando e attese che i tre uomini attorno a lei parlassero.
- Ziva?-
- Gibbs, sono stanca. Il capitano non ha saputo dirmi niente di utile, era un bravo ragazzo, lavorava sodo e non si era cacciato in nessun guaio-
- Stessa cosa la moglie, capo...- disse Tony mentre alzandosi allungava a Ziva il suo pasto.
- McGee qualcuno sa darmi una spiegazione per il cellulare?-
- No, capo, la moglie non sapeva darci una spiegazione...- rispose l'informatico prima di azzannare con gusto il suo doppio cheeseburger.
- DiNozzo!-
- S…gn…re...- Tony deglutì.
- Sì, capo?-
- Abby voleva vederti...- poi sorridendo si avviò verso l'ufficio del direttore.
L'agente molto speciale si diresse quindi verso l'ascensore, mentre gli altri due finivano il proprio pranzo.


- Abs, eccomi, il tuo agente preferito a servizio!-
- Tony, Tony, Tony... Allora?- chiese la giovane guardandolo fisso
- Allora cosa, anche McGee oggi continuava con questo allora!-
- Anthony DiNozzo Junior ti sei dimenticato di prenotare il ristorante!- disse puntandogli un dito sul petto.
- Ma che sciocchezze dici...- iniziò Tony, ridacchiando, poi guardando Abby cambiò espressione e il terrore si dipinse sul suo volto.
- Sì, mi sono dimenticato, dimmi che mi puoi aiutare!- la implorò, quasi.
- Vediamo cosa posso fare... Ho un'amica che lavora al Moon, magari può trovarvi un tavolo...-
- Come fai ad avere un'amica che lavora lì, è un ristorante da sogno...ok, scherzavo...mandami un messaggio se riesci... Ti adoro!- la abbracciò sinceramente e riprese l'ascensore per tornare in ufficio.



Il pomeriggio passò piuttosto in fretta. Dovettero catalogare e selezionare le varie prove del caso. Tra una chiacchiera e l'altra non si mossero molto dalle loro scrivanie, se non per un caffè. Tony e Ziva accidentalmente si trovarono in bagno, quello degli uomini ovviamente, e nessuno li vide per venti minuti buoni e Gibbs, che sapeva del loro giorno, decise di chiudere un occhio.
Alle sei e mezzo era quasi tutto deserto. Ziva stava finendo di scrivere, McGee era da Vance insieme a Gibbs e Tony dormicchiava sulla poltrona, con la testa reclinata indietro quando il suo cellulare vibrò. All'inizio la collega rimase al suo posto, ma poi, curiosa, decise di dare una sbirciatina.
" The Moon confermato alle otto per due... Divertitevi, Abs". Un sorriso si dipinse in faccia. Evitò di aprire il messaggio per non insospettire Tony, fortunatamente era abbastanza breve e si poteva leggere completamente dalla notifica. Si avvicinò al suo ragazzo e lo chiamò
- Tony, ehi...- gli lasciò un bacio dolce sulle labbra, sperando che Gibbs non comparisse in quel preciso istante.
- Occhioni belli, che ore sono?-
- Le sei e mezzo, tra poco andiamo a casa...-
- Lui la fece sedere sulle sue ginocchia e si coccolarono per qualche minuto. Quando sentirono i passi del capo, si ricomposero.
- David, DiNozzo, andate a casa, per oggi non c'è più nulla da fare...-
I due salutarono e veloci partirono alla volta della macchina. Tony prese il cellulare e lesse il messaggio, ringrazio quell'angelo custode di Abby e prendendo per mano Ziva si preparò alla serata.


Si stava raccogliendo i capelli con quel fermaglio che per molto tempo ero appartenuto a sua madre. Uno di quei pochi ricordi felici del passato. Raccolse un piccolo ciuffo sulla sinistra, lo portò leggermente sopra l'orecchio e fece scorrere i denti del ferma capelli. Le perle risaltavano particolarmente su quel colore così scuro. Si sistemò il vestito, si passò un filo di rossetto e preso il soprabito raggiunse di sotto il suo uomo.
Tony era appoggiato alla macchina, fissando l'ingresso di casa, nella speranza di veder uscire la sua Ziva. Quando finalmente la donna si presentò, restò a bocca aperta. " ed ha ancora la giacca" pensò scuotendo vistosamente la testa.
- Ehi...-
- Ehi a te...- gli disse prima di baciarlo piano.
- Dove mi porti?-
- In un posto che sono sicuro ti piacerà... Vieni sali...-
Non convivevano ancora ufficialmente, anche se ogni sera dopo il lavoro casa di Tony era diventata la meta preferita. Nove mesi prima, dopo quella vacanza negli Hampton, dopo essersi dichiarati amore reciproco, avevano iniziato una relazione. E per entrambi non c'era mai stato nulla di più bello, forse complice il fatto che si conoscessero da più di sei anni. Arrivati al ristorante, l'uomo da cavaliere le aprì la portiera e la scortò dentro. Le sfilò il soprabito, per consegnarlo al cameriere.
Le sue mani sfioravano le braccia della donna, ricoperte interamente di pizzo. Respirò un paio di volte prima di sorriderle e condurla la tavolo. Ziva era una bellissima donna, ma gioielli e trucco non erano mai stati il suo outfit preferito. Lei era per i pantaloni larghi e la sua collanina, nulla più. E ora, trovarsela davanti con del pizzo che lasciava intravedere solo quello che voleva lasciar intravedere, lo spiazzava. Mangiarono, guardandosi, studiandosi e intrecciando le loro dita, nove mesi erano lunghi, ma per loro, Tony e Ziva, ogni giorno era qualcosa di nuovo e di inaspettatamente meraviglioso.
- È bellissimo...- disse ad un certo punto la donna, guardando profondamente il suo cavaliere.
- Volevo che tu fossi felice-
- Lo sono sempre, mi basta averti qui...-
- Ziva, io, insomma sono nove mesi che stiamo insieme e ...-
- Desiderate altro?- il cameriere si avvicinò alla coppia, i due gentilmente chiesero il conto e poco dopo si stavano infilando le giacche. Il viaggio di ritorno fu piuttosto silenzioso. Lei gli teneva la mano e arrivarono a casa. Saliti in casa non ci fu spazio per i discorsi, per i pensieri, per le parole mancate. Era già scoccata la mezzanotte, per poche ore sarebbero stati solo Tony e Ziva, l'uno nelle braccia dell'altra, si sarebbero amati a modo loro e sarebbe bastato. Per una notte avrebbero potuto chiudere il mondo fuori dalla porta. Per una notte avrebbero potuto.


- Capo, ho recuperato un altro numero...- urlò il pivello, non appena Jethro spuntò dall'ascensore. - Fa' vedere...-
- Non riuscivamo a spiegarci il perché della stazione centrale, beh ora io ho un motivo...-
- McGee... Il giovane agente batté frenetico le dita sulla tastiera e poco dopo un'immagine comparve sullo schermo.
- Il numero appartiene a una certa...-
- Clara Ross!- Gibbs e Tim si voltarono trovandosi Tony e Ziva appena arrivati. Era stata la donna a parlare. Gibbs la guardò con fare interrogativo nella speranza che continuasse a parlare.
- E tu lo sai perché?- disse accennando alla foto sulla tv al plasma.
- È la moglie del capitano Edward Ross, il capo di Miller- concluse la ragazza.
- Ecco perché era a Union Station, aveva una relazione con la moglie del suo capo, e scommetto quello che volete che il capitano lo sapesse...- finì DiNozzo.
- Tony, Ziva andate a parlare con il nostro avvocato, McGee convoca la moglie di Ross, faremo due chiacchiere-
- Agli ordini, capo!-


Salivano le scale due alla volta. Ignorarono le grida stridule di quella bionda ossigenata della segretaria e in meno di due minuti erano nell'ufficio di Ross.
- Ci ha mentito!- disse Ziva, quasi arrabbiata con quell'uomo.
- Lo so...-
- Iniziamo bene, Ziva, mettiti comoda, il capitano ha deciso di renderci le cose più semplici!- ironizzò DiNozzo, guardando però severo l'accusato.
- Perché?-
- Cosa avrei dovuto dirvi, che l'uomo che è stato ucciso si portava a letto mia moglie?-
- Magari...- scherzò di nuovo Tony.
- Senta, agente, come reagirebbe se qualcuno portasse a letto la sua ragazza?-
- Mi vuole dire che lo ha ucciso?-
- Certo che no! L'ho convocato in ufficio. Gli ho detto di essere a conoscenza della cosa. Mi ha giurato che avrebbe troncato la relazione. Per un po' non si sono visti, ma l'altra sera...-
-L'altra sera?- lo incalzò Ziva.
- Clara mi aveva detto che sarebbe uscita a bere qualcosa con le amiche. Non le ho creduto e l'ho seguita. Si è vista con lui, in un motel vicino alla Stazione Centrale.-
- Doveva essere molto arrabbiato!- iniziò l'agente anziano.
- Arrabbiato, ero furioso...-
- Immagino...-
- No, lei non immagina, se mi fosse capitato davanti lo avrei...-si interruppe, massaggiandosi le tempie.
- Non l'ho ucciso io. Credetemi...-
- Le dovremmo credere perché ci sta simpatico?-
- Agente DiNozzo, giusto? Le telecamere intorno alla mia proprietà potranno confermarlo sono rimasto a casa tutta la sera. Sono uscito solo alle sette per venire in ufficio-
- Ci dia l'indirizzo, andremo a verificare...-
Uscirono dallo studio, pieni di dubbi.
- Credi che sia stato lui?- Chiese la donna.
- Nah troppo semplice, nemmeno 'Delitto Passionale', film del '94, fantastico per giunta, è così scontato...
- Speriamo che Gibbs abbia più fortuna-


- Sa perché è qui signora Ross?-
- No, agente ...-
- Per lui...- le mostrò la foto del tavolo autoptico sul quale c'era Alan Miller.
- O Dio...- la donna allontanò con la mano la fotografia.
- Lo conosce? Domanda inutile: dalla sua reazione credo proprio di sì...-
- Che cosa, che cosa gli è successo?-
- L'hanno ammazzato...- rispose con tranquillità Gibbs, fissandola con quegli occhi color del ghiaccio.
- Credete che sia stata io?- chiese tremante la donna.
- Dovremmo sospettare di lei? Dove si trovava due giorni fa tra le quattro e le sei di mattina?-
- A casa, sono rientrata verso le due, dopo...-
- Dopo che aveva passato la notte con il tenete?-
- Sì...- disse scuotendo la testa.
- Qualcuno può confermarlo?-
- Mio marito era in casa e l'allarme attivato è rimasto tale fino alle sette, quando è uscito Edward...-
- Suo marito sapeva della vostra relazione...-
- Non credo...-
- No, no, non era una domanda signora Ross. Suo marito era a conoscenza...-
- Non è stato lui, non il mio Edward...-
Sentì bussare al vetro. La sua mandibola si irrigidì ma pensò dovette essere urgente. Si alzò, lasciando la donna tra le lacrime, seduta in mezzo alla sala.
- Che c'è?-
- Capo, abbiamo parlato con il capitano, era a conoscenza della relazione...-
- Avete interrotto per questo?- chiese con gli occhi velati da un pizzico di rabbia.
- No, capo lui...-
- Parla DiNozzo...-
- Il suo alibi è confermato, era a casa a quell'ora e...-
- E?- chiese Gibbs oramai spazientito dai suoi agenti.
- E anche la moglie!-
Il capo sbattè le carte sul tavolo e guardando di sfuggita la donna oltre il vetro uscì
- Rilasciatela...- furono le parole che sentirono i due agenti.
- Sembra arrabbiato...-
- Dici Tony, non abbiamo nulla...-




- Abby, non riesco ad accedere a questo livello di decodifica-
- Livello sette, è una cosa da pivelli...-
- Ho provato a copiare e sovrapporre le chiavi di accesso, ho tentato...-
- Abby!-
- Gibbs, non mi aspettavo il tuo arrivo...- disse la scienziata sorridente.
- Che cosa fai qui McGee?- chiese nervoso.
- Ehm, aiutavo Abby per un caso...-
- Smettetela è cercate qualsiasi persona, luogo o evento che possa essere ricollegato al tenente, non abbiamo nulla...-
- Ma capo il capitano Ross?-
- Innocente, come la moglie!-
- Capito...- mentre il marine usciva i due si voltarono e all'unisono iniziarono a passare in rassegna i tabulati e i documenti relativi alla vittima.


Tony e Ziva erano seduti alle loro scrivanie. Ogni tanto alzavano lo sguardo verso Gibbs che picchiava il computer quando non funzionava o rispondeva alle chiamate più scorbutico che mai.  Il ragazzo fece segno con la testa a Ziva di andare verso le macchinette. Ed entrambi una seguendo l'altro si ritrovarono appiccicati contro il distributore automatico.
- Cosa c'è DiNozzo? Non ti è bastato questa notte?- gli disse scherzando l'agente David.
- Non posso fare a meno di toccarti... Sento la tua mancanza anche se sei nella scrivania di fronte!- disse l'uomo poggiano la fronte su quella della donna.
- Siamo romantici, Tony. Attento perché potrei abituarmici...- rimasero dieci minuti buoni a ridere, scherzare, accarezzarsi, stando attenti a non farsi beccare da Gibbs.
- Ziva...- iniziò il ragazzo
- Dimmi, Tony...-
- L'altra sera, al ristorante io...- la donna lo vedeva nervoso e per tranquillizzarlo gli accarezzò una guancia.
- Sono nove mesi che stiamo insieme, ma in realtà io ti amo da sei anni e ...-
Ziva rimase spiazzata dalle parole del suo compagno.
- Tony...-
- Dove siete finiti! DiNozzo, David!-
- Sei bellissima...- riuscì a dire solo quello, poi prese un bel respiro e tornarono alle loro scrivanie dove il capo li attendeva.
- Ci stavi cercando?-
- McGee ha trovato tra le chiamate ricevute dal tenete una delle 04:06... Proveniva dal cellulare della moglie!-
- Prendo il furgone capo...-
Uno dopo l'altro i quattro agenti si trovavano seduti e pronti a compiere un arresto.


Arrivarono a casa della donna. Tony bussò alla porta.
- Sì?-
- Signora Richard, sua figlia è in casa?-
- Sì, prego accomodatevi...-
Gibbs aprì la porta ed entrando in salotto si avvicinò a Sonia.
- Sonia, lei ci deve delle spiegazioni...-
- Che cosa?-
- La notte in cui suo marito è stato ucciso lo ha chiamato dal suo cellulare...- disse Gibbs.
- Che cosa, no!-
- Lei sapeva della relazione tra suo marito e Clara Ross, e così ha deciso di sistemare la faccenda...- iniziò Tony.
- Una relazione, io non sapevo nulla...- cercò di difendersi la donna.
- Sa, la capisco, suo marito andava a letto con un'altra, naturale provare odio. Così quella mattina, dopo aver forse litigato, gli ha sparato tre colpi al cuore...-
- Lei è impazzito, che cosa sta dicendo! Io non ero a casa. Non avevo neppure il mio cellulare lo avevo dimenticato...- iniziò la giovane, fermandosi improvvisamente con uno sguardo terrorizzato.
- Mamma...-
Gli agenti si voltarono trovandosi una pistola puntata contro. Ziva reagì d'istinto, cercando di disarmare la donna. Tony e McGee le si avventarono contro. Quello che seguì fu solo rumore di spari.
- Mamma...- la donna era a terra, sanguinante. Sonia si avvicinò a lei.
- Scusa... Tesoro, lui non poteva, non poteva continuare... a... tradirti...-
- Mamma...- la donna morì tra le braccia della figlia. L'agente Gibbs si avvicinò alla ragazza. Accadde tutto molto in fretta e allo stesso tempo lentamente. Si accorse che un'agente era a terra. La scena sembrava muoversi a rallentatore. Sentiva già in lontananza le sirene di un'ambulanza. Chi l'aveva chiamata? McGee probabilmente, Tony era a terra, cercava di fare un massaggio cardiaco. Ziva era a terra, Ziva...

- Coraggio, non puoi, non puoi andartene così...- Tony aveva le lacrime agli occhi, cercava di salvare la donna che amava. Continuava, continuava con il massaggio cardiaco. Continuava. McGee era in piedi, incapace di muoversi. Gibbs stava rivivendo la morte di Kate. No, non un'altra, non per colpa sua.
- Ziva. Ziva, devi restare con me... Non puoi...-
- Tony... Ho freddo...- il ragazzo smise di soccorrerla e la strinse tra le braccia. Piangeva forte e non riusciva a fermarsi.
- Amore mio, no...-
- Tony...-
- Ziva, cerca di rimare sveglia, fallo per me, ti prego...-
- Tony, ti avrei detto sì...-
- Ziva, no... Ziva...-


Tum. Tum. Tum.
Sentiva il suo cuore e mai in quel momento le pareva così vivo.
Si aggrappò alla camicia di Tony. Lui le pulì il viso.
Tum. Tum. Tum.
Poteva avere dei figli, pensò. Lei che mai lo avrebbe ammesso.
Sentì ancora una volta le labbra dell'uomo che amava.
Tum. Tum. Tum.
Il suo cuore batteva, o forse era solo paura.
Aveva freddo e lo sapeva: doveva andare...
Tum. Tum. Tum.
Erano i rischi del mestiere.
Sarebbe potuta cadere.
Tum. Tum. Tum.
 
 
 
                      My Cloud: secondo capitolo e seguito di ‘Cinque giorni per farti innamorare’. Sono i rischi del mestiere, si cade e ci si rialza, ma che mestiere duro è, a volte, la vita. Grazie a chiunque passerà di qui, a chiunque leggerà e recensirà. Fly.
  
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