Film > Anna Karenina
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Autore: Arianna18    01/02/2015    3 recensioni
Anni dopo il suicidio di Anna Karenina, la figlia, Anja, avrà l'occasione di sapere la verità. I segreti così abilmente mantenuti, le nuove esperienze e un amore incondizionato animeranno la vita della ragazza. Una volta crollate tutte le sue certezze riuscirà a riconquistare la figura paterna, fino a quel momento, quasi completamente assente?
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I.

 

Quel giorno non era affatto un giorno felice. Erano passati ormai diciotto anni da quando Anna se n’era andata, ma il suo ricordo non aveva mai lasciato casa Karenin. La giovane Anja era cresciuta senza una madre e, in realtà, senza un padre, troppo impegnato per badare a lei. Solo il fratello sembrava avere un amore sincero, Serëža l’adorava ed era stato fondamentale ogni volta che Anja aveva avvertito il bisogno di affetto.
Ogni anno la famiglia Karenin si preparava per andare a far visita alla tomba di Anna, forse più per dovere che per amore, ma quella volta nessuno pareva ricordare l’impegno preso. Nessuno eccetto Anja.
In piedi di fronte allo specchio la giovane donna osservava ogni minimo dettaglio della sua figura, non era vanitosa, piuttosto la incuriosiva notare i cambiamenti di qualsiasi aspetto della realtà. Passò le dita sottili sulla stoffa dell’abito nero e chiuse gli occhi. Era davvero bellissima, una “creatura meravigliosa” affermavano alcuni, mentre altri azzardavano a dire che fosse ancor più affascinante della madre. Non si sbagliavano, lei possedeva tutto l’incanto di Anna, ma, se possibile, era ancora più avvenente.
Emise un sospiro e prese il suo cappello e la pelliccia: l’inverno pietroburghese non era così clemente. Una volta all’ingresso si guardò attorno e per la prima volta in vita sua si sentì terribilmente sola. Serëža era partito poche settimane prima per far visita ai cugini a Mosca e Karenin sicuramente non avrebbe voluto essere disturbato. Anja raggiunse la carrozza che l’attendeva e appena si sistemò al suo interno diede l’ordine di partire. Avrebbe fatto visita a quella tomba con o senza suo padre e suo fratello, mancare questa sorta di tradizione sarebbe stato imperdonabile per lei.
Durante il tragitto la sua mente si perse nel ricordo della madre, ricordo che sopravviveva solamente grazie ai racconti di Serëža. Negli anni si era fatta un’idea ben precisa, ma il desiderio di conoscerla realmente era tanto forte quanto impossibile da realizzare.
I cavalli arrestarono la loro corsa ed Anja, all’interno della carrozza, sobbalzò leggermente. Scostò la tendina per accertarsi di essere nel posto giusto. Appena aprirono lo sportello per permetterle di scendere un’aria fredda e un intenso odore di terra umida la raggiunsero, conosceva quell’odore, anno dopo anno era diventato familiare: era arrivata.
Si diresse verso la tomba con in mano un mazzo di campanule viola. Passo dopo passo aumentava in lei la solita malinconia, ma crescendo aveva imparato a non farsi dominare dallo sconforto e così, con grande forza d’animo, procedette lentamente accompagnata solamente dal lieve fruscio del suo abito sul viale lastricato.  Nulla era mutato dall’anno precedente, né i colori né l’odore di quel luogo. Anja provò una vaga consolazione nel constatarlo.
Eppure non tutto era rimasto come al solito: quando giunse a pochi metri dalla tomba una novità catturò la sua attenzione. In quel cimitero le uniche presenze, oltre la sua, erano sempre state quella del padre e del fratello, ma quell’anno, sotto la fitta coltre di nubi invernali qualcosa era cambiato. La ragazza era confusa: chi poteva mai far visita alla tomba della madre che lei non avesse già conosciuto in precedenza? Si avvicinò lentamente e con molta cautela, era sempre stata molto diffidente: di certo si poteva dire che, chi fosse riuscito a conquistare la sua piena fiducia, sarebbe stato molto fortunato.
Era un uomo sicuramente più giovane di suo padre, ma su cui i primi segni della vecchiaia cominciavano a rivelarsi, i capelli bianchi si confondevano a quelli biondi e le mani forti, un poco rovinate, nascondevano il suo viso. Era accovacciato davanti alla lapide e indossava un cappotto nero molto più simile ad un’uniforme. Anja si avvicinò ancora, ritenendo che fosse inoffensivo e più la distanza tra loro diminuiva più lei percepiva un profumo nuovo, estremamente gradevole ed inaspettatamente familiare. Sembrava che lui non si fosse minimamente accorto della sua presenza finché non si trovarono a pochi centimetri l’uno dall’altra. In un fugace istante i loro sguardi si incrociarono.
“Anna!” esclamò l’uomo balzando in piedi con un rapido scatto. Era alto, dal fisico robusto e dal portamento fiero, nonostante le circostanze presupponessero un altro tipo di atteggiamento. Anja pensò fosse l’uomo più bello che avesse mai visto: il suo viso regolare era incorniciato dai ricci biondi, ma ciò che catturò la sua attenzione furono gli occhi. I suoi occhi erano grigi, profondi, incredibilmente luminosi, eppure indubbiamente velati da una quasi impercettibile ombra di tristezza.
L’aveva chiamata Anna. In qualche modo si era sentita lusingata nell’essere scambiata per la madre: aveva sempre avuto una grande stima di lei e nonostante non l’avesse mai incontrata provava per quella donna un’ammirazione spropositata.
“Mi dispiace, non sono Anna” disse lei prontamente cercando di mascherare il tono malinconico.
L’uomo premette leggermente le dita sugli occhi come per cancellare un’immagine orribile per poi rivolgersi nuovamente ad Anja.
“Vi devo chiedere scusa signorina, conoscevo la donna che è  sepolta qui e voi me la ricordate così tanto. Sono il conte Aleksej Vronskij, al vostro servizio” disse piegandosi in un inchino.
“Anja Karenina” fece lei contraccambiando. Lui la guardò sorpreso tanto da farla arrossire e, dopo qualche secondo, ruppe il silenzio.
“Perdonate l’indiscrezione, siete una cugina, una nipote?” Disse indicando il nome sulla lapide. La sua voce era profonda e calma, Anja era sorprendentemente attratta da quel timbro che le pareva così familiare. Sorrise alla sua domanda ed educatamente rispose.
“Anna era mia madre” a quelle parole gli occhi di Vronskij si riempirono di lacrime, dovette lottare contro se stesso per non farle scorrere sul viso. Era così visibilmente sconcertato che Anja si preoccupò di aver detto qualcosa di offensivo, eppure nelle sue parole c’era solo la verità.
Dopo pochi secondi sembrò riuscire a riprendere il controllo di sé anche se sul suo volto restava una vaga parvenza di turbamento.
“E’ stato un onore conoscervi Anja Karenina, ma ora temo di dovervi salutare” S’inchinò un’altra volta baciandole la mano e le rivolse un sorriso pieno di tristezza per poi andarsene velocemente.
Anja sentì una forte stretta al cuore appena il Conte Vronskij le voltò le spalle. Non sapeva chi fosse né in che modo fosse legato a sua madre, l’unica cosa che desiderava era rivederlo per alleviare la sua curiosità, per sapere qualcosa in più su entrambi.
Lasciò i fiori ai piedi della tomba, chiuse gli occhi per un istante chiedendo a Dio di farle incontrare quell’uomo ancora una volta e ritornò alla carrozza. In cuor suo sapeva che le sue preghiere sarebbero state esaudite.  

   
 
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