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Autore: Ashirogi    02/02/2015    2 recensioni
Un viaggio nella paranoia di uno scrittore in erba. Cosa succede quando la realtà si confonde con la finzione, quando l'autore si confonde con il personaggio, quando si rimane invischiati nella tela della propria trama?
è il mio primo vero racconto... Spero vi piaccia... Forse è un po' intrippante XD.
Recensite, vi prego, così posso valutare come continuare la storia...
Genere: Mistero, Suspence, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Angolino dell'autore: Konnichiwa gentaglia-sama. Questo è il mio primo racconto originale... Spero vada bene... Non sò perché ma ho parecchi problemi con la disposizione del testo, quindi provo ad accorciare il capitolo... Se funziona vi metto poi la seconda parte a parte (Parte a parte... che ridere XD) Un saluto a tutti (recensiterecensiterecensite... No, non sto usando i messaggi subliminari, tranquilli... recensiterecensiterecensite)

Marco si sedette davanti al computer e si impose di rimanere lì per almeno mezzora, cercando un'idea da buttare giù. Non che non né avesse, ma gli sembravano tutte scontate o più adatte a diventare manga o simili, ma in ogni caso non sapeva disegnare, e non era quello che voleva fare, dopo tutto. Dopo aver scritto la prima riga prese una caraffa di acqua calda accanto a se, riempì il mate che aveva già preparato, quindi cancellò la prima riga e si rimise a scriverla dall'inizio.
Ci sono universi che noi non conosciamo, ma possiamo dire che loro non conoscano noi?
Subito dopo la cancellò con stizza. Non era il modo di iniziare un romanzo. Un romanzo doveva iniziare si in mezzo all'azione (L'espressione latina ora gli sfuggiva), ma senza risultare troppo impegnativo da seguire fin dall'inizio. E se facessi un Fantasy? In fondo erano più facili no? Potevi inventarti addirittura le leggi fisiche, non avevi limitazioni di sorta. Potrebbe risultare impegnativo creare un mondo nuovo e tenerlo in piedi. Meglio basarsi su quello esistente. Ma almeno il Fantasy ti lasciava maggiore carta bianca. Marco lo scartò. Troppo complicato, più che semplice.
Poliziesco? Si, poi ci vai tu ad informarti sulle tecniche d'investigazione? Si può copiare dagli altri libri. Ma devi scrivere qualcosa di originale! Marco si alzò dalla scrivania e si spostò in cucina, aprendo il frigo, lo osservò cercando qualcosa di dolce, lo richiuse e tornò a sedersi davanti al computer.
Qualcosa di originale... Un'idea prese forma nella testa di Marco: uno scrittore in erba che non riesce a scrivere, alla fine un mondo che gli si apre davanti, fino a quando non riesce più a distinguere realtà da finzione. Gli piaceva. Si sistemò sulla sedia e cominciò a scrivere:
Marco si sedette davanti al computer e si impose di rimanere lì....

Dopo quindici minuti aveva già scritto cinque pagine piene. Non molto se si pensa ai ritmi dei grandi scrittori, ma lui era costretto a fermarsi spesso per avere idee o controllare informazioni. Per lui cinque pagine, piene, erano un record enorme: tre minuti a pagina!
Soddisfatto prese il mate accanto a se e lo andò a svuotare nel lavello della cucina. Era arrivato al punto in cui il lettore si sarebbe ormai affezionato al nuovo Marco, quindi poteva iniziare la narrazione vera e propria. Marco aveva finalmente deciso cosa scrivere e si era messo di buona lena sul computer, ora bisognava lavorarci su.

“Marco, potresti stare attento per favore?” “Si, mi scusi.” Mi scusi 'sta ceppa! È un ora che parli di cose inutili e senza senso. Marco era infatti immerso nei propri pensieri, mentre all'esterno si svolgeva la lezione di Storia e Filosofia: una palla mortale. Doveva pensare a cosa Marco volesse scrivere. Non lo aveva ancora detto, ma infondo lì si basava tutto: cosa avrebbe mandato in crisi il cervello del personaggio? Un Fantasy? No, così sarebbe stato da manicomio, non si integra un Fantasy con il mondo reale. Uno spionaggio? Ma così si cade nella paranoia, scritta e riscritta. Un fantascientifico. Eccolo. L'idea di aver visto un viaggiatore del tempo, che gli altri siano robot, è da pazzi, ma non tanto da manicomio né da paranoia, o meglio, da paranoia quanto basta. Sarebbe stato fantastico!
Finita la lezione Marco cercò di uscire in fretta dalla classe per raggiungere il cortile interno, per evitare discussioni inutili con i compagni, ma venne fermato da Giulio, uno che si reputava suo amico ma che Marco considerava uno stronzo presuntuoso. “Ohi Ma', tra una settimana è il compleanno di Franca, vorremmo fargli un bel regalo, sarebbero dieci Euro a testa” “Dieci Euro?” In realtà Marco aveva già deciso di partecipare, Franca era la ragazza più bella della scuola (almeno nella sua classifica personale, gli altri non avevano i suoi gusti) “E dai, che fai il tirchio? Siamo in venti, con dieci Euro raggiungiamo a mala pena i duecento. Che gli fai con duecento?” Marco si trattenne a stento dal correggere 'gli' con 'le', non voleva apparire il secchione della situazione. “Vabbé, quando te li devo dare?” “Entro Martedì, ma prima fai meglio è” “D'accordo, ci vediamo dopo” “'N'dò vai?” Marco odiò quel ragazzo dal profondo del cuore, e si trattenne dal rispondere con battute oscene sulla madre di quello stronzo che non lo lasciava andare prima che... “Marco!” Ecco, ora voleva veramente saltargli al collo. Dalla porta era spuntata fuori Elisa, una ragazzina del primo anno che, Marco non ricordava come e perché, si considerava la sua fidanzata, nonostante lui le avesse più volte detto che non provava niente per lei. Tutta la classe, invece, pareva invidiarlo. Elisa si presentava con due tette enormi, un sedere da paura ed era famosa per gettarla al vento come briciole di pane. Tutto questo, a Marco, non importava minimamente. “Normalmente non ti trovo mai, questa volta mi hai aspettato?” e corse ad abbracciarlo “Hai visto che bravo ragazzo che sono?” Rispose, mentre si voltava verso Giulio, lanciandoli uno sguardo carico d'odio, tanto che quello, in imbarazzo, fece un gesto come a dire e io che c'entro?  “Come va la vita?” Da schifo, quando ti ho vista “Si tira avanti, si tira avanti” E qui Marco fu paralizzato da un'idea: lettura della mente! Cosa sarebbe successo se quei poveri deficienti che lo circondavano avessero letto la sua mente? Il professore lo avrebbe sospeso ad vitam, Giulio lo avrebbe pestato a sangue e Elisa lo avrebbe probabilmente castrato. Ecco l'idea! Il Marco del libro non avrebbe più capito se gli altri sapevano o meno ciò che pensava, e avrebbe confuso i propri pensieri con quelli degli altri, perché il proprio personaggio sapeva fare la stessa identica cosa. Si, avrebbe funzionato!
Per l'ora successiva Marco si divertì a far finta di leggere la mente degli altri della classe: quando guardava una ragazza si immaginava lunghi discorsi sdolcinati e cioccolato, mentre quando guardava un ragazzo pensava sempre le stesse cose: tette, tette, calcio, tette! Solo quando lo sguardo si posò su Giulio, con cattiveria si mise a pensare: peni, peni, peni! E la cosa lo fece talmente divertire che quasi scoppiò a ridere davanti al professore.
 
   
 
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