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Autore: Adeia Di Elferas    02/02/2015    6 recensioni
Dioskoros (personaggio nuovo, inventato da me) è nella guardia personale del re Leonida e si trova ad affrontare la sfida più grande della sua vita: combattere contro i persiani alle Termopili fino alla fine, anche quando ormai le speranze sono andate tutte perdute.
Genere: Drammatico, Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Leonida, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie ''Ricorda chi eravamo. Ricorda perchè siamo morti.''
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~~ Spartani, marciamo. Seguiamo il nostro re. Seguiamo Leonida. Seguiamo il re uomo che osa sfidare il Dio Re.
 Il suo mantello rosso sventola davanti a noi come una fiamma. Come un monito. Lo seguiamo. Marciamo, Spartani, marciamo...
 La strada si fa sempre più impervia, noi stringiamo le spade nelle nostre mani salde e marciamo. Siamo sospinti da un vento che grida libertà. Vogliono farci schiavi, ma se anche vincessero la battaglia, avrebbero perso comunque. Gli Spartani non saranno mai schiavi. Non potranno mai mettere Sparta in catene. Noi siamo gli uomini di re Leonida. Lui lotta al nostro fianco e noi al suo. Marciamo tutti insieme, tutti compatti, nessuno resta indietro.
 Serse ci vuole prigionieri, schiavi della Persia, ma nemmeno con le loro catene d'oro massiccio riusciranno a incarcerare Sparta.
 Le mura di Sparta sono i suoi soldati.

 “Spartani!” dice Leonida, quando arriviamo in cima alla salita: “Attenderemo qui l'arrivo dei Persiani.”
 Tutti noi ci mettiamo comodi, chi contro la roccia, chi seduto in terra. Affiliamo le lame, controlliamo gli scudi. Siamo Spartani e le nostre armi sono come le nostre madri, le nostre mogli.
 “Dioskoros – mi chiama re Leonida, avvicinandosi – ho saputo della nascita di tua figlia.” Alzo gli occhi dalla mia lama ed annuisco: “Forte e in salute.” dico.
 Leonida fa un'espressione fiera: “Diverrà una donna spartana, moglie e madre dei figli di Sparta.” mi dice. Anche il mio cuore si gonfia di gioia e sono contento di essere qui, perchè so che sto facendo tutto quel che posso per dare un futuro libero a mia figlia, anche se non la vedrò mai né moglie né madre.
 
 Quando le frecce oscurano il cielo, qualcuno ricorda a tutti quella frase: “Combatteremo nell'ombra.”
 Come un unico uomo, cominciamo a ridere. Rido anche io e non so quasi perchè lo faccio. Il braccio dello scudo è rigido ed ogni freccia che colpisce il metallo mi fa vibrare. Eppure rido. Rido di gusto, smosso da quella frase che aveva fatto tanto effeto ai persiani.
 Rido perchè capisco che sono nel posto giusto. Perchè sono qui coi miei fratelli. Perchè combatto per la libertà. Perchè il mio re è qui con me.

 La mia lama affonda tra le vesti pesanti di un Immortale e capisco subito che il loro nome è pura fantasia.
 Muiono come tutti, gridano e se la fanno addosso come tutti. Il loro sangue sgorga dalle vene come quello di tutti gli altri uomini.
 Ecco, uno di loro mi si para davanti. Cerca di colpirmi. Non guardo nemmeno la sua maschera orrenda. Con un solo colpo gli stacco il braccio destro e poi affondo nel petto la lama della mia spada. Anche questo, di Immortale ha solo il nome.
 Me ne arrivano a tiro due. Ne blocco uno colpendolo alla gamba, mentre l'altro lo faccio rotolare giù dal dirupo.
 Viene richiamata la formazione. Mi metto affianco ai miei compagni, ai miei fratelli Spartani che, come me, sono nati liberi e moriranno liberi.
 Con lo scudo difendo il fratello che ho al mio fianco. A difendere me è lo scudo del mio re, Leonida.
 “Spartani! Ora!” ci incita, con la sua voce tonante. Come un'unica entità, i nostri muscoli si tendono e cominciamo a spingere, compatti, uniti, decisi.
 Sfondiamo la linea nemica, debole e sfrangiata e la giornata è nostra.

 Mi guardo attorno e quello che vedo sono fratelli morti o morenti. Siamo rimasti in piedi in dieci, sì e no.
 Incrocio lo sguardo del mio re. È triste, ma ha ancora in sé quella fiamma che me l'ha fatto tanto adorare.
 Vedo che impugna più saldamente la spada e che non accenna a darsi per vinto. Voglio fare lo stesso. Per Sparta. Per Leonida. Per la mia donna. Per mia figlia.
 Mi volto, sentendo un nemico alle mie spalle, ma non faccio in tempo e vederlo.
 La mia spada non incontra né la carne di un uomo né i vestiti pesanti di un Immortale. Incontra l'aria e nel mio petto sento ardere mille ferite.
 Abbasso lo sguardo annebbiato e vedo le frecce conficcate nella mia pelle, vedo il sangue fresco, il mio sangue fresco, che si mescola con quello scuro e quasi secco dei miei nemici.
 Cado in ginocchio, senza poter fare altro. Alzo il volto e guardo il cielo, e ci vedo ancora tutti là.
 Spartani. Marciamo. Il nostro re ci è davanti. Il suo mantello rosso ci fa da guida verso l'aldilà. Non ci abbandona nemmeno ora. Viene con noi. Marcia con noi. Anche lui libero, leggero perchè sa che quello che ha fatto è stato tutto il possibile per far sì che Sparta restasse libera.
 Spartani, marciamo. Seguiamo il nostro re. Seguiamo Leonida. Seguiamo il re uomo che osò sfidare il Dio Re...
 

   
 
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