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Autore: crimsontriforce    29/11/2008    2 recensioni
Il primo anno. Voglia di festa nell'immobilità della perfezione. Tacchino ripieno? [Catherine, Ti'ana]
Genere: Generale, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Catherine
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie '2. In cerchio attorno a una voragine di stelle'
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(piccolo promemoria della placida, fondamentale parte di canone mai localizzata da noialtri)

Myst, o dello shock culturale. Per la Minidisfida natalizia di Criticoni a tema Cenone, piazzatasi al sondaggio. 25x25 parole, Natale al quadrato, dicono loro... drabble D'ni a.k.a. 100 parole in base 25, dico io!


Disclaimer: Gli avvenimenti narrati sono frutto di fantasia. Non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere delle persone descritte né offenderle in alcun modo. Se possibile, anzi, il tutto è da intendersi come tributo di affettuosa stima.






Un tempo, in superficie










“Narratrice, il silenzio non ti si confà.”
Catherine si siede sul molo accanto ad Anna. Osserva con lei il mare, senza comprendere la sua nostalgia.
“Katran”, la saluta.
“Cosa vedi, Anna?”
“Mio padre, mentre mi pone la stessa domanda”, le risponde con un sorriso incorniciato da rughe sul bel viso scuro. “E quello che vedo lì è una celebrazione antica della mia infanzia.”
“Cosa celebravate?”
“La nascita del figlio di Dio”, spiega, persa nei ricordi.

Sente un singhiozzo: Catherine sta lottando per trattenere una risata. E perdendo.
Yahvo.”
“Oh.”

Lotta improba.
Si lascia andare a un riso acuto, da ragazzina. Anna le è grata per saper prendere con grazia un passato ancora troppo recente di cui, stavolta senza appello, porta ogni colpa.
“Vieni, Katran”, dice alzandosi e porgendole la mano. “Accompagnami in cucina. Mettiamo a miglior frutto mani e pensieri.”

***


“Pensi che della semra andrà bene per sostituire la vaniglia?”
“Non so cosa sia la vaniglia, Anna!”, ride Catherine.
“Sarebbe un marzapane ben triste, senza vaniglia. E serve anche per gli almendrados”, aggiunge sfogliando un consunto libriccino di ricette. “Voglio dei dolci di Natale e mi rifiuto di limitarmi al torrone. Se non semra, yasar... Prendi il pentolino con lo zucchero disciolto, Katran, e battilo, così...”

“Cosa ti manca con tanta intensità, Ti'ana? È il tuo credo?”
Anna impasta e scuote la testa.
“Ho dimenticato molto di quello che mi hanno insegnato da piccola. Molti dogmi... solo dogmi. Riti. Allora li accettavo. Ma dovrei credere che la punizione per i peccatori sia un inferno situato nelle viscere della Terra?”
“Davvero dicono questo?”, ridacchia.
“O che il Creato intero giri attorno... a un'Era? Nemmeno su Garternay, spero, osavano tanto! Dovrei credere all'assoluta verità di dettami che si proclamano universali ignorando che qualche miglio sotto altra gente dice...” Diceva. L'imperfetto le muore in gola. “...quasi le stesse cose da prima che l'uomo inventasse la parola? Porto con me il ricordo della parola di Cristo, e tanto basti.”

Catherine aspetta da tempo una storia su questo saggio che più di ogni altro ricorre nei discorsi di Anna, ma oggi non giunge. Un giorno, accanto al fuoco, gliela chiederà.
“Cosa, allora?”
“Tolto un aspetto, mia cara, resta l'altro!”, risponde con un tono che per una volta rispecchia i suoi anni. “Prima che mia madre morisse, decoravamo il nostro rifugio con bacche a simboleggiare sacrificio e vita eterna. Anche in seguito, il solo pensiero del piccolo regalo che avrei dato a mio padre e di quello che avrei ricevuto era sufficiente a tenermi sveglia la notte...”
Catherine la osserva decorare i dolcetti lavorando con glassa e pasta come con un'altra tavolozza. I suoi, a confronto, sono monticelli sgraziati.
“Il cenone era la conclusione di un mese di attesa e preparativi, la cena più importante dell'anno. E la più buona! Era bello.”
“Ti manca.”
Scuote nuovamente la testa.
“Qui, ogni giorno è perfetto. Non rimpiango nulla. Ma, sì, sarebbe una piccola gioia a completare ogni altra che mi donate.”

“Trasformiamo questi dolci in un vero cenone, allora”, propone Catherine. “Non possiamo avere tutto in una volta...”, riflette. “Ma faremmo un regalo a noi, una sorpresa a lui e getteremmo i semi della gioia dell'attesa per l'anno prossimo. Cosa ci vuole per primo?”
“Oh, Katran!”, ride, sorpresa. “Ma non sarà mai un vero cenone senza un tacchino ripieno!”
“Tacchino?”
“È un uccello che non vola”, spiega. “Carne bianca e saporita. Ogni città, in superficie, ha le sue tradizioni ma, parola mia, non ne ho conosciuta una che non lo mettesse in tavola la notte di Natale!”
Catherine si pulisce le mani sul grembiale e in compunto silenzio cerca un pezzo di carta e un carboncino. Anna li accetta, divertita, e ne tratteggia uno al meglio della sua memoria.
Bestia affascinante”, commenta la nuora da sopra la sua spalla, pensierosa. Osmoian? “Dimmi, sopravvive in climi marittimi?”
“Penso proprio.”
“Bene! A questo...”, conclude schioccando le dita. Esce e punta decisa verso la biblioteca. “...si può rimediare.”











Nerdaggine & credits:

@ scoppio d'ilarità di Katran: dico “Gehn” e mi eclisso ridacchiando. E veloce, perché è proprio una battuta del cappio XD

@ almendrados: incolpo Google, che mi dice che sono biscotti natalizi spagnoli. Mi sembrava il luogo più sensato da cui partire per la... Nuova Spagna, no?

@ Osmoian: una delle 3-4 Ere citate e non mostrate nel primo Myst. Scriverne una apposta per i tacchini sarebbe stato... un pochino esagerato? Magari sarebbe venuta fuori come l'episodio Ciel di Final Fantasy Unlimited... ...o magari no. '_'

@ placidità imperante: ssssssì, per me invece che MYST potevano chiamarlo WAFF e non avrei notato la differenza. =| Go go Kathy go go Anna, viziatelo e viziatevi finché potete X3


   
 
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