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Autore: Jade Tisdale    02/02/2015    4 recensioni
Nel futuro di Trunks, la distruzione ormai è all'ordine del giorno. Gli androidi costruiti dal Dottor Gelo, oltre ad essere molto forti, sono estremamente pericolosi. I guerrieri Z, nonostante sperino di riuscire a batterli, sanno che potrebbero essere uccisi da un momento all'altro. L'incontro tra C18 e Crilin, però, cambierà il corso degli eventi e Trunks riuscirà a trovare la luce che, attraverso un labirinto buio, lo condurrà verso la guerra più importante: la vita.
Genere: Azione, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: 17, 18, Altri, Marron, Mirai!Trunks | Coppie: 18/Crilin, Marron/Trunks
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 9
“Tutta colpa di un orso!”



 

«E' stato proprio un colpo di fortuna!» esclamò Bulma, riferendosi alla sfera che gli aveva donato Hanako.
Erano passati alcuni giorni dall'avvenimento. La scienziata si era finalmente ripresa del tutto e dopo tanto, aveva potuto trascorrere del tempo in tranquillità con i suoi figli.
Sapevano però che quella pace non sarebbe durata a lungo. Cell, in quel momento, li stava sicuramente cercando. Avrebbero quindi dovuto continuare la ricerca delle restanti sfere del drago.
«Quindi, ci mancano ancora le sfere dalle tre, quattro e sette stelle, se non sbaglio.» rifletté Trunks ad alta voce.
«Fino ad oggi siamo stati fortunati perché abbiamo trovato le sfere lungo il nostro cammino, ma dubito che sarà così anche per le altre. Non possiamo più stare qui, dobbiamo ripartire al più presto.» disse Bulma, decisa.
La figlia di Crilin prese la parola. «Ti sei appena ripresa e secondo me è meglio restare ancora un po' qui. Io e Trunks potremmo partire per qualche giorno in qualche posto lontano: magari la fortuna sarà ancora dalla nostra parte.»
«Sono d'accordo con Marron, è meglio se tu rimani qui al sicuro.» concluse il ragazzo.
La turchina guardò i figli con un velo di tristezza negli occhi. Che senso aveva mettersi contro di loro? In fondo, avrebbero comunque fatto come volevano.

 

«Voglio venire con voi!» esclamò Hanako, rivolgendosi a Marron.
«No, è troppo pericoloso.»
«Non corro alcun pericolo se resto con voi! E poi, sono sicura che mio nonno mi permetterà di venire!»
«Non ha alcuna importanza: non possiamo portarti con noi, punto.»
Gli occhi della bambina incominciarono ad inumidirsi. «Cercherò di non darvi fastidio, lo giuro!»
Marron spense la luce della camera. «Hanako, ho detto di no. Adesso dormiamo.»

 

La mattina seguente, Yaichi e Akio aiutarono Trunks a riempire il suo zaino di provviste.
«Staremo via solo qualche giorno, non serve che ci diate tutte queste provviste!»
«Oh, no no, è il minimo che possiamo fare!» esclamò Akio.
Il figlio di Vegeta chiuse la zip dello zainetto. «A dire il vero, è la mia famiglia che deve molto a voi. Siamo qui da più di un mese e ci avete accolti, dandoci un letto e del cibo senza volere niente in cambio.»
Il dottore scosse la testa. «Da quando siete qui, sono cambiate molte cose. Tutti noi ci sentiamo più sicuri, perché sappiamo che voi ci potrete proteggere da Cell. Tu e tua sorella siete molto forti, più di una volta vi abbiamo visti mentre vi allenavate. E poi, grazie alla vostra simpatia, Hanako ha ricominciato a sorridere e non credo ci sia cosa più bella di questa.»
Marron arrossì visibilmente. Anche se avevano cominciato col piede sbagliato, lei e Hanako erano diventate buone amiche. La bambina, con la sua allegria, era riuscita a darle speranza per le sorti del loro pianeta. La incoraggiava sempre, dicendole che lei e Trunks avrebbero sconfitto l'androide e sarebbero riusciti a riportare la pace. Anche lei, in fondo, doveva molto a quella bambina.
«Non avete idea di quante volte mi abbia chiesto di poter venire con voi. All'inizio mi sono rifiutato, ma poi, davanti ai suoi occhi, non ho resistito...» ammise Yaichi, sospirando. «Essendo la mia unica discendente in vita, ho sempre cercato di tenerla lontana dai pericoli. Ma questa volta, sapendo che al suo fianco ci sareste stati voi due, sapevo che non mi sarei dovuto preoccupare. Capisco però che potrebbe esservi d'intralcio e accetto la vostra scelta di non accompagnarla nel vostro breve viaggio. Adesso sarà sicuramente chiusa in camera sua: ormai lo sapete, quando si offende, si chiude nel suo guscio...»
I due ragazzini si scambiarono un'occhiata e Marron annuì al fratello.
Trunks si schiarì la voce. «Yaichi, so che forse non è il momento adatto, ma...»
«Non appena nostra madre si riprenderà completamente, avevamo intenzione di ripartire per la nostra strada. In realtà, vorremmo andarcene per conto nostro e lasciarla nelle vostre mani, ma lei è fatta così: vuole sempre essere al centro dell'attenzione!» scherzò Marron, sorridendo. «Ci dispiace molto...»
Anche il dottore abbozzò un sorriso, dopodiché scosse la testa. «Non vi dovete scusare, è giusto così. Potete andare dove volete, però, vi chiedo soltanto un favore.» Posò una mano sulla spalla di Marron. «Vi prego, uccidete quel mostro!»
I loro sguardi si incrociarono e la giovane sentì un brivido percorrerle la schiena. Il dottore, per quel poco che lo conosceva, era un uomo allegro, che anche nei momenti più tristi non si perdeva d'animo e cercava sempre di sorrise. Eppure, in quel momento, nei suoi occhi poté leggere un chiaro segno di stanchezza, probabilmente portato dall'età, o forse, dalle troppe emozioni che si era tenuto dentro in quegli anni. Le fece molto male vederlo in quelle condizioni, perché in fondo, anche lei aveva visto morire sua madre davanti ai suoi occhi e non si era mai sfogata.
C18 le mancava, le mancava da morire. Non aveva mai potuto passare del tempo con lei, non sapeva com'era il suo carattere: a malapena ricordava il suo viso. Anni prima, il suo sogno di poter conoscere sua madre si era realizzato; ma, subito dopo, quel sogno fu infranto da una forza più grande di lei, una forza che aveva già programmato tutto. Quella forza, era il destino. Marron credeva molto nel destino, così come suo padre. Era fermamente convinta che tutto fosse già scritto ed era certa che, un giorno o l'altro, avrebbe vendicato sua madre: Crilin, quando era ancora in vita, era sicuro che il destino avesse stabilito che Cell non sarebbe mai stato sconfitto perché era troppo forte. E forse, non aveva tutti i torti.

 

«Non fa un po' troppo caldo per essere febbraio?» chiese Marron, togliendosi il cappotto.
Trunks osservò per l'ennesima volta la mappa. «In effetti, in Canada non ci dovrebbe essere una temperatura così alta... Eppure la carta non sbaglia!»
«Trunks, guarda la vegetazione: siamo in Brasile! Invece di pensare alla carta, perché non segui ciò che segnala il radar?»
«Sto cercando di fare entrambe le cose e magari non ci saremmo persi se tu mi avessi aiutata!»
Marron aggrottò la fronte. «Io sto all'erta nel caso Cell ci attaccasse. Sto contribuendo più del dovuto.»
Il figlio di Bulma sbuffò. «Già, sei proprio tale e quale a tua madre.»
A quel punto, la bionda gli si parò davanti e gli lanciò un'occhiataccia. «Si può sapere che cosa vuoi da mia madre? Non l'hai nemmeno conosciuta, perciò smettila di nominarla!»
Trunks si irrigidì. Si era lasciato scappare un riferimento a C18 per ben due volte. Ormai non aveva più senso fare finta di nulla.
«In realtà...» esordì, facendo un respiro profondo. «Io l'ho conosciuta.»
Ma, prima che il sayan riuscisse a raggiungere altro, il volto della bionda mutò: da rigido e arrabbiato, diventò rilassato e scioccato.
Il giovane alzò un sopracciglio. «Che ti succede?»
La ragazza deglutì. «Trunks, guarda!» esclamò, indicando un punto preciso ai loro piedi.
Il sayan abbassò lo sguardo. Tra la folta vegetazione della foresta, vi era un grande animale, che però non riusciva a distinguere: stava dormendo e tra le zampe teneva un oggetto che entrambi riconobbero subito.
«Una sfera del drago...» sussurrò il lilla, mentre un sorrisino andava a formarsi sul suo volto.
I due si scambiarono un'occhiata d'intesa, dopodiché, scesero lentamente sulla terraferma, a circa cinquecento metri di distanza dalla loro preda. Era davvero grande per essere un normale orso, ma cosa più strana, oltre a Saya, era l'unico animale ancora in vita che avevano visto. Da diversi anni la vegetazione era diminuita notevolmente e gli animali, lentamente, si erano estinti. Quel luogo, al contrario, sembrava non fosse cambiato per niente.
Entrambi mossero con un passo estremamente lento. Se avessero fatto anche solo il minimo rumore, avrebbero potuto perdere quella brillante occasione che gli si era presentata davanti.
Ad un tratto, però, come per uno strano scherzo del destino, sentirono un urlo provenire dalle loro spalle e subito dopo un tonfo: tutto quel frastuono, ovviamente, fece voltare i due ragazzi che, spaventati, si diressero verso un cespuglio vicino. Marron si sporse leggermente in avanti: nel giro di pochi secondi, sul suo volto andò a formarsi un'espressione molto arrabbiata.
«Hanako!» disse, a gran voce. «Ti avevo detto di restartene a casa!»
La bambina si massaggiò la nuca, non curandosi della ramanzina che le avrebbe fatto di lì a poco la bionda.
«Ehm, ragazze...» balbettò Trunks, attirando la loro attenzione.
Come previsto, l'enorme bestione si era svegliato a causa del rumore provocato dalla caduta di Hanako. Non ci volle molto per distinguere la sua figura: si trattava di un grande orso. A Marron cominciarono a tremare le gambe.
«T-Trunks...» sussurrò.
«Che c'è?»
«I-Io...» la ragazza deglutì. «IO HO PAURA DEGLI ORSI!» gridò, prima di correre via.
L'animale notò il movimento compiuto dalla terrestre e i suoi istinti lo indussero a seguirla. Marron, terrorizzata, non osò voltarsi, ma sentiva i passi dell'animale farsi sempre più vicini. Ad un tratto, inciampò su un masso e si ritrovò a terra. Sentiva che la fine era vicina. Sentiva il forte respiro dell'orso dietro di lei. Poi, però, sentì qualcuno scagliare un'onda energetica.
Si voltò lentamente e nel vedere Hanako e Trunks correre verso di lei, le si inumidirono gli occhi.
«Tesoro, stai bene? Sei ferita?» domandò Trunks, tirandola su per le spalle.
Marron diventò tutta rossa in viso. «Tesoro!?»
Dopo essersi reso conto di quello che aveva detto, anche il sayan arrossì. «S-Scusa, ho sbagliato parola...»
Hanako, in quello stesso istante, scoppiò a ridere. «Non ti fai scrupoli a batterti con un androide pericolosissimo, ma ti fai intimidire da un orso?»
La tempia destra di Marron incominciò a pulsare pericolosamente. «Saranno affari miei... comunque sia, io e te dobbiamo fare un discorsetto!»
La bambina, però, stava pensando ad altro. «Questa qui non è una sfera del drago, è un semplice frutto simile alla pesca.»
Trunks prese tra le mani l'oggetto. Hanako aveva ragione: all'apparenza pareva un oggetto duro, ma in realtà era molto soffice e aveva un buon profumo.
Marron si alzò in piedi e si scostò la polvere dai pantaloni. «Adesso la sfera non ha importanza. Potresti dirci come hai fatto a trovarci? Ma soprattutto, a raggiungerci?»
La bimba arrossì. «Ecco... potrei avere imparato a volare guardandovi mentre vi allenavate.»
La bionda sussultò. «Cosa?» mormorò, incredula. «Com'è possibile? Io ci ho messo sei mesi ad imparare!»
«A me è bastato poco.» ammise la bambina. «Quando ero più piccola, mio padre mi ha insegnato le basi, ma non ero capace a controllare la mia forza interiore. Osservandovi mentre mi allenavate, ho capito dove sbagliavo e quando voi eravate da vostra madre, io mi esercitavo.»
Marron guardò attentamente la bambina. All'apparenza sembrava una ragazzina fragile e piagnucolona, ma in realtà, era molto più sveglia e intelligente di quanto pensasse. Ma soprattutto, era davvero tanto furba.
Ritornata alla realtà, la figlia di Crilin sentì lo sguardo del sayan su di sé. Sapeva che doveva dirle qualcosa, ma forse non era del tutto pronta ad ascoltare le sue parole.

   
 
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