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Autore: katvil    03/02/2015    9 recensioni
Shannon chiude gli occhi per qualche secondo, prende un altro lungo respiro poi torna a guardare la donna che ha davanti, prendendole un’altra volta le mani «April, non sono un uomo perfetto, non lo sono mai stato. Ho fatto un sacco di errori nella vita e sicuramente ne farò altri. Spero che tu sia pronta ad avere a che fare con un casinista, pasticcione, che s’infila sempre in un qualche guaio.» Un piccolo salto indietro per scoprire come si sono conosciuti Shannon e April
Seconda classificata al contest "Una canzone per musicisti" indetto dal forum "Scrittori on the Road"
Genere: Introspettivo, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Shannon Leto
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Life is a Roller Coaster'
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Eccomi qua! Mi è stato proposto di partecipare ad un contest nel quale dovevo scegliere un artista e una canzone il cui titolo iniziasse con la stessa lettera del nome dell'artista e scriverci una song-fic (sperando che questa sia davvero una song-fic). Zompettando su youtube, mi è uscita "Thinking out Loud" di Ed Sheeran e da lì è partito il delirio. Volevate sapere come si sono conosciuti Shan e April? Allora leggete questa os.
Missing Moment di "Life is a Rolling Coaster". Partecipa al contest "Una canzone per musicisti" indetto dal forum "Scrittori on the Road"


Nome sul forum: Katvil
Nome su efp: Katvil
Titolo: "Thinking out Loud"

Canzone: "Thinking out loud" – Ed Sheeran
Fandom: Artisti Musicali – 30 Seconds to Mars


Link alla canzone https://www.youtube.com/watch?v=lp-EO5I60KA
Link alla storia "Life is a Roller Coaster" http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2772413&i=1
Link al gruppo dedicato alla storia https://www.facebook.com/groups/293315350858379/
 
 

 
Sta in piedi davanti allo specchio, cercando di sistemare i capelli: niente, non c’è verso di farli stare a posto. È possibile che proprio stasera abbiano deciso di starsene sparati in aria? Poco male, vorrà dire che ha una scusa buona per scegliere un abbigliamento informale, non che fosse comunque intenzionato a indossare giacca e cravatta. Pensandoci bene, potrebbe essere interessante vedere la faccia di April se si vestisse davvero come un pinguino. È quasi certo che stenterebbe a riconoscerlo. Ride mentre s’immagina l’espressione buffa della ragazza, quel suo modo di aggrottare le sopracciglia e guardarlo in tralice quando qualcosa non la convince.
Sorride mentre esce dal bagno dirigendosi verso la camera. Apre il primo cassetto del comò, prende una maglietta bianca un po’ sgualcita e la infila. Indossa i jeans, la giacca nera che aveva appoggiato sul letto e si guarda: non male dai. Scende al piano di sotto e da una rapida occhiata all’orologio appeso al muro, sopra il camino: è ora di uscire.
È ora.
Prende un lungo respiro mentre si appresta ad aprire la porta di casa.
«Forza Shannon, non può succederti niente.» dice fra sé e sé, cercando di farsi coraggio.
Si ferma un attimo sulla soglia, si passa una mano sul volto abbassando la testa e ride: pensa un po’ se a quarant’anni passati si deve ridurre così.
È certo che si sta scordando qualcosa. Il portafogli? È nella tasca posteriore dei jeans. Il cellulare? Nell’altra tasca. I vestiti? Quelli li ha addosso.
«Che scemo!» si da una manata sulla fronte, corre verso la libreria, prende una scatolina blu dalla mensola e si ferma a guardarla. La sfiora con le dita e prende un lungo respiro «Coraggio, andiamo.»
Infila la scatola nella tasca della giacca e si dirige verso il garage, sale in auto e accende il motore. Le ruote iniziano a correre e sente il battito cardiaco accelerare man mano che i chilometri che lo separano dalla sua meta si riducono.
«Sei proprio uno scemo.» ride ancora mentre guarda la sua immagine riflessa nello specchietto retrovisore.
Non è la prima volta che esce con April, ma si sente agitato come uno scolaretto al suo primo appuntamento. E, in un certo senso, è così: quella di stasera non sarà la solita uscita con una ragazza.
I pensieri corrono, scorrendo veloci la linea del tempo, riportandolo indietro di due mesi.

When your legs don’t work like they used to before
and I can’t sweep you off of your feet,
will your mouth still remember the taste of my love?
Will your eyes still smile from your cheeks?
 
Quella sera, lui e Tomo erano andati a casa di suo fratello per provare alcuni pezzi per il tour. Finito di lavorare, hanno deciso di andare a mangiare qualcosa così si sono recati al Kiwami[i], un ristorante giapponese in Ventura Boulevard. Per un amante del sushi come lui, il posto non era certo una novità, ma quella sera ha notato qualcosa di diverso. A servirli è arrivata una ragazza che non aveva mai visto. Niente di così appariscente o che potesse attirare particolarmente la sua attenzione, ma qualcosa in lei, in quegli occhi neri che sorridevano gentili mentre serviva loro la cena, gli è rimasto impresso.
Ha cenato con Jared e Tomo poi è tornato a casa. Se deve essere sincero, la cameriera morettina non era proprio nei suoi pensieri, anche se c’era qualcosa in quel sorriso che gli era rimasto impresso.
Pensava fosse finita lì, almeno fino a quando non l’ha rincontrata dopo un paio di giorni.
 
And darling I will be loving you ’til we’re 70
and baby my heart could still fall as hard at 23.
And I’m thinking ’bout how people fall in love in mysterious ways,
maybe just the touch of a hand.
 
È sempre stato un uomo piuttosto concreto, sicuramente non uno di quelli che credono all’amore a prima vista. A dire il vero non è mai stato uno di quelli che credono all’amore in generale.
La sua infanzia non è stata facile, segnata da un padre che ha lasciato lui e il fratello quando erano ancora piccoli. È cresciuto in fretta, dovendo imparare da subito a cavarsela da solo, a proteggere se stesso e il fratellino. Nel suo mondo c’era poco spazio per i sogni così ha finito con l’attaccarsi all’unica costante che ha sempre avuto: la musica. Le sette note sono sempre state l’unico amore che si è concesso, la sua batteria l’unica “donna” alla quale essere sempre fedele.
Questo prima di conoscere April.
È bastato un attimo, lo sfiorarsi per caso delle loro mani che volevano appropriarsi dello stesso cd. Ha alzato lo sguardo per vedere chi fosse quella ragazza che amava i Led Zeppelin almeno quanto lui e ha rivisto quello sguardo, quel sorriso che aveva incrociato qualche sera prima al ristorante.
Un brivido, un battito di ciglia, ecco quanto è durato quel tocco, quell’incrocio di sguardi, ma gli è bastato per capire che era successo qualcosa. Così è uscito dal negozio, ha aspettato che la misteriosa morettina facesse lo stesso e l’ha fermata.
Non sa ancora cosa l’abbia spinto: lui non è certo uno che prende certe iniziative. Un po’ per timidezza e un po’ per una sua naturale inclinazione al lasciarsi scivolare addosso le cose, non si è mai preoccupato più di tanto di approcciare le ragazze, anche perché, nella maggior parte dei casi, sono loro a gettarsi letteralmente addosso a lui. E in fondo gli sta bene così: poco impegno, molto divertimento assicurato con il minimo sforzo.
Non con April.
Con lei ha sentito che le cose potevano cambiare e così è stato.
April non è certo caduta ai suoi piedi, ha dovuto sudare parecchio per farla capitolare: ha perso il conto delle cene consumate al Kiwami solo per farsi servire da lei e cercare di estorcerle il numero di telefono. E forse è proprio questo che l’ha colpito: non era la solita oca pronta a infilarsi nel suo letto solo per avere un po’ di notorietà.
Alla fine è riuscito a convincerla a rivederlo e adesso sono due mesi che si frequentano.
Due mesi intensi, durante i quali non è sempre stato tutto facile. Ha dovuto imparare ad avere a che fare con una donna, una vera donna, non una bambolina usa e getta. Ha dovuto imparare a gestire certi sentimenti, sensazioni cui non era avvezzo. Ha dovuto insegnare ad April ad avere a che fare con i paparazzi, con le echelon[ii] gelose e ha imparato a difenderla, a proteggerla da quel mondo che lui ha scelto, ma che lei si è ritrovato addosso tutto in un botto.
E così sono arrivati a oggi, il giorno che potrebbe cambiare per sempre le loro vite.
 
******
 
Guarda ancora l’orologio: saranno passati due minuti dall’ultima volta che l’ha fatto, ma a lei sembra sia trascorsa una vita.
«April, datti una calmata o morirai d’infarto quando squillerà il campanello.» si guarda allo specchio e prende un ampio respiro «Hai venticinque anni, ma ti stai comportando come una ragazzina di quindici…» si rimprovera mentre si avvicina per l’ennesima volta allo specchio sistemando i capelli. Si chiede cosa avrà mai da essere così agitata: non è la prima volta che esce con Shannon.
Shannon.
Ecco dove sta il problema: dopo due mesi non si è ancora abituata all’idea di uscire con Shannon Leto.
Non è mai stata una fan accanita dei Thirty Seconds to Mars. Li ascoltava, ma niente di più. Però conosceva bene i fratelli Leto, anche perché vivendo a Los Angeles è praticamente impossibile non conoscerli. Non che s’incontrino spesso in giro, ma la fama precede loro ovunque. Quella sera, quando ha visto che entravano nel ristorante dove lavora, ha sperato non si sedessero proprio al suo tavolo. Non ha mai sopportato i clienti vip e lavorando a Studio City, uno dei quartieri di Los Angeles dove vivono più stars, ne ha visti parecchi entrare al Kiwami. Arrivano con la loro aria altezzosa, si siedono e pretendono che tutti i dipendenti del locale siano a loro disposizione. Se ne fregano se tu hai da servire altri dieci tavoli: loro devono avere la tua piena attenzione e devi essere pronta a soddisfare ogni loro capriccio. Così, quando ha visto i Leto sedersi proprio al suo tavolo, ha preso un respiro profondo, ha tirato fuori il migliore dei suoi sorrisi e si è apprestata a servir loro la cena, sperando si levassero dai piedi il prima possibile.
Tutto sommato, la serata si è rivelata meno problematica di quello che aveva pensato: tolta qualche fan impazzita che ogni tanto si avvicinava urlante al tavolo chiedendo foto e autografi, avere i Thirty Seconds to Mars a cena non è stato così male. Si è stupita persino del fatto che fossero così alla mano e che non s’indispettissero più di tanto alle richieste degli ammiratori, ma, quando si sono alzati e hanno pagato il conto uscendo dal ristorante, ha tirato un sospiro di sollievo: almeno non avrebbe più dovuto sopportare gli urletti isterici di quelle galline!
Un paio di giorni dopo, era in un negozio e stava rovistando in uno di quei cesti pieni di dischi in offerta quando ha visto Led Zeppelin IV spuntare dal mucchio. Non poteva credere di aver trovato proprio quel disco, quello che cercava da tanto. Già si vedeva in macchina, con il volume del lettore cd al massimo, a cantare a squarciagola Stairway to Heaven, a esaltarsi per uno degli assoli di Jimmy Page o per un vocalizzo perfetto di Robert Plant.
Così ha allungato la mano per prendere il prezioso cd. Le sue dita, però, non si sono scontrate con la plastica fredda della custodia, ma con il calore di un’altra mano. In quel momento, qualcun altro aveva avuto la sua stessa idea e aveva deciso che Led Zeppelin IV doveva essere suo. Ha alzato lo sguardo per vedere a chi appartenessero quelle dita che stringevano quello che doveva essere il suo tesoro e ha incontrato gli occhi di Shannon.
L’uomo le ha sorriso «A quanto pare, non sono l’unico fan degli Zeppelin da queste parti.»
Quella voce profonda, quasi da attore porno, le ha provocato un brivido lungo la schiena. Ci ha messo un paio di minuti per riprendersi.
Poi si è ricordata di Led Zeppelin IV, il “suo” Led Zeppelin IV che stava per finire tra le mani di quel tamarro dalla voce sexy «Eh… direi di no.» gli ha risposto guardandolo un po’ scocciata: le stava portando via il suo oro!
Ha iniziato a fare le sue valutazioni: non era tanto alto, volendo, con un calcio ben piazzato, poteva stenderlo e fuggire col bottino. L’unico problema era quel sorriso, quel maledetto sorriso che la stava ipnotizzando. C’era solo una soluzione: chiudere gli occhi e colpirlo alla cieca. Da qualche parte l’avrebbe preso, lui avrebbe mollato tutto per massaggiarsi la parte dolorante e il prezioso cd sarebbe stato suo. Era già pronta a sfoderare tutte le sue armi, ma, fortunatamente, l’uomo è stato così gentile da lasciare la presa e farla uscire dal negozio felice con il cd ben stretto in mano.
Appena fuori, ha incontrato ancora una volta il batterista che la stava aspettando. In un primo momento si è quasi spaventata vedendo che si avvicinava, il cappello da baseball calato sugli occhi, a loro volta coperti da un paio di occhiali da sole, e il volto nascosto dal bavero della giacca per evitare l’assalto di una qualche fan che avrebbe potuto riconoscerlo. È rimasta colpita dalla sua aria impacciata, che cozzava parecchio con l’idea del musicista sciupa femmine che si era fatta di lui leggendo i rotocalchi. Hanno parlato un po’, lui le ha pure offerto un caffè, ma sembrava fosse finita lì: mica è una che si concede al primo che passa, nemmeno se ha il sorriso più bello che abbia mai visto.
L’uomo ha dovuto insistere parecchio: ha perso il conto delle serate durante le quali l’ha visto entrare al Kiwami, sedersi sempre allo stesso tavolo, aspettarla per ordinare e chiederle il numero di telefono.
Sarà stata la sua caparbietà a colpirla, ma alla fine è riuscito a convincerla e così gli ha lasciato il numero, certa che non l’avrebbe mai richiamata. Invece, dopo qualche giorno, hanno avuto il loro primo appuntamento, il primo di una serie che dura ormai da un paio di mesi.

Oh me I fall in love with you every single day
and I just wanna tell you I am.
 
Non è stato facile, soprattutto per lei. Si è trovata catapultata in un mondo che non conosceva se non marginalmente: le fans gelose, i paparazzi… non era abituata a stare sempre in una sorta di Grande Fratello e, in più, non era del tutto convinta dei sentimenti di Shannon. L’aveva sempre visto fotografato con modelle, attrici più o meno famose: cosa avrebbe mai potuto trovare in una come lei, una semplice cameriera?
Poi una sera è passato a prenderla al Kiwami dopo il lavoro e l’ha accompagnata a casa. Ricorda benissimo un momento particolare: erano accoccolati sul divano, facendo zapping a caso tra un canale e l’altro. Shannon l’ha guardata dritta negli occhi, le ha preso le mani e le ha parlato come non aveva mai fatto prima.
«April, lo so che non è facile per te uscire con me: ci sono le echelon impazzite, ci sono i fotografi…» si è grattato il capo arrossendo, imbarazzato come un ragazzino alla sua prima cotta «Ma… ecco… per me stai diventando davvero importante.»
«Certo… chissà a quante l’hai detto prima.» gli ha risposto sarcastica.
Lui si è fatto serio «Per chi mi hai preso? Non so che idea ti sia fatta di me, ma non sono uno che va in giro a sparare paroloni solo per portarmi a letto una donna, non ne ho bisogno.»
Si è messa seduta, stizzita dalle parole del batterista. Non sa bene cosa l’abbia urtata, forse uno sguardo particolare o forse sono state solo le sue insicurezze a farla sbottare, ma si è sentita colpita.
«Lo so, tranquillo. So benissimo che ho che fare con Shannon Leto, quello che non ha bisogno di chiedere niente,quello che ha modelle, attrici pronte a sbattergliela in faccia.» l’ha guardato dritto negli occhi, lo sguardo duro «A questo punto mi chiedo cosa tu stia facendo qua, con me, una cameriera qualunque. Quello che volevi l’hai già ottenuto perciò puoi anche uscire da quella porta e andartene.» si è alzata per uscire dalla stanza, ma lui l’ha afferrata per un braccio facendola fermare e voltare in sua direzione.
«April… l’hai detto tu: se volessi, potrei avere tutte le modelle che voglio. Non ho mai avuto problemi a trovare una donna con la quale farmi una bella scopata, ma con te… con te è diverso. Tu… tu non fai parte del mio mondo e, forse, è proprio per questo che… che mi sto innamorando di te.» ha iniziato a grattarsi il capo, nervoso «Non sono così bravo con le parole… spero… spero di non impappinarmi troppo… ecco… Io con te voglio essere il più sincero possibile.» ha preso un lungo respiro poi ha ricominciato a parlare «Tu… tu stai iniziando a conoscere il mio mondo, quello fatto di luci della ribalta, di fans in adorazione, ma anche di tanti, troppi squali pronti a sbranarti alla prima mossa falsa. Nel mio mondo devi stare attento a non mostrare a nessuno le tue fragilità perché chiunque potrebbe usarle per colpirti. Mi sono costruito una corazza, una sorta di personaggio che mi permette di sopravvivere, anche se non sempre riesco a indossarla come vorrei. Ecco… con te… con te però voglio essere me stesso. Per te provo qualcosa che… ecco… Quando sono con te mi sento bene, sereno. Mi fai provare sensazioni che non ho mai provato e… e questa cosa un po’ mi spaventa, ma voglio viverla fino in fondo. Voglio farti innamorare di me, di quella parte di me che non tutti conoscono. Voglio farti dimenticare di Shannon Leto dei Thirty Seconds to Mars e darti modo di conoscere Shan, quell’imbranato pasticcione che riesce a malapena a parlare se ti guarda dritta negli occhi.» ha abbassato lo sguardo, sorridendo nervoso.
Vederlo così le ha fatto scattare qualcosa: ha voluto provare a credere alle sue parole, provare a cercare di capire chi fosse davvero Shan e quello che ha scoperto l’è piaciuto talmente tanto che adesso sente di non poter più fare a meno di lui.

Lo squillo del campanello la fa trasalire, strappandola ai suoi ricordi e riportandola alla realtà. Da un’ultima, rapida occhiata allo specchio, sistemando i lunghi capelli neri ed è pronta a uscire.
 
******
 
Parcheggia l’auto, scende e si avvia a piedi verso il cancello della casa di April. Suona il campanello.
«Un attimo e arrivo!» risponde lei, sapendo già chi la sta aspettando.
Inizia a camminare lungo il marciapiede, le mani in tasca e la testa bassa. Ogni volta si chiede in quale strana dimensione viva April, visto che il suo “un attimo” finisce sempre per diventare un susseguirsi di attimi, di minuti. Sbuffa mentre si appoggia con un piede al muro della casa della ragazza e si guarda intorno. Prova a ripetersi mentalmente quello che dovrà dire più tardi sperando di non fare la solita figura del coglione.
In certi casi, non può evitare di stramaledirsi per non avere la parlantina di suo fratello. Non riesce proprio a capire come faccia Jared ad avere sempre le parole giuste per ogni situazione. L’ha sempre ammirato perché riesce a cavarsela e a uscire da ogni impiccio nel modo migliore, ecco perché preferisce mandare avanti lui nelle interviste. E, se deve essere sincero, la cosa non gli dispiace affatto: se c’è un aspetto del suo lavoro che proprio detesta è avere a che fare con i giornalisti! Ecco perché gli fa comodo avere un fratello chiacchierone: può tranquillamente defilarsi o starsene in disparte a pensare ai fatti propri, tanto ci pensa Jared a parlare anche per lui.
«Eccomi.» April gli si avvicina schioccandogli un bacio sulle labbra.
«Eccoti.» sorride mentre la guarda, perfetta nel suo vestitino nero accompagnato da una camicia in jeans. Le cinge un braccio intorno ai fianchi, stringendola a se come se avesse a che fare con qualcosa di prezioso, di raro mentre le lascia un bacio leggero sulle labbra.
Salgono in macchina e accende il motore.
«Dove andiamo?»
«In giro.» ride guardando l’espressione contrariata della ragazza.
«In giro… ok...» si volta verso il finestrino cercando di cogliere un qualche indizio tra le luci che costeggiano la carreggiata «Mi stai portando al lavoro?» sorride guardandolo e riconoscendo la strada che stanno percorrendo.
Lui le sorride di rimando, ma non risponde.
I minuti scorrono e nell’abitacolo dell’auto regna il silenzio, fatta eccezione per l’autoradio che continua imperterrita a diffondere note alle quali April non sta prestando la minima attenzione: è troppo impegnata a osservare Shan cercando di capire cosa gli stia passando per la testa. Lo vede nervoso, diverso dal solito e questa cosa non le piace affatto.
«Vedo che non sei molto loquace stasera. Non che solitamente tu sia un chiacchierone, stasera però sei più silenzioso del solito. È successo qualcosa?»
«No, non è successo niente… non ancora.» Shannon le strizza l’occhio e ride mentre April gli mette il broncio.
L’auto percorre Ventura Boulevard, fermandosi davanti allo Sportsmen’s Lodge[iii], uno dei posti storici di Los Angeles.
«Hai deciso di fare le cose in grande Leto!»
«Certo: per Lei, Signorina Moore, solo il meglio.» Shannon sorride mentre scende e, velocemente, fa il giro della macchina andando ad aprirle la portiera «Stasera sarà una serata speciale.» le dice allungandole una mano e accompagnandola mentre scende dalla macchina.
«Se non ti conoscessi, potrei anche pensare che tu sia un galantuomo.» April lo prende in giro mentre si apprestano a entrare al River Rock, il ristorante dello Sportsmen’s Lodge.
«Perché? Nutri qualche dubbio sulla mia galanteria?»
«Mmmm… fammi pensare…» April inclina leggermente la testa posando l’indice sul mento poi scoppia a ridere mentre Shannon la guarda in tralice aggrottando le sopracciglia «Sicuramente non sei l’uomo più aggraziato che conosca e sei pure un imbranato e pasticcione.»
«Ti stai divertendo a demolirmi? Forza, continua pure.» l’uomo si finge offeso.
«Sai che ti adoro proprio per i tuoi modi di fare da camionista.» e gli schiocca un bacio leggero sulle labbra.
 
When my hair’s all but gone and my memory fades
and the crowds don’t remember my name.
When my hands don’t play the strings the same way, mm
I know you will still love me the same.
‘Cause honey your soul can never grow old, it’s evergreen.
Baby your smile’s forever in my mind and memory.
 
Si siedono a uno dei tavolini rotondi bianchi che circondano il laghetto, nel giardino del ristorante, e ordinano la cena.
«Sai che questo è uno dei posti più vecchi di Los Angeles? Ha aperto nel 1880. All’inizio era un posto di ritrovo per i contadini, ma poi è diventato uno dei locali preferiti da attori e attrici.» Shannon si gratta una tempia, cercando di ricordare cosa gli ha raccontato il fratello «Vedi quei laghetti? Sembra che Clark Gable, Humphrey Bogart e John Wayne venissero qua per insegnare ai loro figli a pescare. Una volta mangiavi il pesce che riuscivi a prendere, te lo cucinavano in diretta.»
April si guarda intorno, osservando le luci dei lampioncini riflettersi sulla superficie dell’acqua. Volge lo sguardo verso Shannon guardandolo negli occhi e perdendosi in quello sguardo dal taglio così particolare e dal colore che non saprebbe come definire.
Si ferma spesso a guardarlo negli occhi, cercando di coglierne le varie sfumature. Shannon non è uno che parla molto, soprattutto dei suoi sentimenti, ma i suoi occhi non mentono mai. C’è il marrone, quello scuro che esce quando è preoccupato per qualcosa o arrabbiato. C’è il verde, quello luminoso che spunta quando è sereno, come in questo momento. Poi ci sono quelle pagliuzze dorate, quelle che arrivano a illuminargli lo sguardo quando fanno l’amore.
Lo guarda e sorride: quello che ha davanti è l’uomo che vorrebbe avere accanto per tutta la vita.

Dopo aver consumato il pasto, escono e si dirigono verso l’auto.
Shannon guarda April, sorprendendola ad abbassare lo sguardo imbarazzata quando incrocia il suo.
«Che hai da guardare? Ho per caso qualcosa fra i denti?»
«I tuoi denti sono perfetti, come tutto il resto.» certamente potrebbe fare di meglio, ma in questo momento è già tanto se riesce a mettere due parole sensate in fila e non rimane a fissare April con l’espressione da ebete.
Infila una mano in tasca e inizia a giocare nervoso con la scatolina che nasconde da quando è uscito da casa.
Pensa alle altre coppie che erano sedute al River Rock: c’era il ricco signore attempato che ha portato a cena la giovane modella di turno a caccia di una dote, c’era la coppia sposata da anni che ha deciso di passare una serata diversa dal solito, c’erano i due innamorati che mangiavano senza togliersi lo sguardo di dosso.
E poi c’erano lui e April.
Torna a fermare lo sguardo sulla ragazza, sentendo un tuffo al cuore non appena gli occhi neri di lei incrociano i suoi. Chissà se sarà sempre così. È davvero pronto a passare tutta la sua vita con lei? E lei sarà pronta?
Gli scappa una risata.
«Che hai da ridere adesso? Certo che sei proprio strano stasera, più del solito.» April lo guarda in tralice.
«Stavo pensando a quando sarò vecchio, pelato e non sarò più in grado di suonare.» le risponde mentre si ferma e allunga le mani stringendo quelle della ragazza.
«E questa cosa ti fa ridere? Te l’ho detto che sei strano. Ti sei fumato qualcosa prima di uscire?» April lo guarda con l’aria fintamente sospettosa e ride «Comunque non preoccuparti: tra cinquant’anni tu avrai sempre il tuo fascino. È risaputo che l’uomo brizzolato acchiappa, sempre se non ti crescerà la pancia. Sono io quella che dovrà combattere con le rughe.» arriccia il naso in una smorfia talmente buffa che Shannon deve fare uno sforzo enorme per non scoppiare in una grassa risata.
«In realtà non era questo a preoccuparmi. Cioè… sì anche questo, ma a dire il vero stavo pensando a noi due.» abbassa lo sguardo e inizia a dondolarsi, spostando il peso da un piede all’altro «Al ristorante ho notato una coppia di anziani seduta poco lontano da noi. Si guardavano come se si vedessero per la prima volta.» prende un respiro e alza lo sguardo, fissandolo negli occhi neri di April «Ecco… mi stavo chiedendo se anche noi saremo tanto bravi da arrivare a essere come loro. Mi chiedevo se tra venti, trenta, quarant’anni tu sarai ancora al mio fianco. Lo so che possono sembrare pensieri strani da fare tra due persone che escono insieme da un paio di mesi, ma… ecco… Sento che sei diventata molto importante per me e se penso al mio futuro, è con te che lo voglio.»

I’m thinking ’bout how people fall in love in mysterious ways,
maybe it’s all part of a plan.
I just keep on making the same mistakes
hoping that you’ll understand.
 
«Shannon… io…»
«Aspetta, lasciami finire. Ho una cosa importante da dirti e ho paura che se m’interrompi poi non riuscirò più a trovare il coraggio per farlo.» si gratta la nuca nervoso mentre April lo guarda sorridendo.
Shannon chiude gli occhi per qualche secondo, prende un altro lungo respiro poi torna a guardare la donna che ha davanti, prendendole un’altra volta le mani «April, non sono un uomo perfetto, non lo sono mai stato. Ho fatto un sacco di errori nella vita e sicuramente ne farò altri. Spero che tu sia pronta ad avere a che fare con un casinista, pasticcione, che s’infila sempre in un qualche guaio.» ride nervoso arrossendo «Non so cosa sia successo quel giorno, quando ti ho incontrato in quel negozio di dischi, quando le nostre dita si sono sfiorate. Forse era destino che mi trovassi proprio lì, proprio in quel momento. Forse era destino che incontrassi te, che… ecco… che m’innamorassi di te.»

But baby now
take me into your loving arms,
kiss me under the light of a thousand stars,
place your head on my beating heart.
I’m thinking out loud
that maybe we found love right where we are.
 
Prende una pausa, lasciando le mani della donna e iniziando ancora una volta a muoversi nervoso.
April lo osserva, senza capire cosa gi stia passando per la testa «Shannon… è… è tutto a posto?»
Il batterista si ferma, la guarda facendo un cenno d’assenso con la testa.
Per qualche minuto cala il silenzio tra i due, nella strada solo il rumore di qualche macchina.
Shannon si passa una mano sul volto arrossendo e si avvicina alla donna «April, abbracciami.»
La ragazza porta le braccia intorno alla vita dell’uomo stringendolo a se «Che succede Shan? Mi devi dire qualcosa?» non capisce cosa stia accadendo, ma sente che Shannon è agitato, nervoso. È come se stesse per scoppiare una bomba da un momento all’altro, anche se, in realtà, non ha paura. Guarda l’uomo che ha davanti: lo vede agitato, ma non spaventato.
O forse sì.
Durante la serata, ci sono stati momenti in cui Shannon sembrava quasi terrorizzato, perso tra i suoi pensieri: non riesce a capire cosa gli stia passando per la testa.
Shannon sente le mani di April scorrergli lungo la schiena. L’abbraccio della ragazza sta avendo un effetto positivo su di lui: per la prima volta in tutta la serata, inizia a sentirsi tranquillo. Adesso è davvero sicuro, sa che sta facendo la cosa giusta, l’unica cosa che può e deve fare.
Passa l’indice destro sotto il mento di April, facendole alzare il volto in sua direzione. Delicatamente, le sposta i capelli dietro le orecchie e sorride. Appoggia la fronte a quella della ragazza «April Mooore, sei la cosa più bella che mi sia mai capitata e ringrazierò per sempre il fato che ti ha messo sulla mia strada due mesi fa.» le dice, quasi sussurrando, mentre col braccio sinistro la stringe a se.
April gli sorride, ritrovando finalmente lo Shannon che l’ha fatta innamorare «Anche tu non sei niente male, Shannon Leto.» gli si avvicina, lasciando un bacio leggero sulle labbra del batterista.
«Come sarebbe a dire che non sono niente male? Tutto qua? Hai davanti un uomo così e la cosa migliore che riesci a dire è ‘anche tu non sei niente male’? Signorina Moore, non ci siamo per niente.» fa un’espressione fintamente offesa poi torna serio nel giro di pochi secondi.
Accarezza delicatamente la nuca della ragazza e le fa appoggiare la testa sul suo petto «April, credo che il cuore mi stia per scoppiare da un momento all’altro. Sta battendo all’impazzata.»
«Lo sento…»
Shannon mette una mano in tasca ed estrae la scatolina che ha tormentato per tutta la serata. Si allontana di qualche passo dalla ragazza, posizionandosi di fronte a lei.
«April, ti prego di non ridere, di non interrompermi, di non fare niente finche non ho finito di parlare… ammesso che riesca a parlare.» ha la salivazione azzerata e le mani che gli sudano.
La ragazza lo guarda e sorride: ama troppo il lato così impacciato di Shannon, così lontano dal batterista che fa il piacione dal palco.
L’uomo si volta di spalle, apre la scatolina che stringe tra le mani, poi torna a voltarsi verso la ragazza.
April strabuzza gli occhi vedendo che Shannon stringe tra le mani un anello. Le lacrime premono agli angoli degli occhi per scendere, mentre si porta una mano alla bocca cercando di trattenerle, ma quando vede il batterista inginocchiarsi davanti a lei prendendole la mano sinistra non riesce a resistere oltre e lascia scorrere le sue emozioni.
Shannon rimane per qualche minuto a fissare la ragazza poi si batte una mano sulla fronte «Mannagia a me! Mi ero preparato un discorso, sono tre giorni che me lo ripeto, ma adesso ho il vuoto in questa testa.» prende un sospiro «Va beh… April, avrei voluto dirti parole poetiche, avrei voluto fare le cose per bene, ma ormai hai capito che sono un imbranato cronico. Perciò… ecco… come posso dirtelo? April Moore, vorresti diventare la Signora Leto?»
Per qualche secondo, la ragazza rimane spiazzata: non si aspettava una proposta del genere, non dopo due mesi. Ma poi guarda Shannon, i suoi occhi e pensa che non potrà mai trovare un altro che la faccia sentire come quando è con lui.
Lo fa alzare tirandolo a se «Sì, non potrei desiderare altro.» gli porge la mano per farsi infilare l’anello e lo bacia, sotto un cielo terso, dove la luna piena e le stelle fanno da testimoni alla nascita di quest’amore.
 

[i] Se volete andare al Kiwami, guardate qua http://www.katsu-yagroup.com/kiwami.html
[ii] Nome con cui i Thirty Seconnds to Mars chiamano i loro fans
[iii] Ecco dove troverete lo Sportmen’s Lodge http://www.sportsmenslodge.com/
   
 
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