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Autore: DaRk_EnGeL    03/02/2015    7 recensioni
Just A Dream
Violetta Castillo è una ragazza diciottenne trasferitasi a Londra per frequentare uno dei più prestigiosi collegi di Inghilterra, insieme a lei c'è la sua migliore amica Ludmilla Ferro anche lei diciottenne, entrambe con un passato difficile alle spalle. Martina nonostante proviene da una famiglia ricca, preferisce guadagnarsi le cose con la propria fatica e sudore. I suoi pensano che abbia lasciato Buenos Aires solo per gli studi ma, non sanno, che lei lascia l'Argentina sopratutto per sfuggire ad un passato troppo doloroso che la tormentava ancora.
Leon Vargas è considerato il solito playboy e ragazzo poco serio, fa parte di una Band del collegio, con origini messicane, nato però, a Londra. Per un diciannovenne come lui che pensa che la vita è fatta per godersela, Leon che non credeva nell'amore, conosce Martina e per una scommessa tra di loro nascerà un amore dei più forti.
“Il passato comprende tutto ciò che è morto e che noi depositiamo nella memoria potendo così rievocarlo e farlo almeno per un po' rivivere.”
“Il futuro, invece, è un tempo che non c'è ancora e che viene tenuto in vita dai progetti. Dalla speranza e dai desideri.”
-I'mNotTheOnlyOne
-WelcomeToTheBlackParade
-Dark
Genere: Comico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Leon, Un po' tutti, Violetta
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 01

 

posso aiutarvi?” Ci chiese un ragazzo che si trovava nella entrata del collegio. Non era male, anzi un bel tipo. Capelli castani, ciuffo all'insù, occhi color cioccolato, alto e con abbastanza muscoli. “oh si, ci potresti dire dove si trova l'ufficio della preside?” chiesi cercando di essere il più gentile possibile. “certo, seguitemi” come ci chiese, lo seguimmo e ci portò davanti all'ufficio della preside. Lo ringraziammo e poi bussai alla porta. “avanti” disse la voce di una donna, con tono calmo. Io e Ludmilla respirammo profondamente e poi entrammo. Davanti a noi c'era una scrivania bianca che si intonava bene con il colore della parete e dietro alla scrivania c'era una donna sulla quarantina, anche se non sembra, ha una espressione rilassata e dolce, i capelli sono castani chiaro, lisci e lunghi fino alle scapole. Ci sorrise dolcemente e ci fece sedere. “siamo Violetta Castillo e Ludmilla Ferro. Ci siamo iscritte via email.” lei annuì e prese dei fogli che erano in un cassetto della scrivania. “lo so. Il signor Stoessel ha telefonato questa mattina per confermarmi il vostro arrivo. Dovete firmare questi documenti e leggere le regole interne del collegio. Comincerete le lezioni domani mattina.” ci diede i documenti e dopo averli letto gli firmiamo. “bene, le vostre divise arriveranno la settimana prossima, ah, il signor Stoessel mi ha chiesto di mettervi nella stessa stanza. Le chiavi della stanza e degli armadietti gli potete chiedere al bidello, poi mio figlio vi porterà nella vostra stanza e vi farà vedere la struttura.” detto questo ci diede il benvenuto e poi uscimmo dalla presidenza per andare dal bidello, lui ci diede le chiavi elettroniche della stanza e quella degli armadietti. Dopo di che si avvicinò a noi, lo stesso ragazzo di prima. “sei tu il figlio della preside?” chiese Ludmilla. “in persona. Sarò la vostra guida turistica.” disse sorridendo. “ma le valige le portate voi” disse quasi terrorizzato guardando le nostre valige che erano all'entrata. Risi. “si le portiamo noi, tranquillo.” “scherzavo, vi aiuto” disse facendoci l'occhiolino e andando a prendere due delle nostre sei valige. Io e Ludmilla prendemmo due a testa e seguimmo il ragazzo che ci stava portando nella nostra stanza che si trovava al terzo piano. Dopo che uscimmo dall'ascensore ci trovammo in un lunghissimo corridoio con un sacco di porte a entrambi i lati. “202, 203...205...207 eccola!” si fermò davanti alla porta duecentosette. Mi fece segno di inserire la tessera elettronica nella serratura della porta e questa si aprì. Posammo le valige e ispezionammo la stanza. “ wow, se questa è una stanza per due, non oso ad immaginare come saranno quelle singole!” disse Ludmilla ammirando la stanza. È molto grande, le pareti colorate di azzurro come il cielo, c'erano due letti di piazza e mezza con le coperte viole e due comodini al lato di essi con delle lampade sopra, poi un armadio molto grande, all'interno diviso in due e un tv plasma piccola c'era una porta che dava su un piccolo balcone con vista al campo di calcio e la piscina. C'era anche un bagno privato abbastanza grande con le pareti sempre azzurre. “bhe' vi lascio a sistemare le vostre cose, passo fra un'ora e mezza prima di pranzo cosi vi faccio vedere la struttura e poi vi porto in mensa” disse il ragazzo. “okay, e grazie mille ehm...” non mi ero accorta di non esserci presentati. “il mio nome è Federico, piacere.” mi tese la mano e gliela strinse e poi fece lo stesso con Ludmilla. “Il piacere è nostro, io mi chiamo Violetta e lei è Ludmilla, la mia migliore amica.” “bhe' ragazze vi lascio il mio numero cosi se avete bisogno di qualcosa non esitate a chiamarmi. Ora devo andare perche ho lezione di Matematica... possibile e quella strega mi mangia vivo” disse lui sbuffando. Ci diede il suo numero e poi se ne andò. “bhe' se i ragazzi qui sono almeno belli come Federico io qui ci pianto radici!” disse Ludmilla mentre chiudeva la porta. “tu pensi solo a quello!” dissi sbuffando. “oh avanti, tu non sei di meno.” sempre la solita, sempre. “smettila di rompere, e sistemiamo le nostre cose.” esortai io. Lei sbuffò e cominciò a sistemare le cose nella sua parte dell'armadio.

Un'ora e mezza dopo eravamo pronte per andare a conoscere il resto del collegio. Io e Ludmilla avevamo sistemato tutte le nostre cose e ci eravamo fatta una doccia veloce, cambiate truccate e pettinate di nuovo. Stavo preparando la mia borsa quando sentì bussare alla porta. “vado io!” urlò la pazza della mia migliore amica mentre io mettevo un pacco di sigarette nella borsa e la chiudevo. Presi il telefono e lo misi nella tasca dei miei jeans neri strappati nei ginocchi, sopra indossavo una maglietta scollata bianca, con sotto un top nero. Ai piedi delle converse rosse. Avevo fatto la piastra e mi ero truccata con un po' di eyeliner nero, matita e mascara nero. Alle labbra un po' di rossetto rosso. Presi la mia borsa nera e uscii dalla stanza trovando Ludmilla e Federico che parlavano animatamente. Chiesi a Lud se aveva presso la chiave e quando lei annuì in risposta io chiusi la porta per poi seguire Federico che ci portò al primo piano per mostrarci le aule. “alla nostra destra ci sono le aule di Matematica, filosofia,Letteratura e Francese. Poi alla nostra sinistra ci sono le aule di Musica, il laboratorio di scienze, Arte e Tecnologia. Poi nell'altro corridoio si trovano L'aula Magna, la sala Teatro e al piano terra c'è la palestra e la mensa.” ci spiegò mentre ci indicava le porte o segnalava i corridoi. “ poi se usciamo fuori, troviamo, il campo per i giocatori di calcio, il campo di tennis, quello per gli atleti e poi la piscina per chi fa nuoto, e lo spazio esterno per rilassarsi, di soliti nel muro si siedono i fumatori, e poi c'è uno spazio per quando le cheerleaders devono provare all'aria aperta.” disse uscendo dalla struttura e facendoci vedere i campi. Tanti campi, tanti giocatori,tanti giocatori= tanto divertimento. Formulo la mia mente un pochino perversa. “senti...hai mai pensato di fare l'hostess?” disse Ludmilla. Federico la guardò confuso. “no...perche?” “no te lo dico, perche saresti un bravo hostess” disse Ludmilla scherzando. “ uhm, sai che non ci aveva mai pensato? Se mi dovessi andar male nella mia carriera lo prenderò come una opzione.” disse mentre si massaggiava il mento con fare pensatore. Io risi e lo sorpassai per andare a sedermi sul muretto che aveva indicato e presi una sigaretta. Ludmilla e Federico si sedettero accanto a me nel muretto. Solo che loro non fumarono. Lud perché non fuma per niente e Federico non lo so. “bei tatuaggi” mi disse Federico facendomi capire che aveva visto i tatuaggi che ho sulla schiena. “mi piace più la scritta. You know my name. Not my story.” però era molto osservatore. “che significato ha? Se si può sapere...” rispondo o non rispondo? Rischiare o non rischiare? Rischio. “ero stanca che la gente mi giudicassi per il mio nome, per il mio look ecc, senza conoscere la mia vita. Ogni mio tatuaggio ha un significato e una storia. Non sono una che li fa cosi per fare.” lui annuì. “capisco” si limitò a dire, io finì di fumare e dopo di che lui ci disse di entrare perché era ora di pranzo e che ci avrebbe presentato ai suoi amici.

da quando mangi così poco?” mi chiese Ludmilla indicando il mio vassoio contenente solo una porzione di patatine, un piatto d'insalata e una mela. “da sempre.” risposi semplicemente. “non è vero!” ribatté lei. “ok...oggi non ho molta fame” risposi. Lei mi guardo con quel sguardo penetrante e poi fece negazioni con la testa. “okay” okay? Solo okay? Dove sono i soliti rimproveri? Mah' pensavo che mi avrebbe detto qualcosa tipo: non puoi rovinarti la vita per uno stupido ragazzo. O, non capisci che non mangiando non cambierà niente? Ora mangia quel cazzo di cibo e non pensare più al passato! Era da due mesi che ripeteva sempre lo stesso. Evidentemente si era stancata di rimproverarmi. In fondo aveva ragione, ormai era passato e dovevo smettere di pensare a lui. Un altro motivo per il quale sono a Londra oltre che per studiare è che semplicemente volevo scappare dal passato. Dimenticarlo. Sono fuggita dal dolore che mi causava sapere che tutto quello in cui io avevo creduto mentre stavo insieme a lui era un inganno. Sono sfuggita per cercare di prendere ogni pezzettino del mio cuore spezzato e ripararlo.

seguitemi e cercate di non perdervi in questa confusione.” ci disse Federico, noi lo seguimmo facendo zig zag per non andare a sbattere con le persone. C'era chi ci guardava incuriositi, forse perche non ci vedevano con la divisa o perche non ci avevano mai visto. Penso per tutte due. “mi sento un po' osservata” disse Ludmilla. “siete con il figlio della preside. Un motivo per essere osservate” disse Fede facendo l'occhiolino. Sorrisi e disse “Oh ma quale onore.” lui rise e si fermò in un tavolo quasi al fondo della mensa. C'era chi rideva chi mangiava in silenzio e chi semplicemente si limitava a parlare con quello seduto accanto. Erano almeno quattro ragazzi e tre ragazze. Quando Federico si piazzò davanti a loro tutti lo salutarono allegramente e lui ci fece segno di avvicinarci visto che eravamo rimaste in disparte. Noi ci avvicinammo e tutti ci fissarono. “ragazzi vi presento Violetta e Ludmilla, sono nuove.” tutti si presentarono e sembravano delle gentili. Però c'era qualcosa in uno di loro. Leon mi sembra che si chiami il ragazzo occhi verdi. Ho sentito il suo sguardo su di me tutto il tempo, non era uno sguardo inquisitore. No, era uno sguardo...Brucia vestiti. Mi ero seduta di fronte e lui e mentre parlavo con Camilla, una ragazza pellirossa molto carina, era rimasto a fissare la scollatura della mia maglietta, o meglio cercava di vedere oltre il top nero. Ruotai gli occhi e li lanciai uno sguardo del tipo che hai da vedere stronzo. Lui sorrise beffardo e riprese a mangiare. “Di dove siete?” ci chiese Francesca, una moretta molto simpatica e carina. “ di Buenos Aires, Argentina” rispose con non curando. “Argentina? Che ci fate dall'altra parte del mondo!” “sai quanto darei per vivere in Argentina” “ma chi ve l'ha fatto fare tutto questo viaggio?” questi furono i commenti che fecero. “ero stanca dell'aria che c'era a casa mia” risposi. “aprivi la finestra no? Se volevi cambiare aria.” disse Maxi, un ragazzo basso e con il berretto, un tipo simpatico. A quel commento scoppiammo tutti a ridere. “scusate mi è scappata...dio che battuta squallida.” disse lui. Io scossi la testa e lo rassicurai. “oh, oh... stanno arrivando.” sussurrò Marco, un ragazzo messicano e con i capelli spettinati, era molto carino. Indicò due ragazze che, sinceramente, sembravano delle barbie cioè tette rifatte, trucco molto appariscente, la divisa sistemata come le sistemano le puttane. Una è mora e l'altra è bionda tinta. Tutte due guardarono prima Leon sorridendoli come due perfette cagne in calore e poi guardando alle ragazze con uno sguardo di superiorità. Ma chi si credono?, poi si soffermarono su Ludmilla e me. Ci guardarono male, e poi dissero “e noi? Dove ci sediamo? Perche quelle due sono sedute nei nostri posti?” guardarono a Leon chiedendoli spiegazioni, lui semplicemente alzò le spalle. “sono amiche mie. E si siedono dove vogliono.” rispose Federico. “ma quelli sono i nostri posti! E nessuno toglie niente a Lara Gonzales!” ruotai gli occhi al sentire il tono da bambina capricciosa della mora. “se vuoi puoi sederti nel tavolo vuoto là” disse Nata, una ragazza ricciolina e mora molto graziosa. Indicò un tavolo vuoto qualche metro più in là accanto al cesto della spazzatura. “Nooh! Che schifo! Io non sono fatta per stare accanto alla spazzatura, solo i perdenti posso stare lì. Che se ne vadano loro.” okay, cominciavo ad infastidirmi. Respirai profondamente e cercai di restare calma. “cos'è ti sei trovato le tue puttane, quanto vi paga?” chiese la bionda prima a Federico e poi a noi due. Mi stavo per alzare e dirli quattro cose a quelle imbecilli ma Ludmilla mi tirò per il braccio e mi fece segno di no. Ma io non sono una che si tiene dentro le cose. “senti puttana vallo a dire a tua madre, e poi se non mi sbaglio questi posti non hanno i vostri nomi. E se non vuoi trovarti a spazzare il pavimento con i tuoi capelli, bionda tinta cerca di non infastidirmi. E quelle due hanno un nome. Si chiamano Ludmilla e Violetta, meglio conosciute come quelle che spaccano il culo alle barbie rifatte.” detto questo mi alzai e me ne stavo andando quando Fede mi fermò “ehi, ma non mangi?” mi chiese segnalando che praticamente non avevo toccato niente. “no, non ho più fame. Ciao e grazie per l'accoglienza” dissi Fede . Dopo di che uscii dalla mensa. Ludmilla rimase, perche lei era più calma e pacifica. Io semplicemente non sopportavo alle tipe come quelle due. Andai fuori nell'aria fumatori e mi sedetti sul muretto, presi una sigaretta e l'accesi, subito il tabacco fece effetto in me. Mi rilassai e presi il telefono sentendolo vibrare, sicuramente un messaggio. Scappare non ti servirà a niente. Ormai tutti sanno che sei a Londra. Pare che i giornalisti siano ovunque. -M.

C'era una foto rilegata al messaggio. Dio, era una foto di questa mattina. C'eravamo io e Ludmilla insieme a Federico mentre io fumavo. Era una foto presa da un giornale. Si vedevano chiaramente le scritte. “si sa' ormai che Violetta Castillo è una ragazza ribelle e forse per questo i suoi l'hanno mandata al collegio Londinese, per cercare di raddrizzarla” “pare che insieme a lei ci sia anche Ludmilla Ferro, la sua migliore amica. Ma ancora non sappiamo chi sia il ragazzo che appare nella foto insieme a loro. Sarà un pretendente di Violetta.” strinsi così forte il telefono che quasi rischiai di romperlo. Mi guardai bene attorno e notai che c'era qualcuno dietro di un albero. Capii subito che era un giornalista. Spensi la sigaretta presi dalla borsa un cappello che portavo sempre, ormai per abitudine. E un paio di occhiali neri. Dopo di che entrai correndo e andai a cercare a Ludmilla. Dovevo avvertirla. Andai nella mensa e cercai di ricordarmi dov'era il tavolo sempre guardandomi le spalle. Dio ma nemmeno in un collegio si poteva avere privacy era entrato un fotografo e mi stava perseguendo insieme ad una donna con un microfono. Cercai di correre il più veloce possibile mischiandomi nella folla che ancora era alzata. Guardai che ero vicina al tavolo dei ragazzi cosi mi avvicinai e senza dire niente ai ragazzi presi a Ludmilla e la feci alzare “che succede?” “sanno che siamo qui, mi stanno seguendo.” dissi piano facendomi sentire solo da lei. Lei sgranò gli occhi e poi si guardò intorno. Quando noto alla giornalista e al fotografo mi guardò confusa. “come sanno che siamo qui?” mi chiese. “non lo so. Ma mettiti questo” dissi togliendo il cappello a Maxi che subito protesto. “Scusa, ma mi serve. Giuro che te lo ridò!” dissi mentre mi nascondevo insieme a Ludmilla sotto il tavolo, visto che i giornalisti erano vicini. Quando loro si allontanarono noi uscimmo da sotto il tavolo e ci alzammo. “Scusami” dissi rivolgendomi a Federico, lui mi guardò confuso ma non potei spiegarli nulla perche subito il fotografo gridò “ eccole” ci indicò così io tirai a Ludmilla del braccio e cominciai a correre. “Ma come cazzo fanno a trovarci sempre? Non è che in una delle interviste ti hanno messo una microchip sotto pelle e loro hanno un GPS per rintracciarti?” domandò lei mentre salivamo le scale per andare nella nostra stanza. “potrebbe darsi, quei maledetti giornalista sono una palla al piede. Ormai tutta l'Argentina sa' che siamo qua. C'è una foto di noi due insieme a Federico quando eravamo seduti sul muretto e fumavo.” dissi. “oh, ecco perche hai chiesto scusa.” capì lei. “già, ora non lasceranno in pace nemmeno lui. Pensano che sia un mio pretendente.” “però almeno ti scelgono pretendenti carini!” cercò di sdrammatizzare lei. “smettila non è divertente. Apriti stupida porta.” ormai eravamo arrivate alla nostra stanza. Noi entrammo e chiudemmo subito la porta, per poi stanche, buttarci su i nostri letti a peso morti. “Wow, abbiamo fatto tre rampe di scale in tempo record. Almeno mi mantengo in forma con queste scappate che facciamo quando ci perseguitano i giornalisti.” “credo che se sento parlare di prendere le scale, invece, dell'ascensore vomiterò. Credo di aver lasciato un polmone nelle scale del secondo piano.” dissi, tentando, di ricuperare il fiato. “mi chiedo, come hanno fatto ad entrare se questo è un collegio privato e ci sono le guardie di sicurezza all'entrata.” “bhe' sono giornalisti, e i giornalisti sono come una specie di maghi. Fanno cose che tu nemmeno te l'aspetti.” “come hai fatto a sapere che c'erano dei giornalisti?” “lui, mi ha inviato un cazzo di messaggio e allegato al messaggio c'era questa foto.” le feci vedere la foto e lei lesse anche ciò che c'era scritto. “cosi ho guardato bene intorno e ho visto al fotografo che si nascondeva dietro un albero.” “tuo padre ci ucciderà. Penserà chissà cosa e ci ucciderà.” “oh oh, parlando del diavolo e spuntano le corna. Che faccio rispondo o no?” chiedo mentre il telefono suona. “Rispondi, magari ci fa esprimere un desiderio prima di morire.” Ludmilla ha sempre voluto bene a mio padre, ma, sa che quando si arrabbia diventa incontenibile. “Papà ciao! Sai che ti voglio molto bene...okay, la smetto. Ma non ho fatto nulla!!! senti ho una vita anche io!” come aspettavo ha già visto il giornale e ora mi sta facendo la predica. Bussarono alla porta e feci segno a Lud di aprire mentre io uscivo nel balcone per parlare con mio padre, prima però presi una sigaretta e l'accesi. “non so come hanno fatto a saperlo! Nessuno lo sapeva. Si, si...come vuoi” continuò a rimproverarmi per almeno una decina di minuti, finii di fumare e rientrai in stanza. Senza rendermi conto che ormai non eravamo sole. “porca troia Papà! Ti ho detto che non lo so! Senti dì a quel cretino di Fran che appena lo vedo lo uccido e lui sa' perche! si...si come vuoi.” attaccai il telefono in faccia, arrabbiata sopratutto con i giornalisti e con mio padre. Come se io facessi qualcosa per chiamare l'attenzione dei giornalisti. Sono loro che non sanno cosa cazzo sia la privacy e non hanno niente da fare se no rompere le palle agli altri. “ma che bella accoglienza!” disse Federico con sarcasmo. “uh, scusami. Sai...i genitori.” “vado dritto al punto. Perché cazzo c'era una giornalista che ti seguiva! E sopratutto per che ora seguono anche me?” “si appunto, perché seguono lui e non me! C'è dico cos'ha lui che io non ho!” sbottò Diego, il ragazzo bruno occhi verdi scuri, un po' vanitoso. “in parole povere, ti seguono perche questa mattina hanno scattato una foto mentre eravamo seduti sul muretto, vedi, mio padre è German Castillo un regista di Holliwood e mia Madre è una cantante Argentina perciò ...sai il mondo della fama non salva nemmeno ai poveri figli dei famosi e i giornalisti mi tengono sempre sotto osservazione. Tiene leggi.” li diedi il mio telefono facendoli vedere la foto e ciò che c'è scritto. “ si sa' ormai che Violetta Castillo è una ragazza ribelle e forse per questo i suoi l'hanno mandata al collegio Londinese, per cercare di raddrizzarla. Pare che insieme a lei ci sia anche Ludmilla Ferro, la sua migliore amica. Ma ancora non sappiamo chi sia il ragazzo che appare nella foto insieme a loro. Sarà un pretendente di Violetta.” lesse ad alta voce. “perché ribelle?” mi chiese, sospirai. “lunga storia, un giorno forse te la racconterò.” “scappa...” “no! Quello non lo leggere. Dammi” dissi togliendoli il telefono dalle mani prima che leggesse quello che lui mi ha scritto. “okay, sta' calma!” “sai se sono andati via?” gli chiesi. “si, ho chiesto alle guardie di buttarli via e non farli entrare per niente.” “dovrei pagare delle guardie personali, credo che tutte quelle corse mi stanno facendo odiare le scale.” dissi mentre mi sedevo sul letto. “che ne dite di andare a mangiare pizza al Gringo's questa sera ? cosi noi vi facciamo vedere un po' la città e ci conosciamo meglio.” non male come idea ma non ho assolutamente voglia di uscire oggi e sopratutto non ho fame. “ehm, non so...” “io ci vado!” disse Ludmilla. Poi lei mi guardò negli occhi e io feci negazioni. “oggi sono molto stanca” “allora facciamo la cena qua, chiamiamo e ci facciamo portare le pizze.” disse Diego. Non mi resta che accettare. “oh, allora va bene” dissi. “noi abbiamo gli allenamenti adesso finiamo verso le diciannove e mezza, ci facciamo la doccia e poi veniamo qua. Va bene per voi?” chiese Maxi. “sip, tanto non abbiamo niente da fare.” rispose Lud.

Cosi se né andarono e io mi stesi sul mio letto e misi le cuffie per ascoltare un po' di musica. Ma poi decisi che era meglio senza cuffie. Tanto io e Lud abbiamo li stessi gusti musicali. Misi la canzone di My Chemical Romance e iniziammo a canticchiarla. “these are the eyes and the lives of the taken, these are their hearts but their hearts don't beat like ourscantò Ludmilla, poi mi fece segno di continuare io mentre lei si cambiava vestiti. “they burn, cuz' they are all afraid, for everyone of us there's an army of them, but you'll never fight alone, Cuz' I wanted you to know cantai io poi insieme a Ludmilla cantai il ritornello. “that the world is ugly, but you're beautiful to me. Well are you thinking of me now? (now)” continuammo cosi per un bel po' poi decisi di cambiarmi e mettere il pigiama tanto non dovevo uscire ed era comodo. Consisteva in una camicia di seta bianca...meglio detto quasi trasparente che io mettevo solitamente con i primi tre bottoni aperti e un paio di pantaloncini grigi corti, che venivano coperti dalla camicia un po' lunga. Misi delle infradito rosse, visto che faceva caldo. Parlai un po' con Ludmilla finché alle diciannove e quaranta i ragazzi si presentarono nella nostra stanza. C'erano tutti, Federico, Diego, Maxi, Marco, Leon, Camilla, Francesca, Nata. Gli feci entrare, pronta per conoscere bene ognuno di loro.

 

DARK_ENGEL ANGOLO.

Ciao a tutti! Come noterete ho cambiato firma, e per chi non sa chi sono mi chiamo Stefi (Stefi Torrez JBTS_05...firma vecchia). Questa firma è metà inglese (Dark) e Norvegese (Engel) che sarebbe Angel in inglese, ma visto che ci sono già autori con questo nome io ho deciso di prendere la seconda parte in Norvegese (tratto dal Libro de Gabriel el Engel) di una saga che sto leggendo.

 

 

Eccomi con una nuova storia, so che dire ma quante storie pensi di scrivere? Ma prima che vi chiediate questo vi spiegherò.

Ho molte idee per la testa ma le storie che ho pubblicato fino ad ora hanno ricevuto poche recensioni e per questo sarete voi a decidere quale devo eliminare e quale lasciare. Tra queste ci sono:

-Everytime we touch;

-My immortal;

-Warrior

e ovviamente questa. Se per caso non le avete lette (le altre) dategli una occhiata e ditemi quale volete che cancelli. Devono rimanere due storie. Recensite e ditemi quale volete che lasci. (potete anche recensire la storia che devo cancellare o quella che volete che rimanga.) a voi la scelta e spero che recensiate in tanti. Lo spero tanto. Bhe' baci e alla prossima.

 

By Dark_Engel.

I'm not the only one.

 

 
  
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