Yoonseok
AU. Yoongi ha
diciassette anni e Hoseok ventidue.
Perché? Non lo so, è colpa della mia mente
malata.
"Yoongi.
Mi ha chiamata il preside della scuola. Il tuo insegnante di chimica e
di
fisica vuole parlare con me e tuo padre. Che hai combinato?"
Nel
momento in cui Yoongi rimise piede in casa, dopo essere tornato da
scuola, quel
pomeriggio, si sentì accogliere da
quelle dolci parole
pronunciate dalla madre "Che cosa? Ti ha chiamata? Ma
perché? E' solo
un'insufficienza, posso recuperare!"
La
signora Min sospirò, senza speranze "Hai preso un'altra
insufficienza? Con
l'ultimo compito dovevi recuperare quella di precedente. E quelle prima
ancora"
"Lo
so mamma, lo so. Ma siamo tutti consapevoli che non ci posso fare
niente,
quella roba non fa proprio per me! Ti prego non dirlo a
papà, lo sai che andrà
fuori di testa" Yoongi pregò letteralmente la madre.
L'ultima volta suo
padre lo aveva rinchiuso in camera sua per dei mesi interi e tanto non
era
servito a nulla. Non era portato per le materie scientifiche, punto e
basta.
Che poi non gli sarebbero servite a nulla nella vita, lui voleva
dedicarsi alla
musica, al rap. In quello sì che era dannatamente bravo. Ma,
ovviamente, quel
vecchio conservatore non poteva capire una cosa del genere. Sperava
nell'aiuto
di sua madre, ma già sapeva che non ci poteva contare. Se li
aveva chiamati il
preside in persona la situazione era grave.
La
madre lo guardò, intenerita dalla richiesta "Tesoro, non ti
posso aiutare.
Lo sai che io ti appoggio, ma in questo sono d'accordo con tuo padre.
Voglio
che ti diplomi. Il massimo che posso fare è prometterti che
una volta diplomato
ti sosterrò, qualsiasi strada tu voglia prendere. Ma prima
devi finire la
scuola e quindi impegnarti in tutte le materie"
"Si,
va beh. Ho capito. Mi preparo alla clausura. Sempre che tuo marito mi
faccia
arrivare vivo a domani"
"Non
fare l'esagerato adesso. Potevi pensarci prima e studiare seriamente"
In
realtà le parole di sua madre significavano parecchio per
lui. E se proprio
doveva essere sincero almeno con se stesso non si era proprio impegnato
così
tanto per recuperare le insufficienze. E' che studiare, andare a
scuola,
proprio non gli piaceva, non gli interessava. Era solo una perdita di
tempo,
gli impediva di concentrarsi su quello che era la sua vita veramente. E
non era
colpa sua se l'ispirazione per i suoi testi gli venivano mentre quel
branco di inutili
personecercavano di spiegargli qualcosa.
Ma
sì, era anche consapevole di essere solo un quasi
diciassettenne con tanti
sogni e tante passioni e che forse quel diploma poteva essergli
veramente
utile. Quello che lo preoccupava sul serio era suo padre. Non riusciva
proprio
a capire che non era come lui, che lo studio, non tanto la scuola ma
l'università, non era l'unica sola strada nella vita di una
persona e che,
soprattutto, non era una strada che la sua vita contemplava. Che poi il
problema non era neanche quello. Non del tutto.
Suo
padre aveva deciso di ignorare il suo outing. Aveva scelto di fare come
niente
fosse, come se quella chiacchierata che aveva deciso coraggiosamente di
fare
con lui non fosse mai avvenuta, liquidandolo con un semplice "Sei
troppo
giovane per sapere cosa vuoi veramente dalla vita. Falla finita e vai a
studiare". Da allora, però, qualcosa era cambiato. Ad ogni
suo minimo
errore, che riguardasse la scuola, il suo coprifuoco o un'altra
stronzata
qualsiasi, il padre lo puniva con più severità e
lo guardava con disprezzo,
un disprezzo che lo faceva morire dentro . E doveva fare quello che
diceva lui,
senza se e senza ma.
Guardò
la madre, cercando di farle capire quello che non poteva dire ad alta
voce
sotto quel tetto e, per quanto lei avesse compreso quale fosse il
problema,
rispose allo sguardo dicendo "Mi dispiace tesoro, non posso aiutarti
questa volta. Il preside ci ha fissato un appuntamento per domani. E ha
espressamente richiesto la presenza di entrambi i genitori"
Questa
volta fu Yoongi a sospirare senza speranza per poi girarsi e dirigersi
al piano
superiore e andare in camera sua. Si premurò, comunque, di
far sentire tutta la
sua frustrazione alla madre, urlando, con quanta grazia possibile un "'FANCULO!"
---
Il
giorno seguente, tornando a piedi da scuola -aveva appositamente perso
il
pullman per poter ritardare l'ora del giudizio- non riusciva a smettere
di
pensare a quello che sarebbe successo a breve. Aveva paura, ok? Una
paura
fottuta. E non della punizione o della ramanzina. Aveva paura di
rivedere
quello sguardo negli occhi del suo vecchio, quello sguardo che non era
altro
che la prova per lui di quanto fosse nient'altro che una delusione, il
figlio
che non avrebbe mai voluto. Pigro, svogliato e frocio, per quanto
volesse
negarlo.
Il
commercialista Min aveva più volte ripetuto al figlio che
doveva diplomarsi,
iscriversi alla facoltà di economia e lavorare per lui prima
e prendere il suo
posto poi. Del resto si era fatto un nome, ormai, e anche un giro di
ottimi
clienti; insomma, guadagnava più che bene, perché
mai tutto il suo lavoro
doveva andare in fumo per degli stupidi capricci adolescenziali?
Quindi
no, Yoongi non era proprio il figlio che il signor Min aveva
desiderato. E
Yoongi ne soffriva. Perché si, lo sapeva da solo che era
pigro e che a questo
poteva anche rimediare. Ma non poteva rimediare a tutto il resto. Come
poteva
rimediare al fatto che non gli piacessero le ragazze ma i ragazzi?! E
soprattutto come poteva rimediare al fatto che la musica fosse una
parte
inscindibile da lui?! Poteva anche sacrificare le sue preferenze
sessuali per
suo padre ma non la musica.
Sì,
Min Yoongi era un diciassettenne drastico e melodrammatico che
sosteneva che se
nella sua vita ci fosse stata la musica allora quella bastava, non gli
serviva
altro, nemmeno un ragazzo. Nemmeno l'amore. Come se potesse vivere una
cosa del
genere in Corea, quando non lo accettava nemmeno il suo stesso padre.
Giunto
al portico di casa sua, perse ancora un attimo davanti alla porta.
Quando si
decise ad aprirla, lo fece con la massima cura al non fare il minimo
rumore,
quasi sperasse di passare inosservato.
Illuso.
Non
fece in tempo ad entrare nell'ingresso e a togliersi la prima scarpa
che sentì
la burbera voce del padre chiamarlo "YOONGI! Nel mio studio, subito"
'Fottuto!'
pensò Yoongi, con la testa che aveva già iniziato
a girare. Vide la madre
rivolgergli un mezzo sorriso che probabilmente voleva essere
rassicurante.
Illusa pure lei.
Suo
padre era al centro della stanza, in piedi e con le braccia conserte.
E quello
sguardo.
"Chiudi
la porta e vieni qui"
Col
groppo in gola, fece come gli era stato ordinato e prima che potesse
anche
accorgersene il signor Min gli diede uno schiaffo. La guancia
incominciò a
bruciare e gli occhi si inumidirono per il
dolore. Chinò la testa e
non riuscì a trovare la forza di alzare lo sguardo.
"Tu
e le tue stronzate mi avete stancato. Mi hai fatto chiamare dal
preside, come
se fossi il padre di chissà quale idiota indisciplinato.
Padre di un idiota lo
sono, comunque. Da oggi in poi sei rinchiuso in questa casa
finché non avrai
recuperato tutto il programma di chimica e di fisica e non avrai
raggiunto una
buona media per poter frequentare i corsi estivi per le
università. E niente
computer, a meno che non ti serva per la scuola. Così la
smetterai con quelle
cazzate sulla musica. E niente amici. L'unica persona che potrai
frequentare
sarà il tutor che ti troverò."
A
quelle parole Yoongi riuscì finalmente a guardare il padre.
"Tutor?"
"Si,
tutor. Pensi sul serio che mi fidi di te? L'anno scorso avevi detto che
quest'anno ti saresti impegnato veramente e invece questa mattina mi
sono
ritrovato nello studio del preside col tuo insegnante che mi diceva che
hai
preso un'insufficienza dopo l'altra, insufficienze di cui io non sapevo
niente.
Non solo ho dovuto subire l'umiliazione di avere un figlio deficiente,
hai
fatto fare anche a me la figura del deficiente."
Yoongi
riabbassò subito lo sguardo, cercando di non far vedere al
padre quanto fosse
ferito.
"Ho
già trovato un paio di candidati validi, più
tardi li chiamo e vedo di fissarti
la prima lezione per domani. E adesso esci di qui e vai in camera tua.
Non
voglio più neanche vederti per oggi"
Yoongi
si girò e uscì da quella stanza alla
velocità della luce, correndo in camera
sua senza prestare attenzioni alla madre che lo chiamava. Si chiuse la
porta
alle spalle e si lasciò cadere sul letto, la faccia sepolta
nel cuscino.
Schiaffo
e offese a parte, era andata meglio di quanto pensasse. Era sicuro che
per
questo dovesse ringraziare la madre. Ma... Un tutor? Sul serio? E i
corsi
estivi per l'università? Anche se era sopravvissuto adesso
era sicuro che non
ce l'avrebbe fatta ad arrivare vivo al diploma. Tanto meglio. Sperava
almeno
che il padre avesse talmente tanti sensi di colpa da logorargli l'animo
e
rovinargli la vita per sempre, cadere in depressione e mandare in
rovina la sua
attività -l'aveva detto che era drastico e melodrammatico no?
Si
alzò dal letto e aprì il cassetto del comodino.
Ne tirò fuori un quaderno e una
penna. 'Coglione, non ho mai usato il computer per le mie
canzoni' ed
iniziò a scrivere, cercando di sfruttare la sua rabbia per
una nuova canzone
spacca-culi.
Non
tornò al piano di sotto per il resto della giornata,
passando da una pagina
all'altra senza sosta, ignorando la madre che gli chiedeva cosa volesse
per
cena, fino a che non sentì le palpebre talmente pesanti che
si addormentò con
ancora indosso la divisa di scuola.
---
Dopo
la seguente giornata scolastica, Yoongi raccontò gli
avvenimenti della giornata
precedente al suo migliore -o forse unico- amico, giusto per spiegargli
il perché
non si sarebbero potuti più né vedere
né sentire al di fuori dell'orario delle
lezioni di scuola.
"Che
sfiga amico, mi dispiace" disse Jimin, dandogli una pacca sulla spalla.
"Si
beh, ancora deve iniziare la vera sfiga. Mi sa che oggi mi tocca la
prima
lezione col dannato tutor. Dovrò passare il pomeriggio a
fare una cosa schifosa
con uno che sicuramente a questa cosa schifosa gli ha dedicato la vita,
ovvero
uno completamente pazzo. Ti pare? Cazzo, perdo il pullman se non mi
sbrigo, non
sia mai che do al vecchio un'altra scusa per dare di matto. Ciao
Jiminie!"
E
così incominciò a correre verso la fermata, senza
aspettare la risposta
dell'amico.
Quando
arrivò, fu proprio il padre ad aprirgli la porta.
"Sbrigati.
Il tutor ti sta aspettando"
Yoongi
si tolse le scarpe talmente in fretta che quasi inciampò,
seguendo il padre che
lo stava portando verso la cucina.
Vi
trovò un ragazzo, evidentemente più grande di
lui, che non appena lo vide gli
rivolse un sorriso a forma di cuore. Tutto quello che Yoongi
riuscì a pensare
fu 'Porca troia!'
"Yoongi,
lui è Jung Hoseok. E' al terzo anno di medicina veterinaria
e da oggi ti
aiuterà a recuperare quel disastro che sono i tuoi voti in
chimica e
fisica"
Avrebbe
desiderato tanto far vedere a quel bel ragazzo che non era stupido come
sosteneva suo padre ma tutto quello che riuscì a fare fu
aprire stupidamente la
bocca e farne uscire un altrettanto stupido "Ah"
"E'
un piacere conoscerti Yoongi" e quel dannato sorriso si
allargò ancora di
più, diventando ancora più carino.
'Ok,
sarà anche un pazzo che ha dedicato la vita a delle cose
schifose, ma cazzo se
è fico'
Bene.
Perfetto. Il padre omofobo gli aveva trovato un
tutor per fargli
passare l'anno e Yoongi stava fantasticando su di lui. Recuperare
quelle
materie sarebbe stata una passeggiata. Certo. Fantastico.
Si
maledì mentalmente e cercando di recuperare un minimo di
dignità disse
"Vado a prendere i libri"
E
per la seconda volta in un minuto pensò 'Porca
troia!'