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Autore: Gatto1967    04/02/2015    0 recensioni
Iolanda è un giovane architetto.
è sposata e ha una figlia.
Un giorno, in un parco pubblico, incontra un uomo che la guarda in silenzio.
Da quel momento episodi inquietanti e misteriosi trasformeranno la sua vita in un incubo.
Chi la perseguita? E perchè?
Chi è l'uomo fra gli alberi?
Genere: Horror, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Una spiacevole sensazione.
 
La giovane architetta Iolanda Simone uscì all’aperto. La sua prima lezione a quel gruppo di architetti, ingegneri e geometri era terminata, e dopo essersi intrattenuta con il responsabile di quella struttura per relazionarlo sulla lezione stessa, usciva per tornare a casa.
L’edificio dove aveva tenuto la lezione si trovava immerso in un vasto parco pubblico a nord di Roma, ce n’erano anche altri di edifici, alcuni dei quali abbandonati da tempo.
 
Iolanda abitava alla diagonale opposta della città più estesa d’Italia e per arrivare fino a lì, doveva fare un bel viaggio.
Considerato poi che nei trent’anni della sua vita, era stata impegnata a laurearsi, fare praticantato, aprire un suo studio, sposarsi e fare una figlia, ma non aveva mai avuto il tempo e la voglia di prendersi la patente, il quadro non era dei più allegri.
Quella mattina si era svegliata alle cinque e mezzo per prendere tre autobus e arrivare puntuale alla lezione.
 
Si sedette sulle scale dell’ingresso ad aspettare suo marito Roberto che, come suo solito, era in ritardo.
Davanti a lei, oltre quel breve pezzo di strada asfaltata c’era una vasta pineta.
I tanti alberi davano una piacevole sensazione di fresco in quella giornata calda che introduceva all’estate imminente.
Un gattone bianco con qualche chiazza grigia qua e là, cominciò a strusciarsi sulle sue gambe e Iolanda intenerita, l’accarezzò.
 
D’un tratto vide qualcuno, un uomo fra gli alberi davanti a lei. Stava immobile, a una cinquantina di metri da lei. Sembrava guardare fisso nella sua direzione, sembrava guardare LEI.
Iolanda era abituata a sentirsi addosso gli sguardi vogliosi dei giovanottelli che incontrava per strada, ma quella situazione era diversa: quell’uomo aveva un che di inquietante.
Dimostrava intorno ai quarant’anni, e continuava a fissarla. Indossava un paio di jeans e una camicia quadrettata.
 
Lei si alzò e si coprì le gambe, per quanto la gonna che indossava glielo consentisse.
L’uomo continuava a guardarla, trasmettendogli una sensazione davvero sgradevole.
Stava per andare da lui e cantargliene quattro, quando una macchina si fermò davanti a lei. La riconobbe.
- Papà, che sorpresa!-
- Dai sali.-
Iolanda salì sulla macchina di suo padre, e l’auto si avviò in direzione dell’uscita dal parco.
- Com’è andata la tua prima giornata da professoressa?-
- Papà, non prendermi in giro! È andata abbastanza bene.-
- Ma cosa insegni?-
- I miei studenti sono ingegneri, architetti e geometri, mi pagano per insegnargli a usare un famoso programma per fare disegni tecnici. Ne avrò per due mesi tre volte a settimana.
Ma come mai sei venuto tu invece di mio marito?-
- Roberto mi ha telefonato che ha avuto un problema in ufficio.- Roberto era un ingegnere informatico.
- Non ti ha chiamato perché non voleva disturbarti a lezione. E così sono venuto io a prenderti. È anche un’occasione per salutarti.-
- Così hai deciso di partire…-
- Sì. Prenderò l’aereo per Lampedusa domani mattina. Starò lì fino ai primi di settembre.-
- Papà, sono preoccupata per te. Tre mesi lì, da solo…-
- Non preoccuparti. Forse piangerò rivedendo i luoghi dove sono stato tanto felice con tua madre, ma sarà un modo per cercare di vivere il mio dolore, e di vincerlo.- la madre di Iolanda era venuta a mancare due mesi prima, vittima di un pirata della strada.
Quella macchina l’aveva investita in piena notte, mentre lei stava tornando a casa da una partita a Bridge con le amiche.
Poi era fuggita senza neanche fermarsi. La targa era stata rilevata da un testimone, ma la macchina era risultata rubata.
- Papà, la mamma manca tanto anche a me, lo sai.-
- Certo che lo so, ma tu hai la tua famiglia, il tuo lavoro, ti sarà più facile andare avanti.-
- Promettimi che mi chiamerai spesso.-
Lui fermò la macchina e abbracciò sua figlia.
- Te lo prometto.-
 
Poi l’auto riprese il suo cammino ma Iolanda non riusciva a scrollarsi di dosso quella spiacevole sensazione. Si sentiva ancora addosso lo sguardo dell’uomo fra gli alberi.
   
 
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