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Autore: Oducchan    04/02/2015    1 recensioni
Tokugawa Kazuya è un ostacolo.
Ed è la meta, il cammino, ciò che lo completa, il suo tutto.
[Tokugawa/Ryoma]
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Ryoma Echizen
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Nick autore: Oducchan_OfTheLowerCourt 
Titolo: There is no sweeter innocence than our gentle sin
Fandom: Prince of tennis
Personaggi: Tokugawa Kazuya, Echizen Ryom, altra gente menzionata
Pairing: Edo Pair (Tokugawa/Ryoma)
Genere:  introspettivo, sentimentale, romantico (?)
Avvisi: what if (perché mi sono completamente scordata di Ryoma che viene espulso dal campo e va negli USA), OOC (e pure pesante)
Rating: giallo
Note:
Non so cosa avessi in mente quando ho scritto ciò né lo voglio spere. è imbarazante punto e basta (e infatti ho impiegato settimane a postarla).


 
There is no sweeter innocence than our gentle sin


Tokugawa Kazuya è un ostacolo. Lui e la sua espressione inerte che tanto gli ricorda Tezuka-buchou, lui e la sua altezza, il suo talento, il suo servizio; sono un ostacolo che Ryoma deve e vuole a tutti i costi superare durante questo Campo. Non importa se è arrivato da meno di due ore e sta già infrangendo un migliaio di regole e Kintarou gli piagnucola all'orecchio quel suo fastidioso "Koshimaeeeee!", Ryoma non ha intenzione di cedere di fronte a questi occhi neri e truci.
Quando però il sapore amaro della sconfitta gli brucia in bocca ed è difficile da ingoiare e accettare e l'umiliazione serpeggia sotto la pelle e quel colosso dai capelli rossi torreggia su lui e Tooyama per rimetterli in piedi e informarli che devono prendere le loro cose e andarsene, Ryoma lo guarda rimettere le racchette nel borsone e sente nascere un impulso diverso.
Rivincita.
 
Tokugawa Kazuya è la meta. È l'obiettivo da raggiungere, è il talento da uguagliare. Né Sanada né nessun altro del derelitto gruppo dei perdenti comprende perché si getti così a capofitto negli allenamenti di Mifune, perché si ostini a provocarlo solo per assaggiare il suo pugno di ferro. O forse lo comprendono tutti lo stesso ed è per quello che lo ergono a loro bandiera e vessillo, rendendosi suoi vassalli in quella dura risalita alla vittoria.
Tokugawa è l’arrivo, il culmine, l’apice. E quando finalmente riesce a tornare nello stesso campo di fronte a lui, è una sensazione meravigliosa. Non è solo gioia, rivalsa, sollievo, soddisfazione. C'è che nelle luci del tramonto gli occhi castani di Tokugawa brillano e sulle sue labbra si drappeggia l'ombra di un sorriso e il cuore di Ryoma non ha battuto così forte neppure quando Yukimura ha smesso di averlo in pugno, ai Nazionali.
 
Kazuya Tokugawa è il cammino, la strada gemella e parallela alla sua. È l'avversario che si erge di là della rete quotidianamente (Tokugawa, nota Ryoma, non sceglie nessuno se non lui. E anche se Ryoga brontola e pesta i piedi, Ryoma almeno un set trova sempre il modo di concederglielo, anche se significa far tardi e rientrare nel dormitorio che è notte, passando tra i sistemi di sicurezza con il fiato corto e ridendo come bambini. La risata di Tokugawa, nota, è cristallina come la cascata dove Nanjiroh l'ha portato prima delle finali ad agosto. Ne vale la pena, di sentirla); è il primo compagno di doppio che accetta dopo Momoshiro (e il modo in cui riescono a coordinarsi spontaneamente è intossicante e sconcertante allo stesso tempo. Non c'è bisogno di avere lo sguardo sconvolto e sconcertato di mezzo Campo puntato addosso, per saperlo); è la persona che gli dà consigli, gli fa trovare un asciugamano pulito alla fine dei rally di allenamento e kami solo lo sa, quanto ne abbia bisogno, dopo un rally interminabile con Atobe. Il loro cammino verso la vetta si intreccia,e anche se Byoudouin è intenzionato a far precipitare a valle entrambi, sanno che insieme possono fare qualsiasi cosa.
 
Tokugawa Kazuya diventa l'altra metà, ciò che integra e completa la sua entità, il complemento che riempie gli spazi vuoti della sua anima. È la spalla su cui si addormenta negli interminabili viaggi in aereo da un torno all'altro, è la mano che gli sostiene la schiena quando è così stanco da non sentirsi le gambe. È la mano che stringe la sua sopra la rete quando terminano un incontro ufficiale ma è anche le dita che gli massaggiano le spalle contratte al termine delle partite, negli spogliatoi. È il sorriso che si nasconde dietro un tovagliolo dopo un commento particolarmente acre su un qualche pivello durante la cena, è il calore del suo ginocchio quando preme per sbaglio contro il suo polpaccio, sotto il tavolo.
È la bocca che si chiude sulla sua per farlo tacere, è il corpo che lo accoglie nelle sere d’inverno quando il mondo è freddo, mentre lui è caldo, terribilmente caldo; è il peso che lo ancora e lo trattiene e per cui è meraviglioso aprirsi e lasciarsi prendere quando l'aria è torrida e irrespirabile e Ryoma vorrebbe solo nutrirsi di lui, della sua pelle chiara e dei suoi capelli neri come l’inferno.
 
Tokugawa Kazuya è il suo tutto, e Ryoma se ne rende conto mentre Kazuya si mette la borsa in spalla e prende il trolley per raggiungere il gate dell'aeroporto che lo riporterà in Francia.
-Non te ne andare- è il bisbiglio che gli sorge spontaneo, un tenue bisbiglio che gronda panico, e al diavolo l’orgoglio, lo stinge per la felpa, quasi fosse ancora quel bambino che voleva sfidarlo a tutti i costi in un lontano pomeriggio di novembre.
-Lo sai che non posso- ma nonostante tutto Kazuya lascia la borsa e gli circonda i fianchi, tirandoselo al petto, il mento appuntito che si annida nei suoi capelli scuri. Ryoma fa schioccar ela lingua, imbarazzato, ma non ha la forza di sottrarsi.
-Portami con te, allora- borbotta, il viso che affonda contro la sua spalla a cercare un calore ormai famigliare, ormai indispensabile.
-Non posso fare neppure questo- e Tokugawa inspira, piano, cercando di portarsi appresso almeno l’odore di Ponta, di Ryoma.
E allora Ryoma svicola via dall’abbraccio, le mani che si chiudono e poi si riaprono sul petto dell’uomo e poi si allontanano piano. La voce metallica che chiama ancora una volta i passeggeri all’imbarco copre la sua ultima domanda, ma Kazuya la sente lo stesso.
-Allora... torna da me?-
Kazuya sorride, mentre gli sistema meglio il cappello bianco sulla testa
-Sempre-
   
 
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