Crossover
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Autore: Claudia Ponto    04/02/2015    1 recensioni
Un lungo viaggio, una fantastica avventura che rispecchia ciò di più bello e personale che si possa avere, la fantasia.
Attraverso mondi inesplorati, grandi città, strani personaggi, Claudia, una ragazzina di 12 anni ritroverà di fronte ad un misterioso segreto e a tante magie che troveranno una risposta solo proseguendo il lungo cammino irto di ostacoli che solo lei, con l’aiuto di una simpatica gang, potrà annientare.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anime/Manga, Videogiochi
Note: Cross-over, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il folto tappeto d’erba chiazzato di fili di grano e vivaci fiori da colori cangianti pareva un mare, l’arcobaleno variopinto in cielo non riusciva a solcarlo tutto, nitido a tal punto a sembrare una costruzione solida.
Da lì a poco frondosi alberi cominciarono ad apparire numerosi, in poco tempo l’insieme formò un fitto bosco dove i raggi solari giocavano a nascondino tra i rami e le foglie intrecciati tra loro: l’anormalità del mondo pareva essersi intensificata, lo si avvertiva a pelle l’alone magico una sorta di formicolio.
<< Siamo giunti alla meta. >>
Simba indicò con il bastone il sentiero che scompariva dentro un fitto muro verde di salici piangenti. Attraversando con cautela il passaggio di foglie ricoperte da goccioline di rugiada, si respirava un’aria pura e profumata, timide libellule ronzavano nei dintorni scansando agilmente gli ostacoli che impedivano loro di volare.
Uscimmo in un attimo, la pianura ricominciava, ma stavolta il la passerella era stata sostituita da un percorso di mattonelle d’oro che in certi punti si biforcava verso aiuole affollate da api e farfalle, all’orizzonte una particolare costruzione che diveniva sempre più alta e immensa a mano a mano che ci si avvicinava: era una torre che si innalzava imponente verso il cielo, le pareti immacolate di bianco e le decorazioni celesti sparse sul resto della struttura.
Sembrava l’ultima testimonianza di ciò che rimaneva di una possibile chiesa, a circondare la base c’erano quattro cappelle inglobate con i muri, le facciate erano provviste di finestre ad arco tempestate di vetri colorati sormontate ognuna da grandi stelle blu simili alla rosa dei venti; le cupole sferiche delle cappelle e i balconi erano decorati con sinuose linee serpentine provviste di gigli e foglie d’acanto, mentre la cima era impossibile da vedere a occhio nudo a causa del sole che si trovava in parallelo con essa.
<< Prego, entra pure. >>
Le sorprese finirono neanche all’interno: dopo aver oltrepassato il portone d’argento puro mi ritrovai nella sala centrale di forma ovale spaziosa e maestosa anche se priva di ornamenti, illuminata dai grandi finestroni racchiusi in cornici di bronzo, alte e possenti colonne corinzie dal fusto scanalato sostenevano le pareti, mentre delle porte color ambra collegate alle cappelle erano sbarrate da spesse travi pesanti. Tutto l’ambiente e gli elementi architettonici erano rivestiti in oro, con sottili venature arancio che somigliavano a delle onde, i lampadari a corona appesi sulla volta a crociera tintinnavano delicatamente per via dei piccoli cristalli.
<< è tutto bellissimo qui! >>
 << Si, Gabriel ne va molto fiero. Ha sempre avuto un debole per le strutture architettoniche complesse, ha sudato sette camicie per realizzarla. >>
<< Cosa?! L’ha creata lui? >>
<< Certamente: è tutta opera sua. >>
<< Ma… ma come ha fatto? >> chiesero in coro le due ragazze.
<< Te lo dirà lui stesso. >>
Seguì Simba fino ad una particolare struttura simile ad una gabbia in fondo alla sala, in realtà un ascensore provvisto di un pannello con dieci bottoni di colore diverso disposti in fila indiana e una leva messa a fianco.
L’uomo schiacciò il quarto bottone e alzò la leva, l’ascensore sali fino a quando non giunse al piano scelto: la stanza era della stessa forma della sala principale ma non così ampia e poi era molto più arredata, con numerosi scaffali di legno scuro laccato colmi di libri dalle copertine variopinte e i titoli scritti in una bella grafia, preziosi tappeti rossi sul pavimento e un gigantesco mappamondo di vetro in fondo a destra, grandi quadri appesi alle pareti che rappresentavano famose opere d’arte. Gli scaffali, divisi per ordine alfabetico, erano disposti in modo da creare degli spazi abbastanza ampi da permettere ci passarci attraverso senza problemi e andare da una parte all’altra, soprattutto per raggiungere il centro della stanza dove era situato un piccolo tavolino d’oro rettangolare.
 
Un colpo di tosse attirò la mia attenzione mentre sfioravo con mano i libri.
Una figura nota si nascondeva vicino al mappamondo.
Un uomo che non era più un mistero.
 
<< Benvenuta signorina, alla fine ci incontriamo. >>
Gabriel in carne e ossa, finalmente.
Di persona appariva più massiccio e più maturo, nei suoi occhi celesti trasudava saggezza ed esperienza anche se, dato il giovane aspetto, non sarebbe potuto essere possibile. Eppure nella compostezza e nell’eleganza del suo aspetto avrei giurato che ci fosse una sorta di pecca.
<< Cosa ti prende? Non sei contenta di essere arrivata al traguardo? >> chiese il Re degli Spiriti, confuso dal mio reagire quasi impassibile.
<< Certo. È solo che… mi aspetto che da un momento all’altro mi caschi qualche altro disastro sulla testa. >>
<< Capisco bene la tua inquietudine, ma qui sei al sicuro, te lo assicuro. >>
Cibo, poltrone imbottite e tante altre cose apparvero magicamente intorno a me, creati dal bracciale avvinghiato al polso dell’uomo, sprigionando un luccichio grazioso che pareva polvere. Fissandolo provavo sbigottimento… prima di scoprire che altre due erano in giro mi ero sempre sentita importante; unica come il gioiello che continuava a brillare prezioso fin dal giorno del suo ritrovamento… ora quella sensazione era calata e non potevo fare a meno di sentirmi dispiaciuta.
<< Dove sono i miei amici? >>
<< Stanno arrivando, dovrebbero essere nei paragi. Mentre li aspettiamo, possiamo parlare di alcune cose in privato. >>
 
§
 
Dalla biblioteca ci spostammo verso un’altra stanza, usufruendo di nuovo dell’ascensore che salì fino al settimo piano: la nuova stanza aveva un parquet lucido, le pareti ricoperte da mosaici che rappresentavano paesaggi ameni e il tetto dipinto che rappresentava l’universo stellato con pianeti e galassie, notai che curiosamente mancavano lampade o lampadari. C’erano cinque finestre, vicino ad ognuna si trovavano dei grossi telescopi puntati verso l’orizzonte di quel territorio incantato, muniti di banchetti di ferro su cui erano poggiate numerose annotazioni e tazze di caffè vuote.
Gabriel disse che quella era una delle sue stanze preferite; mentre spiegava il meticoloso lavoro che aveva impiegato per costruire quell’osservatorio io ammirai i pregati mosaici e i complessi strumenti, sbirciando ogni tanto all’interno dei telescopi per sapere quanto lontano potessero guardare, scoprendo con delusione che le lenti erano state oscurate.
 
La mia attenzione cadde su degli appunti stropicciati e scarabocchiati posati su uno dei tavolini, in mezzo alla confusione c’era un block notes di pelle ruvida aperto quasi del tutto che, senza nemmeno domandare il permesso, cominciai a sfogliare: era in realtà un album da disegno le cui pagine erano tutte disegnate fino all’ultima con paesaggi rappresentati elementi della natura anomali o strutture architettoniche quasi inquietanti.
<< Sei incuriosita dai miei disegni? >> disse improvvisamente Gabriel, dopo essersi avvicinato di soppiatto alle mie spalle.
<< Mi scusi! Non volevo curiosare tra la sua roba! >> dissi imbarazzata.
<< Non vergognarti mia cara, è normale per la tua età essere curiosa. Cos’è che ti interessa di quei miei schizzi? >>
<< Sono tutti strani…. >>
<< Già, sono d’accordo. Eppure esistono, dispersi nello spazio e lontani… >>
Gabriel sfogliò lentamente le pagine leggermente ingiallite, sospirando malinconicamente mentre accarezzava delicatamente i tratti neri del carboncino.
Avevo quasi dimenticato che lui aveva detto di essere una sorta di viaggiatore spaziale, si passò una mano sul viso per cercare di scacciare i segni di un forte sentimento che stava venendo a galla.
<< Tu cosa ne pensi della diversità? Viaggiando mi sono reso conto che essere diversi non è un difetto come molte comunità credono; si tratta solo di una limitazione. >>
<< Io… non lo so. Cosa vuol dire? >>
<< Vuol dire avere una mente ristretta. La stessa che rende Tenebros al tempo stesso ignorante e pericoloso. >>
Nella mano dell’uomo apparve una vecchia foto in bianco e nero: in primo piano due ragazzi stavano in posa davanti all’obiettivo con espressione allegra, l’individuo a destra aveva i capelli neri, occhi piccoli ridotti quasi a due fessure e guancie chiazzate da minuscoli puntini che dovevano essere lentiggini, il compagno a sinistra invece aveva i capelli di un colore più chiaro, i lineamenti del volto più squadrati; in mezzo una linea zigzagata li divideva, uno strappo riunito con del nastro adesivo appiccicato sopra.
<< Quando riguardo questa foto, mi appare così astruso il ricordo di questo ragazzo che una volta consideravo mio amico. >>
<< Perché adesso è così cattivo? Dipende solo dal fatto di voler cambiare l’universo? >>
<< Ammetto che non lo so. La mente di un essere umano è misteriosa e imprevedibile in determinate situazioni, ma non nascondo il sospetto che parte della colpa possa essere attribuita alla pietra che gli appartiene. Se penso che una simile capacità possa essere possibile, mi vengono i brividi. >>
<< L-la pietra po-potrebbe farmi impazzire? >>
<< è solo un’idea… che potrebbe essere sia giusta che sbagliata. >>
Le finestre ad un tratto si chiusero, l’osservatorio piombò nel buio.
Dopo pochi secondi i nostri cristalli iniziarono a brillare di propria vita, le loro tonalità insieme crearono una luce verde smeraldo che mi ricordava le fitte chiome delle foreste sulle montagne di casa mia.
<< Sarò onesto con te signorina, queste pietre non hanno portato nulla di buono. Hanno attirato molta sfortuna a noi possessori, e chissà se ci sono stati altri prima di noi, di cui non siamo consapevoli dell’esistenza, hanno subito la stessa sorte. I loro poteri saranno anche sorprendenti, ma se per usarli bisogna rinunciare alla propria libertà… alla propria vita… allora meglio farne a meno.  >>
<< …io a casa ci voglio tornare… >>
<< E io ti prometto che ci tornerai. Ho solo un favore da chiederti, lo stesso che più volte di ho pregato di compiere con disperazione: Tenebros deve essere fermato, noi due insieme dobbiamo unire i nostri poteri per impedirgli di commettere il più grave errore della storia. >>
<< Ma io non sono all’altezza! >>
<< Si invece, lo hai dimostrato facendoti strada fino a qui. Ragazzina, sei così insicura su chi sei e cosa fai, da non renderti conto delle potenzialità che possiedi. >>
Potenzialità… non è la prima volta che qualcuno mi dice queste cose… ma fino a che punto questa cosa è vera nei miei confronti?
Ad un tratto bussarono alla porta, l’uscio si aprì appena un poco permettendo ad un raggio di luce di filtrare dentro.
<< Sono arrivati i nostri ospiti. >> disse il Re degli Spiriti, affacciandosi.
Un largo sorriso apparve sul volto di Gabriel, l’avviso l’aveva rallegrato.
 
Mentre l’ascensore scendeva, sentivo un crescente vociare lontano confuso.
Rimasi ad ascoltare quella specie di fruscio di parole incomprensibili, inutile provare a capirci qualcosa, al contrario i due uomini si mostrarono molto compiaciuti.
<< Cosa sono quelle risatine soddisfatte? >> domandai ad entrambi.
<< Avevamo mandato degli inviti ad alcune persone, e dal chiacchiericcio che sento sembra che abbiamo aderito tutti. >>
<< Non capisco il senso di questa cosa. >>
<< Bè, per affrontare il nemico, avremmo bisogno di supporto. >>
<< Supporto? >>
Le idee si accavallarono una dietro l’altra, ero davvero curiosa di sapere quale preciso significato si celasse dietro quella parola.
Perciò mi catapultai fuori dall’ascensore non appena la porta si aprì… e poi le mie gambe si bloccarono completamente davanti alla visione incredula che si presentò davanti ai miei occhi.
  
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