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Autore: Ink Voice    04/02/2015    2 recensioni
Un improvviso sfogo di cui ho bisogno, scusatemi per essere piombata così improvvisamente in una sezione sconosciuta ma l’idea per questa flash l’ho pensata nell’universo di PH.
Echo trotterellava silenziosa per il corridoio che conduceva alle stanze del padron Vincent. [...] Mosse un passo in una nuvola di cotone. Il morbido strato bianco le arrivava fin sopra le caviglie magre. [...] Echo vide padron Vincent che troneggiava in mezzo alla nuvola di ovatta, inginocchiato davanti una montagnetta di bambole sgargianti. [...] Una scia rossa la seguiva e contaminava il mare di puro bianco.
Genere: Angst, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Echo, Vincent Nightray
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Echo trotterellava silenziosa per il corridoio che conduceva alle stanze del padron Vincent. I suoi inudibili passi felpati erano inconsapevolmente veloci e questo suo atteggiamento ben si adattava alla notte ormai affermatasi sul cielo color abisso. La lunga e candida camicia da notte frusciava appena e sembrava brillare al buio. Non sapeva il perché né riusciva a pensarlo, però voleva affrettarsi.
La ragazzina sentiva dei suoni giungere in lontananza, forse proprio dal fondo del lungo e spoglio corridoio, così freddo e poco accogliente. Le grandi finestre, strette e alte fino al soffitto spiovente, lasciavano entrare quel poco di luce che le stelle irradiavano, così fioche in confronto alla Luna che in quel periodo era in congiunzione.
Sospirando per un motivo a lei sconosciuto, Echo arrivò fino alla grande porta in legno lavorato ed intagliato che accoglieva nella stanza di Vincent Nightray. Prima di entrare vi accostò un orecchio e udì quegli strani suoni, o forse erano rumori, che più indefinitamente le arrivavano già da quanto si trovava a metà del corridoio. Non era sicura di sapere cosa stesse succedendo, era stupita di ciò che sentiva. Erano singhiozzi quelli o risa?
Provò a bussare, piuttosto ansiosa e timorosa, nonostante i suoi occhi plumbei fossero sempre lo specchio del vuoto. Non ricevette alcuna risposta, ma i suoni parvero fermarsi, segno che chi si trovava là dentro si era accorto dell’imminente arrivo di un ospite. Aprì lentamente la porta con incertezza.
Mosse un passo in una nuvola di cotone. Il morbido strato bianco le arrivava fin sopra le caviglie magre.
Girò la testa a destra e a manca osservando come ogni parte della grandissima stanza fosse coperta da cumuli di quella che le sembrava ovatta. Camminò in avanti per esplorare meglio la zona e avvertì sotto i piedi scalzi pezzi di tela, e altre cose più piccole e dure. Si azzardò a chinarsi per raccoglierne una: si trattava di un bottoncino nero, con quattro buchi, così simile a un occhio che intimamente ne rimase impressionata. Alzò lo sguardo per vedere miriadi di pezzi di stoffa colorata galleggiare su quel mare bianco, alcuni ancora cuciti tra loro. Così sembravano palesemente quello che erano, ovvero involucri umanoidi.
Echo vide padron Vincent che troneggiava in mezzo alla nuvola di ovatta, inginocchiato davanti una montagnetta di bambole sgargianti. Le sue spalle si alzavano ed abbassavano velocemente in preda a rumorosi sussulti. Era armato delle sue amate forbici e stavolta aveva con sé anche degli spilli.
Proprio da lui provenivano quei singhiozzi misti a una risata incontenibile, dalla sua bocca distorta in un’espressione di perverso divertimento usciva una fiumana di parole che solo l’acuto udito di Echo poteva cogliere in quel momento. I capelli biondi erano spettinati e sporchi, anziché lucenti e ben curati come loro solito. Era uno dei momenti peggiori per la sanità mentale di Vincent.
-Potevate ripensarci… stolti…- ridacchiava. Sembrava pazzo. Il suo tono di voce era pieno di rabbia ma anche di folle ilarità, che a Echo tutto sembrava fuorché motivata. Sicuramente non era dovuta all’ambiente che si era venuto a creare con il lavoro che l’uomo stava facendo sulle bambole, che la ragazzina iniziava ad intuire e del quale aveva piuttosto paura. Anzi, il solo pensiero la impressionava: davvero padron Vincent stava facendo una cosa del genere? Si era ridotto a tanto?
-Non avete fatto come Vincent vi aveva ordinato? Bene, benissimo… La colpa è tutta vostra, ora ne pagherete le conseguenze, ho il piacere di farvi scontare io stesso questo prezzo… eh eh eh…
Quelle parole furono seguite da un sonoro strappo che fece sobbalzare Echo. Era il rumore della tela che viene strappata: la ragazzina non sapeva dire se dalle forbici, dalle mani o addirittura da uno spillo. Sarebbe stato capace di utilizzarne uno per farlo, impazzito com’era.
Vincent gettò alle sue spalle i resti di una bambolina tagliuzzata che giunse vicino ai piedi della silenziosa ospite. Quest’ultima la raccolse, indecisa sul da farsi. Adesso stringeva tra le mani quella che fino a poco prima era stata una graziosa bambola di pezza di un soldatino. La testa era mozzata all’altezza della fronte, sulla quale prima probabilmente era attaccato un elmetto. Gli occhi-bottoncini erano stati strappati via e i fili con cui erano legati al viso penzolavano, andando ad incorniciare gli angoli della bocca cucita. Un buco forava il petto, le gambe non c’erano più e da dove dovevano essere attaccate continuava a nevicare ovatta di un puro bianco. Non molto candida era la “pelle” rosea, in alcuni punti sgradevolmente schizzata di macchie scarlatte.
Echo rabbrividì dentro di sé immaginando quelle torture applicate al destinatario impersonato dalla bambolina. Perché sì, lei sapeva benissimo che Vincent avrebbe operato volentieri su qualcuno quelle cose.
In quel momento proprio il proprietario della stanza si accorse di lei. Si voltò di scatto: il suo occhio rosso brillava più del giallo, che avrebbe dovuto essere naturalmente il più luminoso. Echo ebbe paura di quella stranezza. Nulla la intimoriva, ma l’instabilità del suo padrone sì.
Lui la fissò a breve. Il suo viso pareva spaventato, ma poi le sorrise dolcemente. La ragazzina rabbrividì ancora. Di sfuggita vide le pallide mani dalle dita affusolate dell’altro sporche di sangue piuttosto fresco, che doveva essere il suo. Probabilmente si era fatto male giocando con le bambole.
-Ehi, ma buonasera…- le sussurrò, invitandola: -Vieni qui, Echo…
La ragazzina ora doveva combattere con due suoi istinti, con un suo diritto e un dovere. Fuggire da Vincent o obbedire al padrone? Perciò non rispose, in preda a un tentennamento, dondolandosi sui suoi piedi e abbassando lo sguardo sul bottoncino e sui resti della bambola che aveva tra le mani piccole e fredde. Il padrone continuò a traccheggiare con le bambole con una sorta di noncuranza, più silenziosamente e composto stavolta, in attesa che Echo gli desse una risposta. Quando capì che non sarebbe arrivata senza un’ulteriore insistenza le chiese secco: -Che aspetti?
La sua voce imperiosa raggiunse a malapena Echo, la quale con i suoi occhi vitrei fissava un punto imprecisato di quella nuvola di cotone e lasciava che i suoi due istinti combattessero violentemente, impedendole di far uscire la sua cosiddetta voce o di far muovere le sue gambine.
Già, che cosa aspettava? Di rivedere Vincent Nightray riportato alla normalità? Lui era mai stato normale? Se sì, lei non l’aveva mai visto. Non sembrava pazzo, lo era.
Ma pazzo di cosa? Per cosa?
Echo aveva imparato una cosa che l’aveva lasciata senza parole tempo prima. Quell’uomo era il suo padrone, sì, ma nonostante ciò era anche Vincent.
E i due non erano assolutamente la stessa persona.



Gli spilli le si conficcavano nelle piante dei piedi. Una scia rossa la seguiva e contaminava il mare di puro bianco.
-Sì, padron Vincent?

 
Voodoo.





Angolo ottuso di un'autrice ottusa.
Salve a tutti!
È la prima volta che scrivo qualcosa in una sezione diversa da quella dei Pokémon e sono un po’ emozionata e preoccupata, poiché non so come e se sarò accolta qui.
L’ho già detto nell’introduzione alla one shot, ma lo ripeto: è uno sfogo scritto tra ieri e oggi durante i pochi momenti liberi che ho e con voglia di sperimentare un genere in cui non so se sono riuscita: l’angst. Se il risultato vi è piaciuto ne sarò molto felice altrimenti datemi pure consigli per migliorare, in particolare se siete appassionati o esperti del genere in modo tale che possa riprovarci anche più avanti.
Ho deciso di pubblicare nella sezione di PH perché Vincent mi è sembrato il personaggio più adatto e squilibrato tra quelli da me conosciuti che potesse fare qualcosa del genere, e vista la sua… ehm… passione per le bambole, si addiceva ancora di più alla trama.
Dovete sapere che io per ora di PH ho letto i primi 10 volumetti circa. Nonostante sia solo un singolo episodio ho paura di aver sbagliato qualcosa con la trama della serie. Ovviamente non ne terrò conto per una flash del genere, ma lettori accaniti di PH avvisati mezzi salvati (?) quindi non linciate questa novellina se ha rovinato qualcosa inconsapevolmente.
Scusate se trovate qualche errore grammaticale ma non ho avuto tempo per rileggere, segnalate se ne trovate!
Credo di aver detto tutto, grazie per la lettura!
  
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